Capitolo 3 - Il vestito con gli spacchi

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Il vestito nero che Allie portava era ormai un pensiero recondito. Alla festa desideravo con tutto me stesso, che le mie mani potessero scivolare su quella sottile e flebile stoffa. Avrei voluto scoprire quelle cosce carnose, che con immenso piacere avrei saputo prendermi cura. Da quando ho cambiato il mio stile di vita e modo di viverla, non mi sono mai soffermato su dettagli del tipo:

" Sono un sadico o un dominatore? " Ad essere sincero questo ancora non lo so. Non so neanche se definirmi con uno dei tanti nomi. Semplicemente mi sento un uomo con gusti alquanto singolari e perversi, e per adesso mi sento apposto così. In me sento il bisogno di possedere e scopare su ogni possibile superficie e sinceramente non mi frega nulla se esiste un nome per identificarmi. Per il momento posso semplicemente dire quello che sento e che desidero. "Una sottomessa alla mia mercé oppure una piccola schiavetta da comandare ad ogni mio capriccio?" Entrambe le cose hanno un filo conduttore, ed entrambe voglio che appartenghino a lei. Una donna come Allie, in me fa scattare quella molla di totale e puro godimento. Sognarla, desiderarla ed averla mi accende dentro. Non smetto di pensare alle spalline di quel meraviglioso abito; piccole, sottili e adornate da spendidi diamantini che lo tenevono su. Chiudendo gli occhi riesco a vederlo, come fosse di nuovo qui, davanti a me. Rivedo il corpetto che stava su leggadro, in quel seno tondo e prosperoso. Scendendo rivedo quei fianchi sinuosi ed infine quegli spacchi che portava entrambi sui lati, piccoli ma eleganti e magnificamente sexy. Il solo pensiero procura scariche in me di pura adrenalina e bisogno ulteriore, di averla. E' come se mille volt fossero pronti a scaricarsi e l'unico modo per farlo è perdermi in lei, con lei e dentro di lei.

La serata devo dire che è andata magnificamente e nonostante l'incontro con la mi ex posso dire di essere felice. Devo ammettere che ancora è strano non vederla più al mio fianco, ma devo essere coraggioso e forte perché purtroppo la vita continua, anche se fa male affrontarla. Questa sera mentre Stuart la stringeva a sé, sentivo una specie di fitta al cuore come se la ferita appena cucita si fosse riaperta, ma sapevo che la colpa di tutto era soltanto mia. Del resto esserci lasciati è stato dipeso solo dal mio modo di essere, devo solo abituarmi e conviverci. Meg mi ero reso conto che non era fatta per essere posseduta o dominata in camera da letto. Lei non era disposta ad inginocchiarsi e supplicare di scoparla in qualsiasi momento o in qualsiasi posizione. Lei era un fiore troppo delicato e dunque troppo debole per riuscire a sopravvivere all'insetto che si appoggiava al suo fianco da dieci anni. La nostra relazione piano piano iniziava a sgretolarsi e giorno per giorno, lasciava dietro di sé soltanto litigi e odio. Infine dopo due anni di enorme sofferenza è successo l'irriparabile e il mio eccessivo bisogno di dominare ci ha portato a lasciarci per sempre.

All'inizio era così strano non riuscire a comunicare apertamente se non per discutere sull'educazione dei nostri figli, ma con il tempo siamo diventati ottimi amici e molte volte rimaniamo svegli al telefono parlando delle nostre vite attuali e cercando di darci sostegno per viverle al meglio. Questo mi ha reso più sereno, ma l'amore non svanisce dall'oggi al domani, quindi è normale ricadere nei soliti cliché, come: la gelosia.

Forse mi rendo conto che è un pensiero ancora più folle, ma ho bisogno di Meg nella mia vita, come di una possibile sottomessa per colmare il vuoto che porto. "La donna con il vestito nero è forse la psiche giusta per poterlo essere?" Forse si. Mi porterà ad avere entrambe le cose e forse ad essere più sereno in futuro. Avere due donne entrambe nella vita, potrà avere più forma e "normalità." E non necessariamente debbono andare d'accordo. "Ma un uomo può amarle entrambe?" Lascio la sala per dirigermi verso l'uscita e cercando di comprendere i sentimenti contrastanti che la mia mente sta cercando di elaborare. Arrivato al parcheggio ho ancora meno voglia di tornare a casa e quindi accendo la moto e mi dirigo verso il club solito nei miei momenti più bui. Ho bisogno di perdere un po' il controllo e rinfrescare le idee prima che esplodono dentro di me. Arrivato al
" The Space Club", mi trovo nel bel mezzo di una festa privata, all'interno si possono scorgere persone di ogni tipo e in lontananza le luci della stanza riflettono sul prato bagnato. Mi faccio spazio tra la folla cercando di raggiungere l'ingresso principale. Estraggo la tessera dal portafoglio e lo mostro all'uomo di mezza età alla reception. Dopo diversi giri di drink mi sento abbastanza euforico e decido di andare nell'altra stanza in cui un ammasso di corpi si dimena a ritmo di musica, altri si strusciano l'uno sull'altro, e altri ancora si baciano e si toccano senza pudore. So che questa sera dovrei sentirmi felice e sereno, ma mi sento enormemente devastato. Il bisogno di perdermi e di controllare è troppo forte. Il DJ cambia il genere musicale e fa partire un pezzo rock, che amo follemente dandomi la giusta carica per salire di sopra. Così bevo l'ultimo sorso del mio terzo drink e mi incammino verso l'ignoto. Mentre cammino una mano mi prende il mio polso e mi volto all'istante. Mi giro e mi trovo davanti Olivia con il suo solito sorrisetto da incantatrice, stampato sul volto. Ci salutiamo e subito la scruto da capo a piedi facendole capire le mie intenzioni. << Se ti trovi qui, mi cercavi non è così? >> Dice provocante.

Dimmi di sì - Sei la donna della mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora