Capitolo 6

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Quando Leo West aveva detto ai genitori di essere gay, i due lo avevano guardato sorridendo e avevano continuato a mangiare. Il ragazzo aveva pensato che non avessero capito, che volessero rimuovere quell'informazione dalle loro menti, ignorarla come si ignora un parente alla lontana. Allora lo aveva detto di nuovo, posando la forchetta nel piatto ancora pieno e guardando entrambi negli occhi. Voleva che lo ascoltassero, che capissero il disagio che viveva da anni. Anche i genitori avevano posato le forchette nei piatti, guardandosi per un attimo prima di rivolgere i loro sguardi a quel figlio che amavano più di chiunque altro e che conoscevano come le loro tasche. Avevano sorriso dolcemente, comprensivi. Una comprensione che Leo non si aspettava. I suoi genitori non avevano mai dato segni omofobi, eppure avere un figlio gay era tutt'altra storia, soprattutto in una cittadina piccola e provinciale come Moonlight. Quella sera di qualche anno prima, i coniugi West avevano stupito il figlio che, forse per la prima volta, aveva capito l'enorme fortuna di essere nato in quella famiglia: gli avevano sorriso entrambi e, senza scomporsi, avevano detto di saperlo già, di averlo sempre saputo. Non per qualche modo di fare di Leo, non perché amasse il rosa e i giocattoli da bambine. Quelli erano cliché in cui Leo non si era mai identificato: amava le macchinine, i mostri; amava il pallone. Leo era un ragazzo, un maschio, nonostante quello che dicevano in giro di lui. Comunque, i genitori gli avevano detto di averlo sempre saputo e che non era un problema. Gli avevano detto che aveva fatto male i suoi calcoli, se pensava di vederli furenti e arrabbiati, che non c'era nulla per cui arrabbiarsi, che era un figlio esemplare e che erano fieri di lui.
Da quel giorno la vita di Leo era cambiata drasticamente. Aveva iniziato a non nascondersi più, aveva fatto coming out a scuola. Lo aveva detto agli amici, pensando di potersi fidare. Era nella squadra di football da poco e pensava di starci bene. Faceva parte del gruppo di Andrew. Gli amici, tuttavia, non erano stati altrettanto comprensivi. Avevano iniziato a isolarlo, come avesse una malattia contagiosa. Poche settimane prima di chiudere con loro e col football.

Erano passati anni, eppure per Leo West il ritorno a scuola era sempre un dramma. Tornato in città da poco, non aveva ancora visto nessuno. Non che avesse molti amici da vedere, comunque. Dopo il coming out, tutti si erano dileguati, lasciandolo in balia di se stesso. Sarebbe finita male, ne era certo, se non ci fosse stata Micol Adams, ormai da anni sua migliore amica. Col tempo era arrivata anche Hannah, un'altra randagia salvata da Micol, come spesso diceva Leo con affetto. Leo West voleva bene alle due ragazze, tanto. Non sapeva cosa significasse avere delle sorelle ma era certo che l'affetto che provava per Micol e Hannah fosse davvero vicino al bene tra fratelli. Eppure, nessuna delle due riusciva a tenerlo a Moonlight: finita la scuola, ogni estate, fuggiva in California dai nonni materni. Erano anni che non partecipava alla festa di fine estate, o al campeggio al laghetto, e non ne sentiva la mancanza. Sarebbe scappato da Moonlight definitivamente, terminato il liceo. Ancora un anno e quella cittadina sarebbe diventata un ricordo.

Un anno, l'ultimo anno di liceo. Leo si guardò un'ultima volta allo specchio: i capelli castani, resi più scuri dal gel, non accennavano a muoversi. Erano abbastanza corti, rasati ai lati e leggermente più lunghi al centro, immobili come fossero finti. Notò il suo viso, totalmente diverso rispetto a quello che vedeva nello specchio dei nonni, in California. Ora c'era disgusto, per quei compagni di scuola che, per l'ennesimo anno, non lo avrebbero lasciato in pace. Avrebbe voluto vivere la spensieratezza dei suoi anni, ma come poteva farsi scivolare addosso tutto? Micol era brava, a lei non importavano le prese in giro: facile a dirsi, comunque, non era il bersaglio di nessuno. Un po' la invidiava, nonostante sapesse perfettamente che non era colpa della ragazza. Deglutì faticosamente, prima di lasciare la sua stanza e salutare i genitori. Provarono a convincerlo a fare colazione, ma lui rifiutò categoricamente. Non amava mangiare la mattina, soprattutto la mattina del primo giorno di scuola. Li salutò con un bacio e uscì velocemente.

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