Secret (2seok)

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Tornai a casa distrutto. Un'altra notte estenuante di operazioni era finita.

Mi lasciai cadere sul letto ma prima che potessi prendere finalmente sonno il campanello di casa suonò.

Sbuffai irritato, possibile che non potessi riposarmi neanche tre secondi?!

Mi alzai e andai ad aprire, trovandomi davanti un ragazzo più o meno della mia età.

Capelli tinti, biondi, e guance paffute contornavano il viso più bello che avessi mai visto. E ce ne voleva che ammettessi che fosse migliore del mio. Dopotutto io ero la perfezione.

"Ciao!" mi salutò allegro porgendomi la mano. Notai che aveva un sole tatuato su di essa.

"Sono Hoseok. Mi sono appena trasferito nell'appartamento accanto. È un piacere conoscerti, spero potremo andare d'accordo in futuro" disse sorridendomi. E che sorriso! "Jin" mi presentai a mia volta e gli strinsi la mano.

In verità speravo che l'altra parte del mio appartamento a due piani rimanesse per sempre vuota, era più tranquillo senza vicini, ma dovevo ammettere che lui non era niente male.

"Senti stasera sei libero? Vorrei invitarti a cena per festeggiare il mio arrivo e magari mi potresti aiutare un po' con l'ambientarmi in città perché non so dove andare ahah" ed insistette talmente tanto che fui costretto ad accettare. Non che la cosa mi dispiacesse in verità.

E fu così che mi ritrovai seduto alla sua tavola alle 8 di quella sera. "Mmm... Questa pasta al ragù è molto buona. L'hai fatta te?" mi complimentai. "Sì grazie, anche se penso che non sia niente di che ahah".

Proseguimmo a chiacchierare un altro po' e mi venne in mente una domanda da fargli, una classica. "Allora Hoseok... Perché ti sei trasferito qui?". Si rabbuiò per un momento. "Dovevo andare a vivere nel dormitorio dell'università ma poi mia madre è morta e così... Ho deciso di trasferirmi permanentemente qui" spiegò.

"Ah... Mi dispiace" mi pentii di avergli fatto quella domanda. Pensavo cambiasse subito argomento, invece iniziò a parlarmi della sua vita, allegra quanto lui. Era sempre vissuto solo con la madre perché il padre era morto prima che nascesse, in un incidente d'auto.

Lei lo supportava in tutto, soprattutto nella sua passione per la danza. Aveva iniziato il liceo nella sua vecchia città e poi si era trasferito qui a Seoul dopo aver vinto una borsa di studio.

Aveva lasciato molti amici ma a detta sua non era un problema farsene di nuovi. E come biasimarlo, era un ragazzo talmente solare da poter parlare persino con i sassi nel peggiore dei casi. E sarebbe sembrato tutto normalissimo.

La settimana prima di trasferirsi però sua madre era morta per colpa di un bastardo che l'aveva presa sotto mentre tornava dal supermercato.

"Mi dispiace" dissi ma lui fece un gesto con la mano. "Ho pianto tanto ma alla fine sono andato avanti, come avrebbe voluto lei" mi spiegò, e ammirai il modo in cui non perse il suo sorriso neanche dopo aver raccontato una tragedia del genere.

"E tu invece?" chiese poi. "Io... Sono sempre vissuto qui. Ho frequentato l'università di medicina ma preferivo studiare che uscire, quindi ho pochi amici". Due per l'esattezza: Namjoon e Jimin. Il primo era stato nella classe di fianco alla mia e ora eravamo migliori amici. Adesso faceva lo psicologo.

Il secondo... Era un po' complicato. Mio padre aveva minacciato le persone sbagliate mentre era ubriaco ed era toccato a me rimediare ai suoi errori dato che qualcuno lo aveva poi ucciso.

Perciò ora lavoravo come chirurgo per dei trafficanti d'organi... E Jimin era l'incaricato al trasporto insieme al suo fidanzato Jungkook, anche se quest'ultimo era meno socievole rispetto al più basso. Anche loro erano stati per forza di cose costretti ad aiutare la banda per la quale lavoravamo.

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