CAPITOLO 15

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La casa si trova poco fuori dal paese, ha un grosso cancello automatico che, appena arrivati si apre e una scia di mattonelle rosse portano verso casa. La piccola villetta di colore giallo è situata su un unico piano e affianco c'è il garage. Sopra al cancello c'è un cartello con scritto attenti al cane e la mia paura inizia a salire notevolmente.

-Nicolas hai un cane?- la mia voce è terrorizzata e d'istinto lui mi prede le mani, inizio a tempestarlo di domande, 

-Quanto è grande? Morde? E' aggressivo?-

-Ei calma, calma, hai paura?- si sta prendendo gioco di me "come si permette?"

-Mi stai prendendo in giro? Ho il terrore dei cani, da piccola sono stata morsa da un pastore tedesco-

Le sue risate mi fanno imbestialire ancora di più, fino a quando sento abbaiare, e d'istinto mi butto addosso a lui. Mi accarezza i capelli e scende giù fino alla schiena,

-Se avessi saputo che bastava un cane per farmi saltare addosso in questo modo vi avrei presentati qualche tempo fa-

-Sei uno stronzo lo sai- gli rispondo offesa 

-Ti fidi di me?- mi chiede con fare dolce mentre mi stringe tra le sue braccia e faccio segno di sì con la testa.

Quando apre la portiera salta in macchina con molta fatica un cucciolo di Cocker inglese che subito mi lecca la mano e si mette sulle ginocchia. 

-Mi sa che diventerete grandi amici, lui è Pongo-

-Potevi dirmelo fin da subito che era un cucciolo- 

-Ma avrei tolto il bello di questo momento- il suo musetto è troppo dolce, e con i dentini cerca di mordermi il bottone del maglioncino. 

Dopo aver percorso il sentiero fatto con i sassi Nicolas apre la porta di casa e Pongo entra prima di noi e ad accoglierci c'è un'assordante canzone metal.

-Manuel abbassa un po' la musica- urla ma nessuno risponde,

-Non avrà sentito, forse è meglio se vado a cercarlo- e mi lascia in soggiorno mentre si reca a cercare il fratello.

Il soggiorno è molto spazioso, su un lato c'è un grosso divano a forma di L, la televisione è appesa alla parete e sopra ai mobili ci sono foto sparse qua e là.

Decido di sedermi sul divano ad aspettare che torni e il cucciolotto mi raggiunge posizionandosi ai miei piedi. 

-Vuoi venire in braccio Pongo?- lui inizia ad abbaiare e a scodinzolare, così lo prendo in grembo e mi metto a fargli un po' di coccole. Intanto la musica si è abbassata e pochi istanti dopo Nicolas torna con addosso un paio di pantaloncini blu e una maglietta bianca.

-Vedo che avete fatto amicizia molto in fretta, non spupazzarlo troppo che sono geloso- dice ridendo,

-Sei tu il suo padrone lo sa- lui sembra guardarmi un po' confuso, 

-Si, ma sono io a essere geloso di lui- mi fa l'occhiolino.

Subito dopo arriva Manuel un po' di corsa con in mano il giubbino e le chiavi della macchina, 

-Ragazzi io vado al lavoro, Martina tienilo d'occhio non fargli bruciare la casa- 

-Farò del mio meglio- lo rassicuro, anche se dalla sua voce ho  capito che stava scherzando e in un lampo esce.

"Finalmente soli"
L'uscita così di fretta e furia però mi sembra un po' troppo misteriosa, cosa aveva detto a suo fratello? 

-E' vero che doveva andare al lavoro o lo hai cacciato tu?- 

-Potrei averlo cacciato via prima del tempo- inizia a ridere

-Sei crudele poteva benissimo restare, in fondo è casa sua-

-Non lo volevo, io sloggio sempre per lasciargli privacy, direi che ora tocca a lui- arrossisco 

-Cosa cuciniamo allora?- sollevo le maniche del maglione

-Tu niente, io farei un risotto con il vino se ti piace-, lo fulmino con lo sguardo,

-Si molto, ma cucino anche io se non vuoi mangiare da solo- ribatto,

-Sarebbe un peccato visto che il mio risotto è buonissimo-

La sua cucina è molto spaziosa, sopra al piano cottura c'è una finestra che da sul giardino e una piccola isola con degli sgabelli

-Cosa posso fare per aiutarti?- gli faccio gli occhietti dolci

-E va bene, smettila di guardami così però, mi aiuti con il soffritto, il riso lo faccio io-

-Affare fatto chef- ho vinto io.

Si gira alla ricerca di un coltello e un asse di legno per tagliare le cipolle e le carote e me lo porge, intanto che lui mette sul fornello una pentola vuota. Il soffritto per il riso è la mia specialità, però questa volta per sbaglio mi taglio.

-Nicolas tieni gli occhi chiusi- non so che fare, non posso fargli vedere il sangue così raggiungo il bancone della cucina per prendere un pezzo di carta.

-Perché cos'è successo? Ti sei tagliata?- la sua voce è un po' tremante e impaurita, non capisco se per me o per la reazione che può avere lui,

-Si, per favore non guardare- ma è troppo tardi, cade a terra come una pera cotta.

Non è un addioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora