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Ignaro di quanto stesse accadendo alla baita Bergman, Leonard se ne stava steso a letto, osservando fuori dalla finestra, con il pianto ancora fresco a bagnargli il cuscino. La stanza profumava lievemente di Frans, i vestiti che stringeva al petto anche, perfino le coperte, oltre al fatto che, i ricordi della notte prima, comparendo come fantasmi intorno a lui, non lo aiutavano a concentrarsi su altro. Per un attimo, aveva davvero pensato non ci sarebbe stata speranza per uscire dall'orribile situazione di quella mattina, ringraziò il cielo di aver avuto la madre al proprio fianco o chissà come sarebbe finita. Chiudendo gli occhi, a malapena riuscì a ricordare le parole che aveva usato, era troppo sconvolto per riuscirci, inoltre gli sarebbe piaciuto ascoltare cosa si fossero detti lei e il biondo in privato. La porta della camera si aprì e Gioanna fece il proprio ingresso, fu troppo rapida perché il ragazzo riuscisse a nascondere quantomeno la maglietta sudata che stava annusando, così si limitò a sospirare, attendendo i commenti sarcastici dell'altra a riguardo. 

*mi avvicino al letto e appoggio le medicine sul comodino* Ecco qui, ti ho portato anche del succo di frutta *sistemo un po' la stanza*

*la guardo confuso, abbassando l'indumento dal viso* - Davvero? Non dice nulla? - *mi metto a sedere e prendo il bicchiere* - Forse è troppo sconvolta da quello che è successo prima... - *inizio a bere*

*fisso la maglietta e sorrido* Se vuoi ho tenuto anche le mutande di Frans.

*sputo il succo* Mamma! *urlo diventando tutto rosso*

Gioanna dovette dar fondo a tutto il proprio autocontrollo per non scoppiare a ridere. Per quanto fosse divertente giocare sulla timidezza di Leonard, cercò di limitarsi e sorrise, con tranquillità. Voleva parlargli di quanto aveva scoperto da Frans, ma allo stesso tempo, aveva bisogno di sapere se il castano si fosse ripreso abbastanza da accettarlo. Cercando di non sembrare troppo sospetta, si portò vicino al letto ripulendo il disastro fatto dal figlio, il quale non la smetteva più di lamentarsi della sua sfacciataggine. Fu un ottimo segnale, aveva superato l'attacco di panico. Se era sufficientemente forte da brontolare come una vecchia locomotiva, lo era anche per parlare dell'accaduto ed andare avanti. Nonostante ne fosse certa, la donna sentì il curioso bisogno di fare un altro controllino, solo per sicurezza ovviamente.

*lo zittisco sollevando l'indice* Ma è vero! *sorrido furbescamente* Ancora non le ho lavate, quindi se volessi conservarle...

Oh cielo! *mi copro il viso tutto rosso* Perché devi dire cose del genere?!?! - Ma sono io l'unico a capire quanto sia imbarazzante? Non ci riesce da sola? -

*rido e mi siedo sul letto stringendolo* Scusa Leonard *lo accarezzo in modo dolce, ferita nel sentire i suoi capelli così corti* Ma è bello vedere che il tuo umore è salito abbastanza da farti imbarazzare.

Lasciandosi cullare dalla madre, il ragazzo si rilassò, alleggerito dalla pesantezza di poco prima. Sentendolo sciogliersi grazie al suo calore, Gioanna non poté evitare di ricordare il suo aspetto stravolto, distrutto di poche ore prima. Il suo piano per avvicinare il figlio a Frans aveva funzionato più che bene, ma forse non era stata un'idea buona quanto immaginato. I sentimenti del giovane Bergman erano ancora troppo immaturi, così come la sua idea dell'amore e, in particolare, della possibilità di poterne provare nei confronti di una persona dello stesso sesso. Aveva messo un piede in fallo, avrebbe dovuto parlargli prima di spingerlo tra le braccia del figlio, era stato un grosso errore, ma era pronta a fare qualsiasi cosa per rimediare. Lasciando la presa, Gioanna accarezzò il viso del suo bambino e gli sorrise affettuosa.

Cerca di distrarti. Perché non inizi a studiare? Sono sicura che tu abbia molto lavoro da fare per rimetterti in pari *mi alzo in piedi* E non preoccuparti, Frans non ti odia e credo verrà a trovarti molto presto. Avrete modo di chiarirvi, quindi tirati su di morale.

*sospiro* Spero che tu abbia ragione... *vado verso la scrivania* Anche se, non so se mi sento abbastanza pronto da avere un confronto con lui.

Se non te la senti non c'è nessun problema *faccio per uscire dalla porta* Ci penserò io a risolvere la situazione.

Scesa al piano di sotto, Gioanna si avviò alla porta di casa e prese una boccata d'aria. Il villaggio era abbastanza tranquillo, l'ora di pranzo era ormai prossima, le famiglie si stavano raccogliendo nelle case. Gettando un rapido sguardo al limitare del giardino, la donna vide sporgere dall'interno della cassetta delle lettere il giornalino locale, così si avviò lungo il vialetto e lo raggiunse prendendolo fra le mani. La prima notizia non era quella che si sarebbe aspettata, non trattava di suo figlio, ma della ripresa dei preparativi del mercatino. Almeno nelle apparenze il marciume veniva seppellito, la donna non seppe decidere se fosse la cosa migliore auspicabile. Tornando dentro, Gioanna girò le pagine una dopo l'altra, la sua mente lavorava, coglieva le novità più succose e tralasciava il resto, ma alla fine niente le parve interessante quanto gli aggiornamenti sull'ormai prossimo mercato locale. La cosa che più l'aveva sorpresa, era il fatto che, in comune, avessero fatto coincidere la sera finale di quel nuovo evento con l'inizio dell'annuale sagra del villaggio. Era la festa che dava il benvenuto all'estate, ma, soprattutto, il più importante avvenimento dell'anno. Cibo locale, musica e danze rafforzavanno il senso di comunità, gli abitanti del paese, di tutte le età, la amavano molto, i giovani in particolare. Questi ultimi approfittavano dell'occasione per mettersi in mostra, farsi avanti ai propri interessi amorosi e, soprattutto, confermare ufficialmente le relazioni, una volta ottenuto il consenso dalle rispettive famiglie.

- Se le cose fossero diverse... - *piego il giornale ed entro in casa appoggiandolo sul tavolo* - Invece sono obbligati a nascondersi come se fossero degli abomini - *guardo verso la stanza di mio figlio* - Ma un giorno... le cose saranno diverse -

D'improvviso, un trillo acuto catturò l'attenzione di Gioanna, era il telefono. Avvicinandosi alla cornetta, la donna ebbe una brutta sensazione e, sentita la voce all'altro capo, capì il perché.

1 X 1 - "In every moment, always and forever, me for you and you for me"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora