Lily Evans sbuffava contrariata, la fronte lentigginosa aggrottata e i pugni serrati.
Era certa che nulla avrebbe potuto peggiorare quella giornata, che non avrebbe esitato a definire una delle peggiori giornate della sua vita, eppure Remus Lupin l'aveva costretta a ricredersi. A onor del vero, Lily avrebbe dovuto in effetti dimostrarsi meno sorpresa di quell'inattesa richiesta, sopraggiunta proprio un istante prima che si fosse apprestata a salire le scale del dormitorio femminile (se solo fossi salita cinque minuti fa!): aveva distintamente avvertito lo sguardo supplichevole del suo collega Prefetto piantato su di sè sin da colazione, lo stesso, inconfondibile sguardo che assumeva ogni singola volta volesse chiederle se, per favore, quella sera fosse stata disponibile a effettuare uno scambio nei loro turni di ronda.
E per quanto Lily stesse già figurandosi vividamente la favolosa doccia calda che l'attendeva e che, ne era certa, avrebbe portentosamente deterso via ogni singola rogna in cui era incappata in quel dannato, assurdamente dilatato, sabato di metà aprile, l'aura di indefinibile, avvilita rassegnazione mista a titubanza, che aleggiava attorno a Remus Lupin ogni qualvolta si trascinasse di malavoglia a porle quella, ormai consueta, richiesta, le impediva di dirgli di no. Il ragazzo le aveva sorriso riconoscente e si era defilato in gran fretta verso rotte ignote, non prima di essersi concitatamente profuso in una serie di ringraziamenti e scuse tanto sinceramente intensi che, per un istante, Lily ebbe timore che si sarebbe inginocchiato e si sarebbe messo invocare il suo nome come in preda a un'estasi mistica.
Per un fugace istante la sfiorò il pensiero di restringere la ronda a una rapida e approssimativa perlustrazione del settimo piano, eventualmente corredata da una fulminea occhiata nei paraggi più immediati del sesto; tuttavia, se c'era una caratteristica per cui Lily Evans poteva dirsi celebre era la sua incrollabile vena paranoica e incredibilmente catastrofista: in capo a mezzo secondo le si figurò in mente, in maniera preoccupantemente vivida, la visione di un'orda di maghi oscuri intenta a impadronirsi di Hogwarts a partire dal quinto piano. Una catastrofe che certamente avrebbe potuto essere sventata, se non fosse stato per la sua inaccettabile negligenza.
Ebbene, Lily era un Prefetto, era stata insignita da Silente in persona (la più alta autorità scolastica e, più in generale, dell'universo tutto) di un'influente carica, dalla quale, lo sapeva bene, sarebbero derivati potere e prestigio, ma certamente altrettante responsabilità. L'incolumità della scuola e degli studenti gravava sulle sue spalle, ma Lily avrebbe accolto quel peso con gioia e vigore e avrebbe lottato fino alla morte, se necessario! Nessun mago oscuro avrebbe potuto insidiare anche una singola aula senza prima aver ingaggiato un duello all'ultimo sangue con lei, che non per niente era la prima del suo corso di Difesa Contro le Arti Oscure.
Acquisito rinnovato vigore, Lily raccolse i capelli e uscì dal buco del ritratto, lo sguardo verde chiaro attraversato da una, perfettamente distinguibile, scintilla di puro ardimento. Varcata la soglia della Sala Comune di Grifondoro, Lily udì distintamente il rintocco sommesso della grande pendola riecheggiare per nove volte nel corridoio vuoto, annunciando tetramente e al contempo con il piglio solenne di chi non ammette alcuna replica, l'avvio del coprifuoco.
Quasi nel medesimo istante, dal fondo in penombra del corridoio, in una sinfonia di suole di scarpe, emerse una figura minuta, alle prese con una forsennata corsa. Lily era vagamente consapevole del fatto che attuare terrorismo psicologico sugli alunni del primo anno non fosse da considerarsi neppure lontanamente etico, tuttavia non potè trattenersi dal ghignare nell'identificare la figura in avvicinamento proprio come un alunno di primo anno, di ritorno alla Torre di Grifondoro. Certo, probabilmente non sarebbe stato etico, ma Lily era fortemente convinta dall'idea che se in giro c'erano individui come quel Potter, così propensi a infrangere il regolamento scolastico in maniera così sfacciatamente plateale, la colpa doveva essere anche e soprattutto dei passati Prefetti, di certo troppo indulgenti.