Sono passati un paio di giorni da quell'episodio e nei giorni successivi Elia non si è presentato al lavoro, il mio capo mi ha detto che l'ha chiamata per assentarsi a causa dell'influenza, ma non credo fosse la verità, visto che molte volte pur di non saltare il turno era venuto anche con 38 di febbre.
Mentre sono nella mia vasca da bagno, continuo a pensare a cosa possa essere successo, tutte le possibilità che l'hanno spinto a comportarsi così, ma non arrivo a nessuna spiegazione plausibile, così mi immergo nell'acqua calda, è molto rilassante, ogni centimetro del mio corpo sembra essere un tutt'uno con quel liquido trasparente e schiumato al gusto di pesca.
All'improvviso sento suonare al campanello, mi metto velocemente l'accappatoio e vado ad aprire alla porta e con mia grande sorpresa me lo trovo di fronte.
-Cosa ci fai qui? Sei venuto a dirmi altre cattiverie?- dico furibonda,
-Sono venuto a chiederti scusa penso, a dir la verità sono arrivato qui involontariamente- risponde con la voce un po' impastata,
-Elia hai bevuto? Sei venuto qui guidando?-
-La smetti di farmi tutte queste domande stupide alle quali sai già la risposta, sono venuto qui per cercare un po' di pace, mi spiace per ciò che ti ho detto non lo pensavo davvero spero che tu lo sappia, ma non ne posso più di tutto e di tutti, come se non bastasse mi scoppia la testa- conclude massaggiandosi le tempie.
-Lo so che non lo pensavi sul serio, mi ha ferito molto lo stesso però, penso sia meglio che affrontiamo questo argomento quando sei un po' più lucido- mi porto le mani al petto incrociandole.
-Devi sempre decidere tutto tu non sono un bambino-
-Direi che lo sei invece, guarda come sei conciato e il tuo alito puzza di alcool, quindi si ora ti stai comportando da persona infantile- vedo la rabbia nei suoi occhi, ma non dice niente, anzi sembra analizzare le mie parole, non era mia intenzione ferirlo ma è l'unico modo per cercare di riportarlo alla realtà.
-Ho sbagliato a venire qui- mi volta le spalle,
-Dove pensi di andare Elia? Non ti faccio guidare in queste condizioni-
-Allora portami a casa tu, anzi no a casa no-, i suoi occhi si incupiscono e poi si fanno pieni di rabbia.
-Non so se te ne sei accorto ma io sono in accappatoio e oltretutto la mia macchina ha avuto un guasto e ora è dal meccanico, se vuoi puoi dormire qui per questa sera, il tempo che il tuo organismo smaltisca quello schifo che hai in corpo- fa cenno di sì con la testa per mia fortuna, non avrei avuto la forza di litigare ancora, tra il lavoro in più per coprire il suo turno e il bagno appena fatto mi sentivo molto stanca.
Chiudo la porta di casa a chiave e anche quella comunicante, non voglio che i miei vedano qui Elia e poi mi dirigo in camera a vestirmi. Mentre mi sto infilando l'intimo lo vedo riflesso nello specchio e cerco di coprirmi -Non è la prima volta che ti vedo nuda- mi sorride,
-Sono passati due anni da allora, quindi se ho voglia di coprirmi mi copro, ma cosa più importante cosa ci fai in camera mia?- grido con un tono diverso da quello che avevo pensato.
-Sono venuto a dormire semplice-,
-Mi sa che hai sbagliato a capire tu dormi sul divano- e continuo a vestirmi. Il mio pigiama è un po' troppo corto per l'occasione così decido di cambiare almeno i pantaloni per evitare l'imbarazzo, al quale lui non è soggetto, ma solo per via dell'alcool.
-Per favore sul divano no, faccio il bravo ma non farmi dormire da solo- ha quasi le lacrime agli occhi, ma penso sia solo un riflesso della luce, così mi rassegno al fatto che dopo molto tempo io e lui dormiremo insieme.
I vestiti che indossa sono di almeno due giorni fa a giudicare dalle macchie, -Nel mio letto con quei vestiti non entri, sia chiaro- dico rabbiosa -Mettiti questi sono i tuoi che hai lasciato qui- gli porgo un pantalone nero della tuta e una maglietta bianca. Si cambia di fronte a me, mentre io cerco con tutte le mie forze di non guardarlo, ma non è così facile, senza maglietta sembra dimagrito, e molto più muscoloso.
Creo una sorta di barriera protettiva di stoffa tra noi e spengo la luce, quando mi volto a fissarlo è avvolto nell'oscurità, riesco a sentire il suo respiro pesante e i suoi occhi continuano a guardare il soffitto, gli prendo il braccio e lo faccio girare verso la mia parte.
-Mi vuoi raccontare cos'è successo?- la mia voce triste è palpabile così mi porta la mano sulla guancia sfiorandomi.
-Se non vuoi parlarne ti capisco non sei obbligato, so quanto ti innervosisce quando cerco di ricavare informazioni, però ti farebbe bene sfogarti- allungo la mano verso il suo viso mentre con le unghie gli traccio dei disegnini immaginari.
Senza rendercene conto ci ritroviamo faccia a faccia, le nostre labbra sempre più vicine e per volere di entrambi si sfiorano. Lui si stacca dal bacio e inizia a raccontarmi tutta la storia,
-I miei si separano Marti, ma non sono arrabbiato per questo, in fondo se non stanno più bene insieme non ha senso continuare questa farsa che va avanti da fin troppo tempo, non sarebbero felici e non è giusto, quello che mi fa arrabbiare è che mi hanno preso in giro, mia sorella è piccola e non si è accorta di niente, ma io non sono stupido cazzo, mi hanno insegnato la fiducia, il rispetto negli altri, che tradire una persona a cui si tiene è sbagliato e intanto si tradiscono a vicenda, che bell'esempio del cazzo- d'istinto lo abbraccio, è furibondo, tutti i principi morali che gli hanno insegnato sono stati raggirati.
-Qualche settimana fa ho sentito dei passi in corridoio, convinto che fosse mia sorella che si era svegliata nel cuore della notte, sono andato a controllare se avesse bisogno di qualcosa e ho visto mia madre e il suo capo andare verso l'uscita di casa, ma sono sicuro che anche mio padre la tradisca con qualche donna, magari con qualche segretaria giovane che potrebbe avere la nostra età, che schifo, se fosse stata mia sorella a scoprirli?- rimango a fissarlo nell'ombra, quel bacio mi ha sorpreso notevolmente, ma è stato anche un bene perché gli ha permesso di aprirsi e parlare con me finalmente,
-Sono grandi abbastanza per prendere le loro decisioni e assumersi le loro responsabilità, non è colpa tua, mi hai capito, non è assolutamente colpa tua, so che lo stai pensando e toglitelo dalla testa, non possiamo avere il controllo su tutto Elia non ne siamo in grado, possiamo solo sperare che le cose migliorino- rispondo continuando ad accarezzargli la guancia, -Vedo che con il passare degli anni hai ancora la capacità di comprendermi senza che io apra bocca- scoppia a ridere, per fortuna una risata dolce, l'Elia arrabbiato e scontroso non mi sta per niente simpatico.
-Magari il loro non andar più d'accordo è stata colpa mia perché da adolescente facevo quello che volevo e per venirmi incontro si sono messi l'uno contro l'altro-
Sorpasso le lenzuola che ho messo per dividerci e mi avvicino a lui, le sue braccia mi stringono, ha bisogno di un po' di contatto fisico e anche io, è strano trovarsi insieme nello stesso letto,
-Sono sicura che non è così e anche tu in cuor tuo lo sai- mentre sto per dirgli quanto gli volevo bene, mi bacia di nuovo, questa volta più appassionatamente e in modo più travolgente, un bacio più bisognoso di affetto e gli lascio fare, la sua mano si posiziona sul fianco titubante, ma prima che possa decidere gliela prendo e gliela bacio, mi avvolge intorno a lui e mi addormento sul suo petto.
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Non è un addio
ChickLitMartina lavora part-time in una pasticceria, è una ragazza dolce e semplice mentre Nicolas è un personal trainer, sfacciato e romantico. Una serie di coincidenze li fa incontrare e inizia così la loro storia d'amore. Ma non è tutto rosa e fiori. La...