Capitolo 19

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14 febbraio

"Eilà" si avvicina James al banco dove sto leggendo un libro di letteratura italiana.
"Ciao" rispondo a mia volta molto svogliata.
James lo nota e si siede affianco a me.
"Allora ti sei ripresa dal tuo compleanno?"
Lo fisso negli occhi. Cosa sa? Lo ha saputo? Impossibile, non sa nemmeno chi sono i miei amici!
James vede che non so cosa rispondere e continua "non mi dire che hai bevuto così tanto da passare le pene della sbronzatura ancora oggi, dopo due giorni!" Ridiamo alla sua affermazione. Oltre al mio comportamento insolito, lo si può capire anche da come sono vestita: un paio di pantaloni della tuta ed una felpa. In più sono struccata e i capelli li porto semplicemente dietro alle orecchie.
In sostanza sembro una barbona.
"No, cioè... si, forse devo ancora smaltire un po' di alcol" ma risulto non molto credibile.
James cambia discorso "cosa stai leggendo?"
"il Decamerone di Boccaccio" rispondo leggendo il titolo di una pagina di un libro.
"Gli ignoranti dall'esteriorità giudicano l'interiorità."
"Cosa?" Lo guardo non capendo.
"È una delle frasi più famose del Decamerone"
Sono rimasta a bocca aperta. "Ah, ho capito."
James ride alla mia espressione. "Se vuoi ti aiuto a studiare"
"No grazie, per oggi ho finito"
"Va bene... allora... sai che per qualunque cosa sono qua!"
"Grazie, ci vediamo!" Richiudo il libro e lo porto via con me.

**

"Ciao cara! Dove sei stata?" Mi accoglie in casa Mary mentre prepara una torta di mele che sembra molto deliziosa.
"Sono passata in biblioteca a prendere un libro per letteratura." Appoggio lo zaino vicino al tavolo e mi distendo in modo non molto grazioso in divano.
"Sono davvero distrutta" aggiungo.
Mary ride "hai studiato troppo mi sa, Nives!"
Non riceve risposta perché sprofondo in un pesante sonno.

**
15 febbraio

"Nives cosa vuoi da mangiare sta sera?" Mi chiede Mary dalla soglia della mia porta.
"Non so se riesco ad arrivare per tempo" rispondo a mia volta.
"Come no? Dove devi andare così di fretta?"
"Sono in ritardo! Oggi ho il primo incontro per tossicodipendenti." Mi vesto di corsa, prendo il mio borsellino, le chiavi della moto ed il casco. Supero Mary e mi indirizzo verso la cucina. Bevo un po' d'acqua ed infilo le scarpe all'entrata di casa.
Mary viene accanto a me. "Come ti senti?" Mi scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "È dal tuo compleanno che ti vedo giù di morale. È successo qualcosa?" Non ho voglia di parlarne e ho la scusa buona "Mary sono in ritardo, devo andare!" Apro la porta e la chiudo dietro di me, scendo le scale di corsa mentre mi allaccio il casco e qualcuno che sta salendo mi viene addosso. Chi poteva essere se non Jonathan?! "Guarda dove vai, coglione." Non fa in tempo di rispondere che scendo del tutto le scale e mi avvio verso la moto.

**

Parcheggio e corro dentro allo stabile davanti a me. Sembra quasi una scuola elementare, tutto colorato e molto infantile.
Entro dalla porta principale e trovo un tabellone con le indicazioni per l'aula dove si svolge l'incontro.
Salgo le scale non tanto lontane e trovo la porta esatta. Respiro profondamente prima di entrare e poi apro la porta. All'interno ci sono più o meno 15 persone sedute su delle sedie formando un cerchio.
Tutti si girano verso di me "scusate l'interruzione ed il ritardo."
Ad intervenire deve essere la psicologa "Non ti scusare, grazie di essere con noi invece. Accomodati pure" mi indica una sedia libera vicino ad una persona.
Mi siedo e sento il cuore in gola sia per la situazione sia per le corse.
"Allora tu devi essere Nives, giusto?" Mi chiede la stessa signora controllando su un foglio dove devono esserci scritti i nomi dei partecipanti.
Faccio un cenno di consenso con la testa.
"Ok Nives. Perché non ti presenti?"
"Ehm, va bene." Mi guardo attorno per guardare bene le facce delle persone che mi circondano. La maggior parte sono adulti tra i 30 e i 55 anni ma ci sono anche ragazzi più o meno della mia età.
"Sono Nives Black e ho 19 anni. Vengo da New York e frequento l'università di lingue qua a Roma." Segue un momento di silenzio. "Devo dire qualcos'altro?" Chiedo alla psicologa.
"Ti va di raccontare il tuo rapporto con le droghe? Non devi sentirti a disagio, nessuno ti giudica. Qualunque cosa ti venga in mente puoi dirla, niente è sbagliato."
"Ma è sbagliato assumere droghe!" ribatto. Non riesco a capire le persone che dicono che non giudicano ma allo stesso tempo lo fanno.
Alcuni sguardi sono divertiti soprattutto per il coraggio che ho avuto e altri, invece, che non approvano il mio comportamento.
"Nives, qua ci sono persone che sono da molto più tempo di te. Hanno superato tante difficoltà e per questo hanno più esperienza. Cerca di portare rispetto per loro, ti chiedo solo questo. Se non te la senti di parlare per le prime sedute va bene. Prova ad ascoltare le storie dei tuoi compagni, possono essere delle perle per la tua quotidianità e degli insegnamenti." Il suo tono è calmo, pacato, comprensibile.
Incrocio le braccia, accavallo le gambe e passo un'ora e mezza ad ascoltare gli altri.

**

Entro in casa e trovo Mary, Francesco e Jonathan a tavola mentre mangiano.
"Oh cara, sei arrivata giusta giusta! Ti riscaldo le polpette con il sugo." Si alza dalla sedia e va a preparare il mio piatto.
Senza dire niente mi siedo nell'unico posto libero vicino a Jonathan.
Mary mi porta il piatto e la ringrazio.
"Allora com'è andata?" Mi chiede entusiasta.
Addento una polpetta "bene dai, ho sentito storie molto emozionanti." Dico ironica.
"Dove saresti andata?" Chiede Jonathan.
"To hell" (a fanculo) dico impassibile.
"Nives!" Mi rimprovera Mary.
"Pensavo non conoscessi l'inglese."
"So che 'hell' è inferno quindi più o meno devo aver capito cosa intendessi dire." Rido per la sua motivazione. È così tenera.
"What's your problem?" (Qual è il tuo problema?) Mi chiede Jonathan infastidito.
Inizio a ridere e mi verso dell'acqua sul bicchiere.
"I don't talk to you" (non parlo con te) e bevo.
Intanto Mary e Francesco ci guardano perplessi per quello che sta accadendo.
Mi alzo dalla sedia "non ho più fame. Vado in camera" prendo il mio piatto per sparecchiare ma Jonathan mi prende il polso trattenendomi.
"Drop me immediately, Jonathan!" (Mollami immediatamente) e cerco di liberarmi dalla sua presa.
"Talk to me, Nives. Please!" (Parlami. Per piacere) Mi implora.
"Fuck you, Jonathan. You and that bitch!" (Vaffanculo. Tu e quella puttana!)
"Jonathan lascia stare Nives, adesso!" Interviene sempre Mary. Il suo tono è un misto tra rabbia e perplessità.
Jonathan mi guarda negli occhi e libera la presa.
Continuo a guardarlo negli occhi, scuoto la testa e corro in camera, chiudendola a chiave.
Mi spoglio, indosso il pigiama e mi infilo nel piumone.

***

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state? Ho aggiornato oggi perché ieri ho avuto un contrattempo. Non ho voluto spiegare cosa c'è tra Jonathan ed Eva ma lo farò più avanti. Seguitemi e lo scoprirete. Intanto vi chiedo come al solito di lasciare una ⭐️ e soprattutto di seguirmi su Instagram: darkkphoenixx.
Alla prossima!

Phoenix

Hai sconvolto la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora