🩹:: ten, sushi.

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Il mio compleanno è stato la  settimana scorsa, e lui non è potuto tornare a casa, ma sinceramente mi va bene così; meglio tardi che mai.

Apro la busta trovandoci dentro uno skateboard nero con su scritto il mio nome in corsivo, e con i colori dello spazio, mentre le ruote sono dello stesso colore, e sotto c'è la riproduzione di tutti i pianeti.

«O mio dio ma è bellissimo!» esclamo abbracciando papà, e lui sorride.
«Senti ma quel ragazzo biondo, è solo un amico o...» alzo le spalle.
«Vado in tour con Eben e i ragazzi, e ieri sera siamo solo andati al mc» spiego, cercando che capisca ciò che voglio dire «in pigiama.» aggiungo.

Mi guarda sorpreso, alzando lo sguardo sullo scaffale. Mi volto per vedere anche io cosa c'è, e vedo le mutande di Eben appese sul bordo.

«Ebeeeen!» mi volto imbarazzata, e papà si mette a ridere come un coglione.
«Cosa?» fa lui guardandosi attorno allarmato, e indico dietro di me senza voltarmi.
«Oh santa madre Zachary Dean Herron!» le riprende facendo un salto da atleta fallito, e sale in camera in fretta e furia.
«Ti prego portami con te.» lo prego sprofondando nell'esasperazione più totale.

«Ti va di andare a pranzo fuori? Magari a mangiare sushi.» accetto la sua proposta, chiedendolo anche ai ragazzi.

Rifiutano tutti tranne Corbyn e Daniel, mentre Eben mi guarda male.
Adesso solo perché sono uscita amichevolmente con il biondo ieri sera, deve fare il fratellone gelose e iperprotettivo.
Va a dormire piccolo bimbo.

«E così tu e Delilah vi state frequentando.» papà ci indica entrambi mentre ha le mani unite e gli indici alzati, poi si tocca le labbra aspettando una risposta.
«Ehm, no...in realtà no.» facciamo all'unisono io e Corbyn.
«Aspetta, ricordami il tuo nome? Benjamin, Cameron, Damon. Si, Damon!» mio fratello si mette a ridere, mentre il biondo è evidentemente in totale imbarazzo.
«Corbyn, ma Damon va bene lo stesso.» risponde sorridendo appena, e prendo un cuscino.

«Basta papà!» glielo lancio, e lui scoppia a ridere.
«Stavo scherzando, Corbyn?» sorride.
«Besson, Corbyn Matthew Besson.» si sfrega le mani, stringendo le labbra.
«Besson? Ma io conosco tuo padre! Si abbiamo lavorato insieme per una decina di anni in fabbrica, avevamo gli stessi orari di lavoro, stessi turni, stesso compito» racconta divertito «sono passati più o meno da quattro anni da quando non lo vedo.»
«Si, ne ha parlato con mio fratello Jordan. Tipo qualche settimana fa. Tiene ancora una vostra foto sulla mensola in salone.» gli confessa Corbyn, facendo i suoi soliti gesti con le mani.

Quando abbiamo finito di parlare delle fantastiche avventure di papà Joey, ce ne andiamo fuori in macchina, e lui stesso si offre di pagare il pranzo a tutti noi solo perché è appena tornato ed è di buonumore.

«Oh papà, scusa se te lo chiedo, ma per caso è rimasto qualcosa della mamma in soffitta? Eben mi ha spaccato il disco autografato dei Metallica; quello che la mamma mi ha regalato da piccola.» mi sporgo poggiando la guancia sul sedile posteriore, e tira un sospiro pensandoci.
«Si, qualcosa si. Credo il suo vecchio giradischi insieme a qualche suo libro dell'epoca» inizia a parlare, e fa una breve pausa pensando ancora «e se non sbaglio tutti i suoi dischi, ma non credo siano autografati.» annuisco, rimettendomi a sedere composta.

Arriviamo al ristorante che sono circa l'una e venti, e per nostra immensa fortuna troviamo subito un tavolo libero, sedendoci.
Papà ordina anche per me, visto che sono troppo timida per dire ciò che vorrei mi portassero, e lo ringrazio sorridendo con sufficienza.

Sono capitata a sedere accanto a Corbyn, di fronte a Daniel e a capotavola alla mia destra c'è papà.
Lo sento scambiare qualche parola con lui, ma non capisco cosa, e lascio stare lanciando uno sguardo a Corbyn.
Gli accarezzo i capelli, poggiando il braccio sulla sua spalla.

«Ti do fastidio?» scuote la testa, facendomi una carezza accanto le labbra con la parte esterna dell'indice.
«No, sei carina.» sorrido.

Quando il tavolo è pieno di piatti iniziamo a mangiare, e bere, e direi che mi sono anche ubriacata. Più o meno.
Mi viene da ridere solo se qualcuno apre bocca per parlare.

«Okay, forse dovremmo tornare a casa.» propone Eben, mentre Daniel mi aiuta ad alzarmi e Eben fa lo stesso con Corbyn.
«No dai, restiamo ancora!» lagno alzando la testa per guardarlo.
«No Delilah, sei ubriaca. Dobbiamo tornare a casa e dormire, okay?» sbuffo imbronciandomi, e cerca di trascinarmi, senza però spostarmi di un centimetro.
«Ehi, non farmi arrabbiare.» mi volto, dopo avergli fatto una smorfia, e si rimette davanti a me.
«Se non cammini tu ti faccio camminare io.» e mi alza mettendomi sulla sua spalla.

Mi lascio trasportare fino alla macchina, e si siede accanto a me allacciando la mia cintura.
Restiamo in silenzio mentre arrivano anche papà e gli altri due.

«Daniel, ti dispiace restare con Delilah mentre riaccompagniamo Corbyn a casa?» domanda papà, guardandolo dallo specchietto retrovisore.
«Nessuno mi ha chiesto se io voglio restare con lui.» mi intrometto, alzando una mano, che però cade sulla coscia del ragazzo biondo ossigenato.
«Non importa.» risponde papà.

Per il resto del tragitto sto in silenzio, guardando di continuo Daniel che resta impassibile alle mie occhiate, e corrugo le sopracciglia.
E se fossi antipatica per lui? E se non volesse parlarmi?
Perché sembra così scocciato con me?

«Arrivati, ecco la chiave» gliela passa «se succede qualcosa puoi chiamare Eben e torniamo subito da voi.» Daniel annuisce, sganciando la cintura, sia la sua che la mia.
«Vieni.» mi aiuta a uscire dalla macchina, afferrandomi per la vita, e mi rimette a terra chiudendo la portiera.

Raggiungiamo la porta, e la lasciamo richiudere alle nostre spalle.
Mi domando come faccio a salire le scale adesso.
Dio non berrò mai più vino per il resto della vita.
Inciampo al quarto scalino, sbuffando per quanto sono imbranata, e Daniel mi aiuta a rimettermi in piedi.

«Stai bene? Ti sei fatta male?» scuoto la testa, e mi avvio lasciandolo indietro.
«Ehi, ho detto qualcosa che non va?» ripeto il gesto senza neanche guardarlo, e riconosco che mi sto comportando come una stupida; ma non posso evitarlo, visto che ho bevuto all'incirca mezza bottiglia di vino.

💭:: Eben's sister, a Daniel Seavey fan fiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora