Fui travolta da un'apatia alienante.
Staccai i fili d'erba sotto di me, stropicciandoli tra le dita, perché non potei fare altrimenti: non riuscii a parlare, a piangere, a urlare... niente. Non sentivo niente.
I miei genitori erano invecchiati o morti, nel peggiore dei casi, Tommy e i miei amici erano adulti, il mio villaggio cambiato. Era il 1974.
Avrei voluto che il tempo non suggerisse un principio di pioggia autunnale, di quelle evanescenti e leggere, ma che il cielo fosse sgombero di nubi. Mi sdraiai comunque e ignorai il pizzicore degli steli riarsi contro la nuca.
«Trix?»
Non risposi e Flynn non insistette. Rimanemmo così per un tempo imprecisato, in modo tale che la mia mente si abituasse, almeno un po', a quella condizione. Quantomeno da permettermi di porre domande.
«Sono contenta che tu sia vivo» sospirai, chiudendo gli occhi. «Ho avuto paura, quel giorno.»
«Anch'io.»
«Credo che sia stata proprio la paura a spingermi a questo. Ero così arrabbiata...». Mi sfiorai le guance e le mie dita incontrarono la superficie liscia che avevano sempre avuto. «Sono invecchiata?»
«Nemmeno di un giorno.» Flynn mi accarezzò la tempia con il dorso dell'indice e sorrise. Non c'era nessun imbarazzo nel suo gesto, quasi l'avesse fatto centinaia di volte.
«Dimmi cosa è successo. Tutto quanto.»
«Forse è presto, Trix.»
«Non mi importa. Ne ho bisogno.»
Il ragazzo annuì e si sdraiò di fianco a me e, come se una pellicola stesse scorrendo lentamente davanti ai suoi occhi, si limitò a descrivere le immagini che ricordava. «Quando stavo per perdere le speranze, ho visto qualcosa. Un bagliore che si muoveva oltre le nuvole e... tutto è diventato caldo e il tempo ha rallentato il suo corso.» Flynn si fermò, torcendosi le mani in cerca delle giuste parole. «Era lui. Lo Spirito dell'Oro, intendo.»
«Oh.»
Ero stata abituata all'idea che lo Spirito dell'Oro fosse un'entità sopra le altre, non appartenente a nessun mondo. Sapere che fosse in grado di parlare, volare o semplicemente esistere era difficile da processare.
«Era con Idraèlle» proseguì. «Credo che lei sappia qualcosa.»
Ovviamente, lei sa sempre tutto.
«Lo Spirito si è imposto sul consiglio del Palast e ha ordinato di far cessare quella follia. Io non posso essere ucciso, non da loro: mi ha scelto, capisci?»
«Sì, capisco. E cosa ne è stato di Gorazd?»
«Quando ti ho trovata il Viesczy era fuggito, spaventato dal potere del Sole. Tu respiravi appena. Ho chiesto consiglio allo Spirito, secondo lui eri... in uno stato vicino alla morte, non saprei in che modo spiegarlo. Vedi, se nasciamo in un posto l'anima gli appartiene. Tu provieni dal Mondo Visibile, Trix, hai... avevi, ormai, trascorso la quasi totalità della tua vita lì, quindi la tua anima apparteneva ancora a quel posto. È rimasta imbrigliata, aggrappata al tuo corpo. Ora, però...»
«Ora sono passati vent'anni e le cose sono cambiate. La prossima volta potrei non essere così fortunata.» Non potei fare a meno di tingere di sarcasmo la parola con cui avevo osato definirmi. Ero viva, certo, ma a quale prezzo? «Mi hai immersa nella Fonte della Giovinezza?» chiesi ancora. «Il mio corpo è rimasto lo stesso, credo.»
«Sei identica al giorno in cui ti ho incontrata.» Flynn accennò un sorriso che si estinse subito. «Ma non sono stato io. Volevo farlo, a dire la verità, ma lo Spirito ha ritenuto che non fosse necessario. Il tuo corpo era bloccato.»
«Bloccato?»
«Cristallizzato. Incapace di invecchiare e respirare, senza necessità di soddisfare i bisogni primari.»
«In effetti inizio a sentire un certo languorino e credo di dover andare in bagno» sdrammatizzai, senza troppa convinzione. «Sono stata io a far crescere le piante in camera?»
«Hai progressivamente liberato energia magica, durante questi anni. Stava, ecco... traboccando, immagino.»
«Capisco.» Flynn si sforzava di non cedere all'apprensione, ma lo vidi cercarmi con la coda dell'occhio. «Parlami ancora di Gorazd.»
«Non ti ha cercata.»
«Certo che no: mi vuole viva, in grado di combattere. Sarebbe stato troppo facile. Lui ragiona così.»
«Non avrebbe potuto fare molto, in ogni caso. La gente di Gohen ti ha donato bracciali rossi ogni cinque anni per fortificare la barriera attorno a te.»
Sollevai il braccio e notai il lampo cremisi che mi fasciava il polso. «Dovrò ringraziarli per il disturbo che si sono presi. Quando avrò riacquistato le forze, lo toglierò.»
Le ombre che scivolarono sul volto di Flynn furono sintomo dei suoi pensieri in merito. «Non puoi farlo, Trix, non dopo quello che è successo.»
«Posso cavarmela, drago.»
Quello che avevo detto a Gorazd in materia di barriere protettive non era cambiato: finché fossi rimasta al sicuro nella mia bolla di vetro non avrei potuto provare a fermarlo, mentre se l'avessi fatto la barriera si sarebbe infranta. E con Gorazd in vita, la via di casa mi sarebbe stata preclusa.
«No, non puoi.» La presa attorno al mio polso si intensificò fino a farmi male. Non mi piacque il modo in cui Flynn mi guardò, come se qualunque stilla di frivolezza e infantilità gli fosse sfuggita in favore di un carattere più spigoloso, che non ammetteva avventatezze. «In questi vent'anni è stata dura. Non puoi farlo.»
Avrei potuto dirgli tante cose in quel momento, stringerlo a me fino a soffocare, ma quel mondo mi aveva prosciugata della mia umanità e avevo ancora bisogno di processare l'innumerabile quantità di informazioni che Flynn mi aveva riversato addosso. Riuscii soltanto a dire che avrei preferito rimanere sola.
*
Qualcosa si era spezzato. Lo comunicai a me stessa, quando fui assalita dall'ennesimo spasmo di follia.
Mi colpivano da tre settimane, a intervalli irregolari, con la mia mente che traslava verso attimi di depressione sconsiderata, e che a loro volta si traducevano in nottate insonni e crisi di pianto isteriche.
Afferrai uno dei vasi disposto in cima alla scalinata che dalla sala del tesoro conduceva alle cucine, e lo scagliai contro la parete di roccia. L'impatto produsse il suono di cocci infranti il cui eco, mescolato a quello delle mie grida, si disperse per la caverna.
Flynn sgusciò fuori dalla strettoia con una tazza fumante che, tra i suoi artigli, appariva minuscola. «Bevi questa.»
La presi e, con il corpo ancora scosso dai tremori, trangugiai l'infuso alle erbe. I nervi si distesero lentamente e mi sciolsi in un sospiro, crollando a sedere sul primo gradino della scalinata. Flynn discese la rampa di scale e si aggrappò alla massiccia stalagmite che si innalzava davanti a me.
«Meglio?»
Mossi i piedi nel vuoto e annuii.
«Se continui così distruggerai tutto.»
«Scusa.»
Flynn scoprì le zanne in un sorriso che mi comunicò tutta la sua comprensione. «Sei riuscita a dormire, stanotte?»
«Poche ore. È un po' difficile, se hai passato gli ultimi vent'anni in un letto.»
«Vero, ma è qualcosa.»
Mi sforzai di restituirgli il sorriso e vuotai la tazza.
«Mi dispiace di non essere forte come vorrei, drago, ma purtroppo sono solo una misera umana» scimmiottai l'accento marcato del Viesczy.
Flynn mi costrinse a non interrompere il contatto visivo sollevandomi il mento con il dorso dell'artiglio. «Un'umana capace di mettere alle strette l'Ombra Bianca e costringerla alla ritirata. Che tu lo voglia o no, Trix, il tuo animo è più duro della roccia. Non quanto la tua testa, però.»
Mi asciugai le lacrime e mi alzai in piedi, lisciandomi nervosamente i jeans – li avevano portati gli gnomi ladri, a detta loro andavano parecchio di moda nel Mondo Visibile, negli ultimi tempi. «C'è... una cosa che vorrei chiederti.» Saltai sul palmo aperto della zampa di Flynn e mi arrampicai lungo il dorso, mentre slittava giù dalla stalagmite. «Quando ero al Palast, Gorazd mi ha parlato dei suoi progetti per riconquistare il trono di Bazal'tgorod con l'aiuto di Arok. C'è riuscito?»
Flynn tardò a fornire una risposta, sdrucciolando lungo il monte di monete. «Ti riferisci agli ultimi... sviluppi in campo bellico, suppongo.»
Annuii piano.
«Ne sono successe così tante in questi anni che, ecco, potrei aver tralasciato alcuni particolari.»
«Flynn, per favore.»
«D'accordo!» sbottò, prima di avvolgermi la coda attorno ai fianchi e depositarmi di fronte a lui. «Gorazd marcia verso Bazal'tgorod, ma non è solo. Negli ultimi vent'anni ha reclutato un'armata di sovversivi intenzionati a spodestare la dinastia di Isayev. Al momento il trono è passato al suo primogenito, Zek e altre impronunciabili lettere.»
«Zeknerj.»
Lui spalancò le fauci in segno di stupore e inclinò il capo, insospettito. «E tu come diavolo fai a saperlo?»
«Ho chiesto agli gnomi. Sono stati ben disposti ad accontentarmi quando ho promesso loro di rifornirli di angurie per il prossimo inverno.» Il drago mi diede bruscamente le spalle borbottando quanto non gli piacessero gli gnomi, loro, quegli zigomi rossi pronti a tradire le aspettative di un ingenuo e la loro mano lesta. Cercai di ricompormi: «Dunque, Gorazd si prepara a colpire e il Palast è ancora con lui».
«Gli ha promesso ogni genere di ricchezze, quindi sì.»
«Non volevi dirmelo perché sapevi che avrei cercato il modo di rendermi utile?» Lo sguardo che mi indirizzò fu più che eloquente. «Flynn, se Gorazd dovesse riuscire a conquistare Bazal'tgorod, cosa gli impedirà di trovarmi? Il tempo passa, ma lui e Arok finiranno quello che hanno cominciato se non proveremo a intervenire.»
Allungai le dita verso il suo muso, ma il drago sfuggì al contatto. «Lo so, Trix. Domani partiremo per il Tré, se è questo che vuoi.»
«Il Tré?»
«Si stanno organizzando per ripristinare l'Asse della Pentapoli. Questa guerra non colpirà solo Bazal'tgorod, ma si ripercuoterà su tutti i popoli.»
Senza darmi il tempo di porre ulteriori domande, tornò nella sua tana.
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BAZAL'TGOROD | Città di basalto (Vol. I)
FantasyCOMPLETA | Irlanda del sud, 1953. È il culmine della notte di Lammas quando Beatrice decide di mangiare le primule, "i fiori che rendono visibile l'invisibile". Lanciatasi all'inseguimento di uno Spriggan, un turbine di fate la conduce alle porte de...