Eternal Gold

111 9 13
                                    

Il corridoio era avvolto nella penombra, anzi no, nella completa oscurità. E come tale quell'oscurità, densa quanto inchiostro, arretrava e s'apriva come una cortina di nero velluto solo innanzi all'avanzare delle fiaccole che precedevano la processione. Le fiamme rosse fendevano l'aria stantia di millenni che sapeva di polvere, impregnandola a loro volta dell'odore del fumo. Il corridoio era stretto come un imbuto e le raffigurazioni, i colori brillanti sotto i bagliori del fuoco, contribuivano a creare un'atmosfera inquieta e al limite dell'irreale. Beh, certamente di irreale vi era stato parecchio da che avevano messo piede in quella tomba. A dirla tutta, Seto aveva definito "assurdamente irreale" tutta quella faccenda dal momento in cui aveva deciso, di punto in bianco, di seguire il gruppo di sciocchi in Egitto in quel viaggio che aveva definito altrettanto assurdo. Una decisione presa d'istinto, senza riflettere. Qualcosa non da lui. Un'azione impulsiva che la sua mente aveva giustificato dicendosi che era lì solo per dimostrare che tutte quelle assurdità sull'antico Egitto erano, appunto, assurdità. Giusto per dimostrare che, come sempre, Seto Kaiba aveva ragione. Bhe, non si era mai sbagliato tanto in vita sua e infondo una vocina dentro di lui l'aveva saputo fin dall'inizio. Tutta quella storia era, sì, molto più che assurda, ma aveva ben poco d'irreale e nessuno lì, assolutamente nessuno, lo sapeva bene quanto lui. Perché ora, dopo quel viaggio nella sua vita passata, nei ricordi di Seth, rammentava ogni cosa. Il calore del sole sulla pelle, il profumo dell'incenso, dei fiori lungo il fiume, ricordava le loro ombre che giocavano a nascondino tra le colonne dei templi e del palazzo reale, la sua risata limpida come le acque del Nilo, luminosa come Ra a mezzogiorno; ricordava il peso leggero del suo corpo tra le sue braccia e il sapore amaro delle lacrime di Seth, le sue lacrime, quando gli aveva detto addio. Ma più di qualunque altra cosa ricordava quel momento, l'esatto istante in cui aveva capito di amarlo e che avrebbe fatto qualunque cosa per lui, per il suo Atem. Rammentava ogni cosa come se fosse trascorso solo un battito di ciglia e non tremila anni. Eppure, allo stesso tempo, pareva trascorsa un'eternità.

Da sotto la frangia scura rivolse un'occhiata di sottecchi agli Ishtar che procedevano pochi passi davanti a lui facendo luce con le fiaccole. Forse solo Ishizu aveva una vaga idea della realtà dei fatti, ma non quanto lui.

Mai quanto me, pensò.

Anche l'egiziana, infatti, aveva ricordato la sua vita precedente.

Il corridoio pareva infinito. Sembravano passate ore da quando si erano risvegliati sul nudo e freddo pavimento della stanza della stele dopo il viaggio nel passato, eppure Seto conosceva perfettamente la lunghezza di quel corridoio e sapeva con precisione che mancavano ancora quaranta metri alla loro destinazione.

Quaranta metri, si ripeté. Quaranta metri di lenta agonia.

Il silenzio ovattato, unicamente scandito dal suono dei loro passi sulla pietra, era talvolta spezzato dalle osservazioni ottuse del resto del gruppo. Seto lanciò un'occhiata oltre la spalla destra per riservare a Yugi e ai suoi amici un cipiglio sprezzante. Aveva trovato fastidiosi i loro inutili interventi da che si era risvegliato con un terribile martellare alle tempie, come se qualcuno avesse utilizzato la sua testa per una partita a volano, e inutile dire che le uscite fuori luogo di quel genio di Wheeler avevano solo contribuito a peggiorarlo.

-Siamo certi che sappia dove stiamo andando? – lo udì sussurrare.

Seto represse un verso di disappunto e assottigliò gli occhi di ghiaccio. –A differenza tua, Wheeler, che non riusciresti a trovare la strada di casa nemmeno con un navigatore satellitare, io so esattamente dove stiamo andando e riuscirei a trovare questa stanza segreta anche se fosse sulla luna. –

S'impose d'ignorarli, così come ignorò lo "sbruffone" che udì dietro sé, messo velocemente a tacere da Yugi, almeno così immaginava. D'altra parte lui era l'unico dotato di un minimo di cervello o quanto meno di buon senso.

Eternal GoldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora