Quello di Sant'Agata era convento di suore del '600. Sul finire del 1700 bruciò quasi completamente in un incendio, che si dice sia stato appiccato da un uomo del luogo accecato dall'amore.
La leggenda narra che l'uomo si innamorò follemente di una delle suore quando la vide in occasione della processione di Sant'Agata: si trattava della bellissima e giovane suor Maria, un'orfana cresciuta dalle stesse suore del convento. Diventare suora una volta cresciuta non fu esattamente una scelta per lei, ma la naturale conseguenza del modo in cui la crebbero quelle molte mamme e zie spose di Cristo. Allo stesso modo per cui di solito i figli dei cattolici diventano cattolici, i figli dei musulmani normalmente sono musulmani, i figli degli ebrei sono ebrei a loro volta, e così via per ogni altra confessione religiosa.
L'uomo era disinteressato alla fede religiosa, ma per abitudine e socialità partecipava alla religione dei suoi genitori e del resto dei suoi concittadini.
Così la vide alla luce tremolante delle torce, mentre seguivano il carro che portava la statua di Sant'Agata a benedire ogni via della città. Fu fulminato dai grandi occhi di suor Maria, erano di un verde talmente intenso da sembrare smeraldi e li si notava anche a quell'ora del vespro. Era sicuro che i loro sguardi non si erano incrociati per un momento fortuito, e anzi avrebbe giurato che indugiarono per un tempo significativo occhi negli occhi, come quando lo sguardo del cervo incontra quello del cacciatore. Decise su due piedi di farle una corte spietata.
Cominciò a frequentare messa alla cappella del convento, dove la domenica le porte erano aperte ai cittadini che volevano partecipare.
Anche in quelle occasioni era sicuro che ci fosse uno scambio di sguardi tra lui e suor Maria. Cosa che fece crescere ulteriormente la sua passione. Cominciò a fare appostamenti alla porta del convento, e quando fu il turno di suor Maria di fare spese per il convento la avvicinò. Lei lo respinse dicendo di essere già da tempo sposa di Cristo. Aveva preso i voti a 11 anni.
L'uomo non lo accettò, era sicuro di aver visto interesse negli occhi della suora. Così aspettò la prossima occasione per avvicinarla di nuovo. Ancora una volta la difesa della suora fu il suo impegno con la chiesa e con il velo che portava. Quando avvenne il terzo incontro l'uomo le chiese chiaro "se non ci fosse la chiesa, se non ci fossero i tuoi voti e tuo marito Gesù, sposeresti me?". Maria prese un attimo per riflettere, poi rispose: "se tu non mi avessi incontrata, oggi vorresti sposare me?". Il senso della risposta era criptico come uno dei vaticini dell'Oracolo di Delfi.
Poteva significare ad esempio 'inutile parlare di ciò che non è, visto che viviamo nel mondo che è.'
Poteva essere un modo per dissuaderlo.
Ma quell'uomo era febbrilmente innamorato, e dal momento che gli era stato lasciato tanto spazio di manovra da quasi darsi da solo la risposta che cercava, decise, più o meno consapevolmente, di dare a quelle parole l'interpretazione che gli era più favorevole. Per lui il senso delle parole della sua amata era solo uno: 'amore mio, siamo vittime degli eventi di questa vita. Sicuramente sarebbe tutto diverso senza il convento.'
Tanto gli bastò per decidere come agire.
Quella notte avrebbe bruciato il convento, l'unico ostacolo al suo amore.
Col favore delle tenebre versò una damigiana d'olio da lampada sul grande portone in quercia e vi appiccò fuoco per primo. Poi ripetè l'operazione sull'adiacente portone in abete della cappella, quello stesso portone che veniva aperto per le messe domenicali. Da lì si mosse sul retro ad incendiare il più piccolo portone di servizio, anch'esso in quercia, che dava direttamente sul chiostro.
Sempre dal retro cominciò a lanciare nel chiostro palle di stoffa incendiate, aiutandosi nell'operazione con una frombola in pelle. Le palle di stoffa erano grandi quanto un pugno, le aveva cucite per dargli la forma più giusta per il lancio e affinché avessero un peso sufficiente a portarle oltre le mura del convento aveva inserito dentro ognuna una pietra. Prima di infiammarle le aveva impregnate d'olio affinché le fiamme da esse sprigionate fossero più resistenti al volo che avrebbero dovuto affrontare e più durature in generale. Incredibile come un uomo semplice, qualsiasi uomo, si riveli pieno di risorse nel momento in cui si mette al servizio della determinazione.
Quelle pallette di stoffa atterrando e rotolando rilasciavano zampilli di olio incendiato. Ne lanciò velocemente una decina, una via l'altra. Ben due delle sfere incendiarie si incastrarono tra i rami del grande pino domestico che abitava il centro del chiostro. Un altro paio rotolando si fermarono sulle radici dello stesso, e tutte le altre sparsero fiamme in tutte le direzioni sul tappeto di aghi secchi quasi sempre presenti nel chiostro. L'albero prese velocemente a fuoco, la luce delle fiamme e la colonna di fumo si potevano vedere persino a largo della costa.
È sul finale della storia che le opinioni si dividono. La versione che ritrova maggiori consensi riporta che l'uomo riuscì a sfondare il grande portone che aveva volutamente cominciato a bruciare per primo, corse per trovare la sua amata suor Maria, e quando l'ebbe davanti l'abbracciò forte sussurrandole "Amore mio, quel che questa vita ci ha negato ce lo prendiamo nella morte e nella vita che verrà."
I più cinici sostengono che l'uomo finì i suoi giorni in carcere, con la consapevolezza che il suo gesto malsano e mal ragionato causò la morte della sua amata.
E poi c'è la versione dei romantici: suor Maria, cresciuta da suore in casa del Signore, davvero era rimasta anche lei abbagliata dallo sconosciuto. Nessuno l'aveva mai guardata con lo sguardo di passione di quell'uomo. Tuttavia non poteva venir meno ai suoi voti, e non voleva neanche recare questo dolore all'unica famiglia che avesse mai conosciuto.
Dunque decisero assieme di incendiare il convento. Maria era sicura che Sant'Agata, giusto caso Colei che protegge dagli incendi, non avrebbe lasciato che le sue adepte venissero toccate dalle fiamme. Per agevolarle il compito non avrebbero toccato la piccola stalla comunicante con la cucina, in modo da lasciare una via di fuga alle ignare sorelle. Approfittando dello scompiglio fuggirono via verso una vita nuova.
La storia dietro l'incendio divideva gli animi, qualcuno sosteneva che ciò che spinge ad un gesto del genere non possa essere definito amore, ma solo ossessione. A questa accusa qualcuno rispondeva chiedendo "ma l'amore, quello che brucia gli animi e consuma le viscere, non è sempre almeno un po' ossessione?"
Ragionamenti ne sono stati fatti tanti, ma al di là delle motivazioni e delle cause resta il fatto oggettivo: il convento bruciò e rimase abbandonato a sé per quasi due secoli.
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Il rogo di Sant'Agata
RomanceC'è una leggenda sul motivo per cui il convento di Sant'Agata bruciò. Nel corso degli anni la narrazione si divise in molteplici varianti, ma questa raccontata qui è la versione che trova maggior favore nella tradizione popolare locale. I personaggi...