Parte 1 senza titolo

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Mi scuso tantissimo per queste note a inizio capitolo, so che sono una grandissima scocciatura, ma devo assolutamente fare alcune precisazioni. Visto il tema della shot (pattinaggio sul ghiaccio), non ho proprio potuto evitare di inserire alcuni termini tecnici. Ho cercato di limitarmi, anche per non risultare noiosa, però parlando di gare a volte è stato necessario scendere nei particolari, soprattutto con le figure e i salti. Dato che è piuttosto difficile spiegare per iscritto cosa siano i toe-loop, i salchow, la trottola Biellman, i rittberg e l'axel (non credo ci siano altri termini strani oltre a questi), se cercate su youtube ci sono dei filmati molto precisi, altrimenti niente, la storia si segue lo stesso senza alcun problema.
Vi dico invece che, quando parlo di "disco", mi riferisco al balletto che un pattinatore porta in gara, mentre il "kiss and cry" è l'angolo a bordo pista in cui gli allenatori e gli atleti si siedono per aspettare il punteggio dopo un'esibizione.
Credo di aver detto tutto, scusate se mi sono dilungata, e buona lettura!







A Jess e Marghe,
per i vine e i messaggi vocali,
per il banner e la trama,
per le foto e le mille notifiche.
A Marghe e Jess,
Per le risate e i saluti al mattino,
per il supporto e l'incoraggiamento,
per essere come sono.






Ci dovrebbe essere una legge che imponga la detenzione di chiunque osi svegliarsi prima delle dieci.
Louis Tomlinson, ventisei anni, due pacchetti di sigarette al giorno e moralità piuttosto ambigua, ne è sicuro. Se fosse così, lui adesso non avrebbe di certo una luce accecante sparata in viso solo perchè qualche idiota ha deciso di uscire dal letto e spalancare le tende.
-Buongiorno!-
L'idiota ha la voce squillante. Decisamente squillante. Dovrebbe esserci la pena di morte per le persone con la voce squillante.
Louis sbuffa, rotolando su un fianco e cercando di districarsi tra le lenzuola chiare. Getta un'occhiata alla sveglia, trattenendo un'imprecazione quando vede che sono solo le nove e mezza. Poi alza gli occhi, incrociando quelli di un ragazzo alto e moro, che lo guarda con aria di aspettativa, in piedi davanti alla finestra.
-Tu saresti...?- domanda Louis con voce annoiata, passandosi una mano tra i capelli.
Il ragazzo sbatte gli occhi più volte, congelato sul posto.
-Ehm...Aiden- mormora, ora chiaramente a disagio.
-Giusto- annuisce Louis, nonostante non abbia la più pallida idea di chi sia e, soprattutto, di cosa ci faccia nella sua camera da letto. Il fatto di essere completamente nudo gli dà una vaga indicazione su quest'ultimo punto, comunque. -Ti serve qualcosa?-
Aiden arrossisce furiosamente, guardando nervosamente fuori, dove splende un bel sole.
-Pensavo...pensavo potessimo andare a fare colazione insieme, cosa dici?-
Louis sbadiglia, poi getta le gambe fuori dal letto e, incurante del fatto di non avere nulla addosso se non la propria pelle, attraversa la stanza e si dirige verso il bagno.
Adora il fatto di avere il bagno collegato alla propria camera da letto. Era stata una delle cose che aveva espressamente richiesto quando aveva fatto costruire quella casa, cinque anni prima. Il fatto che poi sia grande come una pista da ballo, con tanto di vasca idromassaggio interrata, è un puro dettaglio.
Sta quasi per chiudersi dentro, quando ci ripensa e apre nuovamente la porta, lasciando uscire solo la testa.
-Senti...- esordisce, cercando un modo gentile per dirgli ciò che vuole. -Gradirei che, quando uscirò dalla doccia, tu e tutte le tue cose foste spariti dalla mia stanza, d'accordo?-
Il ragazzo allarga gli occhi. Louis sospira. Beh, in fondo non c'è un modo gentile per dire a una persona di togliersi dai piedi. Lui ha fatto del suo meglio.
Accantonato una volta per tutte il pensiero di quell'Aiden, che è uscito dalla stanza tanto velocemente che Louis per un istante pensa si sia Smaterializzato (sì, ha letto tutti i libri di Harry Potter, e allora?), apre il getto della doccia e, senza nemmeno aspettare che l'acqua diventi calda, ci si mette sotto.
Rabbrividisce, sentendo le gocce gelide entrare in contatto con la sua pelle, ma è una sensazione piacevole. Ha familiarità con il freddo, non lo disturba mai, anzi, lo fa sentire subito più vivo.
Quando esce di lì, pochi minuti più tardi, si sente un po' meglio, nonostante un terribile cerchio alla testa. Si arrotola un asciugamano attorno ai fianchi, poi apre l'armadietto sopra il lavandino e, facendo cadere vari barattoli, riesce a trovare un'ultima aspirina, che ingoia senza nemmeno bere dell'acqua.
Mentre aspetta che faccia effetto, decide di fare colazione. Scende l'enorme scala a chiocciola con i gradini trasparenti e arriva nel suo salotto immacolato. Preme un pulsante sulla parete, ed ecco un megaschermo scendere dal soffitto, accendendosi automaticamente sul canale delle notizie sportive.
Il Manchester United ha perso di nuovo, grandioso.
Guidato dal profumo di bacon, si trascina in cucina, dove c'è una donna bionda già affaccendata attorno ai fornelli.
-Buongiorno, Louis- gli sorride, voltandosi verso di lui e continuando ad armeggiare con la spatola che tiene in mano.
Il ragazzo le fa un breve cenno col capo, prima di sedersi su uno degli sgabelli che circondano la penisola di marmo che troneggia al centro della stanza.
-Oggi prendo solo del the- borbotta.
Sarah, la cuoca che è stato costretto ad assumere per non morire di fame, non riesce a trattenere una smorfia.
-Louis, la colazione è un pasto importante, dovresti saperlo- gli fa notare -Non è sano saltarla-
Lui alza gli occhi al cielo, senza nemmeno provare a nasconderlo. Giusto, l'aveva assunta per non morire di fame e per rimanere sempre in perfetta forma.
-Senti- sbotta -Non ho più bisogno di diete salutari, chiaro? Posso perfino permettermi di ingrassare dieci chili, se voglio, oppure non mangiare per nulla. Quindi vorrei il mio the, adesso-
Sarah sospira, ma non dice nulla, limitandosi a togliere la padella dal fuoco e a sostituirla con un bollitore.
-Quasi dimenticavo. Hanno chiamato tua madre e Liam Payne, mentre dormivi. Entrambi mi hanno pregato di dirti di richiamarli-
Louis lascia cadere la testa sul tavolo. E dire che quella giornata sembrava promettere bene.
Invece si ritrova con una cuoca irrispettosa, una madre fuori controllo e un amico apprensivo, con cui fare i conti. E sono solo le dieci del mattino.
Sta giusto per dire a Sarah che telefonerà a Liam e a sua madre ad un orario imprecisato tra "più tardi" e "mai", quando sente il suo cellulare squillare in lontananza.
Si alza, guardingo, non del tutto sicuro su dove possa essere finito. Segue il suono fino nel salone, e lo individua tra i cuscini scomposti del divano.
Evidentemente lui ed Aiden, la sera prima, devono aver fatto una sosta lì, prima di finire a rotolarsi nel suo letto.
-Se ti servono soldi, la risposta è no- risponde in automatico, senza nemmeno guardare chi sia a chiamare. Tanto sa che quella risposta potrebbe andar bene un po' per chiunque. Meno la Regina, probabilmente, ma le probabilità che sia lei a telefonargli sono piuttosto remote. Al massimo aveva parlato con il suo segretario, due anni prima, quando era stato convocato a Buckingham Palace.
-Non sei divertente, Louis-
Sospira, riconoscendo la voce di Zayn. La voce professionale di Zayn, il che già non promette niente di buono.
-Io sono sempre divertente- risponde, placido -Avanti, cosa vuoi?-
-Avrei un favore da chiederti. Anzi no, diciamo una proposta da farti-
-No-
-Ma non sai nemmeno di che si tratta!- ribatte Zayn, chiaramente frustrato.
-Non mi importa. La risposta è comunque no-
C'è un attimo di silenzio, dall'altra parte della cornetta, e Louis è sicuro che Zayn stia come minimo formulando un piano.
-Senti- riprende infatti dopo qualche istante -Non te lo domanderei se non fosse importante. Quante volte ti ho chiesto un favore?-
-Circa un migliaio-
-Non è vero, e lo sai- sbotta Zayn -Avanti, vieni almeno nel mio ufficio e parliamone con calma. Non ti chiedo nulla di più-
Louis sbuffa, stringendo il cellulare tra le mani e lasciando vagare lo sguardo davanti a sè. Sa che se ne pentirà amaramente, ma dopotutto il suo programma per la giornata era starsene sul divano a ubriacarsi insieme al suo amico Jack Daniel's, quindi non ci perde poi così tanto.
-E va bene- dice infine -Ma ti concedo un paio d'ore, d'accordo? Non un minuto di più-
-Me le farò bastare!- cinguetta Zayn -Ti aspetto qui-





Louis rimpiange la propria debolezza quando, tre quarti d'ora più tardi, varca la porta di un bellissimo edificio tutto in vetro e metallo vicino al centro di Londra. Non esce spesso di casa durante il giorno, preferisce farlo la sera, quando è talmente ubriaco da poter apprezzare perfino il fatto di, beh, incontrare persone, doversi sforzare di essere socievole, non comportarsi da perfetto stronzo quale in fondo forse è. Ora, invece, attraversando la hall luccicante, non può evitare di fare due chiacchiere con Eleanor, la giovanissima receptionist che ogni volta lo guarda come se volesse mangiarlo, o con Paul, l'addetto alla sicurezza, che più di una volta ha lavorato per lui, finchè non ha smesso di averne bisogno.
Prende l'ascensore, salendo fino al settimo piano. Fa un cenno del capo alla segretaria, ignorando il suo invito ad attendere di essere annunciato e, bussando senza poi aspettare una risposta, entra nell'ufficio di Zayn.
-Hai fatto presto- osserva lui, seduto dietro una scrivania ultra-moderna, un pacco di carte in mano.
-Non ho messo le mutande- confida Louis, lasciandosi cadere di fronte a lui e accavallando le gambe.
-Mi fa piacere saperlo- commenta Zayn, con voce neutra, lanciandogli un'occhiata distratta.
Continua ad armeggiare con le sue carte, e Louis ne approfitta per rubargli una sigaretta e accendersela, dando un tiro.
-Non aprire bocca- lo blocca, appena vede che l'altro sta per commentare -Ti ricordo che non ho più obblighi, posso condurre la mia vita dissoluta senza dover rendere conto a nessuno, tantomeno a te-
Zayn sembra voler obiettare, ma evidentemente cambia idea, perchè si limita a scuotere la testa e a riporre i fogli in un cassetto.
-D'accordo, arriviamo al punto- esordisce -Voglio farti un'offerta di lavoro-
Louis lo guarda come se gli fossero spuntate altre due teste.
-Stai scherzando?- soffia -Amico, non so come dirtelo, ma ho talmente tanti soldi che potrebbero bastarmi per le prossime tre generazioni. Cosa ti fa pensare che io voglia un lavoro?-
-Non so, senso civico?- prova a dire Zayn -Lou, sono serio. So che economicamente non ne hai bisogno, ma penso che ti farebbe bene essere di nuovo impegnato con qualcosa-
-Beh, pensi male-
-Avanti, sei perennemente chiuso in quella casa, non ti si vede più in giro, a parte quando mi chiamano perchè ti venga a recuperare in qualche bar di bassa lega- continua l'altro, senza mezzi termini -Credo, anzi, sono sicuro, che questo lavoro potrebbe aiutarti-
-Ti ho già detto di no- sibila Louis -Sto perfettamente bene così-
-Certo, come no- mormora Zayn -E dire che una volta ti fidavi di me più di chiunque altro-
-Perchè una volta eri il mio manager- ribatte lui-E dovevo fidarmi di te per contratto, praticamente-
-D'accordo, ora forse non ricoprirò più quel ruolo, ma sono ancora la stessa persona- prova a dire Zayn -Avanti, quanti anni sono che ci conosciamo? Ho mai fatto qualcosa che potesse andare contro i tuoi interessi, o avere risvolti negativi sulla tua vita o sulla tua carriera?-
Louis non risponde, perchè effettivamente Zayn ha ragione. Se le cose sono finite in quel modo, anzi, è solo perchè lui non ha ascoltato i suoi consigli e ha preferito fare di testa sua. Zayn gliel'aveva detto che sarebbe stato rischioso, che avrebbe potuto compromettere tutto, che non era pronto. Ma no, lui, testardo e presuntuoso, era andato dritto per la sua strada e aveva finito per rovinare ogni cosa.
-Parla, allora. Ti ascolto- si sforza di dire a quel punto.
Zayn sorride, come se gli avesse appena detto che Natale è arrivato in anticipo, e si raddrizza meglio sulla sedia.
-Grandioso!- esclama -Allora reggiti forte. Ho solo un nome per te: Harry Styles-
Louis lo guarda con aria vacua. In effetti quel nome non gli è nuovo, è sicuro di averlo sentito da qualche parte, ma proprio non riesce a dargli una collocazione.
-Lasciami indovinare- borbotta -Questo dovrebbe essere il punto in cui salto sulla sedia per lo stupore, giusto?-
Zayn sbuffa, capendo che Louis non abbia idea di chi sia la persona di cui sta parlando, quindi apre di nuovo il cassetto ed estrae i fogli che stava consultando poco prima.
Con grazie prende i primi due e glieli fa scivolare di fronte.
-Harry Styles- spiega intanto ad alta voce, mentre Louis legge -Diciannove anni, una delle più giovani promesse del pattinaggio sul ghiaccio. Quando aveva quattordici anni ha vinto il campionato mondiale juniores. Solo un altro pattinatore ci era riuscito, così giovane. Ti ricordi chi?-
-Io- borbotta Louis, non riuscendo a capire dove l'amico voglia andare a parare.
-Precisamente- risponde Zayn -Comunque, a sedici anni è arrivato secondo ai mondiali nella categoria senior e l'anno scorso ha sfiorato il podio alle Olimpiadi Invernali. È fortissimo, Louis-
-Fortissimo?- ribatte l'altro -Prima di dirlo deve come minimo vincere una medaglia olimpica, un Grand Prix e un Mondiale-
-Ah sì?- sorride appena Zayn -Come te, vuoi dire?-
-No, io di mondiali ne ho vinti quattro, e di Grand Prix cinque- sbotta Louis -E tu dovresti saperlo-
-Certo che lo so- sospira l'altro -Ho dimenticato di dirti che è anche stato due volte campione nazionale-
-Io sette- mormora annoiato Louis -Bene, abbiamo assodato che questo Harry Styles ha un buon curriculum, anche se non eccellente. Era solamente questo che volevi? Un parere tecnico?-
-Ovviamente no. Si dà il caso che, da un mese circa, io sia il suo manager- spiega Zayn, decisamente soddisfatto -Sai com'è, dopo essere stato il tuo, sono piuttosto ambito-
-Ma non mi dire-
-Dovresti vederlo, Lou, è un prodigio- prosegue, ignorando il suo sarcasmo -Non ho mai visto nessuno pattinare così. A parte te, ovviamente- si affretta a precisare.
-Piantala di girarci attorno- sibila Louis -Dimmi quello che vuoi e facciamola finita-
-D'accordo, d'accordo. Per farla breve, ho detto ad Harry che potrà avere tutto quello che vorrà, se si affiderà a me completamente- racconta Zayn -E la sua prima richiesta è stata quella di avere un nuovo allenatore. Con il vecchio non si trovava bene da tempo, e comunque gli serviva qualcuno di più capace, visto il livello a cui è arrivato-
-Non vedo come la cosa possa riguardarmi-
-Ha chiesto di avere te, Louis-
Le parole di Zayn lo colpiscono come una secchiata di acqua gelida. Avrebbe dovuto vederla arrivare, in effetti. Era convinto di aver previsto ogni tattica più subdola, e invece questa proposta proprio non se l'aspettava.
-Mi prendi in giro- riesce a dire, la voce impastata.
-Pensaci, Louis- esclama Zayn, sporgendosi verso di lui -Potrebbe essere la svolta che aspettavi. Non dovresti più stare lontano dalle gare, dopotutto. Magari non sarà come volevi e speravi, ma non deve per forza essere tutto o niente, no?-
Louis lo guarda, cercando di controllarsi per non strappare in mille pezzi i fogli che ora ha tra le mani.
-Tu sei pazzo se pensi che io possa accettare una cosa del genere- sibila, sforzandosi di tenere ferma la propria voce -Dannazione, Zayn, non leggo più i giornali sportivi, non guardo i canali del pattinaggio, perchè non posso nemmeno pensare di vedere altri fare ciò che io non posso più, oppure lottare per appropiarsi dei record che adesso sono miei. E tu mi stai chiedendo di aiutare un ragazzino a realizzare i miei sogni?-
Si ferma, ansante. Si è alzato in piedi, senza nemmeno rendersene conto, e ora guarda l'amico dall'alto.
Zayn però non sembra essere turbato dal suo improvviso scatto di ira, anzi. Si mette in piedi a sua volta e, lentamente, gira attorno alla scrivania, arrivandogli di fianco.
-Prevedevo una reazione di questo genere- commenta -Forza, vieni con me-
-Dove?-
-Nessuna domanda. Vieni con me e, se anche dopo questo mi dirai di no, giuro che non insisterò più e ti lascerò in pace- gli assicura.
-Prometti anche che dirai a Liam di smetterla di assillarmi con le sue paranoie, e verrò anche in capo al mondo!- esclama Louis, sapendo cogliere un'occasione quando la vede.
Zayn sembra esitare, ma alla fine sembra essere piuttosto sicuro della sua parte di accordo, perchè annuisce.
-Promesso-





Zayn o è sordo o è un colossale idiota. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che, dopo tutto il discorso che gli ha fatto Louis sul suo voler stare ben lontano dal mondo del pattinaggio, ora l'abbia portato ad una pista da allenamento.
Considerando, però, che fino a quel momento Zayn non abbia mai dato segni di deficit precoci dell'udito, Louis propende per la seconda ipotesi.
-Che cazzo facciamo qui?- gli domanda, a muso duro, una volta che si è guardato attorno.
-Devo farti vedere una cosa- spiega Zayn, camminando verso l'ingresso posteriore del capannone, all'interno del quale si trova la pista. Louis vorrebbe ribattere, ma qualcosa gli dice che non servirebbe a niente, così si limita a seguirlo su per una scala antincendio. Impreca a mezzavoce quando, dopo un paio di rampe, si accorge di essere già a corto di fiato. Dannazione, fino a un anno prima le avrebbe fatte dieci volte senza battere ciglio.
Una volta in cima, Zayn lo guida attraverso una porta, e si ritrovano alla sommità alle tribune, nel punto più alto del capannone,
-Ecco, guarda- gli dice a quel punto l'amico, appoggiandosi alla balaustra in vetro e facendo un cenno verso la pista, decine di metri più in basso. Louis non vorrebbe guardare, esattamente come non ha voluto guardare negli ultimi tredici mesi e mezzo, ma non riesce a farne a meno.
Non può evitarsi di spostare gli occhi verso il basso, perchè il rumore familiare di un paio di lame che sfiorano il ghiaccio ha catturato la sua attenzione, ed è come un richiamo a cui non può proprio sottrarsi.
In pista c'è un ragazzo, completamente vestito di nero. È alto, almeno a giudicare da così lontano, e ha i capelli ricci portati piuttosto lunghi, quasi a sfiorargli le spalle.
Louis lo guarda rapito, perchè si muove con un'eleganza decisamente rara da vedere. Pattina, e sembra quasi non toccare nemmeno il ghiaccio, tanto è leggero e aggraziato.
È bello, semplicemente, e, con sua enorme sorpresa, Louis si accorge di non provare odio, o invidia, per lui. Non si può provare odio verso un talento così puro, non se si è dei veri sportivi.
-Quello è Harry Styles, immagino- mormora, più a se stesso che a Zayn.
-Esatto- sente dire dall'amico, rimasto immobile al suo fianco.
-Come...com'è possibile che non abbia ancora vinto i Mondiali?- domanda, incapace di trattenersi. Non ci vuole un genio per capire che quel ragazzo potrebbe mangiarsi in un solo boccone i suoi avversari, se solo volesse, come era stato in grado di fare Louis. Continua a fissarlo, mentre Harry inizia a roteare su se stesso, facendo una trottola, sempre più rapidamente. Poi alza una gamba all'indietro, piegandola verso l'alto e afferrandosi il pattino con entrambe le mani sopra la propria testa.
-Aspetta, quella è....- soffia Louis, incredulo.
-...una trottola Biellman, proprio così- conclude Zayn, compiaciuto.
Louis allarga gli occhi, nel vedere Harry Styles portare a termine l'esercizio. Nemmeno lui era mai riuscito a fare una cosa del genere. Non che ci avesse veramente provato, certo. Aveva tante qualità, come pattinatore, ma non era mai stato particolarmente snodato, quindi sapeva che non aveva senso intestardirsi a provare a fare qualcosa che non aveva le doti naturali per imparare. Solo pochissimi atleti uomini, al mondo, ne erano in grado.
-Comunque, per rispondere alla tua domanda di prima, credo sia una questione di nervi- continuò Zayn -È fortissimo in allenamento, voglio dire, guardalo! In gara però non riesce a concretizzare, si agita e si fa prendere dall'emotività-
Louis si morde un labbro, perchè sa cosa vuol dire. Ci aveva messo anni a smettere di vomitare prima di ogni gara e, a dire il vero, anche quando era diventato un pluricampione, ogni tanto gli capitava ancora. Però alla fine aveva imparato. Era stato più forte lui, aveva vinto lui.
-Il suo allenatore di prima non riusciva a capire la sua fragilità- disse Zayn -Ma io so che tu puoi farlo. Nessuno può farlo meglio di te-
-Zaynie...io non posso- mormorò debolmente Louis -Non sono riuscito a prendermi cura di me stesso, come credi possa farcela con lui?-
Trattiene il fiato mentre Harry esegue un impeccabile triplo toe-loop, poi fa una smorfia, sentendo un urlo entusiasta venire da un punto imprecisato vicino alla pista.
-Grande Haz, questo era proprio figo!-
Mettendo meglio a fuoco, individua un ragazzo biondo saltellare a bordo pista.
-E quello chi sarebbe?- borbotta.
-Niall- ridacchia Zayn -È il migliore amico di Harry. Non capisce nulla di pattinaggio, ma lo segue ovunque-
Ride, vedendo l'espressione sconvolta di Louis, ma poi torna subito serio.
-Io credo in te, Lou- assicura -E sono certo che tu potresti portare quel ragazzo in cima al mondo. Non sei riuscito a realizzare il tuo sogno, è vero, ma potrebbe farti stare meglio aiutarlo a realizzare il suo-
Louis ci pensa per un istante, prima di essere colpito dalla consapevolezza di aver già deciso.
-Niente amici nè curiosi agli allenamenti, chiaro?-





In tutti gli anni successivi, Louis non avrebbe mai dimenticato il suo primissimo incontro con Harry Styles. Il giorno in cui era stato ricevuto dalla Regina Elisabetta, insieme a una piccola delegazione di sportivi, sarebbe diventato un ricordo sempre più labile, dai contorni sfumati e i particolari andati persi, ma il momento in cui vide Harry per la prima volta si sarebbe impresso nella sua memoria per sempre.
Chiaramente questo Louis non può saperlo, mentre scende insieme a Zayn le scale della tribuna e si avvicina alla pista, tanto più che tutto ciò che riesce a pensare è un misto di sei impazzito, chi te l'ha fatto fare, Dio quanto è alto e sei proprio un idiota.
-Harry!- sente chiamare da Zayn nel momento in cui raggiungono il bordo pista. Louis vede il ragazzo voltarsi di scatto verso di loro, e sorridere.
Dopo qualche istante Harry deve mettere a fuoco la sua presenza, perchè sembra gelarsi completamente sul posto, mentre sta pattinando. Un attimo dopo, cade.
Una caduta in grande stile, in realtà, schiena a terra e arti sparsi in ogni direzione, come un qualunque principiante.
-Dimmi che non è vero- mugugna Louis, mentre Zayn gli dà qualche pacca di conforto sulle spalle.
Harry Styles, nel frattempo, sembra cercare di recuperare i brandelli del suo corpo e della sua dignità, perchè si sta rialzando in piedi. Si passa una mano sul sedere, una smorfia dove fino a poco prima c'era il sorriso. Poi, controllato che le cose importanti siano tutte al loro posto, riprende a pattinare verso di loro a testa alta, come se niente fosse successo.
Però, notevole.
Li raggiunge in pochi secondi, di nuovo contento come una Pasqua, e frena a mezzo metro da loro.
-Louis Tomlinson- dice, l'espressione radiosa negli occhi troppo verdi.
-Presente- mormora Louis -Quella era la fine del tuo disco, per caso?-
-Nah- sorride Harry -Diciamo che ho sempre avuto seri problemi di equilibrio-
-Ah- no, decisamente non può essere vero -Quindi ti capita spesso?-
-Solitamente quando cammino, non quando pattino, per fortuna- ridacchia Harry, come se non stesse dicendo la cosa più assurda di tutti i tempi, per un pattinatore -Però credo di essere stato, come dire, un tantino sconvolto. Voglio dire, sei Louis Tomlinson, e sei qui!-
Louis alza gli occhi al cielo. Ci mancava di ritrovarsi per le mani il ragazzino meno professionale di sempre, probabilmente. Dio, come aveva fatto ad arrivare vivo fino a quell'età, in un ambiente competitivo come il loro?
-D'accordo. Ho capito- borbotta -Senti, ho poco tempo quindi sarò breve. Proverò ad allenarti-
Si blocca, quando Harry lascia uscire dalle labbra un suono che può essere catalogato solamente come uno squittìo.
-Silenzio- sibila, duro come sa di dover essere, e come in realtà non gli riesce nemmeno troppo difficile -Mettiamo in chiaro le cose. Dovrai seguire alla lettera ciò che ti dirò. Se mi accorgo che mi stai solo facendo perdere tempo, ti mollo su due piedi, e me ne fregherò di qualsiasi contratto, va bene? Ho abbastanza soldi per pagare anche dieci penali-
Harry annuisce energicamente, gli occhi spalancati. Con la coda dell'occhio Louis vede il biondino di prima iniziare ad avvicinarsi a loro, probabilmente incuriosito dalla discussione.
-Ci vediamo qui domattina, alle sei in punto-
Vede Harry che sta per aprire la bocca, e lo zittisce con un'occhiata.
-Ho detto sei in punto- ripete, secco -Qualcosa in contrario, Styles?-
-No, certo che no-
-Immaginavo- sorride -Ti consiglio di andare a casa a riposarti, avrai bisogno di tutte le tue energie-
Senza aggiungere altro, si dirige di nuovo verso le scale, deciso a tornarsene alla villa e a passare il resto della giornata ad autoinsultarsi per quell'idea grandiosa. Sente Zayn parlottare con Harry alle sue spalle per qualche secondo, prima che lo saluti e lo raggiunga.
-Sapevo che avresti accettato- gongola il suo amico, evidentemente soddisfatto -Sono certo che farai un grande lavoro, Lou-
-Questo dipende da lui- risponde, continuando a camminare con noncuranza.
-Ovviamente- sorride Zayn -Dimmi tutto ciò che ti serve, non voglio che vi manchi nulla-
-I risultati di ogni competizione dell'ultimo anno e mezzo, direi. Voglio vedere le condizioni dei nostri rivali-
-Non è cambiato molto da quando hai mollato tu- mormora Zayn -C'è sempre lui, ed è in gran forma. Ha vinto il Mondiale, dopo il tuo ritiro, e anche l'ultimo Grand Prix-
Louis stringe i pugni, cercando di non lasciarsi andare alla collera. Non ha senso rimpiangere ciò che non si è fatto, tantomeno se si tratta di un pugno mai dato. Quell'idiota di Nick Grimshaw, però, se lo sarebbe meritato tutto.
-E poi voglio questa pista prenotata tutti i giorni, allenamenti a porte chiuse- continua, cercando di non dare a vedere ciò che gli sta passando per la testa -Domeniche comprese-
Zayn annuisce, tirando fuori il cellulare e iniziando a contattare chi di dovere.
Louis non apre più bocca finchè non sono di nuovo in cima alle scale. Si volta di nuovo verso la pista.
Harry Styles lo sta guardando, e gli fa ciao con la mano. Può vedere il suo sorriso smagliante anche da lassù.
Non gli risponde, comunque, limitandosi a voltarsi ed uscire. Ci è di nuovo dentro, dopotutto. Sta per riaffrontare tutto ciò da cui ha provato inutilmente a scappare.






Non è più abituato a fare queste levatacce, si rende conto il mattino dopo Louis, quando alle cinque e un quarto esce di casa. Indossa una vecchia tuta, e per l'occasione non ha nemmeno bevuto il suo solito bicchiere di vodka prima di dormire. Ci tiene ad essere professionale.
È sempre stato il suo principale problema, questo essere così rigido. Per lui è tutto bianco o nero, in ogni cosa. Quando pattinava i suoi programmi di allenamento massacranti erano noti a tutti, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Quando faceva una cosa, la faceva bene, non si poteva certo negare. Lo stesso dicesi per quell'ultimo anno e mezzo, in cui si era particolarmente impegnato a diventare l'ombra di se stesso. E sì, ci era riuscito decisamente alla grande.
Levatacce, dunque. Perchè lui è una persona professionale e, se ha deciso di provare ad allenare Harry Styles, lo farà al meglio. Certo, questo non vuol dire che non avrà rimpatriate occasionali con il suo amico Jack Daniel's, ma quantomeno eviterà di trascinarsi come uno zombie fino alla pista.
Arriva lì che è ancora buio, ed entra dall'ingresso laterale grazie alle chiavi che gli ha dato Zayn. Cerca a tentoni l'interruttore generale e, nel giro di pochi istanti, il capannone si illumina grazie alle luci al neon appese al soffitto. Non fa caldissimo, lì dentro, ma Louis è abituato, quindi lascia cadere la giacca sulla prima fila di sedie della tribuna, insieme al suo borsone, poi si dirige verso l'ingresso della pista. Apre il cancelletto, e sbatte gli occhi qualche volta, per farli abituare a tutto quel candore.
In effetti, se ripensa alla sua vita fino a un anno e mezzo prima, il bianco è l'unico colore che davvero riesce a ricordare. Il bianco e l'oro delle medaglie, certo, la sola cosa che avesse mai contato, per lui, fin dalla prima volta in cui aveva infilato un paio di pattini.
Voleva essere il migliore, voleva entrare nella storia. E, se con il primo punto ci era riuscito, almeno per qualche anno, era stato lavorando sul secondo che aveva compromesso tutto. Era stato focalizzandosi troppo su un desiderio, tanto da non rendersi conto che era troppo difficile, troppo pericoloso, troppo tutto.
E ora, di ciò che era stato, rimaneva solo un ex-campione troppo arrabbiato con se stesso e con la vita, per costruirsi un'altra identità.
-Buongiorno! Eccomi qui-
Si gira, giusto per trovarsi di fronte Harry Styles e i suoi capelli raccolti in una sorta di codino in cima al capo. È ridicolo, davvero, e lo è ancor di più se si guardano gli occhi gonfi di sonno e il viso arrossato. Sembra tremendamente piccolo. Se non si conta il fatto che sia imbarazzantemente alto, ovvio.
-Sono le sei e tre minuti, Styles- bofonchia Louis, più per scacciare l'idea che gli ricordi un piccolo dinosauro, che per altro -Sei in ritardo-
-L'autobus non passava più- si giustifica Harry, togliendosi la giacca a sua volta -Non ho ancora preso la patente, sai-
Louis lo guarda come se fosse un fottuto scherzo del destino.
-Non hai la patente? Ma sei maggiorenne, sì?-
-Certo- esclama indignato Harry -È solo che, boh, non ne ho mai sentito il bisogno. Se guidi non puoi guardare il paesaggio, e allora che gusto c'è a girare con la macchina?-
Louis scuote la testa, perchè non è sicuro di avere una risposta adatta ad un discorso così stupido.
-Va bene, mi arrendo- sospira -Dieci giri di corsa attorno alla pista, forza-
Harry spalanca gli occhi.
-Cosa?- sbotta -Ma ne bastano a malapena quattro per riscaldare i muscoli-
-Dodici giri- si corregge Louis -Mai sentito il detto "non discutere col tuo allenatore?" Cinque giri erano di riscaldamento, cinque per il ritardo-
-Ma...- protesta Harry, sicuramente per scaricare la colpa sull'autista dell'autobus. A Louis non importa, comunque, se l'autista fosse lì farebbe correre pure lui..
-Quattordici giri- sorride, perfido -Hai altro da dire?-
Harry scuote la testa furiosamente, tirandosi su la zip della felpa in quello che probabilmente deve essere un gesto di sfida, poi gli volta le spalle e attacca a correre.
-Partito troppo veloce- commenta Louis, tra sè e sè. Gli viene quasi da ridere. Un atleta del livello di Harry sicuramente sa che bisogna partire piano per una corsa di resistenza, altrimenti si rischia di ritrovarsi ben presto senza fiato. Evidentemente, però, il desiderio di impressionare Louis ha offuscato la sua capacità di giudizio.
Harry riesce a mantenere quell'andatura per ben otto giri prima di rallentare il ritmo, il che è sorprendente. Il ragazzo ha dei buoni polmoni, Louis deve dargliene atto.
Sono le sei e mezza, quando si lascia cadere accanto a lui, il fiato corto e il sudore che inizia a colargli lungo il collo.
-Cosa stai facendo?- gli domanda Louis, fissandolo storto.
-Cerco di non morire- borbotta Harry.
-Allora dovresti sapere che non è così che si fa. Continua a camminare, fai respiri profondi alzando le braccia e poi torna qui-
Questa volta Harry non protesta, evidentemente deve avere imparato la lezione.
-Dunque- esordisce Louis dopo un po', facendogli cenno di andare a sedersi lì di fronte a lui. Harry obbedisce, e Louis inizia a camminare avanti e indietro, per poi appoggiarsi con la schiena alla balaustra che lo divide dalla pista, e a fissarlo -Dimmi un po', Harry. Quali sono, secondo te, le tre cose di cui un pattinatore non può fare a meno?-
Harry si morde il labbro inferiore, probabilmente confuso dalla domanda, ma pare pensarci su.
-Beh...- comincia, incerto -Direi talento, allenamento ed equilibrio. Sì, forse queste tre-
Si blocca, perchè Louis sta scuotendo la testa.
-No- dice, tirando su una mano ed iniziando a contare sulla punta delle dita -La prima cosa che serve è la passione, senza quella non vai da nessuna parte. La seconda è la forza, la forza di rimetterti in piedi ogni volta che cadi, la forza di vivere solo per lo sport. E la terza, ma non meno importante, è la fiducia. La fiducia in te stesso, naturalmente, ma anche la fiducia nel tuo allenatore-
Harry lo guarda, l'espressione a metà tra lo stordito e l'ammirato.
-Possiamo fare questa cosa- annuisce Louis -Ma devi essere pronto a seguirmi in tutto e per tutto, siamo intesi? Non voglio fingere che non sarà dura, perchè pretenderò tantissimo da te, te lo dico fin da subito. Ma se ti fiderai di me, sarò sempre pronto a coprirti le spalle, perchè è questo il mio ruolo. Non farò mai nulla che possa compromettere la tua carriera-
Non farò mai a te quello che ho fatto a me stesso.
Louis non lo dice, ma lo pensa, ed Harry, che in fondo non sa nulla, annuisce e basta, prima di alzarsi in piedi e porgergli una mano.
-Ci sto- sorride, e le fossette sulle sue guance ricordano a Louis un tempo che non tornerà più. Quello in cui si è giovani davvero, e credi di poter mettere il mondo sotto i tuoi piedi. Vorrebbe dire ad Harry che è solo un illusione, ma preferisce stare zitto, stringergli la mano e basta.





La prima settimana, tutto sommato, va bene. Lavorano tutti i giorni per diverse ore, al mattino e al pomeriggio. Fanno delle pause, ovviamente, durante le quali Harry va in palestra, o fa qualsiasi altra cosa preveda la sua vita super impegnata, e Louis passa da casa giusto per ricordarsi di quanto era bello quando poteva ancora permettersi di passare le sue giornate sdraiato sul divano a guardare repliche di X-Factor. Al diavolo.
Harry, dopo la loro prima conversazione, sembra determinato a seguire il suo metodo di allenamento, e quindi non protesta nemmeno un po' quando Louis gli fa salire le scale fino in cima saltando su un piede solo, o quando lo fa stare fermo in equilibrio su un asse per un quarto d'ora, prima di farlo scendere.
Ogni mattina lo aspetta puntuale alle sei, e poi gli fa fare cinque giri di pista di corsa, di più se arriva in ritardo. Sa che in fondo non è necessario, così come non è necessario costringerlo a fare duecento addominali dopo tre ore di allenamento sfiancante, tanto più che Harry ha un personal trainer, ma vuole vedere fino a che punto sia disposto a spingersi, fino a che punto sia disposto a seguirlo, prima di cedere. E, soprattutto, se cederà oppure no.
Sarà perchè è giovane, sarà perchè è troppo bello, e quindi per qualche strano motivo pensa che non possa esserci molto altro oltre a quello, ma non ha intenzione di sprecare il suo prezioso tempo con uno che non è disposto a stringere i denti e combattere. Inspiegabilmente, invece, Harry non cede. Corre, salta, si allena esattamente come Louis vuole, senza sprecare una parola di troppo.
-D'accordo- dice quindi Louis il lunedì successivo, dopo averlo costretto a rimanere lì dentro anche il week-end -Direi che abbiamo dei buoni presupposti per lavorare insieme. Fammi vedere il tuo disco, ora-
Harry si illumina a quelle parole, e di volata si infila i pattini. Louis non può fare a meno di notare come si trasformi, una volta in pista. Le sue movenze sono subito più naturali, il suo viso più disteso, quelle gambe lunghissime perfettamente sicure e solide. È perfetto.
Inghiotte saliva, mentre Harry si posiziona esattamente al centro esatto della pista, un braccio sollevato in aria e l'altro lungo contro il fianco, le gambe leggermente divaricate.
Louis schiaccia un pulsante sullo stereo, e nel capannone si diffondono le note del Bolero di Ravel. Appoggia le braccia sulla balaustra e, con il fiato sospeso, si gode Harry Styles nel suo elemento. Nel loro elemento.
I movimenti sono netti ma aggraziati, ha una presenza scenica impressionante. Fa due o tre salti tripli con perfetta padronanza, e azzarda anche un quadruplo lutz. Sporca appena l'arrivo, ma nel complesso non è male. Esegue poi, appena la musica accelera, una serie di passi in diagonale terribilmente complicati, tutti incroci e scatti, ma non ne sbaglia uno. Si vede che c'è la cura di un coreografo di spessore, dietro ogni dettaglio. E poi eccola, la meravigliosa trottola Biellman, luce pura per gli occhi stanchi di Louis.
La musica finisce poco più tardi, e un Harry tutto sudato si avvicina a lui, pronto a ricevere indicazioni.
-Ricomincia da capo- dice però Louis -Subito-
Harry allarga gli occhi, perchè ha appena finito quattro minuti e mezzo di pattinata massacrante, e ha bisogno di riprendere fiato un momento prima di riuscire a fare un'altra esibizione di quel livello.
-Come?- chiede -Non posso nemmeno bere un po' d'acqua?-
-Ho detto di ricominciare- sillaba lentamente Louis -È facile fare un buon disco quando i tuoi muscoli sono a posto e tu sei al massimo. Devi essere in grado di ottenere una buona prestazione anche quando sei stanco morto, e tutto quello che vorresti fare sarebbe sdraiarti a terra. Serve a imparare il controllo. Forza, Harry-
Dev'essere la prima volta che lo chiama per nome, e quell'incoraggiamento pare funzionare, perchè Harry annuisce, e fa come gli è stato detto.
Questa volta commette alcuni errori. La rotazione del terzo toe-loop non è completa, e l'arrivo di un rittberg è decisamente sbagliato, ma sarebbe potuta andare molto peggio.
Quando Harry torna verso di lui, Louis gli porge una bottiglia d'acqua e un asciugamano.
-Non era male, visto?- gli dice -Avanti, riprendi fiato-
Cinque minuti più tardi, non si sa come, finiscono seduti vicini sulla panchina lì accanto.
Harry armeggia con il suo borsone, estraendo un pacco gigante di marshmellow. Ne prende una manciata e li offre a Louis, che requisisce il sacchetto.
-Mai sentito parlare della dieta dello sportivo?- bofonchia, chiudendo il sacchetto con una smorfia e mettendolo per terra.
-Certo- rotea gli occhi Harry -Però ogni tanto è concesso qualche sgarro, no? O tu eri sempre così incredibilmente rigido?-
Louis serra le labbra, perchè in effetti sì, lui aveva un programma e ci si è attenuto fedelmente, senza uscire mai dal seminato. È per questo che si fanno dei programmi, no? Per rispettarli in tutto e per tutto. Il brutto è che, quando non hai più un motivo per farli, la tua vita è di colpo alla deriva.
Harry inclina il capo appena, probabilmente confuso dalla non-risposta di Louis, ma saggiamente decide di non commentare.
-Allora- dice a quel punto Louis, anche per cambiare discorso -Ho detto a Zayn che parteciperai alla gara non ufficiale del mese prossimo-
L'altro rimane con il marshmellow a mezz'aria, guardandolo come se avesse appena detto la peggiore delle sciocchezze.
-Scherzi?- soffia -Avevo detto che non avrei partecipato a quella gara-
-Lo so- alza le spalle Louis -Ma era una stronzata, quindi ho rimediato-
-Ma....ma....- rantola Harry.
-Chiudi la bocca, ti ci entreranno le mosche-
Harry lo guarda con rabbia malcelata, prima di tirarsi all'indietro.
-Non puoi- sibila, gli occhi ardenti -Non puoi scavalcarmi così, nemmeno se sei il mio allenatore-
Louis lo fissa, per la prima volta sconcertato. Non avrebbe mai detto che uno dalla personalità così, così...hipster, come Harry, potesse avere un tale gelo nello sguardo. E poi non riesce a capirlo, la maggior parte dei pattinatori prende sotto gamba questo tipo di competizioni, quasi fossero poco più di un allenamento.
-Qual è il problema?- gli chiede a quel punto, curioso e attento -Puoi parlare con me, davvero-
Harry alza un sopracciglio, quasi incredulo, poi sospira.
-Ho...ho paura- dice infine -Cioè, mi sale l'ansia, come succede in ogni gara. E siccome non posso certo saltare le competizioni ufficiali, evito di stressarmi anche con questi trofei del cavolo. Diventa troppo, altrimenti-
Tiene lo sguardo puntato su Louis, quando finisce di parlare, neanche abbia paura che da un momento all'altro lui possa scoppiargli a ridere in faccia dicendogli di non fare il bambino e di fare cento giri di corsa per imparare a crescere.
Solo che Louis non fa nulla di tutto ciò.
Anzi, si avvicina a lui e gli appoggia una mano sulla spalla, stringendo appena.
-Harry, io capisco cosa vuol dire essere spaventati. Avere tutti gli occhi addosso, sentire quel fastidioso crampo allo stomaco che sembra volerti stritolare dall'interno, impedendoti di dare il massimo- mormora, a bassa voce -Ma questo rischia di essere solo un freno per te. Non voglio mentirti, dicendo che con il passare degli anni andrà via, perchè fa parte di te, e probabilmente questa ansia ce l'avrai sempre. Però puoi imparare a controllarla, e partecipare a queste gare senza nulla in palio è l'unico modo per farlo. Credimi-
Non si aspetta che Harry acconsenta senza combattere, e forse è per questo che rimane di sasso quando lo vede annuire leggermente.
-Va bene- sussurra, il viso basso.
-Bravo ragazzo- sorride Louis, dandogli una pacca sulla spalla -Forza, vatti a cambiare, ti do il resto della giornata libera-
Lo guarda allontanarsi il silenzio, le spalle curve, così diverso dal meraviglioso atleta che si librava in pista poco prima. Louis scuote la testa, perchè sa che adesso ci è dentro con tutte le scarpe. Quel ragazzo ha da qualche parte dentro di sè la stoffa del campione, e lui vuole che il mondo intero se ne accorga.





Mancano pochi giorni alla competizione, e Louis può vedere Harry farsi visibilmente più nervoso. Lui ci prova, a spronarlo, sia mettendolo sotto pressione che mostrandosi più comprensivo, ma sembra non riuscire a entrare in comunicazione con lui. Anche per questo, quando quel giorno si presenta all'allenamento con Niall, decide di non protestare.
Non è da lui mostrarsi così malleabile, scostarsi dalle sue ferree regole, ma non sa davvero più che pesci pigliare. Deve trovare una soluzione, e alla svelta.
Così, mentre Harry prova il suo disco, si va ad accomodare vicino a Niall, che osserva il suo migliore amico con attenzione febbrile.
-Non pensi più che io porti malattie?- chiede a Louis, sorpreso, quando gli si siede accanto.
-Niente di personale- borbotta Louis in risposta -Harry mi serviva concentrato-
-Già. Non sembra aver funzionato un granchè, però, o sbaglio?-
Louis sbuffa, poi a malincuore fa cenno di no con la testa.
-Se solo capissi qual è il problema, dannazione- soffia, accavallando le gambe -Voglio dire, qualunque atleta ha paura di gareggiare e tutte quelle stronzate. Ma lui ha diciannove anni, dovrebbe aver imparato da tempo a restare lucido. E, se continua così, rischia di giocarsi la carriera-
-Sai, Haz è sempre stato piuttosto emotivo- commenta Niall con un sospiro -Poi credo che quel coglione del suo vecchio allenatore non abbia aiutato-
-Che vuoi dire? Chi era?-
-Non lo sai?- allarga gli occhi l'altro.
Louis alza le spalle, perchè effettivamente non ne ha la più pallida idea. Non gli è nemmeno passato per la testa di chiedere a Zayn o ad Harry qualcosa al riguardo.
-Era suo padre ad allenarlo- spiega Niall -È un ex-pattinatore, era piuttosto bravo, anche se non tra i più famosi. Però diciamo che è stato un incubo per Harry. Non lo ammetterà mai, ma io penso che Des Styles, con i suoi modi di fare, lo abbia distrutto psicologicamente-
-Spiegati meglio-
-Aveva un suo metodo, e non era, diciamo...flessibile.- continua Niall -Harry prima delle gare vomitava, lo fa ancora adesso in realtà, e lui non aveva mai una parola di conforto. Diceva che solo i deboli facevano così-
Louis lancia un'occhiata ad Harry, che pattina a pochi metri da loro, inconsapevole dei loro discorsi. A vederlo adesso, così alto, e bello, con i muscoli guizzanti che si intravvedono sotto la maglia nera, beh, nessuno potrebbe mai definirlo debole. Ricorda anche lo sguardo spaventato che gli aveva rivolto solo pochi giorni prima, le mani tremanti, le spalle incurvate, eppure anche in quell'episodio Harry non si era dimostrato debole. Fragile, al massimo, umano. Ma non debole.
-Prima di ogni gara, esattamente un istante prima che toccasse a lui, gli diceva che, se avesse sbagliato qualcosa, sarebbe dovuto uscire dall'altro lato della pista, perchè l'avrebbe deluso enormemente. Ora, io non sono un pattinatore, ma non credo sia il miglior incoraggiamento, no?-
Louis sospira. Ovviamente il padre di Harry non è stato l'unico allenatore ad adottare una linea del genere, ma ovviamente dipende dalle persone. Ci sono atleti che rendono meglio se sotto pressione. Altri, invece, hanno bisogno di rassicurazioni, e sta ad un buon allenatore capire la persona che si trova davanti.
-Avresti dovuto vederlo qualche anno fa- sorride all'improvviso Niall -Quando ancora si divertiva in pista-
-Sei un genio-
Niall guarda Louis confuso, mentre quest'ultimo si alza di scatto, colpito da un'illuminazione.
-Bene, hai fatto il tuo dovere- gli dice a quel punto, girandosi verso di lui -Cosa fai ancora qui? Mi pareva di aver detto di non volere intrusi agli allenamenti. Su, via, via!-
Niall impreca tra i denti, mentre Louis lo sospinge verso l'uscita. Gli offrirà una birra, magari, una di quelle sere. Magari, forse. Forse no.
Aspetta che Harry finisca il suo disco e che lo raggiunga.
-L'uscita del salchow era imprecisa- osserva -E devi premere un po' di più sull'esterno quando prepari la trottola, d'accordo?-
Harry annuisce, attaccandosi alla bottiglietta d'acqua e bevendone grandi sorsi. Louis non può fare a meno di studiare la curva netta della sua mandibola, e poi la linea elegante del collo, con il pomo d'adamo che si muove.
-Ho un compito per te- dice a quel punto -Per stasera-
-Di che si tratta?- domanda incuriosito Harry, il fiato corto.
-Voglio che tu trovi un amico, o chi ti pare, e vada a pattinare alla pista che c'è al National History Museum-
L'espressione di Harry passa dal sorpreso al confuso nel giro di due secondi.
-Eh?-
-Mi hai sentito- risponde Louis, placido -Niente salti, niente cose particolari. Vai lì e fai qualche giro. Guardi le luci, ascolti la musica. Ti diverti. Ed è un ordine, questo-
Harry non sembra aver capito granchè, ma annuisce.
-Posso chiederti perchè?-
-Voglio che tu ti ricordi perchè ami questo sport- spiega Louis -E questo è uno dei pochi modi per farlo. Forza, non perdere altro tempo adesso, torna lì dentro e riprova quel benedetto salto finchè non ti viene alla perfezione-
Harry prova il salchow altre tre volte, staccandolo alla perfezione ma sbavando sempre un po' l'arrivo. A quel punto, spazientito, Louis lo chiama ed entra in pista.
Quando Harry arriva da lui, gli afferra le braccia e gliele mette in posizione, sollevate dritte ai lati del corpo.
-Tieni a terra il piede destro, cerca di rimanere in equilibrio- gli dice, sollevandogli poi all'indietro la gamba sinistra, ricreando la posizione dell'arrivo.
Si mette alle sue spalle, posizionandosi a cavalcioni sopra la sua gamba tesa.
-Schiena dritta- ordina, e subito Harry si tira su. Studia la sua posizione per qualche istante, poi porta entrambe le mani sui suoi fianchi, stringendo appena.
Può sentire la sua pelle bollente anche attraverso la maglia.
-Devi tenere rigido qui- spiega a quel punto, facendo forza -E spingere in avanti per riacquistare subito un bilanciamento quando atterri-
Sente Harry tremare sotto il suo tocco, ma pensa di esserselo soltanto immaginato. Non capita spesso che stiano così vicini, Harry non ha bisogno di insegnamenti così basilari, di solito. Louis può avvertire il suo profumo intossicante nell'aria, mentre osserva i suoi capelli arricciarsi contro il collo. Per un attimo desidera affondarci dentro le dita, ma poi allontana quel pensiero come si fa con una mosca molesta.
Si allontana da lui appena sente qualcuno schiarirsi la voce alle proprie spalle. Si volta di scatto e vede Liam, in piedi appena fuori dalla pista.
-Che ci fai qui?- sbotta, a disagio.
-Sai com'è, non rispondi alle mie chiamate, e quindi era l'unico modo per parlare con te- spiega l'altro, passandosi una mano tra i capelli corti. Louis pensa di avvertire una punta di delusione nella sua voce, ma decide di non darvi peso. Sa di non essersi comportato bene con lui, ma non aveva scelta.
-Cosa diamine stai combinando, Lou?- continua Liam.
Louis lancia un'occhiata ad Harry di sfuggita, che lo sta fissando come se non stesse capendo nulla, il che probabilmente è vero.
-Aspetta qui- gli dice sottovoce, poi si avvicina all'amico.
-Quale cazzo è il tuo problema?- sibila, una volta di fronte a Liam.
-Il mio?- ribatte lui -Il dottor Cardle ha detto che hai saltato la visita che avevamo prenotato, ed è successo più di un mese fa. Guarda caso, tu da allora sei diventato introvabile-
-E non ti è venuto il dubbio che forse era solo per evitare questa conversazione?- borbotta Louis, incrociando le braccia al petto con aria noncurante.
-Beh, non mi importa. Perchè non sei andato all'appuntamento?-
Liam lo guarda, gli occhi marroni tanto caldi e ansiosi che a Louis verrebbe solo voglia di andarsi a nascondere da qualche parte perchè, incredibilmente per uno come lui, sempre abituato a fare di testa sua, deludere Liam è quasi un dolore fisico.
-Sei mia madre, per caso?- sibila, non sopportando quell'idea -Tra l'altro, ero convinto di averti licenziato, o sbaglio? Non sei più il mio preparatore atletico-
Ecco, ora si sente ancora peggio, perchè l'espressione di Liam è ferita, ed è colpa sua.
-Forse hai ragione- dice a quel punto -Ma non mi hai licenziato come amico, Lou. E io non ho intenzione di abbandonarti, per quanto tu provi in tutti i modi a mettermi nella condizione di farlo-
Gli appoggia una mano sulla spalla, perchè Liam Payne è una persona maledettamente buona, e rimane sempre, anche quando Louis si comporta male, anche quando Louis vuole restare solo, anche quando Louis non se lo merita.
-Se non vuoi fare quella benedetta visita, d'accordo, la scelta è tua in fondo- sospira Liam -Non ne parleremo più, se è questo che vuoi. Ma sai come la penso-
Stringe appena la presa sulla sua spalla, poi se ne va.
Nel vedere quello che ha sempre considerato il suo migliore amico andarsene, Louis non può fare a meno di sentire qualcosa spaccarsi nel petto. È solo capace di respingere le persone, dannazione. Sente la collera, verso se stesso e verso il mondo, risalirgli dalla punta delle dita e, prima che possa controllarsi, sferra un calcio contro la balaustra in plastica che circonda la pista. Un calcio, poi un altro.
In un attimo Harry è lì accanto a lui. Lo afferra per un braccio, tirandolo all'indietro.
-Louis! Louis! Che stai facendo?- grida, cercando di tenerlo fermo.
Nel sentire la sua voce, Louis si ferma, ansante. Si era quasi dimenticato della sua presenza, e ora si sente decisamente un idiota.
-L'allenamento di oggi è finito Harry- dice piano, lo sguardo basso.
-Ma...-
-Ho detto che è finito- ringhia -Vattene via-





Louis non ricorda come ha fatto a tornare a casa. Sa solo che in qualche modo deve essere arrivato alla macchina, deve aver guidato attraverso il traffico di Londra e deve essere arrivato alla villa, per poi trascinarsi sul divano del salotto.
Da lì poi non si è più mosso, tranne che per versarsi un bicchiere di Bourbon. Ne beve un sorso, mentre le immagini di Harry che si allontana da lui si susseguono come tanti flash nella sua mente. Ce l'ha fatta alla fine. È riuscito a farsi prendere per pazzo anche dall'unica persona rimasta a guardarlo con ammirazione, l'unica persona che sembrasse credere ancora in lui.
E invece è riuscito a scacciarlo, è riuscito a deluderlo. Stringe la presa sul bicchiere di vetro, e si sente un idiota. Mancano tre giorni alla gara, Harry avrebbe solo bisogno di allenarsi, e lui l'ha lasciato solo. Può solo sperare che abbia ancora voglia di ascoltare il suo consiglio, e quella sera chiami un amico e se ne vada a pattinare.
Alza lo sguardo verso l'enorme scaffale scuro posto in un angolo della stanza, quello dove tiene tutte le medaglie, le targhe e trofei vinti durante la sua carriera. È stato una meteora, accecante quanto rapida. Ha solo ventisei anni, eppure è già un ex-campione. Non è già più nulla.
Si porta una mano al ginocchio, pensando a quanto poco sia bastato per cancellare tutti i suoi sogni, pensando a quanto poco ci voglia per bruciare tutto. La verità è che è una stronzata scegliere una sola cosa per cui vivere, perchè nel momento stesso in cui quella cosa viene meno, tu ti ritrovi a brancolare nel buio.
Louis non sa nemmeno quanto tempo rimane lì sdraiato. Alle sette di sera arriva Sarah, che gli prepara la cena e gli lascia il vassoio sul tavolo lì accanto, senza dirgli nulla. Sa che non serve provare a tirarlo su, quando sono giornate no come quella. La sente armeggiare in cucina, probabilmente intenta a sistemare le pentole usate per nulla, visto che lui non mangerà. Ha lo stomaco chiuso, e al diavolo.
Sta quasi per addormentarsi, quando il suono del campanello gli fa alzare la testa di scatto. Si tira su la coperta di lana fino al mento, perchè no, non ha nessuna intenzione di rispondere. Con buone probabilità sarà Liam, ancora impegnato nella sua missione inutile di salvargli la vita, o Zayn, che viene a fargli la predica su come abbia abbandonato l'allenamento quel pomeriggio, perchè in qualche modo lo sarà venuto sicuramente a sapere. Quindi, non aprirà.
Chiaramente si è dimenticato della presenza di Sarah, del fatto che lei sia dotata di libero arbitrio e che questo, il più delle volte, la porti a prendere la scelta peggiore, perchè la donna va dritta ad aprire la porta. Louis ha la coperta fin sopra le orecchie, quasi, quando sente dei passi leggeri nella stanza.
-Ehm...disturbo?-
Rabbrividisce, nell'udire quella voce roca e leggermente esitante. Si mette a sedere sul divano, cercando di mettere a fuoco la figura in piedi nell'ingresso del salotto.
Che diamine ci fa lì Harry?
-Dimmi che sono talmente ubriaco da vedere persone che non ci sono- mugugna Louis -E che la tua presenza qui è solo un parto della mia mente fottuta dall'alcool-
Harry dondola nervoso sui talloni, chiaramente a disagio.
-Non...non volevo irrompere qui senza essere stato invitato- prova a dire.
-Ma l'hai fatto- commenta Louis. Non lo ammetterebbe mai, ma inizia a divertirsi. Prendersi gioco della timidezza di Harry Styles potrebbe diventare il suo nuovo hobby.
Si sente leggermente in colpa quando Harry arrossisce furiosamente, ma non può impedirsi di sogghignare.
-Avanti- sospira -Si può sapere cosa ci fai qui?-
Harry si passa una mano tra i capelli, chiaramente nervoso. Solo in quel momento Louis nota come è vestito. Sarà che è abituato a vederlo xon indosso la tuta, magari accaldato dopo l'allenamento, o all'alba ancora stropicciato dal sonno, ma è certo che dovrebbe essere illegale il fatto che qualcuno possa stare così bene con un cappotto nero lungo e una sciarpa.
-Beh...- esordisce Harry -Io, veramente, sai...ero preoccupato per te, credo-
Louis sospira. Non ha bisogno di avere altre persone in ansia per lui, davvero, tantomeno il ragazzo prodigio che si è preso la responsabilità di allenare.
-Sto bene- risponde allora, più seccamente di quanto vorrebbe -Puoi andare a fare ciò che ti avevo detto, d'accordo? Noi ci vediamo domani-
-Ecco, potrei essere venuto anche per questo- dice allora Harry, guardando un punto imprecisato sul pavimento.
Louis lo guarda senza capire.
-Avevi detto che avrei dovuto chiedere a qualcuno di venire a pattinare con me- continua a quel punto il ragazzo -Beh, è quello che sto facendo-
Ok, questo non l'aveva proprio calcolato, dannazione.
-Non se ne parla- dice Louis, stringendosi nella coperta -Sono stanco, ed è tardi. Vai e divertiti-
-Oh, dai- lo prega Harry, facendo due passi e andando verso di lui. Con un gesto delicato ma deciso, gli toglie di dosso la coperta, facendo imprecare Louis.
-Sei del tutto fuori di testa?- sbotta. Potrebbe aver pensato anche due o tre parolacce, ma a volte ha la sensazione che quel ragazzo che ha di fronte sia troppo puro per essere contaminato dai suoi francesismi.
Harry lo guarda a braccia incrociate, la coperta stretta tra le dita. Si morde un labbro, come se stesse decidendo il miglior corso di azione.
-Lo hai promesso, Louis- dice infine -Quando hai detto che saresti stato il mio allenatore, mi hai assicurato che mi avresti coperto le spalle. Io ho una gara tra tre giorni, e ho bisogno di te. Adesso-
Piccolo infido bastardo.
Questo è tutto quello che Louis riesce a pensare, prima di rendersi conto di avere già deciso, o forse l'ha fatto nel momento in cui l'ha visto entrare nella stanza.
Senza dire una parola si alza e si infila le scarpe. È già in tuta, quindi non deve cambiarsi, si limita a prendere il cappotto sotto lo sguardo allibito di Harry, come se nemmeno lui credesse al fatto di averlo veramente convinto.
-Allora?- soffia infine, visto che sembra intenzionato a starsene lì impalato -Muoviti, prima che cambi idea-
Harry si riscuote, e si affretta a seguirlo verso il garage. Dieci minuti più tardi sono entrambi in macchina di Louis, visto che Harry ha pensato bene di andare fino lì in taxi.
Nessuno dei due parla, all'inizio. Louis guida rapido nel traffico di Londra, cercando di ignorare la vocina nel retro del suo cervello che si ostina a ripetergli di tornare a casa, Harry invece continua a cambiare stazione radio, fermandosi solo quando passano una vecchia canzone dei Blink 182.
Canticchia piano, con quella voce calda e roca che Louis ha imparato a conoscere. Deve ammettere che è una sensazione piacevole, stare al caldo dell'abitacolo, ascoltando semplicemente Harry.
Arrivano al National History Museum poco più tardi e, dopo essere entrati, si mettono in coda per ritirare i pattini.
-Avremmo dovuto portare i nostri- mugugna Louis, quando si ritrova tra le mani i pattini di plastica presi a noleggio.
-Non brontolare- lo riprende Harry, mollandogli una gomitata -Se dobbiamo fare una cosa la facciamo fino in fondo-
-Te ne pentirai, quando avrai i piedi pieni di vesciche- commenta Louis -Ti avviso che non varrà come scusa, domani. Ti allenerai, a costo di sanguinare-
Per tutta risposta, Harry alza gli occhi al cielo, sedendosi su una panchina. Si mette i pattini alla velocità della luce, e Louis lo imita.
È da un anno e mezzo che non prova quella sensazione, quel brivido che gli veniva solo all'idea di entrare in pista. Gli è mancato terribilmente, se ne accorge solo ora.
Quando poggia il primo piede sul ghiaccio, gli sembra di non respirare, perchè per un attimo teme di non essere più capace di muoversi, di aver perso tutta la fiducia che aveva in sè e nello sport che amava. Rimane fermo, ancorato alla balaustra, sforzandosi di mantenere il controllo.
Decine di persone pattinano in circolo davanti a lui, ma tutto ciò che riesce a vedere è l'immagine di se stesso a terra, preda di un dolore lancinante. Dolore che non sa se ricollegare al suo ginocchio o al suo sogno andato in frantumi.
Harry sembra leggergli dentro, perchè gli afferra una mano, delicato come solo lui sa essere, e lo tira verso di sè.
-Avanti, Lou, facciamo un giro. Piano, d'accordo?-
Lo dice senza scherno, e Louis si sente protetto. Si sente compreso, nonostante sappia che Harry è all'oscuro di tutto.
Muove le gambe, e gli bastano pochi passi per ritrovare tutto ciò che si è lasciato sfuggire tra le dita. Per ritrovare se stesso e la sua anima, tra le pieghe di quei progetti crollati. Nel giro di qualche minuto lui e Harry si muovono all'unisono, mentre Louis trova sempre più fiducia.
-Sei sicuro di poter sforzare il ginocchio?-
La domanda di Harry lo fa cadere dalle nuvole. Nessuno ha mai saputo il vero motivo del suo ritiro, nessuno a parte Liam, Zayn e il suo ex allenatore.
-Cosa...- prova a dire, rallentando -Co-come lo sai?-
-Louis, sono un atleta anche io- alza gli occhi al cielo Harry -So riconoscere una lesione, quando la vedo. Pattini caricando meno la gamba destra. Potrebbe essere la caviglia ma, vedendo il movimento che fai, sono piuttosto certo sia il ginocchio-
Louis sospira, guardando dritto davanti a sè. Solo in quel momento si rende conto che Harry lo sta ancora tenendo per mano. Stranamente, però, non gli dà fastidio. Forse merita la sua onestà, almeno in parte.
-È il legamento crociato anteriore- spiega a quel punto -Me lo sono rotto cadendo dalle scale, un anno e mezzo fa. In realtà diciamo che è l'intero ginocchio ad essere andato a puttane, perchè anche altri legamenti sono stati lesionati. Per questo ho dovuto lasciare il pattinaggio-
Sa di non essere stato completamente sincero, ma non è pronto a raccontargli cosa sia successo davvero. Può sopportare uno sguardo dispiaciuto, non crede di poter fare altrettanto se questo dovesse diventare compassionevole.
-Deve essere stato terribile, per te- dice Harry.
-Già-
-Posso chiederti perchè non ti sei operato?-
Louis alza le spalle. La risposta è terribilmente complicata, quindi non sa proprio come iniziare a spiegarsi.
-La mia carriera era comunque compromessa- dice allora -Il medico è stato piuttosto chiaro. Avrei potuto pattinare di nuovo, ma non riprendere l'attività agonistica-
Hanno fatto un altro mezzo giro nel frattempo, separandosi solo il tempo necessario ad evitare un bambino che si era spiaccicato a terra.
-E non sarebbe stato meglio di niente?- domanda Harry, sinceramente curioso.
Louis scuote la testa.
-Non ci sarei mai riuscito- risponde, piano. Non sa perchè gli sta dicendo tutto questo, sa solo che è la cosa giusta da fare, adesso -Ho passato vent'anni di vita a cercare la velocità, a rincorrere la perfezione. Mi sono allenato ore intere solo per riuscire a fare una combinazione di passi particolare, rendendola precisa al millimetro. Non potrei sopportare di tornare in pista e perdere tutto questo. Rendermi conto che i miei movimenti sono diventati goffi e pesanti, che le mie gambe non sono più in grado di fare ciò che facevano una volta. No, grazie-
-Forse all'inizio sarà così, ma magari poi...-
-Magari poi niente- taglia corto Louis, sospirando -Forse potrò pattinare, ma sicuramente non saltare, o gareggiare. Che senso avrebbe allora?-
-Non lo so..- ammette Harry -Forse non potrai più gareggiare, ma ci deve pur essere un modo per poter fare quello che ami. Forse potresti rimanere nel mondo del pattinaggio, solo con un ruolo diverso-
-Dovrei accontentarmi di realizzare un sogno di serie B, perchè quello di serie A è ormai perduto?- chiede Louis, amaro.
-Sempre meglio un sogno di serie B che non essere in grado di sognare- sorride Harry. -E poi sentiamo, quale sarebbe questo sogno?-
Louis si morde un labbro. Si guarda i piedi, stretti nei pattini. Incredibile a dirsi, si sente più in equilibrio su quelle due lame di quanto lo sia stato fino a pochi minuti prima.
-Ho sempre pensato che, quando mi fossi ritirato dalle competizioni, avrei allenato dei bambini- racconta -Ma non posso farlo in queste condizioni. Devo riuscire a pattinare, almeno un minimo, per insegnare loro come si fa. E comunque, non credo neanche di essere nel momento adatto per occuparmi di qualcun altro-
-Però ti stai occupando di me- osserva Harry, con tutta la semplicità del mondo.
-È diverso- ribatte Louis -Tu sei già a un alto livello, posso seguirti anche da bordo pista-
-Non sto parlando solo di questo. Nonostante il tuo pessimismo cosmico, hai accettato di aiutarmi, Louis. Perchè?-
Harry si è fermato, adesso, e Louis non può fare altro che imitarlo.
-Non lo so- dice infine, sentendo gli occhi verdi di Harry passarlo da parte a parte -Suppongo di non avere avuto altra scelta. Avevi bisogno di me-
-È vero- sorride Harry -Ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno del pattinaggio, anche se non lo ammetterai mai-
-Non psicanalizzarmi, Haz-
Harry ride sentendo quel soprannome, poi torna serio.
-Sai, mio padre se ne è andato di casa, due mesi fa- racconta -Aveva un'altra donna e ha lasciato mia madre, confessandole di averla tradita per un sacco di tempo. Solo sapendo questa cosa sono riuscito a dirgli che non volevo più che fosse lui il mio allenatore. Prima non ci ero mai riuscito, nonostante odiassi il modo in cui mi trattava, nonostante a causa sua fossi arrivato al punto da odiare lo sport che amo più di ogni altra cosa al mondo-
-Perchè mi stai dicendo questo?- chiede Louis, confuso. Sfiora una spalla di Harry, nel vedere i suoi occhi lucidi, poi si ritrae, timoroso di spingersi troppo oltre.
-Per dirti che a volte è più facile accettare le cose come sono, nonostante facciano schifo- mormora Harry. Sembra incredibilmente più grande della sua età, in quel momento, forse a causa del dolore impresso sul suo viso -Ci raccontiamo che va bene così, che non c'è nulla che possiamo fare per cambiarle, ma la verità è che mentiamo a noi stessi solo perchè abbiamo paura-
-E cosa c'entra questo con me?-
-C'entra perchè tu sei terrorizzato, Louis- dice Harry, senza girarci attorno -Perchè temi di perdere te stesso, ammettendo che il tuo sogno di serie A non è tutto quello che sei, ma che ci possa essere anche molto altro-
Louis allarga gli occhi, perchè non è possibile che quel dannato ragazzino possa capirlo così bene. Lo guarda, di sotto in su, e c'è qualcosa di poetico nascostro tra i tratti del viso di Harry Styles. Forse sono quegli occhi troppo verdi, o il sorriso aperto. Forse è il naso appena troppo lungo, o le spalle così larghe. Forse è il suo essere così semplicemente se stesso, vero e fragile e coraggioso e pieno di talento.
Ed è allora che capisce che forse è troppo tardi.
Forse lui si è già perso.





Zayn è preoccupato. In effetti è perennemente preoccupato, quando lascia carta bianca a Louis. Per carità, sa benissimo quanto sia bravo nel suo campo, e non avrebbe di certo messo a repentaglio la carriera di Harry se in fondo non si fidasse di lui, ma c'è sempre il fatto che Louis sappia essere spesso piuttosto imprevedibile.
Già.
Mancano solo due giorni all'amichevole, e per questo decide di andare a fare un sopralluogo alla pista, giusto per tranquillizzarsi. Vuole essere certo che le cose tra quei due vadano bene, che tutto non stia andando a rotoli e che il suo investimento non sia stato un completo disastro. Così, decide di salire dalla scala antincendio, in modo da poter osservare l'allenamento senza essere visto. Sono le cinque del pomeriggio e fuori c'è già buio, oltre che piuttosto freddo, così Zayn fa un sospiro di sollievo una volta dentro, crogiolandosi nel piacevole tepore.
Grande è la sua sorpresa quando vede Harry in piedi lì accanto, il cappotto addosso e il borsone su una spalla.
-Cosa fai qui?- gli chiede, raggiungendolo.
Harry lo nota solo in quel momento e si porta subito un dito davanti alle labbra, intimandogli il silenzio. Zayn lo guarda, leggermente confuso, fino a che Harry non fa un cenno del capo verso la pista, giù in basso.
Zayn, senza capire, segue il suo sguardo, e il cuore gli fa una capriola nel petto, quando vede una figura pattinare sul ghiaccio, librandosi con l'eleganza e la grazia che non aveva mai visto in nessun altro, se non in lui.
Louis.
Chiaramente è convinto di essere solo, e a Zayn quasi vengono le lacrime agli occhi nel vederlo. Sembra essere nel suo elemento, e forse lo è davvero, accarezzando il ghiaccio con quelle lame che per prime gli hanno insegnato come ballare sulla vita.
-Abbiamo finito prima- sussurra Harry a quel punto -Perchè dovevo andare in palestra. Ero già fuori, quando mi sono accorto di aver dimenticato qui le chiavi di casa, e quando sono rientrato l'ho visto lì. Non è meraviglioso?-
Zayn non saprebbe dire se si stesse riferendo a Louis pattinatore o a Louis...Louis, ma dagli occhi brillanti di Harry crede parli di entrambi.
-Non dovrebbe fare così, è pericoloso- si sforza di dire, nonostante la gioia di vedere l'amico fare ciò che ha sempre amato, ciò per cui aveva sacrificato tutto. Ovviamente non fa salti, o movimenti particolarmente difficili, perchè è fuori allenamento, e comunque è certo che anche Louis conosca il limite oltre il quale non deve spingersi, eppure anche solo vederlo pattinare, o muovere le braccia, o roteare i piedi, è abbastanza per vedere l'ombra del grande campione che è stato.
-Mi ha accennato del suo ginocchio- confessa Harry -E Dio, non so come abbia fatto in questo anno e mezzo. Guardalo, lui è nato per questo-
La venerazione che sente nel tono di Harry, mette quasi in imbarazzo Zayn. Ora sono appoggiati alla balaustra, uno accanto all'altro, e lui studia il volto del ragazzo. Gli occhi verdi seguono ogni più piccolo movimento di Louis, in un modo così intimo ed ardente che Zayn si sente in dovere di distogliere lo sguardo, come se stesse violando un momento privato.
Si morde un labbro, perchè ha paura di quello sguardo. L'ultima volta che ha parlato con Louis, non ha sospettato niente, eppure ora ha la sensazione che tra lui ed Harry ci sia qualcosa. Non sa quanto profondo sia, non sa nemmeno se loro se ne siano accorti, eppure questa cosa lo spaventa. Sa quanto possono essere deleteri i rapporti tra sportivi, a maggior ragione se avvengono tra un allenatore e un suo atleta.
-È stata proprio sfortuna la sua- continua Harry -Cadere da quelle scale-
Prima che Zayn possa controllarsi, sul suo viso si disegna un'espressione sorpresa. Si ricompone dopo qualche secondo, ma evidentemente è stato un tempo sufficiente perchè Harry se ne accorgesse.
-Lo sapevo- mormorò a quel punto il ragazzo -Sapevo che mi aveva mentito-
Lo dice piuttosto tranquillamente, non è arrabbiato. Solo rassegnato al fatto che Louis abbia più di qualche scheletro nell'armadio, probabilmente.
-Louis è pieno di paure- prova a dire Zayn -Non lo fa con cattiveria, o per ferirti..è solo...-
-È solo Louis- sorride Harry, con affetto -È un pattinatore, e io so cosa vuol dire respirare solamente ghiaccio per buona parte della tua vita. A un certo punto è come se non riuscissi più a sentire altro che freddo-
Zayn rimane in silenzio, stupito di come Harry in sole poche settimane sia riuscito ad inquadrare Louis come lui, e nemmeno Liam, sono mai riusciti a fare. Ma forse è perchè loro due in fondo sono anime affini, e le anime affini finiscono sempre per trovarsi. Pensa che Harry e Louis siano uguali, che vivano ed amino con la stessa intensità, in equilibrio su lame troppo sottili.





Il giorno della gara, Louis decide di passare a prendere Harry a casa in macchina e, quando arriva all'indirizzo che lui gli ha mandato, rimane un attimo perplesso. È certo di essersi sbagliato, perchè quello in cui si trova è un quartiere assolutamente normale. Niente case di lusso, niente viali con alberi ben curati, niente macchine eleganti parcheggiate, solo una via come tante altre, piena di case a schiera che si susseguono.
Scende dalla macchina, e sente qualcuno chiamare il suo nome. Si volta, e Harry è già lì accanto a lui, che lotta per infilare il suo borsone nel baule troppo stretto.
-Potresti darmi una mano, sai?- sbuffa, dal momento che Louis è troppo occupato a guardarsi intorno, per collaborare.
-Oh, si, scusa!-
Insieme riescono a incastrare tutto e, dopo poco, salgono in macchina.
Louis si districa nel traffico, controllando l'orologio ogni cinque minuti. La prova pista sarà alle dieci in punto, sono le sette e mezza, quindi hanno ancora un po' di margine.
Hanno tutto il tempo di arrivare e di effettuare anche il riscaldamento. Lancia un'occhiata a Harry, che guarda fuori dal finestrino. A vederlo così, non sembrerebbe particolarmente agitato, ma le mani serrate in grembo la dicono lunga.
Prima che il suo cervello gli urli di fermarsi, Louis si allunga verso di lui e, con dita leggere, gli sfiora il dorso della mano.
Harry si rilassa immediatamente, lasciando andare la presa su se stesso per arrendersi al tocco di Louis. Solleva il palmo verso l'alto, permettendo a Louis di posare la mano sulla sua. Le loro dita si intrecciano per un brevissimo istante, prima che Louis si accorga di ciò che sta facendo, e riporti immediatamente entrambe le mani sul volante, fissando la strada. Può sentire lo sguardo di Harry su di sè, sorpreso e forse un po' ferito, ma decide di non darvi peso.
-Hai mangiato, stamattina?- gli chiede.
-Sì. Ho fatto tutto quello che mi hai detto- risponde Harry, con voce sottile. -Spero solo che resti nel mio stomaco-
Louis non riesce a trattenere un sorriso. Sa perfettamente cos'è l'ansia, e solo con tanto lavoro lui è riuscito a dominarla. Harry è forte, ed è sicuro sarà capace di farlo anche lui, prima o poi.
-Perchè quando sei arrivato a casa mia avevi l'espressione di uno che ha appena visto un fantasma?- chiede a quel punto Harry, divertito.
-Beh- mormora Louis -Non so come dirtelo, Haz, ma tu hai un sacco di soldi-
Lo guarda di sfuggita, poi riporta lo sguardo sulla strada perchè ha seriamente rischiato di investire una vecchietta.
-Ci è mancato poco- osserva Harry, ridendo nervosamente -Comunque, grazie dell'informazione, davvero. Hai bisogno di un prestito?-
-No, sciocco- alza gli occhi al cielo Louis, mettendo la freccia e svoltando a destra -Era solo una considerazione. Mi chiedevo perchè vivessi ancora in quel posto, visto che potresti permetterti un castello, praticamente-
Harry non è ancora ai massimi livelli, certo, ma Louis sa perfettamente l'ammontare del premio per chi vince l'oro a un Grand Prix, tanto per dirne una.
-Abito con mia mamma e mia sorella- alza le spalle Harry -Abbiamo sempre vissuto lì e, dopo tutte le cose destabilizzanti degli ultimi mesi, credo che abbiano bisogno di me, capisci? Non è il momento adatto perchè anche io me ne vada, si sentirebbero sole-
Louis rimane zitto per qualche istante, perchè a volte non riesce semplicemente a credere che Harry sia reale. Come può esistere una persona tanto altruista, tanto buona?
Se ripensa a se stesso a quell'età, tutto quello che ricorda è un ragazzino leggermente arrogante, pieno di progetti, ansioso di lasciare Doncaster per trasferirsi in una grande città e avere il mondo ai suoi piedi. Ci era riuscito, a ottenere quello che voleva, ma era stato a discapito della sua umanità, dei suoi affetti.
-Sei una brava persona, Harry- riesce semplicemente a dire, alla fine.
Nel frattempo sono arrivati al palazzetto dello sport, dove si terrà la competizione. Ci sono già parecchi tifosi assiepati all'esterno, che premono per potersi avvicinare alla macchina. Louis parcheggia nel posto riservato e, appena scende, mille flash lo accecano. Impreca tra i denti, si era scordato quel lato del suo mestiere, ma era inevitabile che il suo ritorno, per di più accanto a una delle promesse del pattinaggio, avrebbe destato scalpore.
Gira attorno alla macchina, mentre decine di giornalisti si accalcano attorno a loro per fare domande. Harry, sempre troppo gentile, non riesce a scansarli, con il risultato di ritrovarsi almeno cinque microfoni davanti alla bocca. Si morde un labbro, cercando con gli occhi una via di fuga, evidentemente a disagio.
-Permesso- sbotta Louis, dando una spallata a un giornalista e afferrando Harry per le spalle, sentendolo tremare leggermente.
Ignora i richiami delle persone lì attorno, socchiudendo gli occhi di fronte agli scatti delle macchina fotografiche e, stringendo il braccio di Harry, cerca di avanzare verso l'entrata, tirandoselo dietro.
-Nessuna intervista, non prima della gara- sibila tra i denti, fendendo la folla, incurante di pestare piedi o di risultare scortese. Dopotutto non deve più fare buon viso a cattivo gioco, nè cercare di essere cortese per rispetto ai suoi fans. Dopotutto, forse c'è qualche lato positivo ad aver concluso la sua carriera.
-Avanti, forza- dice, sospingendo Harry davanti a sè, una volta all'ingresso del palazzetto. Lo lascia passare dalla porta, sospirando di sollievo una volta che sono entrambi all'interno, circondati solo dal silenzio.
-Aspettami qui, d'accordo?- mormora, stringendo una spalla di Harry e indicando una signora in un angolo -Vado a ritirare i nostri pass. Non ti muovere-
Harry annuisce, e Louis si sente un idiota a parlargli come se avesse a che fare con un bambino. Poi però pensa che in fondo forse è ciò di cui lui ha bisogno, ciò che non ha mai avuto: qualcuno che si occupasse di lui, che avesse a cuore il suo benessere. E Dio, ora Louis vorrebbe solo stringerlo e proteggerlo, a qualunque costo. Vorrebbe prendere su di sè tutte le sue paure, vorrebbe tenerlo al sicuro da quell'ambiente e da tutto il mondo.
Ritira i pass con mani nervose, confuso dai suoi stessi pensieri. Quand'è che Harry è diventato così importante, di preciso, così necessario?
Quand'è che ha iniziato ad alzarsi dal letto solo per vedere i suoi sorrisi?
Scuote la testa, raggiungendolo di nuovo e porgendogli il cartellino. Aspetta che se lo metta al collo quindi, poggiandogli una mano alla base della schiena, lo guida verso gli spogliatoi.
Quel gesto deve bastare a tranquillizzare Harry, perchè le sue spalle si fanno meno rigide, il respiro più regolare. Dieci minuti più tardi, quando inizia a scaldarsi, è tornato quasi normale.
Louis lo guarda mentre corre, fa i piegamenti, cercando di concentrarsi su di lui e non sulle persone attorno a loro. Non è una competizione ufficiale, quindi molti dei grandi campioni non ci sono, ma questo non vuol dire che non siano presenti molti dei suoi ex-rivali. Ed ha paura di non essere pronto ad affrontare tutto questo.
-Louis!-
Si riscuote all'improvviso, sentendo la voce di Harry. Mette a fuoco, ed è lì in piedi di fronte a lui, probabilmente già da diversi secondi.
-Va tutto bene?-
-Certo- mormora, cercando di riscuotersi -Dimmi-
-Mancano dieci minuti alla prova pista- spiega Harry, guardando l'orologio -Vado a prepararmi-
Louis fa segno di sì con la testa e, mentre Harry va nello spogliatoio, non senza prima lanciargli  un'ultima occhiata confusa, lui rimane lì a fissarsi i piedi.
Non può distrarsi in quel modo, dannazione. Deve essere forte per Harry, non può permettersi di crollare.
Il passato deve rimanere sepolto, altrimenti rischia davvero di rovinare tutto.
La prova pista di Harry va piuttosto bene, e questo serve a dare ad entrambi un po' di fiducia. Quando suona il campanello che indica la fine della prova, Harry raggiunge Louis a bordo pista.
-Bravo- sorride Louis -I passi all'inizio erano quasi perfetti. Ricordati di stendere di più la gamba prima del triplo lutz, e occhio all'arrivo dopo la trottola abbassata. Sembri sempre sul punto di scivolare-
Harry annuisce, concentratissimo, accettando la bottiglietta d'acqua che Louis gli passa.
-Ma bene bene. Allora è vero quel che si dice. I perdenti diventano allenatori-
Nel sentire quella voce fin troppo familiare, Louis avverte una stretta poco piacevole allo stomaco. Si volta lentamente, sperando che sia tutto un incubo, ma quando si trova davanti Nick Grimshaw in persona, è costretto ad ammettere che quella è la dura realtà.
-Nicholas- borbotta, formale -Non pensavo che prendessi parte a queste gare-
Grimshaw, un metro e ottanta di talento e boria, non necessariamente in quest'ordine, alza le spalle, un mezzo sorriso sul volto.
-Di solito non lo faccio- sogghigna -Ma non mi sarei perso per niente al mondo il grande ritorno di Louis Tomlinson-
Louis stringe i pugni. Sente Harry muoversi alle proprie spalle, e non vuole che lo veda perdere le staffe. La voglia di tirare un pugno sul naso a quell'idiota, però, è veramente tanta.
-Allora, Louis, come va il tuo ginocchio?- sibila Nick, sprezzante.
-Bene, grazie- risponde, rigido. Non gli darà la soddisfazione di farsi vedere turbato.
-Ma davvero? Come mai non ti si vede più in pista, allora?- ribatte l'altro, gli occhi assottigliati -Strano che una caduta dalle scale crei un danno simile, no? Ah, Louis...a cercare di volare troppo vicini al sole si finisce per bruciare-
Louis spalanca gli occhi, perchè qualcosa nell'espressione di Nick gli dice che sa cosa gli è accaduto.
-Hai saputo che ho un nuovo allenatore?- continua l'altro, perfido.
-Davvero?- mormora Louis, una sensazione spiacevole addosso.
-Già. Eccolo là-
Louis segue con lo sguardo il dito di Nick e, a una cinquantina di metri da loro vede Ben Winston, il suo vecchio allenatore, parlare con dei suoi collaboratori.
Ed in quel momento esatto qualcosa dentro di lui si rompe. Ben era stato il suo mentore, la sua ombra, il suo primo tifoso. Si era affidato a lui in tutto e per tutto, lasciandosi guidare passo dopo passo. Fino a quell'ultima, stupida decisione. L'unica volta in cui non aveva ascoltato Ben, l'unica volta in cui non avevano camminato l'uno accanto all'altro.
-A nessun allenatore piace avere un atleta che non è disposto a seguirlo in tutto e per tutto- osserve Nick, tranquillo.
Louis si morde un labbro, perchè sente che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Non è sicuro di riuscire a sopportare anche quest'ultima umiliazione. Si sente tradito, perchè era ovvio che Ben avrebbe dovuto trovare un altro pattinatore da allenare, ma non il suo più grande rivale, non Nick. Ed evidentemente gli ha anche raccontato la verità sul suo infortunio. Sta quasi per perdere il controllo, quando sente una mano grande e calda posarsi sulla sua schiena.
Il tocco leggero di Harry basta a ricordargli dove si trova, e le responsabilità che ha lui adesso. E poi sente la sua voce, bassa e liquida, secca e forte allo stesso tempo.
-Ora basta-
Harry pronuncia lentamente quelle due parole, mettendosi al suo fianco, e all'improvviso i ruoli sembrano invertiti. È lui a fargli da scudo, adesso, è lui a coprirgli le spalle.
-Harry Styles- esclama Nick, deliziato -Questo vuol dire che ci onorerai della tua presenza in pista, oggi? O ti ritirerai come fai metà delle volte? -
Harry sembra vacillare per un attimo, ma non fa una piega.
-La metà delle volte in cui mi sono presentato, ho seriamente rischiato di farti il culo, Grimshaw- sorride dolcemente Harry, senza lasciare la presa su Louis -E adesso che ho cambiato allenatore, succederà molto più spesso, credimi. So che hai iniziato a vincere qualche gara, da quando Louis ha smesso, ma non ti ci abituare-
-Ma davvero? Styles, dammi retta. Chiedi a Louis perchè non pattina più, non vorrai che distrugga la tua carriera come ha fatto con la sua-
Harry rimane in silenzio per un attimo, mentre Louis si gela sul posto. Vede Harry voltarsi verso di lui e, per un attimo, teme che davvero gli farà quella domanda ma, come al solito, lui lo sorprende. Gli afferra la mano e, superando Nick con una spallata ben assestata, si allontana.
Non si ferma fin quando arrivano nello spogliatoio. Aspetta che Louis entri, poi si chiude la porta alle spalle e, senza dargli il tempo di reagire, si volta e lo stringe in un abbraccio fortissimo.
Louis rimane un attimo interdetto, perchè questa è davvero l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
-Haz...- mormora.
-Shhhh, non dire niente- sussurra Harry, affondando il viso nella sua spalla -Io mi fido di te, Lou. Mi fido di te e non ti tradirò mai, è chiaro? Puoi contare su di me. Batterò quel pallone gonfiato, a costo di allenarmi giorno e notte. Lo batterò-
Non aggiunge Per Te, ma quelle due parole rimangono lo stesso sospese nell'aria.
E a quel punto Louis se ne frega se non è appropriato, se ne frega se questo potrebbe confondere ancor di più i limiti tra loro due, se ne frega di tutto, e lascia scivolare le proprie mani sulla schiena di Harry, stringendolo a sua volta.
Inspira contro i suoi capelli, sorridendo nel sentire quel profumo maschile e delicato, ormai così familiare.
-Andiamo- dice dopo qualche istante, staccandosi -Abbiamo una gara da affrontare-





Harry è il settimo ad entrare in pista. Louis gli impedisce di guardare le esibizioni degli altri, per non agitarsi. Solo quando il sesto pattinatore, Calum Hood, entra in pista, si avvicinano all'ingresso.
Louis guarda sugli spalti, e subito individua Liam e Zayn, che si sbracciano. Nella fila sotto di loro, ecco Niall insieme a due donne, che sicuramente sono la madre a la sorella di Harry. È contento che abbia un po' di tifo, è contento di vedere che sono lì per lui. Per loro, forse.
Scaccia il pensiero, nel vedere il colorito verdognolo di Harry. Ha vomitato due volte, nell'ultima mezz'ora, e ora ha l'espressione di chi vorrebbe essere da tutt'altra parte. Gli sale un moto di rabbia nel pensare a come Des Styles avesse potuto, in quei momenti, mettere pressione addosso al figlio invece di cercare di rilassarlo.
-Haz, guardami- lo chiama.
Subito gli occhi verdi e incredibilmente spaventati di Harry sono su di lui.
-Non c'è nulla di cui avere paura- si sforza di sorridere -Devi solo fare ciò che hai sempre fatto-
-E se dovessi sbagliare tutto?- sussurra Harry, torcendosi le mani, mentre Calum Hood esegue un perfetto doppio salchow.
-Non succederà nulla- assicurò Louis -Mi troverai comunque qui ad aspettarti, e insieme cercheremo di capire cosa non ha funzionato. Sono qui per questo, Haz. Non sei solo, ci sono io a guardarti le spalle. Sempre. È chiaro?-
Harry annuisce lentamente, e sembra appena più tranquillo. Louis si sente meglio, perchè ha fiducia in lui. Sa che, se riuscirà ad entrare in quella maledetta pista, allora tutto andrà bene, perchè Harry ha un talento incredibile, e quando inizia a pattinare non c'è nulla che può andare storto.
-Ti aspetto al kiss and cry, d'accordo?- dice, posandogli una mano sul braccio. Il disco di Calum sta per finire, è quasi il suo turno.
Sta per lasciarlo andare, ma qualcosa negli occhi di Harry gli dice di aspettare lì finchè non sarà il suo turno di entrare in pista. Rimane, allora, massaggiandogli delicatamente un punto tra le scapole per fargli coraggio. Harry ha le dita serrate sulla balaustra, le nocche quasi bianche.
Louis sa che deve fare qualcosa, che è ora il momento di convincerlo a dare tutto quello che ha, ad essere coraggioso.
Così si avvicina al suo orecchio, incurante del fatto che centinaia di persone lo stiano guardando.
-Pattina come se ti stessi guardando solamente io- sussurra.
Harry pianta gli occhi nei suoi, le guance leggermente arrossate e, dopo un tempo che sembra lunghissimo, annuisce.
E poi, finalmente più forte della paura, entra in pista.





Il giorno dopo una gara è sempre parecchio strano. Ci sono atleti che si prendono qualche ora di libertà, altri che riguardano il video dell'esibizione, e altri ancora che si allenano come fosse un giorno qualsiasi.
Louis era uno di questi ultimi. Quando stilava il proprio programma di allenamento non escludeva le domeniche, figurarsi i giorni post-gara.
Anzi, lui e Ben ritenevano che fossero i momenti migliori, perchè insieme potevano studiare nei minimi dettagli e a mente fresca ciò che era accaduto durante l'esibizione. Quindi, memore di ciò, Louis obbliga Harry a presentarsi alla pista, quel pomeriggio. La mattina gliel'ha lasciata libera, bontà sua, visto che la sera prima hanno fatto piuttosto tardi.
-Allora- esordisce, quando se lo trova davanti -Sei riuscito a dormire?-
Harry sorride, finendo di allacciarsi i pattini.
-Poco, in realtà.- ammette -È sempre così dopo una gara, l'adrenalina resta a mille-
Louis annuisce, perchè conosce fin troppo bene quella sensazione. Quando aveva detto addio alle competizioni, era certo che non l'avrebbe più sentita. Mai avrebbe immaginato di poterla avvertire di nuovo, seppur in maniera diversa, attraverso Harry. Mai.
-Forza. Prova una volta il disco per riscaldarti, poi parliamo di ieri-
Louis guarda Harry che, obbediente, pattina verso il centro della pista. La musica si spande nell'aria, e Harry inizia.
Lo segue con gli occhi, e alle immagini che vede davanti a sè si sovrappongono quelle del giorno precedente, quando un Harry bellissimo, stretto nel suo abito nero lucido, con i capelli che danzavano sulle spalle, si muoveva come se non avesse peso, come se fosse nato solo per fare quello, e per essere osservato da Louis.
Ricorda quei passi precisi, i piedi che si muovevano veloci, lasciando tacche decise su quel ghiaccio che era il suo migliore amico e il suo peggior nemico allo stesso tempo. Ricorda le braccia che disegnavano magie nell'aria, le spalle guizzanti, i fianchi stretti. Ricorda i salti perfetti, gli incroci precisi. Ricorda anche quell'arrivo del triplo rittberg appena un po' sbavato, cosa che gli ha fatto mancare il gradino più alto del podio, per un soffio.
Ha vinto Nick Grimshaw, anche se di pochissimo, Harry ha dovuto accontentarsi della seconda posizione, ma a Louis non importa. Proprio lui, che ha sempre pensato che il secondo classificato fosse il primo dei perdenti, ora si ritrova ad essere così fiero di Harry che pensa che il suo cuore potrebbe scoppiare da un momento all'altro.
Ci sono riusciti, insieme, ce l'hanno fatta, e non importa se non sono riusciti a vincere. Hanno altre mille occasioni per farlo. 
-Dobbiamo proprio sistemare quel salto- commenta, quando Harry lo raggiunge alla fine del disco -Tra due settimane c'è la prima gara di Grand Prix, e non puoi sbagliarlo-
Harry annuisce, poggiandosi alla balaustra.
-Beh?- alza un sopracciglio Louis -Cosa fai qui fermo? Voglio che provi quel salto almeno quindici volte di fila-
-Oh dai- protesta Harry -Ho appena vinto una medaglia d'argento, pensavo avremmo festeggiato almeno un po'-
-Venti volte- sorride Louis, candidamente -Fila!-
Harry se ne va, bofonchiando tra i denti qualcosa che sembra assomigliare vagamente a un despota, ma non gli importa.
È deciso a portare Harry in cima al mondo, là dove lui è stato per troppo poco.
Dei venti rittberg, Harry ne sbaglia solo tre.
-Mica male, no?- sbuffa, stanco morto, quando torna da Louis.
-Questo lascialo dire a me- ribatte l'altro -Devi riuscire a farli tutti perfetti, prima di essere soddisfatto. Comunque, direi che per oggi può bastare-
Harry sorride, uscendo dalla pista. Si siede sulla panchina, sfilandosi i pattini e mettendo il copri-lama.
-Visto che l'allenamento è finito- esordisce Louis -Direi che possiamo passare a questo-
E, dalla borsa, estrae una bottiglia magnum di spumante, facendo brillare gli occhi di Harry.
-Sei stato bravo, ieri- commenta, prendendo anche il cavatappi che, previdentemente, aveva portato da casa -È giusto festeggiare-
Harry afferra con dita tremanti il bicchiere che Louis gli porge, e tiene gli occhi puntati su di lui mentre gli versa da bere.
Louis se ne accorge, può sentire lo sguardo di Harry trafiggerlo, ma si sforza di non darlo a vedere.
-Non ci sarei mai riuscito senza di te- lo sente dire a un tratto, con voce roca -Grazie-
Si siede accanto a lui, alzando il bicchiere di carta per fare un brindisi. Harry lo imita, poi bevono insieme. È uno spumante buonissimo, direttamente dalla cantina della villa di Louis. Non ricorda nemmeno chi sia stato a regalarglielo.
-Ringraziami quando vincerai almeno quanto me, ragazzino- dice poi, strizzandogli l'occhio.
Harry ridacchia, riempiendo di nuovo i bicchieri di entrambi. Non c'è caldissimo, lì dentro, ma entrambi hanno ben presto le guance chiazzate di rosso.
Louis dovrebbe reggere piuttosto bene l'alcool, ma dopo quattro bicchieri sente la testa girargli appena un po'. Forse non è il vino, forse è solo la presenza intossicante di Harry, che sembra riempire di luce quel luogo.
-Sai che non ti chiederò nulla, Lou- dice a un tratto Harry, gli occhi lucidi -Non se non sarai tu a volermelo dire-
Louis lo guarda, capendo subito a cosa si stia riferendo. Le parole di Nick del giorno prima gli bruciano ancora addosso, e sa che nemmeno Harry le ha dimenticate.
-Voglio solo che tu sappia- continua il ragazzo -che nulla potrebbe cambiare l'opinione che ho di te. Mi fido ciecamente, non mi affiderei mai a nessun altro. Non dopo aver avuto te-
Louis deglutisce, perchè gli occhi di Harry sono dannatamente troppo verdi, mentre mette la sua carriera nelle sue mani. E a quel punto pensa che glielo deve. Gli deve la propria onestà, quanto meno.
-Stavo provando a fare il quadruplo axel- dice a quel punto, tutto d'un fiato, prima di poter cambiare idea.
Harry sgrana gli occhi, chiaramente non aspettandosi nulla di quel genere.
-Cosa?- soffia.
-Già- sorride amaro Louis -Una pazzia, non è vero? Me l'aveva detto Ben, e persino Liam, il mio preparatore atletico. Mi dicevano che non ero pronto, che era un salto troppo difficile, che nessuno era mai riuscito a fare il quadruplo rittberg, figuriamoci l'axel-
-Sono quattro giri e mezzo di salto- soffia Harry, colpito.
-Appunto. Però io ero arrogante, e troppo ambizioso- mormora Louis, chinando il capo -Volevo entrare nella storia, alzare l'asticella così tanto da essere sicuro che fosse quasi impossibile per chiunque arrivare al mio livello. Sicuramente c'è già qualche altro pattinatore che sta provando a fare il quadruplo rittberg per primo, ma nessuno l'axel.-
-Solo tu avresti potuto riuscirci- dice Harry, sfiorandogli il braccio -Nessuno era forte quanto te-
-Se qualcuno lo fosse stato, forse non sarei stato così presuntuoso e sicuro di me- risponde l'altro, mestamente -Bisogna sforzare molto le gambe per ottenere sufficiente potenza da compiere quattro rotazioni e mezzo, quindi ho dovuto anche allenarmi molto più del solito. Troppo. E un giorno, il mio ginocchio non ha retto-
Gli si incrina la voce, mentre parla, così serra le labbra.
-Non...non potevo immaginare, mi dispiace- sussurra Harry.
-E di cosa?- si sforza di sorridere Louis -Non è colpa tua. Sono stato un idiota, avevo una carriera perfetta e l'ho rovinata per i miei stupidi sogni di gloria.-
-Volevi essere ricordato, Lou. Non c'è niente di male in questo-
-Il bello è che in allenamento mi era anche riuscito, alcune volte- continua Louis, senza nascondere una punta d'orgoglio -Ma come ben saprai, solo i salti fatti in gara contano. Quindi nessuno lo saprà mai. Rimarrò sempre Louis Tomlinson, il pattinatore che aveva tutto e che ha perso tutto. Una meteora-
Non ha nemmeno finito di parlare, che Harry sta già scuotendo la testa.
-Lo sai tu, Louis, lo so io. E non immagini quanto sia onorato di averti come allenatore- dice, in un modo così diretto che per un attimo Louis ci crede davvero.
La mano di Harry trova la sua, mentre l'altra gli si posa sulla guancia, per costringerlo a guardarlo in faccia. Sono uno di fronte all'altro, adesso.
-E poi, Lou- sussurra Harry, carezzandogli lo zigomo con il pollice -Tu non sei una meteora. Tu sei una cometa-
Louis allarga gli occhi per un attimo, mentre sente qualcosa sciogliersi, esattamente sopra il cuore. Per la prima volta, dopo tanti anni, non gli sembra di respirare ghiaccio.
Senza nemmeno rendersene conto, si sporge in avanti per far scontrare le proprie labbra con quelle di Harry.
Lui non si tira indietro, rispondendo al bacio all'istante, affondando le mani tra i suoi capelli. La bocca di Harry è morbida come l'aveva sempre immaginata, i suoi ricci così soffici.
Sente il sapore del vino sulla lingua di Harry, quando il ragazzo schiude le labbra per approfondire il contatto tra di loro. Louis scorre sulla panca per avvicinarsi di più a lui, stringendo le dita sul bordo della sua felpa. Geme piano, mentre Harry gli morde il labbro inferiore, per poi iniziare a succhiarglielo. Louis si stacca appena, per poi guardarlo un attimo e baciarlo di nuovo. Pone le mani alla base della sua schiena, tirandoselo in grembo e lasciando che allacci le gambe lunghissime attorno ai suoi fianchi.
-Harry, Harry, Harry- mormora sulla sua bocca, totalmente sopraffatto da quel momento. Non gli importa che sia giusto o sbagliato, non importa se l'indomani daranno la colpa al vino, non gli importa di altro che non sia quel meraviglioso ragazzo, che gli ha fatto dimenticare cosa volesse dire avere paura.
Harry si muove appena sopra di lui, le mani grandi ai lati del suo viso per non farlo allontanare. Gli lascia un ultimo bacio, poi rimane lì, la fronte posata contro la sua.
Louis si specchia nei suoi occhi, che ora sembrano molto più scuri del solito, annebbiati dal desiderio.
-Smettila di guardarmi così- non riesce ad evitare di dire Louis.
-Così come?- soffia Harry nella sua bocca, con voce spezzata.
-Come se volessi solamente venire a letto con me-
Harry non riesce a trattenere una risatina, prima di passare la lingua sul contorno delle labbra di Louis.
-Forse perchè è vero-
Prima che possa finire la frase, la bocca di Louis affonda di nuovo nella sua, più e più volte. Le dita della mano destra tirano i ricci di Harry, come aveva desiderato fare dalla prima volta che lo ha visto, forse, quando era rimasto incantato dal suo corpo snello e tonico, dalle sue gambe affusolate, da quell'aria da bambino troppo cresciuto agli occhi del mondo.
Sente le mani delicate di Harry risalire fino al colletto della sua felpa, armeggiare con la zip per qualche secondo e tirarla giù con lentezza estenuante. Dal canto suo Louis lascia andare per un attimo i suoi capelli, per scendere sul suo collo, carezzargli il pomo d'Adamo, serrando per un attimo la presa sulla sua gola e poi continuare sulla mascella volitiva, senza nemmeno un filo di barba.
Si stacca dalle labbra di Harry giusto il tempo di riprendere fiato, oltre che la cognizione di dove si trovano.
-Non possiamo stare qui, Haz- riesce a dire, con voce roca.
Lo vede sbattere le palpebre.
-Lou, ti prego...non andare via-
Il tono terrorizzato di Harry gli fa capire come abbia inteso male le sue parole, perchè in realtà andare via è l'ultima cosa che ora vorrebbe fare. Non crede di avere la forza di lasciarlo, anche se sa che forse dovrebbe.
Così -Spogliatoio- è quello che dice, prima di alzarsi e tirarselo dietro. Non sa come riescano a raggiungere la porta, perchè Harry gli si spalma addosso, praticamente, ma pochi istanti dopo sono chiusi dentro, nella penombra.
Louis capisce subito che a Harry piace giocare, perchè ogni volta che prova a baciarlo lui si ritrae, per provocarlo maggiormente. Lo fa finchè Louis non è costretto a serrargli le braccia dietro la nuca, spingendolo contro la propria bocca. Rabbrividisce, nel sentire la lingua di Harry affondare tra le sue labbra, carezzandogli il palato, i denti, con curiosità e lascivia.
Ogni immagine di quel ragazzino ingenuo scompare, mentre Harry lo costringe ad arcuarsi contro di lui, baciandolo con maggior intensità. Louis risponde con slancio, levandogli la parte superiore della tuta senza pensarci due volte. Sente l'aria fresca di quel luogo infrangersi contro la propria pelle calda, quando Harry lo spoglia a sua volta, rapido ed esigente. Sente le dita del ragazzo sulla propria schiena nuda, mentre traccia le indentature della sua spina dorsale.
-Hai freddo?- sussurra nell'orecchio di Harry, prima di affondare i denti nel lobo, facendolo gemere di piacere.
-Sto bene- risponde il ragazzo, lasciando andare la testa all'indietro.
Louis non gli crede nemmeno per un attimo, perchè lo sente rabbrividire sotto le sue mani così, camminando all'indietro, lo guida verso l'angolo in cui si trovano le docce.
Senza dare tempo ad Harry di fare domande, si stacca da lui e aziona il getto, aspettando che l'acqua si scaldi.
-Non voglio che ti congeli- sussurra poi, baciandogli una spalla nuda -Così dovrebbe essere meglio-
Harry sorride, grato, per poi iniziare ad armeggiare con la cintura dei jeans di Louis. Glieli sfila con un gesto fluido, per poi fare lo stesso con i propri pantaloni.
I boxer seguono poco dopo e, quando sono entrambi nudi, si spostano sotto l'acqua ormai bollente. Louis sospira, nel sentire quelle gocce calde entrare in contatto con la propria pelle. Allo stesso tempo la mano lenta ed esasperante di Harry risale lungo la sua coscia. Per tutta risposta posa le labbra sulla sua spalla, prima di morderlo e cominciare a succhiare in quel punto. Subito Harry si lascia andare in un basso lamento di piacere, i capelli ormai fradici, gli occhi socchiusi. Si lascia andare tra le braccia di Louis, il tanto che gli basta per affondare una mano tra le sue gambe, afferrargli l'erezione pulsante e iniziare a muoversi.
Facendolo, continua a fissare Harry, come per accertarsi che non voglia tirarsi indietro. Devono esserci dentro entrambi, in questa cosa, altrimenti sarà un disastro, lo sa.
Harry inizia a muovere i fianchi, andando incontro ai suoi movimenti, ma poi cerca di nuovo le labbra di Louis. È lento, nei movimenti, e allo stesso tempo sembra bruciare, tanto smania di desiderio. Louis si eccita nel sentire il calore delle loro carni vicine, il silenzio attorno a loro interrotto solo dai loro respiri spezzati e dal rumore dell'acqua, il modo in cui le dita lunghe di Harry riescono a carezzare ogni più piccola parte di lui. Adora sentire questa voglia insoddisfatta addosso, questo bisogno di lui che gli provoca quasi dolore fisico.
Harry spalanca gli occhi quando Louis serra la presa sul suo fianco, poi li pianta nei suoi, lo sguardo leggermente appannato, eppure un'espressione di sfida dipinta in volto.
Gli lascia un ultimo bacio, poi si volta contro la parete, le mani aperte sulle piastrelle della doccia. Si piega in avanti, impudicamente, con un movimento sinuoso che già da solo potrebbe bastare a far venire Louis.
A quel punto non riesce a trattenersi dal tracciare la linea della schiena larga di Harry, totalmente bagnata, prima con le dita e poi con le labbra.
-Avanti, Lou- lo supplica Harry.
-Avanti cosa, Haz?- non riesce a trattenersi dal prenderlo in giro, con voce vibrante -Cosa vuoi che faccia?-
-Vorrei che mi fottessi, adesso. Per favore- mormora il ragazzo, girando a fatica il collo per poterlo guardare in faccia -Per favore, Lou-
Louis sente una risata lottare per uscire, perchè Harry è ridicolo, davvero.
-Sì, va bene- si limita a dire infine, perchè non è sicuro di riuscirsi a trattenere ancora molto a lungo. -Aspetta solo un istante-
Veloce, si sporge fuori dalla doccia per afferrare alla cieca il portafoglio nella tasca dei jeans, lasciati cadere a terra. Bagna dappertutto, ma non importa, perchè un istante dopo è di nuovo da Harry. Appoggia il preservativo sul ripiano dove normalmente si mettono i saponi, mentre Harry, piegato di fronte a lui, allarga appena le gambe.
Approfittando dell'acqua, in mancanza d'altro, affonda un dito nell'apertura di Harry. Lo sente trattenere il fiato, mentre inizia a muoverlo dentro e fuori da lui ritmicamente. Serra i denti, rischiando il tracollo, sentendo i respiri spezzati di Harry che si inarca contro di lui. Insinua subito un secondo dito, facendoli scorrere il più lentamente possibile, sentendoli scivolare attorno ai muscoli che piano piano si abbandonano.
Il vapore acqueo ha ormai disegnato una cortina fumosa attorno a loro, e Louis sente così caldo che crede potrebbe bruciare per autocombustione da un momento all'altro. Tutto ciò che avvverte è Harry, sotto di lui, che si spinge contro la sua mano con sempre maggior energia.
Pochi istanti dopo sta muovendo tre dita dentro di lui, gli scatti del polso sempre più sconnessi, fino a che non capisce di aver toccato quel punto dentro di lui, perchè lo sente emettere un urlo spezzato.
-Non smettere- lo sente mormorare, con voce supplichevole -Fammi venire...-
Louis aumenta la pressione e il ritmo, intensificando i movimenti della mano, finchè non sente il corpo di Harry tendersi intorno a lui mentre raggiunge l'orgasmo, senza nemmeno essersi toccato. Aspetta finchè non smette di tremare, poi toglie le dita, facendo produrre ad Harry un sibilo di insoddisfazione.
Sogghigna, srotolandosi addosso il preservativo, poi entra in lui piano, abbracciandolo da dietro. Sente le gambe di Harry tremare, mentre si fa spazio dentro di lui, così lo sorregge, per quanto può.
-Dimmi se è troppo- gli sussurra, baciandogli una spalla -Non voglio farti male-
Harry scuote la testa, afferrandogli la mano che ha posato sul suo stomaco e facendo incastrare le loro dita.
-Sei perfetto, Lou-
Quando Louis comincia a muoversi dentro di lui, Harry si accascia contro il suo braccio, la fronte premuta contro la parete della doccia. Gli afferra un fianco con la mano libera, per allinearsi meglio, mantenendo un ritmo lento e snervante.
Sente che Harry è stanco, perchè ora gli va incontro con minore energia. Louis serra gli occhi, una mano affondata tra i capelli fradici di Harry, una girandola di colori dietro alle palpebre, così strana per uno come lui, a cui a volte sembra perfino di sognare in bianco e nero.
Al pensiero di ciò che si è perso fino a quel momento, Louis inizia a spingere dentro Harry con ritmo forsennato. Apre gli occhi giusto per cercare segni di dolore sul suo viso e, non trovandone, continua fino a stordirsi e a stordirlo. Con il retro della mente, vede la mano di Harry muoversi senza timidezza, più sicura di quanto Louis avrebbe potuto immaginare, a stringere la base della sua erezione. Non riesce a trattenere un gemito, mentre vede le dita abili di Harry iniziare a muoversi veloci su se stesso.
Non può vederlo, ma solo l'idea di Harry che si dà piacere da solo basta per farlo fremere. Esplosioni sconquassanti di piacere non si fanno aspettare a lungo. Louis sente l'orgasmo salire e travolgerlo come un fiume in piena. Si appoggia con il petto alla schiena bagnata di Harry, un misto tra sudore e acqua, e continua a penetrarlo finchè non lo sente venire a sua volta. Gli bacia una spalla, uscendo piano da lui, i cuori ancora a contatto.
Rimangono lì, immobili, tentando di riprendere fiato, finchè l'acqua non diventa fredda.





Anche nei periodi più bui della sua esistenza, Louis è stato sempre convinto di una cosa: il sole si alza ogni mattina. Magari è coperto dalle nuvole, magari non si vede, magari è piccolo e pallido in un angolo nel cielo, ma sorge sempre. Questo è ciò che gli diceva sua madre, almeno, quando vivevano ancora insieme e dovevano affrontare l'uscita dalle loro vite dell'uomo di turno. A lui quella frase ricordava sempre un po' troppo Via col Vento, per poterla prendere sul serio, ma con il passare degli anni si è accorto che in effetti è proprio così. Cascasse il mondo, il sole sorge.
Non ha mai capito bene cosa farci con questa informazione, quale insegnamento trarne, ma nel tempo ha imparato a usare questa cosa come una sorta di consolazione. Della serie, non importa quanto tu stia di merda, al Sole non importa un emerito cazzo, quindi almeno di lui non ti devi preoccupare.
Non è la miglior massima di vita, probabilmente, ma è meglio che niente.
Dunque, quella mattina, quando si rigira nel suo letto troppo grande in preda ai postumi di una sbornia in grande stile, questo è tutto ciò a cui riesce a pensare.
Il Sole è salito, almeno con lui non dovrò fare i conti.
Già, perchè invece sa che ci sono molte altre persone con cui dovrà farlo, e questo è stato ciò che l'ha spinto ad attaccarsi alla bottiglia di Jack Daniel's, una volta tornato a casa, la sera prima, dopo l'orgasmo più appagante di tutta la sua vita.
Che cavolo gli è passato per la testa? Harry ha diciannove anni, è un ragazzino e, come se non bastasse, lui è il suo allenatore, quello che più di ogni altro avrebbe dovuto guidarlo e proteggerlo. E invece, in un momento di debolezza, ha pensato bene di approfittarsi di lui.
Serra gli occhi, mentre un violento capogiro lo costringe a ributtare la testa sul cuscino. Aspetta qualche secondo, poi lancia un'occhiata distratta alla sveglia. Sono quasi le sei del mattino, e lui non ha chiuso occhio. Quel che è peggio, però, è che Harry starà andando alla pista per l'allenamento, aspettandosi di trovarlo lì, e chiaramente lui invece non ci può andare. No.
A tentoni cerca il cellulare sul comodino, e digita il numero di Liam. Aspetta qualche secondo, prima che una voce assonnata risponda.
-Lou? Ma hai visto che ore sono?- mugugna il suo migliore amico, o quello che è. Non si è particolarmente impegnato nei rapporti interpersonali ultimamente.
-Sì, Lee, scusami, ma ho bisogno di un favore- dice sbrigativo. Ora non ha tempo di perdersi in convenevoli -Dovresti sostituirmi con Harry per qualche giorno, mentre Zayn cerca un altro allenatore-
-Cosa?-
La voce di Liam si fa improvvisamente più sveglia, ovviamente.
-Che è successo?- domanda il suo amico.
-Non posso più allenarlo- spiega Louis, cercando di controllare il tremito che si sente in gola.
-Ma..perchè...?- mormora Liam, prima di bloccarsi di colpo -Oddio Lou. Te lo sei scopato, non è vero?-
Louis si morde un labbro perchè, dannazione, possibile che debba essere sempre così perspicace?
-Ho fatto un casino- sussurra nella cornetta -E non so come rimediare adesso-
Sente Liam sospirare, poi parlottare con qualcuno, probabilmente Sophia, la sua ragazza. Con tutte quelle chiacchiere, si sarà sicuramente svegliata anche lei.
-D'accordo, ci penso io- dice infine il suo migliore amico -Dopotutto a cosa servo, se non a ripulire la tua merda?-
Louis incassa in silenzio. Sa di esserselo meritato. Ha evitato Liam come la peste dopo il suo infortunio, nonostante tutti i suoi tentativi di stargli accanto, e ora che ha bisogno di lui si fa vivo di nuovo. È un pessimo comportamento, e lo sa.
-Non ti preoccupare, Lou- dice a quel punto Liam, troppo buono per non essersi già pentito della propria frecciatina -Farò tutto quello che serve, ma spero cambierai idea. Non c'è niente di male se lui ti piace-
-Ma sono il suo allenatore!- protesta Louis.
-E allora?- ribatte Liam -D'accordo, non è la situazione migliore del mondo, ma non credo che sparire dalla sua vita possa migliorare le cose, no?-
Louis abbassa il capo, stringendosi nel lenzuolo. Pensa ad Harry, alla sua vitalità e al suo futuro luminoso, e poi pensa a sè, un involucro vuoto e ormai privo di qualsiasi sogno.
-Credimi, per lui è la cosa migliore-
Louis non ha un piano, non davvero. Non ha mai un piano, in realtà, in genere tende a prendere la peggior decisione possibile e poi a non saperla affatto gestire, limitandosi a farsi trascinare dal disastro che generalmente in buona parte ha contribuito a creare.
Per questo, nei giorni successivi, finisce per chiudersi semplicemente in casa. Si seppellisce sotto strati di coperte, perchè in fondo non sa fare molto altro, alzandosi solo per andare in bagno o per prendere un'altra bottiglia dal mobile-bar. Fuma un sacco di sigarette, non si fa la barba, crogiolandosi nella sua solitudine.
Harry lo cerca, ovviamente. Prima prova a chiamarlo poi, quando si rende conto che probabilmente non vuole rispondergli, passa ai messaggi. E quelli sono più difficili da ignorare, così Louis alla fine decide di spegnere semplicemente il cellulare. Non crede di essere in grado di leggere un altro messaggio di Harry pieno di domande, di confusione, di senso di colpa. Perchè Harry è troppo buono, per insultarlo come meriterebbe. Lui chiede scusa, anche quando non ha fatto nulla, anche quando è lui quello che è stato ferito. Un paio di volte va anche a casa sua, ma Louis ha istruito Sarah affinchè gli dicesse che è dovuto partire per un viaggio improvviso, cosa che gli ha fatto guadagnare numerose occhiate di riprovazione da parte della donna.
Louis non sa cosa farebbe senza Liam. Sa che Harry ha la gara di Grand Prix tra pochi giorni, e presto dovrà partire per il Canada, dove si terrà la competizione, e il fatto di averlo lasciato in buone mani lo consola giusto un po'. Liam non è un allenatore, è vero, ma dopotutto Harry è già a postissimo col suo programma, e tutto ciò di cui ha bisogno ora è qualcuno che riesca a tenerlo insieme. Nessuno potrebbe riuscirci meglio di lui, davvero.
Ha chiamato anche Zayn, un paio di giorni prima, una chiamata breve e indolore, durante la quale l'ha informato che intende sciogliere il suo contratto. Sicuramente Zayn doveva già aver fatto una chiacchierata con Liam, perchè non è sembrato troppo sorpreso. L'ha solo pregato di ripensarci, ma senza risultato.
Louis ha persino rinunciato al suo compenso, tanto non gli importava. Si è fatto promettere, però, che avrebbe trovato il miglior allenatore sulla piazza, per Harry, qualcuno che lo supportasse nel modo giusto, e che lo facesse sentire al sicuro. Zayn, se ha trovato la richiesta strana, ha avuto il buon gusto di non commentare.
Il sole continua a sorgere per gli otto giorni successivi. Sorge e tramonta. Louis non lo vede sempre, perchè è Inverno, ma sa che lo fa, e tanto gli basta.
Tanto gli basta per sapere che il mondo andrà avanti, nonostante Harry Styles in una notte sola gli abbia insegnato a fare l'amore, mostrandogli un posto in cui pensava di non poter aver accesso, per poi ricacciarlo fuori.





Zayn odia quando le cose non vanno come aveva previsto. Certo, sa di non poter aver sempre tutto sotto controllo, e un minimo di suspance ci sta, ma non riesce ad accettare il fatto di sentirsi finalmente tranquillo, e che poi arrivi qualcuno che di colpo gli toglie la sedia da sotto il sedere.
È per questo che, il giorno prima della partenza di Harry per gli Stati Uniti, va a casa di Louis. L'avrebbe fatto prima, ma erano stati giorni frenetici. Aveva dovuto cercare un allenatore temporaneo, perchè Liam non poteva prendere e andare in America così su due piedi, e comunque non era qualificato per quel ruolo. Fortunatamente aveva trovato Cal Aurand, un suo vecchio amico, che si era detto disponibile per il tempo necessario per trovare un sostituto adeguato.
Oppure per il tempo necessario affinchè Louis si decidesse a tirare fuori la testa dal culo, in alternativa, e darsi una mossa.
Quando entra nell'immenso salone della villa dell'amico, Zayn deve sbattere più volte gli occhi per abituarsi alla penombra. C'è un vago odore di morte, nell'aria e, aguzzando la vista, riesce a vedere una figura raggomitolata sul divano, avvolta in una coperta.
Si scambia un'occhiata preoccupata con Sarah, che è andata ad aprirgli poco prima, e la donna alza le spalle, come a dire che lei non sa più che pesci pigliare.
-Lou?- azzarda a quel punto Zayn, avvicinandosi alla mummia.
-Avevo detto che non volevo visite- sibila Louis da un punto imprecisato sotto la coperta.
-Veramente tu mi hai detto di tenere fuori qualsiasi individuo alto più di un metro e ottanta, con i capelli ricci, gli occhi verdi e l'espressione spaurita- elenca Sarah -Zayn non ha nessuna di queste quattro caratteristiche-
-Stai insinuando che sono basso?- sbotta il ragazzo, punto sul vivo, per poi sbuffare quando Sarah esibisce un sorrisetto e sparisce in cucina -Grandioso-
Senza perdere altro tempo, raggiunge Louis, sedendosi sul tavolino in vetro accanto al divano. Con la punta delle dita raccoglie la bottiglia abbandonata sul tappeto candido, e la sposta.
-Puoi guardarmi?- lo chiama. Sente uno sbuffo, poi c'è un gran movimento di coperte, e la testa di Louis sbuca fuori.
Quando lo vede, Zayn per un attimo è tentato di dirgli di tornare lì sotto. I capelli sono sparati da tutte le parti, la barba è incolta, gli occhi sono pesti.
Un disastro.
Scuote la testa, perchè era tanto che non lo vedeva in quello stato.
-Lou...- dice piano -Che stai combinando?-
Louis lo guarda, puntandogli addosso gli occhi arrossati.
-Secondo te?- sussurra, con voce rotta -Cerco di stare lontano da Harry, ho già fatto abbastanza casini-
-E sei sicuro che questo sia l'unico modo per rimediare?-
Louis non risponde, limitandosi a mettersi seduto a gambe incrociate, la coperta sulle spalle. Sembra infinitamente piccolo, adesso.
-Abbiamo fatto sesso, Zay-
-Lo so-
Louis si morde un labbro, chiaramente sconvolto.
-Come diavolo fai a rimanere così calmo?- mormora, gli occhi lucidi -Io ero il suo allenatore, dannazione. Harry si è fidato di me, contava su di me. Tu sai quanto è delicato il rapporto tra un atleta e un suo allenatore, soprattutto a questi livelli. Gli avevo promesso che l'avrei fatto diventare grande, e invece sono solo riuscito a trascinarlo a fondo con me-
-Louis, non puoi essere così duro con te stesso...- prova a dirgli Zayn, posandogli una mano sul ginocchio.
-Invece devo esserlo- sbotta -Perchè nessuno di voi lo è mai. Continuate a giustificarmi, perchè sono solo il povero piccolo Louis, che ha distrutto la sua vita e la sua carriera con le proprie mani, e da allora continua a sbagliare. Dimmelo, cazzo, Zayn, dimmelo che sono un fallito-
-Non potrei mai, perchè non lo penso- risponde serio l'amico -Sei in un momento difficile, d'accordo, ma non sei un fallito-
-Il mio momento difficile dura da quasi due anni- sibila Louis -Quand'è che tu e Liam vi stancherete, eh? Quand'è che la smetterete di starmi dietro come se fossi un caso umano a cui dedicare la vostra buona azione quotidiana, e vi deciderete a lasciarmi nella mia merda?-
Grosse lacrime rotolano sulle guance di Louis, senza controllo, e Zayn non sa cosa dirgli, non sa come fargli capire che nè lui nè Liam lo lasceranno solo, mai, così si lascia semplicemente cadere in ginocchio davanti a lui, passandogli un braccio dietro al collo, e se lo stringe contro. Gli sussurra parole senza senso all'orecchio, cercando di tranquillizzarlo, finchè non sente che smette di tremare.
-Ho rovinato tutto- sussurra Louis, quando lo lascia andare.
Zayn si siede di nuovo sul tavolino, scuotendo la testa -Non è innamorandoti di Harry che hai rovinato tutto. Lo hai fatto lasciandolo solo-
Louis allarga gli occhi, sentendo quelle parole. Non ha mai preso in considerazione l'idea di amare Harry, non davvero.
Prima era troppo occupato a cercare di stargli lontano, e poi a colpevolizzarsi per l'accaduto. Non aveva avuto il tempo di analizzare a fondo quei sentimenti.
-Ti manca, Lou- continua Zayn -Perchè non lo ammetti e basta? Lui ha bisogno di te, e tu hai bisogno di lui. Non ti ho mai visto così felice come negli ultimi mesi, nemmeno quando vincevi medaglie su medaglie.-
Louis si porta le mani alle tempie. Le cose che gli sta dicendo Zayn sono semplicemente troppe per poterle processare tutte in una volta. Non è sicuro di potercela fare.
-Harry ha una gara, adesso- dice infine -Gli parlerò quando torna, nel caso, d'accordo?-
Zayn annuisce, rassegnato, perchè dal tono di Louis ha già capito che parlare con Harry è l'ultima delle cose che farà.






Il Grand Prix è una competizione internazionale molto prestigiosa. È composta da sei gare, che si svolgono in nazioni diverse, e i primi sei pattinatori classificati, alla fine, si sfidano nella Finale. Ci vogliono nervi saldi per arrivare in fondo, ma Louis ricorda l'emozione di tenere tra le mani quella coppa, di sentirsi davvero in cima al mondo.
La prima gara si tiene a Detroit, in Michingan. A giudicare dal programma di gara, Harry sarà il terzo ad esibirsi. Louis fa una smorfia, non è mai una cosa positiva partire tra i primi, i punteggi tendono ad essere più bassi. Però, come lato positivo, ci può essere che Harry non farà in tempo ad innervosirsi troppo.
Quando i pattinatori entrano per la prova pista, Louis è sul divano, teso come una corda di violino. Riconosce subito Harry dal costume di gara scuro che indossa.
È bellissimo come sempre, nonostante l'espressione orribilmente tesa sul viso. È pallido, più del solito, con pesanti occhiaie scure. Sta male, sta male come lui, Louis se ne rende conto solo adesso che lo vede attraverso lo schermo al plasma del suo televisore.
Sente distrattamente il telecronista annunciare tutti i risultati di Harry Styles, prima di inquadrare un altro atleta, ma Louis non riesce a togliersi dalla mente l'immagine di quel ragazzo forte e perfetto, buono e pieno di luce, che lui ha portato a fondo. E l'ha fatto abbandonandolo, quando aveva bisogno di lui.
Si torce le mani, pensando alla paura di Harry, a come lui gli avesse promesso che gli avrebbe sempre coperto le spalle. Ora è lì, e c'è Cal Aurand, d'accordo, ma non è la stessa cosa. Lui non sa che Harry si chiude in bagno a vomitare, prima della gara, non sa che lo rilassa ascoltare i Blink 182 a tutto volume nello spogliatoio, non sa quanto gli piaccia essere massaggiato tra le scapole mentre attende il suo turno di entrare in pista.
Lui non ama Harry come invece fa Louis.
Trattiene il respiro, poi butta fuori l'aria, perchè cazzo, è un idiota. È un idiota e ora è lì su un fottuto divano, invece di essere accanto ad Harry.
Però non può fare altro, non può far altro che starsene lì a morire, guardando la prova pista e poi l'inizio della gara. Ashton Irwin pattina per primo, fa un'ottima esibizione, mentre il secondo, Micheal Clifford, scivola mentre cerca di fare un triplo toe-loop.
Louis si accorge di trattenere il fiato, mentre si avvicina il turno di Harry. Ascolta il punteggio di Clifford, poco interessato, mentre cerca con gli occhi la figura di Harry, che a quest'ora dovrebbe essere vicino all'ingresso della pista, pronto per entrare. Ma non c'è, e una brutta sensazione inizia a salire nello stomaco di Louis.
Sente il telecronista dire che Harry Styles non si vede, che se non si presenterà entro un minuto sarà squalificato dalla competizione, ma non lo sta già più ascoltando, perchè sta correndo verso la propria camera. Si cambia al volto, afferra la valigia dall'armadio, ci butta dentro un paio di maglie a caso, prende il passaporto dal cassetto e, senza nemmeno farsi la barba, si lancia fuori di casa. Non degna di una seconda occhiata il televisore, perchè sa perfettamente che Harry non si presenterà su quella pista.
Sale in macchina, e guida come un pazzo verso l'aereoporto. Forse si dimentica di chiudere la porta a chiave, ma non gli importa.
C'è solo un posto in cui dovrebbe essere in questo momento, e ha già perso troppo tempo.





Louis ha preso tanti aerei nella sua vita, ma mai un volo gli è sembrato tanto lungo come quello tra Londra e Detroit. È stato fortunato a trovare posto sull'ultimo aereo della giornata ma quelle otto ore non passano davvero più.
Arriva a Detroit che è quasi ora di cena, e lui non mangia da quella mattina a colazione, ma non gli importa. Ha lo stomaco chiuso, comunque.
Prende un taxi, chiedendo di essere portato al palazzetto dello sport. Secondo i suoi calcoli, le premiazioni dovrebbero iniziare di lì a poco, una volta concluse tutte le gare della giornata. Sa che Harry, non avendo gareggiato, non si deve presentare alla premiazione, ma ormai lo conosce abbastanza bene da sapere che non se ne sarebbe mai andato. No, Harry in fondo è simile a lui, e vorrà punirsi fino in fondo.
Arriva al palazzetto venti minuti più tardi, minuti che ha passato a muoversi nel sedile come un'anima in pena. Non sa cosa gli dirà, non sa se Harry sarà arrabbiato, non sa se vorrà ancora guardarlo in faccia. Probabilmente lo odia, e gli urlerà di non farsi mai più vedere.
Non lo biasimerebbe, in quel caso, affatto.
Riesce a entrare da una porta laterale dove, sorprendentemente, trova Cal Aurand ad aspettarlo.
-Zayn mi ha avvertito che saresti arrivato- gli spiega l'uomo, in risposta al suo sguardo interrogativo -Così ho pensato di venirti incontro, anche perchè avrai bisogno di questo-
Gli porge un pass, che Louis afferra con dita tremanti.
-Lui dov'è?- è tutto quello che riesce a chiedere, tutto ciò che in fondo gli importa.
-Nel suo spogliatoio- risponde Cal.
Louis sta già scattando in quella direzione, quando l'uomo lo richiama indietro.
-Louis, senti...- esordisce, grattandosi la nuca, in imbarazzo -Mi dispiace per il ragazzo, sul serio...ho provato a convincerlo a gareggiare, ma...-
-Lascia stare- lo interrompe subito Louis -Non hai niente da rimproverarti. Questa situazione è solo colpa mia, e sta a me risolverla-
-Buona fortuna allora-
Si sforza di sorridere, perchè in fondo Cal è proprio una brava persona, poi corre verso il corridoio dove un cartello indica si trovino gli spogliatoi. Tirandosi dietro la valigia supera numerose porte, leggendo i nomi dei vari atleti, tanti a lui ben noti.
Arriva alla penultima porta, quando finalmente raggiunge la sua destinazione. Non si disturba nemmeno a bussare, perchè non crede di poter sopportare un altro secondo di attesa. Entra, guardandosi attorno. La stanza è vuota, e lui vorrebbe mettersi a urlare, perchè non è possibile che Harry sia andato via.
Un attimo prima di uscire di nuovo, però, nota il suo borsone su una panca, così chiude piano la porta alle proprie spalle, posandovi contro la valigia, e avanza di un paio di passi, cautamente. Gira attorno ad un tavolo, il cuore in gola, e poi lo vede.
Harry è seduto per terra, le ginocchia piegate contro il petto, la schiena appoggiata alla parete. Sembra infinitamente giovane, con gli occhi arrossati dal pianto e i capelli tirati su in un piccolo codino perchè non gli vadano sul viso.
Prima che possa rendersi conto della presenza di Louis, lui si è già lasciato cadere di fronte a lui, e con mani tremanti gli sta toccando le guance, i capelli, dovunque riesca ad arrivare.
-L..Lou?- soffia Harry, sbattendo più volte le palpebre, come se non riuscisse a credere davvero che lui sia lì.
-Sì, Haz, sono io- mormora Louis, e le ginocchia gli fanno male a stare in quella posizione, ma non gliene frega niente. Vuole solo stargli il più vicino possibile, vuole che lui lo perdoni, vuole tante cose. -Mi dispiace, mi dispiace tanto, ho fatto un casino e non volevo-
Harry alza il viso, piantando quegli occhi troppo verdi nei suoi. Sono pieni di lacrime, ma si vede che sta cercando di non lasciarle uscire a nessuno costo.
-Dov'eri, Louis?- domanda, con voce sottile. Suona distrutto, e a Louis sembra di potersi sciogliere in mille pezzi da un momento all'altro, solo nel sentire tutto quel dolore racchiuso in una sola domanda.
-Non avrei mai dovuto lasciarti solo, Haz- mormora, carezzandogli le guance con i pollici come fosse stato di vetro e forse, in quel momento più che mani, lo è davvero -Non sai quanto mi dispiace-
Harry deglutisce, poi scuote la testa, facendosi sfuggire una lacrima birichina.
-Sono io che ho sbagliato. Mi sono ritirato, di nuovo...So che avrei dovuto fregarmene ed entrare in quella maledetta pista, ma non ce l'ho fatta, è stato più forte di me- dice con voce rotta -Scusa se ti ho deluso, Lou...-
-Non dirlo neanche per scherzo- lo interrompe Louis, serio -È colpa mia, sarei dovuto essere qui con te, e invece non c'ero-
Finalmente Harry tende le braccia verso di lui, e gli fa quasi tenerezza la sua espressione sperduta. Louis allora gli lascia andare il viso e lascia che gli passi le mani dietro al collo. Harry posa la fronte sul suo petto, e Louis lo sente tremare contro di sè.
-Ti prometto che non ti lascerò mai più solo, Haz. Mai più-
E non sa se quelle parole servano più a confortare Harry, oppure lui stesso.





Harry e Louis tornano insieme a Londra il giorno successivo. Louis aveva lasciato la macchina all'aereoporto, così accompagna lui Harry a casa.
Quando si ferma davanti alla sua villetta a schiera, Harry lo guarda di sotto in su. Sembra di colpo spaventato, quasi temesse che Louis possa sparire di nuovo.
-Haz- gli dice allora -Va tutto bene, d'accordo?-
Gli sfiora appena la mano, in uno dei pochi gesti che si sono concessi da quando si sono rivisti. È come se nessuno dei due sappia bene come muoversi, entrambi troppo timorosi di rompere di nuovo il loro equilibrio.
-Goditi questa settimana di vacanza, riposati e non pensare ad altro- continua Louis. Avevano concordato, tempo prima, che dopo il Grand Prix avrebbero fatto una piccola pausa dagli allenamenti. Ora, dopo il crollo che ha avuto prima della gara, Louis è ancora più convinto che Harry abbia bisogno di staccare un attimo.
-Ma io...- prova a protestare Harry con voce debole.
-Silenzio, qui decido io- lo interrompe Louis, ma sorride. Si sporge dal sedile per carezzare una guancia di Harry, poi gli afferra un ricciolo tra le dita, con delicatezza -Devi startene tranquillo per un po', va bene? Noi ci rivediamo lunedì alla pista-
-Ci sarai davvero?- Harry butta fuori quella domanda tutto d'un fiato, come se fosse da troppo tempo che ce l'aveva sulla punta della lingua -Non troverò Liam o Cal, vero?-
Louis scuote la testa dolcemente.
-No, Haz. Troverai me, troverai sempre me. Te lo prometto-
Finalmente rassicurato, Harry annuisce. Si sporge e, rapidissimo, gli lascia un bacio all'angolo della bocca poi, prima che Louis possa anche solo pensare di muoversi, esce dalla macchina, prende le sue cose e corre verso casa.
Louis sospira e, una volta che Harry è entrato, si dirige alla propria villa. Non ha nessuna voglia di rimanere una settimana senza Harry, a dire il vero, non ha voglia di restare solo tra quelle mura, però non gliel'ha detto. Non gli ha detto quanta voglia avesse di baciarlo, sin dal giorno prima, non gli ha detto quando dannatamente gli fosse mancato.
No, è rimasto zitto, perchè è molto più facile, e Harry è rimasto lì a guardarlo come se si aspettasse qualcosa da lui.
Assurdo.
Louis non ha esitato a prendere un aereo e a fare migliaia di chilometri solo per lui, ma non riesce ad ammettere ad alta voce che i suoi sentimenti siano reali, che vuole provarci per davvero.
Arriva a casa, e si lascia cadere sul divano. Sul canale sportivo raccontano la strabiliante vittoria di Nick Grimshaw alla prima gara del Grand Prix, e di come Harry Styles si sia ritirato, pregiudicando il risultato dell'intera competizione. Anche se avesse vinto le altre cinque gare, sarebbe stato pressochè impossibile che riuscisse a qualificarsi per la finale. Louis sospira. Pazienza. Ha ancora tanti anni davanti a sè, e ha tutto il tempo per rifarsi.
Lancia uno sguardo distratto a tutte le sue coppe, e si chiede dove sia finito lo sportivo forte e coraggioso che era stato. Cosa ci sia ancora in lui di quel ragazzo.
Forse niente, forse tutto.
La verità è che Zayn forse aveva ragione. Lui ha tanto bisogno di Harry quanto Harry ne ha di lui. Ha bisogno della sua luce, della sua ingenua positività, ha bisogno della sua fiducia incondizionata, ha bisogno dei suoi occhi grandi e sinceri.
Si raggomitola sul divano, perchè sa che quella settimana sarà lunghissima, perchè ora non vuole più rimanere solo. Ora vuole camminare verso quella luce che riesce a intravvedere, ora ha paura del buio.
Si riscuote, appena sente il campanello suonare.
Senza accorgersene deve essersi appisolato, perchè si ritrova sdraiato sul divano, l'impronta del cuscino sulla guancia. Barcollando appena, va alla porta e la apre, socchiudendo gli occhi di fronte al sole.
La figura che si trova davanti è controluce, quindi fa fatica a metterla a fuoco, ma in realtà non potrebbe mai confondersi. Quei contorni, quell'odore, quel modo di muoversi, sono impossibili da equivocare.
-Harry- dice semplicemente -Cosa ci fai qui?-
Per tutta risposta, Harry fa un passo dentro casa, scostando Louis e chiudendosi la porta alle spalle. Lento, posa a terra un borsone, poi pianta gli occhi in quelli di Louis.
-Fanculo, io non voglio stare una settimana lontano da te- sbotta -Non voglio stare nemmeno un'ora lontano da te, Lou.-
Louis lo guarda come se non credesse alle proprie orecchie.
-Mi...mi fa piacere saperlo- soffia stupidamente, non trovando altro da dire
-Louis, sono serio- sibila Harry, i pugni stretti.
-Lo vedo. Posso sapere perchè non sei a casa a dormire, o a fare qualsiasi altra cosa?-
Per tutta risposta, Harry si incammina verso la cucina, come se fosse casa sua.
Arriva fino al bancone centrale, prima di voltarsi verso Louis, che l'ha seguito come un automa.
-Perchè non ho intenzione di permetterti di rovinare tutto un'altra volta- spiega semplicemente, alzando le spalle -E so che se ora ti lascio solo tu ti rinchiuderai qui dentro e ti convincerai di nuovo che la cosa migliore è lasciarmi perdere-
Louis si morde un labbro, perchè evidentemente Harry ha imparato a conoscerlo davvero.
-Lo farei solo per te, Haz- riesce a dire infine -Dio, guardaci. Ho sette anni più di te, e vivo di sogni infranti. Non so che cazzo fare della mia vita, tu hai un futuro brillante e non puoi certo perdere il tuo tempo a stare dietro a me e alle mie stronzate-
Per tutta risposta, Harry alza un braccio verso di lui, il palmo rivolto verso l'altro.
-Dammi la mano, Lou- sussurra. Louis obbedisce, leggermente stranito, e lascia scivolare le dita su quelle di Harry, in un incastro perfetto.
-Vedi?- continua Harry, facendo un mezzo passo verso di lui -Adesso tutto pesa la metà-
Prima che Louis possa rendersene conto, le labbra di Harry trovano le sue, in un bacio dolcissimo. Senza pensarci due volte, si alza sulle punte, aggrappandosi alle sue spalle e schiacciandosi contro di lui.
-Voglio restare qui con te- sussurra Harry sulla sua bocca, premendo le mani alla base della sua schiena -Per favore, non mandarmi via-
E Louis non può fare altro che annuire.





Harry prende possesso piuttosto rapidamente della casa di Louis. E non solo di quella. In soli tre giorni si insinua nelle pieghe delle sue giornate, nei piccoli buchi d'ombra che Louis quasi non si era conto di avere. Spalanca tutte le finestre, facendo entrare il sole a fiotti. Sistema l'armadietto dei liquori, e lo chiude a chiave. Riempie il frigo e cucina per lui in un modo che nemmeno Sarah ha mai fatto. O forse semplicemente era Louis che non aveva appetito, prima.
La notte lo culla fino a farlo addormentare, e Louis per la prima volta si sente al sicuro.
Non era più abituato ad avere qualcuno che si prendesse cura di lui, o forse era stato lui ad impedire a chiunque di farlo. Con Harry è diverso, però.
Sarà perchè, anche se in apparenza sono agli antipodi, nel profondo sono uguali. Sono due campioni, e i campioni in fondo sono fatti tutti della stessa pasta. Hanno quel pizzico di follia, quella innata voglia di conquistare il mondo, quella fragile forza che li spinge a rialzarsi ogni volta.
-Lou, sei sveglio?- domanda Harry una notte, verso le due del mattino.
-Sì- mormora Louis, girandosi nella sua stretta. Non hanno mai superato quel limite invisibile che si sono imposti, stavolta, come se volessero fare le cose per bene.
-Dimmi la verità. Perchè non ti vuoi operare? E non propinarmi la stronzata dell'altra volta, per favore-
Louis stringe le labbra. Non è sicuro di voler davvero parlare di questo. Gli occhi di Harry però cercano i suoi, nella penombra, e la sua espressione è così seria e preoccupata che proprio non ce la fa a rispondergli male.
Così si limita ad alzare un dito, e a tracciare le linee del suo petto nudo, mentre parla.
-Ho paura- ammette -Finchè non mi opero posso rimanere nell'illusione che un giorno tutto potrà tornare come prima. Il giorno in cui invece mi opererò, sarà la fine per davvero. Quando vedrò con i miei occhi che sarà impossibile per me tornare a gareggiare, non avrò più nulla a cui aggrapparmi-
Harry lo guarda, in silenzio. Non gli dice Avrai me, perchè non serve. Louis lo legge nei suoi occhi, e per un attimo pensa che possa essere abbastanza.
-So che è una cazzata- mormora a quel punto.
-Un po' sì- sussurra Harry, sfiorandogli una spalla -Ma posso capirlo. È solo che così dici addio anche al tuo sogno di riserva, e non è giusto-
Louis sospira, perchè sa che Harry ha perfettamente ragione.
-Forse devo semplicemente rassegnarmi- dice piano Louis -È andata così, e io non sono abbastanza forte da superarlo. Forse devo semplicemente accettarlo-
Harry si divincola sotto la sua mano, fino a riuscire a guardarlo in faccia, poi scuote la testa.
-Queste sono sciocchezze- borbotta -Vuoi sapere una cosa?-
-Ho la sensazione che me la dirai in ogni caso, tanto- sorride Louis.
-È una cosa che mi diceva sempre mia nonna- continua imperterrito Harry -Mi diceva sempre "Haz, vedila così. Tu sei come un uccello che vola su un ramo. Questo ramo sembra in grado di  reggere il tuo peso, e tu finisci per affidartici completamente. Poi bam! un giorno il ramo si spezza. Ma tu non cadi, tu voli. La tua forza sta nelle ali, mica nel ramo-
-Però, mica male- sogghigna Louis.
-Il punto è- prosegue Harry, guardandolo male -Che il culo alla fine te lo devi salvare da solo-
-Diceva anche questo tua nonna?-
-No- ridacchia Harry -Questa è una mia personale interpretazione-
Louis ride a sua volta, e non può fare a meno di premersi contro Harry, lasciando che lui lo stringa. Forse può permettersi di non aver paura, forse può permettersi di credere che questo meraviglioso ragazzo possa essere abbastanza per poter ricostruire da capo i suoi sogni, seppur in modo diverso. Forse Harry può veramente bastare.
-Da dove sei arrivato, Harry Styles?- gli chiede, sdraiandosi praticamente su di lui e appoggiando il mento sul suo petto. Harry lascia andare una risatina contro il cuscino, sfiorandogli uno zigomo con il dorso delle dita.
-La mia mamma dice sempre che sono un regalo del cielo- cinguetta, con voce fintamente infantile. È così bello e così giovane, quando ride, che Louis vorrebbe scattargli una foto e tenerla per sempre con sè, per ricordare questa notte. Sente le mani di Harry tra i propri capelli, e non è sicuro di riuscire a reggere il modo in cui lui ora lo sta guardando, come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto, il modo in cui lo accarezza, come se fosse fatto di vetro.
-Lou...- dice a quel punto Harry, di nuovo serio -Dobbiamo volere entrambi la stessa cosa, altrimenti tutto andrà a puttane, questo lo sai, vero?-
Louis non è certo di quanto rimangono lì a guardarsi, occhi negli occhi, senza muovere un muscolo. Forse solo il tempo necessario perchè il suo dannato castello di diffidenza e paura si sfaldi lentamente, sotto l'uragano che in fondo è Harry.
Poi si avvicina a lui, facendo leva sulle proprie braccia, fino a che non si trova a pochi millimetri dal suo viso, i nasi che si sfiorano. Harry sorride appena, in attesa, quasi sappia l'assurda paura di Louis di sentire troppo, di essere di colpo troppo vicini.
-Voglio restituirti i tuoi sogni, Lou- sussurra a quel punto Harry -Chi se ne frega se quel ramo si è spezzato. Tu hai le ali, cazzo-
-Dio, Styles, sembri appena uscito da un film romantico di serie B- non riesce a trattenersi dal sogghignare Louis.
Può quasi vederlo alzare gli occhi al cielo, ma non gli dà il tempo di protestare, perchè lo bacia, muovendo le labbra piano sulle sue. Harry risponde all'istante, come se non avesse aspettato altro da settimane, e forse è davvero così. Louis freme, mentre Harry lo sfiora, quasi con cautela. E di colpo si rende conto di quanto anche Harry possa aver paura, perchè già una volta è andato tutto male.
Lo stringe più forte, allora, perchè quello stupido istinto di protezione nei suoi confronti probabilmente non se ne andrà mai. È solo quando sente le braccia di Louis farsi più forti, che Harry finalmente si abbandona al suo tocco, e schiude le labbra per far incontrare le loro lingue. Le sue dita leggere corrono sulla sua schiena nuda, scendendo lungo la spina dorsale fino a fermarsi sulle natiche, e Louis pensa che potrebbe impazzire se non lo avrà nudo sotto di sè entro pochi secondi.
Le mani di Harry sono ovunque, sulla schiena, sulle spalle, sul collo, sulle clavicole. Dappertutto. Harry è dappertutto.
Sovrastato da quel pensiero, Louis si tira un attimo indietro, lasciandogli un ultimo bacio e, con un gesto deciso, gli abbassa i pantaloni del pigiama.
-Haz- non riesce a trattenersi dal dire, scuotendo la testa, perchè ovviamente Harry, essendo la persona dannatamente inopportuna che è, sotto non indossa nulla.
Prima che Harry possa dire alcunchè, Louis fa sparire anche i propri indumenti, lanciando tutto in un angolo imprecisato della stanza immensa. Non gli importa nulla che non sia il fatto di avere la pelle di Harry sulla propria.
Gli sfiora le gambe lunghissime con la punta delle dita, risalendo lungo il ginocchio. Sorride nel sentire i muscoli da sportivo, così simili ai suoi, le piccole cicatrici che entrambi hanno, segni di sudore e fatica e sacrificio. Lo tocca dove aveva immaginato di non poter più fare, perchè era complicato, perchè non era giusto, perchè, perchè, perchè...
Tante motivazioni stupide, che perdono ogni significato se solo guarda Harry, così vulnerabile e suo, in questo momento e sempre.
-Non smettere di toccarmi...- sussurra Harry.
Louis sorride, baciandogli la pancia e il petto, le mani ora àncorate alle sue spalle larghe. Sposta le dita tra i suoi riccioli, sospirando nel sentire l'erezione di Harry premere contro di lui. Quando si accorge di non poterne più, affonda di nuovo nella bocca di Harry, ed è come riprendere a respirare.
Harry l'ha intrappolato definitivamente, Louis sa che potrebbe chiedergli qualunque cosa e non si tirerebbe mai indietro. Farebbe di tutto pur di poter stare anche solo un minuto tra le sue braccia. E, per la prima volta in un anno e mezzo, non si trova a maledire il proprio infortunio. Perchè ha contribuito a portarlo dov'è ora.
Questa consapevolezza lo terrorizza, facendolo irrigidire, mentre Harry traccia una scia di baci lungo la sua mascella e poi sul collo.
-È giusto, Lou- mormora Harry, con voce roca -Credimi, non c'è niente di male nel provare ad essere felici-
Basta sentirlo, vicino come sempre, per riprendere il controllo. Passa la lingua sulle sue labbra, allungandosi poi verso il comodino. Stavolta farà le cose per bene.
Gli occhi puntati su Harry, steso a pancia in su nel letto, si cosparge la mano di lubrificante e, chinandosi a baciarlo, fa scivolare un dito nella sua apertura.
Soffoca con la propria bocca il gemito mozzato che esce dalle labbra di Harry, poi inizia a muoversi ritmicamente dentro di lui.
Vorrebbe poter imprimere quella scena nella propria memoria quando, pochi minuti più tardi, sta scopando Harry con tre dita e lui ha la testa completamente gettata all'indietro contro il cuscino, la bocca oscenamente aperta, gli occhi serrati. Lo bacia, sempre e ovunque, in ogni punto che riesce a raggiungere, il collo, la spalla, il petto, venerandolo quasi, come avrebbe dovuto fare la prima volta.
È bello, Dio se lo è. Non bastano le parole a descrivere Harry Styles, le sue labbra gonfie di baci, le ciglia lunghe, le guance rosse.
Ed è Louis a fargli questo effetto.
A un tratto Harry fa scivolare una mano dalla spalla di Louis fino al petto, alla pancia, sempre più giù, fino a stringere la sua erezione. Si morde un labbro, cercando di ricacciare indietro il gemito che sente tra i denti. Harry si tira su appena, gli occhi appannati mentre cerca i suoi.
-Adesso, Lou...per favore..- non dice altro, evidentemente incapace di formulare un pensiero coerente. Louis lo accontenta, uscendo da lui e sedendosi in mezzo al letto. Fa giusto in tempo ad infilarsi il preservativo, che Harry è su di lui.
Gli si siede in braccio, baciandogli la fronte, il naso, le guance, le labbra.
-Pensavo fossi puro ghiaccio- gli sussurra sul viso -E invece ti piace essere toccato...-
-Da te- risponde Louis, prima di potersi fermare -Solo da te-
Ad Harry quella risposta deve bastare, perchè fa leva sulle proprie ginocchia, in modo da alzarsi un po', poi cala sull'erezione di Louis con una lentezza quasi esasperante.
Louis è costretto a chiudere gli occhi, perchè non può sopportare il fatto di vederlo prendere l'iniziativa in quel modo. Eppure, anche con le palpebre abbassate, riesce a sentirlo ovunque, di nuovo.
Si sente come se potesse rompersi da un momento all'altro, ma poi Harry sussurra il suo nome, mentre diventano una cosa sola, e allora si ricorda che no, non cadrà in mille pezzi, perchè c'è lui a tenerlo insieme.
Apre gli occhi, allora, perchè non ha più paura, e lo aiuta a rimanere in equilibrio. Harry non distoglie lo sguardo dal suo viso, mentre si alza piano, e poi piomba di nuovo su di lui, strappandogli un gemito di sorpresa. Dopo un paio di affondi trovano il ritmo, muovendosi in sincrono, circondati solo da sussurri e sospiri.
Louis non è stupito nel rendersi conto che Harry riesce a parlare anche durante il sesso. Non dice frasi di senso compiuto, piuttosto piccole parole smozzicate, apparentemente senza senso, ma per Louis hanno comunque significato.
Lo tiene per i fianchi, mentre si alza e si abbassa sempre più velocemente, in modo sempre più scordinato, lasciando uscire l'aria tra i denti, e Louis si chiede quand'è che diventerà troppo, quand'è che finirà per sciogliersi sotto quelle mani troppo calde, sotto quella bocca esigente.
Porta una mano a stringere l'erezione di Harry, assecondando con il polso i ritmi del loro amplesso. Gli bacia le labbra in poco più di uno sfioramento quando Harry, ormai esausto e vicino al limite, si abbandona contro di lui.
-Haz- sussurra dolcemente, quasi in un richiamo -Haz, vieni-
Quasi aspettasse solo un suo assenso, il corpo di Harry trema violentemente per un attimo, mentre si abbandona all'orgasmo. Sentendolo stringersi attorno a sè, Louis non può impedirsi di seguirlo. Si lascia scappare un lamento spezzato, ed Harry è subito lì, a stringerlo, a cullarlo, a tenerlo insieme ancora una volta.
E Louis, posando la fronte contro il suo petto, non può fare a meno di accettare il fatto di essere inevitabilmente perduto.
Di essere inevitabilmente suo.





Si dice che ci siano sempre dei sassi sul nostro cammino, e che stia a noi scegliere se farne dei muri, o dei ponti.
Louis sa che per troppo tempo si è trincerato dietro muri troppo spessi, e che non sarà facile riuscire a buttarli giù, ma è determinato a provarci. Sa che non sarà facile, ma sa anche che ora ha un buon motivo per riprendere in mano la propria vita.
Alza gli occhi, e incrocia lo sguardo verde del suo buon motivo, che si sta allenando a pochi metri da lui. Harry ha deciso di non partecipare alle restanti gare del Grand Prix, per potersi concentrare sui Mondiali. Il mese prima si è portato a casa la medaglia d'oro dei campionati Nazionali, e Louis non potrebbe essere più orgoglioso di lui. Gli ha dato un bacio quando erano ancora in spogliatoio, dicendogli che lui l'avrebbe aspettato dopo la gara qualunque fosse stato il risultato, esattamente come aveva fatto il giorno della competizione amichevole. E aveva funzionato.
Louis vede Liam scendere dalle scale, e fa un cenno ad Harry di continuare senza di lui, ricevendo un occhiolino in cambio.
-Ehi Lou, cos'è questa fretta?- gli domanda il suo migliore amico, sedendosi accanto a lui.
Louis si guarda le mani strette in grembo, ora nervoso. Sa che non potrà più tornare indietro, ma francamente è ancora convinto della sua idea.
-Ho preso una decisione- mormora, senza guardarlo -Mi voglio operare-
Alza gli occhi, solo per incrociare lo sguardo sorpreso e un po' emozionato di Liam.
Si riprende subito, però, perchè gli molla una poderosa pacca sulla spalla.
-Lo sapevo! Sapevo che lo avresti fatto prima o poi. Torniamo in pista, Tommo-
Louis sorride, e annuisce appena. Sì, tornerà in pista. Magari seguendo un sogno di serie B,  ma non gli importa. Non gli importa, perchè il suo sogno di serie A adesso sta pattinando a pochi metri da lui.
-È merito suo, non è vero?- domanda Liam, seguendo il suo sguardo.
Louis annuisce, senza dire nulla, perchè Liam è il suo migliore amico e sa che ha capito. Sa che non c'è bisogno di dirgli che è stato Harry a dargli quella forza che gli mancava, che se si opera è solo per poter esultare quando vincerà medaglie su medaglie, è solo per poterlo allenare al meglio, senza doverlo seguire per forza da bordo pista per timore di farsi male. Tutto è per Harry, e finalmente è disposto ad ammetterlo.
Liam gli stringe un braccio, e fa per alzarsi, ma Louis lo richiama indietro.
-Lee?-
L'altro si gira, in attesa.
-Volevo dirti grazie- borbotta Louis, a disagio, ma sa che è una cosa importante -Grazie per non esserti mai arreso con me, anche quando io l'avevo fatto-
Liam sorride, alzando le spalle.
-Ehi, siamo amici, giusto?- dice semplicemente -Io resto sempre il tuo fan numero uno, ricordatelo-
Louis lo guarda andare via, sentendo qualcosa di caldo spandersi nel petto. 






Louis viene operato un paio di mesi dopo, ed è costretto ad andare al gala di premiazione dei Mondiali con le stampelle. Si vergogna da morire, ma non esiste che mandi Harry da solo. Non crede che reggerebbe la tensione.
-Lou, dov'è la mia giacca?-
Sbuffa, cercando di alzarsi dal divano dove Harry lo costringe a rimanere per gran parte della giornata, con la gamba immobile su cinque cuscini.
-Fermo lì, dove credi di andare?-
La voce petulante del ragazzo lo fa gelare sul posto.
-A cercarti la giacca?- domanda retoricamente. Lui è già in ordine, grazie a Liam e a Lou Teasdale, entrambi generosamente spediti lì da un euforico Zayn. Non è da tutti essere stato il manager di uno dei più grandi pattinatori di sempre, e di essere il manager attuale del neo-campione mondiale.
-Non ci provare, devi stare a riposo- ribatte Harry, incrociando le braccia al petto -Ti hanno operato da nemmeno dieci giorni. Fosse per me non verresti nemmeno, stasera-
Louis alza gli occhi al cielo. Questo lato iper-protettivo di Harry da una parte lo fa sorridere, ma dall'altra lo esaspera.
-Chi penserà a mettere al suo posto Grimshaw, se io non vengo?- chiede. Nick è ancora piuttosto irritato, all'idea di essere stato battuto da Harry per solo mezzo punto. Certo, ha buonissime probabilità di vincere l'intero Grand Prix, ma i Mondiali sono un'altra cosa. Harry poi ha fatto una gara fantastica. Louis ha fatto in modo di far cadere la sua operazione esattamente il giorno dopo la competizione, in modo da poter essere presente, e non sa ancora se il momento migliore sia stato vedere il suo ragazzo sventolare la medaglia d'oro, o se sogghignare in faccia a Grimshaw.
Comunque, Harry non l'ha lasciato un momento, nè in ospedale, nè dopo. Louis ricorda le notti che ha passato seduto in quella scomodissima poltrona della sua stanza, solo per potergli stare vicino, neanche avesse appena fatto un intervento a cuore aperto. Gliene ha dette di tutti i colori pur di cacciarlo via, senza risultato.
In realtà, e non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, in quel momento si è innamorato di lui ancora un po'.
-Trovata! Sono pronto, la limousine è arrivata?-
Harry ricompare in sala, e Louis deve trattenere un sorriso, perchè è così...così Harry! Indossa un completo scuro piuttosto semplice, ma sotto porta una camicia bianca piena di rouches sul davanti. Sembra un gentiluomo di altri tempi, e i capelli ricci e piuttosto lunghi tirati all'indietro non fanno che aumentare questa impressione.
Louis, stretto nel suo abito blu petrolio, deve trattenersi per non infilarci le dita in mezzo.
-Dovrebbe essere qui fuori- si limita a dire allora, cercando di mantenere una parvenza di contegno, anche se a fatica.
Harry sorride, la dolce ingenuità dei diciannove anni non del tutto soppiantata da quella nuova consapevolezza di essere il pattinatore più forte del mondo. Porge una mano a Louis, aiutandolo ad alzarsi. Aspetta che recuperi l'equilibrio, poi gli passa le stampelle.
Lo sostiene mentre armeggia con quei due attrezzi infernali, come li chiama lui. Ancora non ci si è abituato, ed è un incubo per lui spostarsi. Il ginocchio poi gli fa male, l'intervento è stato piuttosto doloroso, nonostante sembri essere perfettamente riuscito.
-Avanti- dice a un tratto Harry, quando vede che Louis è parecchio in difficoltà -Ti do un passaggio-
Sotto lo sguardo allibito di Louis si mette di fronte a lui, rivolgendogli le spalle, e si accovaccia per terra.
-Salta su-
Louis lo guarda male.
-Sei impazzito? Ti sgualcirai il vestito-
Harry si gira, sbuffando.
-E allora?- ridacchia -Ho vinto io, non possono più riprendersi indietro la medaglia, nemmeno se mi presento con l'abito sgualcito-
Louis alza gli occhi al cielo, poi acconsente, perchè a quanto pare non è affatto in grado di dire di no ad Harry. Gli allaccia le braccia al collo, mentre Harry lo prende sulle spalle con delicatezza, facendo particolare attenzione al ginocchio dove c'è il tutore. Si sente di colpo di nuovo adolescente, quando attraversano la casa così, Harry che ride come se stessero facendo chissà quale gioco, e Louis con il naso tra i suoi capelli, che sanno di lui, perchè ovviamente Harry usa il suo shampoo.
Arrivano in macchina velocemente, e Harry si assicura che Louis sia comodo, che le stampelle siano al loro posto e beh, visto che è la crocerossina migliore della storia, si premura anche di fargli un meraviglioso pompino mentre stanno arrivando all'hotel a cinque stelle dove si tiene il gran galà.
Il fatto che poi Harry abbia i capelli scompigliati ad arte, quando scende dalla macchina, comunque, non fa che renderlo semplicemente più affascinante.
Durante la serata, gli sguardi dei presenti sembrano essere tutti per lui. Anzi, per loro,  nota Louis, visto che Harry sembra non volerlo lasciare nemmeno per un attimo. Non si allontana neanche per parlare con coloro che vogliono fargli i complimenti, mantenendo ben salda la mano alla base della schiena di Louis.
Solo a cena sembra rilassarsi un pochino, abbandonando quell'atteggiamento da madre ansiosa, e Louis può chiacchierare con i suoi amici. Il loro tavolo è il più allegro di tutti. C'è Zayn, felice come non mai, insieme a Perrie, la sua ragazza, splendida in un vestito azzurro pallido. Ci sono Liam e Sophia. C'è Niall, insieme a una ragazza che Louis non ha mai visto, e dalla faccia di Harry sembra sia ignaro di tutto anche lui (a giudicare dalla sua espressione oltraggiata, Louis non vorrebbe essere nei panni di Niall, l'indomani, quando riceverà un terzo grado di tutto rispetto.) Ci sono la madre e la sorella di Harry, persone meravigliose tanto quanto lui, con le quali Louis ha subito legato.
Nel corso della cena iniziano le premiazioni, premiando i campioni mondiali di tutte le categorie.
Louis si riscuote solo quando chiamano Ed Sheeran e Taylor Swift, vincitori della medaglia d'oro nella categoria di coppia-danza. C'erano stati un sacco di rumors su una loro frequentazione fuori dalla pista e, appena si lasciano andare ad un lungo bacio appassionato sul palco, li confermano tutti. Infine, è il turno di Harry.
Quando viene detto il suo nome, si alza di scatto dalla sedia, dirigendosi a grandi passi verso il palco. Louis incrocia le dita, pregando che non inciampi da qualche parte.
Fortunatamente riesce a prendere illeso il microfono dalle mani del presentatore. Si schiarisce più volte la voce, chiaramente nervoso, stringendo tra le mani la coppa d'oro massiccio.
-Non ho parole per esprimere quanto sia onorato di essere qui stasera- esordisce, dondolando appena sui talloni. -Vorrei ringraziare tutti voi qui presenti, e le persone che hanno sempre creduto in me: mia madre, mia sorella, il mio manager ma anche amico, Zayn. E poi Liam, che conosco da poco ma c'è stato nel momento del bisogno, e Niall, che c'è stato sempre, anche quando non avrebbe dovuto- si blocca e lascia andare una risatina, poi torna subito serio -Ma soprattutto, più di ogni altro, devo ringraziare te-
Sembra che cali il silenzio nella stanza, mentre gli occhi di Harry cercano e trovano quelli di Louis.
-Mi hanno sempre detto che il rapporto tra un allenatore e un atleta è una cosa esclusiva, che pochi possono capire, ma non ci avevo mai creduto. Poi sei arrivato tu, e mi hai portato qui- Harry parla lentamente, ma non riesce a nascondere un leggero tremito nella voce -Non ho dubbi che senza di te il mio sogno non si sarebbe mai e poi mai realizzato. Non riuscirò mai a spiegare quello che sei per me, così credo che mi limiterò a dirti che ti vedrò per sempre come il grande campione che sei. Perchè per me, e per tutta questa gente, tu resti questo. Non puoi più gareggiare, ma lo farò io per te. Le mie vittorie saranno le tue, a cominciare da questa. La dedico a te, Lou-
Louis vorrebbe davvero fare qualcosa che non sia starsene lì impalato come un idiota, ma tutti attorno a lui sono in piedi, ad applaudire il nuovo campione del mondo e il suo discorso, ma anche ad applaudire lui, che è riuscito a rialzarsi dopo aver perso tutto e che ha contribuito all'ascesa di una nuova stella, così non può fare altro che cercare di ricacciare indietro le lacrime. Sente che potrebbe sciogliersi da un momento all'altro, e non vuole davvero farlo davanti a tutti. In quel momento, però, ecco Harry, che come sempre riesce a fare la cosa giusta al momento giusto e, in pochi secondi, è riuscito a coprire la distanza che li separava e ora lo sta prendendo tra le braccia, impedendogli ancora una volta di cadere in mille pezzi.
-Maledetto bastardo- mormora Louis al suo orecchio, pizzicandogli un fianco -Avresti potuto avvertirmi-
-Sempre così dannatamente romantico- ridacchia Harry, affondando il viso nel suo collo -Ma come ho fatto a innamorarmi di te?-
Lo dice senza pensare, e quando si stacca è chiaro che se ne è pentito, perchè sul viso ha dipinta un'espressione tormentata.
-Va tutto bene Haz- sorride a quel punto Louis, dandogli un buffetto sulla guancia. Lo guarda mentre si siede davanti a lui, perchè attorno a loro hanno ripreso tutti a cenare, e non è il caso di dare spettacolo. -Perchè io invece ho cercato in tutti i modi di non amarti, lo sai? E infatti non mi sono innamorato di te. No, io ci sono proprio caduto dentro, con gli occhi bene aperti. Ho cercato di fuggire da te in tutti i modi, e invece ogni passo mi conduceva solamente più vicino. Quindi alla fine ho deciso semplicemente di scegliere te, e lo farei altre mille volte. E ora posso dirlo davvero...Ti amo Harry Styles. Ti amo tanto-
Parla tenendo gli occhi puntati nei suoi, e così non gli sfugge la lacrima che gli scivola lungo una guancia, mentre Harry stringe le labbra e afferra una mano di Louis portandosela al petto. Non c'è bisogno che dica nulla, è il suo cuore a parlare per lui.
È il suo cuore a dire che nemmeno mille medaglie d'oro potranno valere quanto ciò che gli ha appena detto.





-Siamo qui con Harry Styles, signori e signori. Devo dire che non è stato facile riuscire ad avere un appuntamento con te, sei molto richiesto-
Harry sorride, grattandosi la testa, leggermente in imbarazzo. Scott Mills è un grande intervistatore, ma il suo essere sempre pronto alla battuta lo fa stare un po' sulle spine.
-Mi dispiace- risponde allora -Ho una scheda di allenamento molto fitta, non volevo farmi desiderare, giuro-
-Ah, non ti preoccupare. Siamo contenti di averti qui, e sono certo di parlare anche per il pubblico che in questo momento ci segue da casa-
Harry fa un cenno del capo, educatamente. Si muove nervosamente sulla poltrona, cercando di ignorare la telecamera che ha puntata addosso, senza molto successo.
-Dunque- continua Scott Mills, sfogliando la cartellina che tiene tra le mani -Hai ventiquattro anni, e negli ultimi cinque hai praticamente dominato la scena sportiva mondiale, parlando del pattinaggio ovviamente. Correggimi se sbaglio, ma hai sempre vinto i campionati Nazionali, tre volte gli Europei, tre i Mondiali, e addirittura quattro volte il Grand Prix. Per non parlare dell'impresa che hai compiuto alla gara del campionato del Mondo, due settimane fa-
-Non ho fatto tutto da solo- risponde Harry, arrossendo appena -Credo che senza il mio allenatore non sarei mai riuscito a fare tutto questo-
-Modesto anche eh?- lo prende in giro Scott, facendogli un occhiolino -Forse tu ancora non ti sei reso conto che ciò che hai fatto finirà negli annali dello sport. Sei stato il primo atleta al mondo ad eseguire perfettamente un quadruplo axel. Nessuno mai potrà toglierti questo primato-
-E ne sono molto orgoglioso- sorride Harry -Però devo contraddirti. Forse non ci saranno dati ufficiali a testimoniarlo, ma il primo pattinatore a fare quel salto è stato Louis Tomlinson. Purtroppo non è riuscito ad eseguirlo in gara, ed è un peccato, perchè a mio parere è stato il pattinatore migliore del mondo, e meritava di detenere lui questo record, perchè in fondo è suo-
Gli occhi di Scott si illuminano, perchè Harry è entrato di sua spontanea volontà in quello che, da cinque anni a quella parte, è considerato un argomento tabù nelle interviste: il rapporto che lo lega al suo riservatissimo e algido allenatore. Ovviamente tutti nell'ambiente sanno ciò che veramente li lega, ma non è mai stato ufficializzato.
-Giusto, Louis Tomlinson. Una carriera stroncata da un infortunio. Un vero peccato eh?-
Harry alza le spalle, come a dire che non serve a niente rimpiangere il passato.
-È terribile dirlo, ma la sua sfortuna è stata la mia fortuna. Gli devo tutto- dice, semplicemente.
-Quanto ha contribuito a motivarti, il fatto di sapere che un ex-campione come lui si fosse messo, per così dire, a tua disposizione?-
Harry trattiene un sogghigno. -Parecchio. Ma non come pensi tu. Io volevo difendere i suoi record, e ci potevo riuscire solo superandoli. Per come la vedo io, rimane sempre lui il pattinatore più forte del mondo, perchè è stato lui a rendermi quello che sono ora-
-Beh, devo dire che è raro trovare un livello di gratitudine così alto da parte di un atleta, non è certo cosa che si vede tutti i giorni- prende la palla al balzo Scott -C'è qualcos'altro che ti senti in dovere di dire, a Louis o al nostro pubblico?-
-In realtà sì- risponde Harry, sorprendendo sia l'intervistatore che se stesso -Ritengo sia giusto far sapere ai miei sostenitori che, alla fine di questa stagione, mi ritirerò-
-Che cosa?- allibisce Scott, preso in contropiede da questa rivelazione -Harry, ma com'è possibile? Hai solo ventiquattro anni, sei nel mezzo della tua carriera-
-Lo so- annuisce Harry -E credimi, non è stata una decisione presa così alla leggera, ci ho pensato molto. Però non ho più sufficienti stimoli per continuare. Ho vinto tutto, detengo il record più prestigioso a cui potessi ambire. Poi, la vita da sportivo ha veramente dei ritmi pressanti, e io ho altri progetti più importanti a cui ora voglio dedicarmi-
-Ah sì?- lo pungola Mills -Per esempio? Vuoi mettere su famiglia?-
-Precisamente- risponde Harry, senza girarci attorno. Sembra incredibilmente deciso, mentre parla -Sto con il mio fidanzato da cinque anni, ormai, quindi credo sia ora di prenderci più tempo per noi.-
Sorride a Scott, poi volta il viso verso la telecamera, quella che ora non gli fa più tanta paura, e guarda dritto nell'obiettivo.
-Questo vuol dire, Lou, che adesso non mi scappi più-
C'è un ultimo primo piano degli occhi verdi di Harry, poi la televisione viene spenta di colpo. Louis abbassa il telecomando, il cuore ancora in tumulto, e conta fino a dieci prima di girarsi alla sua destra, verso l'altra metà del divano, dove il suo ragazzo se ne sta raggomitolato e immobile da ormai dieci minuti, come in attesa.
-E questo cosa significa?- sbotta Louis, cercando di controllarsi. Quando si erano messi lì a guardare l'intervista che Harry aveva registrato il giorno prima, non si aspettava niente del genere. Lui non gli aveva mai accennato al fatto di voler smettere di pattinare, nè tantomeno di voler fare un annuncio su di loro praticamente in diretta nazionale, e questa rivelazione lo lascia abbastanza sconcertato.
-Mi sembra sia abbastanza chiaro- dice Harry, cauto -Non ci vedo nulla di male...-
-Non ci vedi nulla di male?- lo interrompe Louis, alzandosi di scatto dal divano, e iniziando a fare su e giù per la stanza -Haz, abbiamo sputato sangue negli ultimi cinque anni, perchè tu imparassi il quadruplo axel, perchè riuscissi ad arrivare al livello in cui sei ora. Abbiamo vissuto entrambi in quella maledetta pista. Cristo, una volta abbiamo fatto sesso e tu avevi ancora i pattini addosso! Potresti andare avanti ancora dieci anni, come minimo...Perchè butti tutto al vento?-
Harry si mette in piedi a sua volta, perchè sa che Louis è in procinto di dare di matto. Aspetta che torni verso di lui, ormai sta facendo il solco al pavimento, e lo blocca, mettendogli entrambe le mani sulle spalle.
-Lou, Lou!- lo richiama, visto che non sembra intenzionato a prestargli attenzione -Guardami, e soprattutto ascoltami. Abbiamo lavorato tanto è vero, e siamo stati ripagati. Però non sono mai stato del tutto onesto con te-
Louis lo guarda senza capire. Conosce Harry come conosce le proprie tasche. Conosce ogni sua paura, desiderio, ambizione. Cos'è che è riuscito a tenergli nascosto?
-Io amo il pattinaggio, Lou- continua, fissandolo dritto negli occhi -Lo amo davvero, ma non quanto lo hai amato tu. Fosse per me avrei smesso tempo fa, ma mi ero ripromesso di continuare finchè non fossi riuscito a portare in gara quel quadruplo axel-
Louis ora è, se possibile, ancora più confuso. Sa che Harry non respirava ghiaccio, come faceva lui, ma non ha mai immaginato niente del genere.
-Perchè?- domanda, con voce sottile.
-Perchè era il tuo sogno, amore- sorride, e le sue fossette lo fanno sembrare ancora ingenuo come quando aveva diciannove anni, e tremava tra le sue braccia prima di affrontare una gara. -Non potevo rischiare che qualcun altro riuscisse a fare quel salto, e si prendesse ogni onore. So che non è lo stesso, ma sapevo che, se fossi stato io il primo a farlo, avresti ottenuto almeno un briciolo del riconoscimento che meriti-
Louis sente gli occhi pizzicare, perchè Harry ha fatto tutto questo per lui, senza chiedere nulla in cambio, e lui non sa davvero che dire.
-Ora ci sono riuscito, e non ho altri motivi per continuare. Adesso è il nostro momento, Lou- dice piano Harry, prendendogli il viso tra le mani -Io voglio una famiglia con te, la voglio davvero-
E Louis a quel punto non può fare a meno che annuire, troppo emozionato per dire altro. Si alza sulle punte dei piedi, avvicinandosi a lui e affondando le dita tra i suoi capelli.
-La voglio anche io, Haz- è tutto quello che riesce a sussurrare, prima che le sue parole si spengano sulle labbra di Harry.





Harry riesce a vincere un altro Grand Prix e un altro campionato del Mondo, prima di ritirarsi in grande stile. La foto del bacio che si scambia con il suo allenatore, e ufficialmente fidanzato, dopo la sua gara d'addio, fanno il giro del paese.
I paparazzi li seguono per un po', poi il loro interesse per loro svanisce, anche perchè i due ex-campioni si sforzano di condurre una vita più riservata possibile. 
Harry rimane fuori dalle scene per un po', poi, con l'aiuto di Zayn e Liam, mette su una scuola di pattinaggio, alla quale centinaia di giovani atleti fanno a gara per iscriversi.
Niall partecipa con entusiasmo all'iniziativa, anche se il suo contributo si limita al fatto di commentare l'abbigliamento piuttosto succinto delle pattinatrici e a combinare guai con la macchina per pulire la pista. Harry però è piuttosto paziente, quindi lo lascia fare.
Louis si dedica al suo sogno di serie B, e si mette ad allenare i bambini. È una grandissima soddisfazione vederli muovere i primi passi sul ghiaccio, traballanti e impauriti, e poi, con il passare del tempo, leggere nei loro occhi l'inizio di una grande storia d'amore.
Si ritiene piuttosto fortunato, perchè non è da tutti riuscire a realizzare i propri sogni, soprattutto quando si era convinti di averli persi. Lui, invece, ogni volta che vede i suoi piccoli atleti, si ritrova a ringraziare il cielo per aver avuto la possibilità di ritrovare la strada. Poi, la sera, quando torna a casa e Harry lo abbraccia, chiedendogli della sua giornata, è certo che non avrebbe potuto chiedere di più dalla vita. Per venticinque anni ha vissuto sempre con il timore di scivolare, muovendosi su lame troppo taglienti e sottili. Adesso, invece, può dire finalmente di aver trovato il suo porto sicuro.
Adesso può smettere di sentire solamente freddo, perchè sa che avrà per sempre qualcuno pronto a coprirgli le spalle.









Ed anche questa è finita. Spero davvero che vi sia piaciuta, perchè ho sempre voluto scrivere una shot sul pattinaggio. Io ho pattinato per moltissimi anni, anche se su rotelle e non sul ghiaccio (a proposito, ho cercato di documentarmi al meglio su ciò che non sapevo, non essendo le due discipline esattamente la stessa cosa, se ci sono imprecisioni scusatemi), e avevo iniziato questa storia un bel po' di tempo fa, in tempi ancora non sospetti (Niente video di Night Changes, per capirci, anche se poi mi sono ispirata a quello per la pattinata al National History Museum). Per quanto riguarda il quadruplo Axel, è vero che nessun atleta è mai riuscito a farlo, e credo che non ci riusciranno per un bel po' di tempo, visto che probabilmente ci vorrebbe Superman per riuscire a fare quattro rotazioni e mezzo. Insomma, è una cosa un po' fantascientifica, considerate una sorta di licenza poetica il fatto che Harry e Louis ci siano riusciti.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino qui, e chi mi ha seguito fino adesso, inserendomi tra i propri autori preferiti.

Per qualsiasi cosa, se vi va, cercatemi su Twitter. Potete trovarmi QUI

Grazie ancora di tutto

Gaia





Got your back, when your back's against the wallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora