Introduzione

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{Le stelle, quelle piccole  fonti di luce incredibilmente affascinanti. Il mio sguardo vaga  nel cielo blu, quasi nero,prima di soffermarsi sulla luna, chissà se mio padre mi sta guardando, chissà...
"Bianca quando hai intenzione di rientrare?"
La voce di mia madre mi risveglia dai miei pensieri. 'Mai' le vorrei rispondere.}

Bianco è il primo colore che vedo appena apro gli occhi. Lo stesso colore che ormai vedo da anni, ogni volta che mi sveglio.

Non mi piace come colore..è neutro, non esprime emozioni.

Volete sapere una barzelletta? Io mi chiamo proprio così: Bianca.
I miei genitori si credevano simpatici quando mi hanno affibbiato questo nome e la loro giustificazione qual'è stata? È stato il primo nome che ci è venuto in mente quando ti abbiamo vista nascere. Dovrei andarne fiera secondo loro.

Però questo nome, anche se lo odio, mi caratterizza. Sono vuota, come il bianco. Quasi inesistente. Forse è propio questo che i miei genitori hanno visto in me... L'inesistenza della mia essenza.

Okay dai sto vagando. Cerco di perdere tempo per non alzarmi dal letto troppo comodo.
Sbuffo stanca e socchiudo gli occhi.

Chi me la fa fare questa vita? No perché dovremmo fare due chiacchiere!

Quando provo ad alzarmi sento le gambe indolenzite. Non mi ricordo cosa ho fatto ieri onestamente però quando faccio vagare il mio sguardo intorno a me mi rendo conto che no...questa non è la mia stanza.

Mi alzo di scatto come una molla. Alzo le coperte, anch'esse bianche, e mi guardo le mie gambe nude. Indosso solo un paio di slip neri di pizzo e una maglietta bianca. Cazzo questo colore è dappertutto!

Scendo dal letto con un balzo e posso notare quando cazzo sia grande questa camera ! Un letto matrimoniale al centro, un comodino a destra e l'armadio a sinistra.
Molto arredato, forse non è il suo forte a quanto pare.

I miei occhi scrutano tutta la stanza attentamente, molti vestiti sono per terra. C'è tanto disordine è mi è difficile trovare le mie robe. Dopo pochi minuti riesco a trovare i miei pantaloncini di jeans strappati e i miei stivali. Infilo la maglietta nei pantaloncini e mi aggiusto frettolosamente.

Mi giro su me stessa e trovo due porte, indovinate di che colore? Bianche. Minchia che palle.

Ne apro una e trovo il bagno, per fortuna questo è celestino chiaro. Carino, niente di particolare.

Mi specchio e cerco di aggiustarmi la chioma bionda. Anche se sono lisci sono davvero insopportabili. Sbuffo e cerco di pettinarli con una mano; scontenta del risultato mi faccio una coda di cavallo alta.
Quando poso il mio sguardo sul mio volto per poco non mi spavento.
SONO TERRIBILE.  Ho molta autostima mi dicevano...

A parte ciò mi sciacquo il volto un paio di volte e decido che poi è arrivato il momento di andarsene. Non so nemmeno a casa di chi sia.

Esco dal bagno e mi dirigo verso l'altra porta, mi ritrovo in un corridoio molto stretto e corto. Lo percorro con cautela e mi ritrovo in un piccolo salone a destra, una cucina, ovviamente tutta arredata di bianco, a sinistra.

Quando entro in cucina trovo un ragazzo di spalle a petto nudo con dei pantaloni neri della tuta a vita bassa mentre armeggia con non so cosa.

Non mi ha ancora notata e la prima cosa che mi viene in mente dico: "sembra un ospedale".
Ed è vero. Ci sono così tanti colori belli e vivaci e scegliere il bianco come colore della casa fa davvero salire la depressione.

Il ragazzo moro si volta di scatto preso alla sprovvista e mi guarda. Vedendo che sono io si rilassa un po' ma rimane comunque leggermente teso, lo posso notare dai suoi muscoli ben esposti, davvero un gran figo.

Mi appoggio allo stipite della porta e lo guardo incrociando le braccia.
"Non ti piace il bianco?"
Mi chiede poggiandosi al bordo della cucina mente mi guarda con i suoi occhi nocciola.
"Non ne parliamo" Gli dico sbuffando. Mi allontano dallo stipite e mi avvicino alla porta di ingresso. "Io vado, grazie per...beh non ricordo cosa ma grazie?!"
Queste sono le situazioni più imbarazzanti, davvero.

"No aspetta ti ho preparato la colazione!" Mi dice venendo verso di me con passo svelto.
"Non dovevi farlo, posso cucinarmi da sola non ho bisogno della badante" Gli dico sorridendo fintamente prima di aprirmi la porta da sola e uscire.
Non sono la sua ragazza, è stato solo una sera, nessun rapporto sentimentale.

"Sicura che non vuoi rimanere qualche minuto?"
Mi chiede dubbioso mentre poggia il gomito sulla porta mezza aperta mettendo in mostra i muscoli.
Ei sì, sei figo ma no, non mi interessi.
"No, non ci tengo. Ciao!"
Gli dico prima di sgattaiolare fuori come una formica sperando che non mi rincorra per le scale. Sembrerebbe una di quelle scene dei film romantici, peccato che io non potrei mai essere la protagonista.

Mentre scendo di fretta le scale scivolo inciampando sul penultimo scalino. Cado di culo per terra. "Maledetta a me che sono nata imbranata". Impreco prendendomi da sola in giro. Com'è possibile che faccio sempre queste figure?! Spero non ci sia nessuno...

Mi alzo da terra e mi pulisco il didietro ma quando alzo lo sguardo trovo un ragazzo davanti a me che mi fissa, penso si stia trattenendo dal ridere.
Io lo fulmino con lo sguardo, se lo fa è morto.

"Cazzo non riesco a trattenermi"
Detto questo colui che mi è davanti scoppia in una fragorosa risata che gli mette in mostra i denti bianchi. Porta la testa indietro mentre ha gli occhi socchiusi e si mantiene la pancia con una mano.
È carino che gli altri ridano delle mie sventure, davvero entusiasmante.

Sbuffo innervosita e lo sorpasso dandogli una spallata. Esco dal portone e finalmente sono lontana da questo palazzo. Frugo nella tasca dei pantaloncini e cerco il telefono che trovo quasi subito. Chiamo Sissy e spero vivamente che mi può venire a prendere, non amo tanto camminare, non è il mio forte.

"Ei Baby dimmi!"
La sua voce squillante mi urta leggermente il timpano così scosto il telefono prima di avvicinarlo di nuovo per farmi sentire.
"Mi vieni a prendere? Sono vicino al bar di Gigi"
Le dico in fretta sperando in una su risposta positiva. "Arrivo" dice prima di mettere giù.

Mi guardo intorno e noto una panchina vuota così mi ci avvicino e mi siedo. Estraggo dalle varie tasche il necessario per rollare una sigaretta e mi metto all'opera. Appena finito prendo l'accendino e iniziò a fumare.
Ebbene sì, sono una di quelle ragazze che fuma, ho preso il vizio all'età di quindici anni e adesso ne ho diciannove, quasi venti. Mi sento vecchia a dir la verità, ma per fortuna faccio ancora la vida loca (la bella vita, ovvero vivere come un adolescente).
Fissò le varie macchine che sfrecciano dinanzi a me, mi sono sempre piaciute ma ciò per cui davvero vado matta sono le moto. Infatti ne ho una nel garage.

"Vaffanculo! Sei proprio uno stronzo!"
Ciò che sento sono le urla di una ragazza che esce quasi mezza nuda da un portone poco più distante dal mio. Un ragazzo a petto nudo e diretto di lei mentre la guarda abbastanza incazzato.
Lui indossa dei pantaloni lunghi neri da ginnastica scesi fino alla vita stretta, si possono intravedere i boxer della Calvin Klein grigi.

La ragazza è abbastanza imbranata, quasi quanto me, infatti cammina a stento su dei tacchi vertiginosi cercando di coprirsi il più possibile con dei vestiti. Avranno passato una notte da leoni, ma come si suol dire..notte da leoni mattina da coglioni.

Mentre fisso la scena, evidentemente il ragazzo sentendosi il mio sguardo sul suo bel fisico, si volta incrociando il mio sguardo. È un attimo. Lui mi guarda incazzato quasi anche con me, non gli piacerà essere fissato, ma io ho gli occhi per guardare..mi dispiace bel signorino ma io guardo dove cazzo mi pare.

Il clacson della macchina di Sissy mi risveglia dalle mie conversazioni inesistenti.
Lui continua a guardarmi e se avessi avuto l'occasione avrei fatto la guerra per chi tenessi di più lo sguardo, ma la mia amica non me lo permette così sono costretta a distogliere lo sguardo e a raggiungerla.

'L'hai vinta solo per fortuna'.

L'Io senza il Tu non esiste Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora