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Pov Lisa

Un urlo immenso svegliò il mio sonno agitato e irregolare.

Sembrava essere disperato,e proveniva esattamente a pochi metri da casa mia.

Mi aveva messo una paura addosso tale da farmi venire i brividi,come un fulmine che squarciava a metà la notte.

Decisi che sarei andata a vedere cosa stava succedendo crogiolandomi nel poco coraggio che scovavo ogni tanto dentro di me.

Sì,ero una ragazza strana,molti non mi capivano,in effetti sapevo benissimo di essere particolare,ma qualcuno diceva che erano le esperienze a far cambiare le persone,probabilmente era così.

Avevo timore di essere scovata dai miei genitori,mi avrebbero fatto una morale pazzesca.

"Non si esce di notte da sola"

"Non si deve curiosare nelle situazioni altrui"

"Alle due si dovrebbe dormire"

"Perchè dovresti scendere a guardare?"

E cose di quel genere come qualsiasi genitore avrebbe pronunciato almeno una volta nell'arco della vita.

Ero struccata e avevo i capelli arruffati,perciò decisi di legarli in uno chignon abbastanza disordinato,per il resto mi infilai le prime cose che trovai,una maglietta bianca abbastanza lunga ed un paio di pantaloncini cortissimi,poi indossai le mia superga di tela e aprii la porta della stanza.

Camminai pianissimo in punta di piedi,al buio,cercando di fare il meno trambusto possibile.

Scesi le scale della villetta rischiando di cadere e poi,finalmente,arrivai alla porta.

Ero libera.

Corsi fuori senza vedere molto,era notte fonda e i pali della luce illuminavano a malapena le strade.

Inspirai l'aria fresca. Mi piaceva il buio,sentivo che faceva parte di me,che mi era di conforto,e mi aiutava a ragionare.

Sopratutto quando si trattava di sensazioni,vivevo di esse,mi erano sempre servite per cavarmela,per capire cosa era meglio fare,mi fidavo di ciò che provavo e credevo che il cuore vincesse ogni qualvolta sulla mente,forse era giusto.

Più mi avvicinavo al luogo da dove avevo sentito quell'urlo straziante,più sentivo il sangue pulsare forte nelle vene,era un misto tra adrenalina e ansia,non avevo idea del perchè volessi a tutti i costi vedere cos'era successo,ma dato il mio carattere istintivo avevo la strana abitudine di cacciarmi nei guai.

Mi nascosi dietro la parete di un vicolo chiuso,indecisa sul da farsi.

Sentivo qualcuno ansimare dolorante,probabilmente era solo.

Sbirciai per un secondo,giusto per capire. Rimasi frastornata.

C'era un ragazzo a terra,in quella via,che si teneva la testa tra le mani e sanguinava dalla gamba,ero impietrita.

Non sapevo cosa fare,cosa dire,se intervenire o rimanere lì ad osservarlo.

Mi chiedevo cosa gli fosse successo,come mai a quell'ora si ritrovasse lì in quelle condizioni.

Non era un posto di passaggio,ne tantomeno il mio era un quartiere preso di mira da gentaglia.

Mi sarei dovuta far vedere e dargli una mano?

O era meglio restare acquattata ad aspettare che succedesse qualcosa?

Intanto il ragazzo che si teneva coperto il volto continuava ad imprecare a denti stretti e a urlare pian piano qua e là di dolore.

Dietro cementi di parole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora