HARIBO.
*con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritieria del carattere di queste persone
nè offenderle in alcun modo*“Non di nuovo, ti prego, Dio”
Mi guardo attorno con gli occhi sgranati, deglutendo ripetutamente per riattivare la salivazione al momento azzerata; scuoto la testa tirando in sù con il naso, come per svegliarmi dall’incubo più orribile mai vissuto.
Non so chi sto supplicando con tutte le mie poche forze rimanenti.
Non ho più creduto in Dio, in un qualcosa di celestiale con una vestaglia bianca, barba lunga stile Albus Silente e due palline vermiglie a colorargli le gote.
Cioè, esiste davvero gente tanto stupida da sperare che un angioletto in tunica, che di gay ha forse troppo, li salvi dal male?Il male. Non so se il diavolo esista davvero, un esserino bastardello con fondotinta rosso, corna e coda appuntiti, che cuoce nel suo calderone i bad boy per farci un minestrone di cartilagini ed ossa.
Il male lo associo semplicemente a mio padre, lo identifico con la sua immagine, con i suoi occhi pieni di rabbia, con il suo odore acre di alcol, con i tonfi dei suoi passi che uno ad uno risuonano fino in camera.
La morte di mia madre m’ha condotto a questo pensiero.. chiamiamolo illogico?
Se Dio non volesse dolore e male tra gli uomini, perché cazzo aveva distrutto la mia vita in questo modo? La vita di mia madre? Perché m’ha portato tutto questo dolore? A soli 16 anni, praticamente un ragazzino che della vita sapeva ben poco, schiavo del male.Interrogativi in attesa di una risposta; una risposta che non arriverà mai, temo.
Il rumore di passi scoordinati che salgono pian piano le scale, fa quasi tremare le pareti della mia piccola stanza. I tonfi rimbombano sordi tra le mura di casa, molti sono causati da mio padre che sbanda e si ritrova con il viso spiaccicato al muro alla ricerca di qualche appiglio per rimettersi in piede.“E’ ubriaco, cazzo, sono fortunato” ripetevo quella procedura meccanicamente come fossi un robot di ultima generazione, dagli ingranaggi perfetti.
Scatto dal letto sfatto e quasi inciampo nei miei passi per quanto i miei arti inferiori stiano tremando.
Curvo la schiena, abbasso la testa e mi rannicchio sotto la scrivania di cui ormai conosco qualsiasi venatura nel legno.
Qui, sul bordo, faccio scorrere una tendina dal tessuto leggero che copre interamente la rientranza. Mi sento protetto, quasi percepisco quel pezzo di stoffa come una sottospecie di scudo trasparente che mi isoli da quel mostro intrappolato nel corpo di mio padre.L’aveva messa mia madre; da piccolo lì sotto riponevo tutti i miei giocattoli ma lei odiava vedere tutta quella confusione, così un pomeriggio l’ho aiutata a cucire quella bella tendina azzurra con lei. La ringrazio mentalmente con un ‘mamma, se non ci fossi stata tu..’
Porto le mani a coprirmi la bocca, le stringo forte sulle labbra per non emettere nessun suono, nessun gemito prodotto dalla paura che mi ribolle dentro.
Chiudo gli occhi e li stringo così forte che delle lacrime ne fuoriescono. Il mio piede destro si agita, si muove all’impazzata; mi sforzo pur di tenerlo a bada per non fare rumore.
L’odore di alcol e sudore mi perfora i polmoni, una volta che sento la porta sbattere sul muro. Spalanco le palpebre e deglutisco. La saliva che deglutisco s'è tramutata in una manciata di aghi che mi trafigge la gola.“Harry, amore di papino! Fatti inculare, dai tesoro, papino è arrapato e nervoso”
Silenzio.
Le sue scarpe scricchiolano sul pavimento in legno, muove qualche passo fino al centro della camera, poi la sua ombra massiccia torna a colorare la sua posizione precedente, sulla soglia della porta.
Silenzio.
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Haribo.
FanfictionHarry ha paura di lottare contro quella figura scura che infesta la sua casa e la sua vita. La vita di Harry non è semplice come quella di ogni comune teenager. La vita di Harry è composta da dolore, tristezza e sconforto. L'uniche gioie di Harry so...