A lui non interessava. Non gli interessava di niente.
La scuola non gli era mai piaciuta, troppo complicata. Ci voleva troppa testa e voglia di starci dietro non ce n’era. Nessuna materia lo appassionava particolarmente. La matematica era troppo piena di lettere. Diamine, una volta erano presenti solo i numeri. Troppo complicata. Per non parlare di storia, troppo teorica o educazione fisica, troppo pratica.
Aveva bisogno di qualcosa che si trovasse esattamente tra la teoria e la pratica. L’intervallo. Quello si che gli piaceva.
Neanche la musica gli piaceva più di molto. Prima di tutto le cuffiette gli facevano venire mal di orecchie, ed ascoltare la musica a volume alto lo trovava imbarazzante. Anzi imbarazzante era un eufemismo. Che poi, non riusciva neanche a scegliere un genere che gli piacesse. Il pop? Troppo scontato. Il rock? Troppo rumoroso. La trap? Meglio di no, ci teneva ancora alla sua sanità mentale.
Se ci pensava bene non ce l’aveva un hobby e nemmeno le forze per cercarne uno.
Odiava anche stare in famiglia. Sua madre era troppo opprimente e suo padre- beh, meglio cambiare storia. Si sentiva sempre così esaminato e al nudo che gli saliva il panico a starci anche solo 5 minuti con loro.
Passava la maggior parte del suo tempo in camera sua, sul letto.
Nemmeno dormire gli piaceva.
Perché sprecare così tanto tempo a dormire quando si potrebbero fare un sacco di cose.
Ma parliamo sempre dello stesso ragazzo di prima, quindi meno male che un paio d’ore dorme, se no le passerebbe ad annoiarsi come le altre diciotto.
Odiava anche sudare e non sentirsi perfettamente a posto. Era anche germofobico, quindi lo sport non faceva assolutamente per lui. Ogni cosa che implicasse lo sporcarsi o il rovinarsi i vestiti lo metteva di cattivo umore.
Per non parlare del cibo. Certo gli piaceva il sapore del cibo e non soffriva di nessun disturbo alimentare, ma si poneva delle semplici domande. Perché mangiare con il rischio di ingrassare? Lui adorava il suo fisico asciutto e la sola ansia di poter ingrassare lo faceva stare male.
Non sapeva nuotare, cantare, ballare ne tanto meno andare in bicicletta.
L’unica cosa che effettivamente sapeva fare era amare. Amare un ragazzo bellissimo, con una capigliatura abbastanza discutibile e un corpo invidiabile.
Era bello, bello da morire. Il suo corpo perfettamente tonico, il suo sorriso smagliante, la sua capacità di mettersi in gioco. Tutto di lui era invidiabile.
Keiji sapeva di essere innamorato di Kotaro da sempre ed era una cosa risaputa: come le stelle in cielo, come l’acqua nei bacini.
Non aveva avuto mai bisogno di dirlo ad alta voce fino al compimento dei suoi sedici anni, quando Kotaro, preso da una delle sue strambe idee, aveva avuto la brillante idea di buttare in piscina Keiji. Successivamente aveva dovuto anche salvarlo, che per poco non ci rimaneva secco.Ed era stato in quel momento, forse per l’adrenalina, forse per la paura che Kotaro si era confessato a lui. Che il solo pensiero di poterlo perdere gli aveva creato una voragine nel petto e che era stato uno stupido, perché Keiji glielo aveva detto che non sapeva nuotare, ma lui aveva voluto comunque provarci.
Forse con uno stimolo impara.
L’intelligenza non era una dote di Kotaro.
Fatto sta che Keiji ci era rimasto di sasso ed aveva reagito soltanto sorridendo.
Per uno come lui era già molto solo questo.All’età di diciassette anni Kotaro aveva fatto appassionare Keiji a tante cose: alla pallavolo, agli hamburger del mc e alla loro compagnia di amici.
Anche se, effettivamente, l’unica cosa che piaceva a Keiji era, Kotaro.
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Unable |Bokuaka|
RomanceSe c'era una parola che poteva descrivere Keiji era: incapace. Non sapeva fare un sacco di cose. La noia si poteva considerare la sua migliore amica. //breve one shot senza pretese. Spero vi piaccia, un bacio.