𝓯𝓪𝓻𝓮𝔀𝓮𝓵𝓵 𝓵𝓮𝓽𝓽𝓮𝓻

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la prima volta che mi chiedesti perché fumavo, ti risposi semplicemente che mi faceva sentire vivo, e tu con le labbra schiuse mi chiedesti “io non ti faccio sentire bastanza vivo?” me lo chiedesti con così tanta dolcezza ed ingenuità che le mie costole tremarono di fronte a te, io ti sorrisi e ti scompigliai i capelli non rispondendoti veramente, ed ora me ne pento.
La seconda volta che me lo chiese qualcuno, fu il gruppo dei nostri amici, te li ricordi? Perché il tuo ricordo aleggia ancora su di noi, come un velo che ci ha intrappolato nella sua morsa e non ci lascia andare. Quando me lo chiesero tu non c’eri già più, infatti la mia risposta cambiò drasticamente, avrei preferito rispondere in modo meno sincere perché dopo di ciò calò il gelo su di noi, come della neve scesa all’improvviso che coprì tutto intorno a lui, non lasciando spazio più a niente, tutto diventò freddo e mentre le mie mani tremavano ancora e le mie braccia si ricoprivano di brividi li lasciai lì, da soli, mentre tornavo a casa con una sigaretta tra le labbra.

Fumo perché mi ricorda lui, perché adesso, in sua assenza non riesco più a distinguere la realtà tra i miei ricordi.

Mi ricordo quanto duramente proavi a farmi smettere di fumare, volevi togliermi questo vizio, che mi consumava allora, che mi consuma ancora oggi.
Eri così convinto di riuscirci che mi convinsi anche io, ogni giorno c’era un bacio in più e una sigaretta in meno, ogni sigaretta spenta corrispondeva ad un piccolo pezzo di te, del tuo tempo.
Eppure il tempo non ha avuto pietà di noi, ed adesso senza di te i pacchetti vuoti di sigarette sono aumentati e i miei polmoni chiedono aria, come io chiedo di te al tempo, tempo bastardo che non mi permesso di passere qualche giorno in più con te, magari anche qualche ora, qualche minuto e anche qualche secondo.
Quella volta avrei voluto risponderti magari con parole dolci come il miele, o spiazzanti come un arcobaleno dopo la pioggia, magari avrei potuto vedere le tue guance tingersi dei colori del tramonto, ma allora ero ancora all’oscuro da ciò che sarebbe accaduto, ero all’oscuro da quello che le stelle che tanto amavamo guardare avevano in serbo per me.

Mi ricordi l’arte

ti dissi un giorno, eravamo alla mostra del tuo artista preferito e tu come un bambino correvi da una parte all’altra ammirando i quadri e spiegandomi cosa significavano, avrei dovuto ascoltarti quel giorno, magari adesso ogni volta che guardo quei quadri saprei cosa voleva intendere l’artista.
Ma quel giorno l’unica cosa che riuscivo a fare era fotografarti mentre osservavi l’arte, arte che osserva arte, ecco ciò che penso adesso a riguardare quello foto, tu eri il mio quadro preferito e non riempivi le pareti di casa mia, ma riempivi il mio cuore, che ormai perde battiti ad ogni mio respiro.
Avrei voluto dirti molte altre cose quel giorno, eppure le tenni per me, per paura di metterti in imbarazzo davanti a tutte quelle persone.
Sono stato egoista quel giorno, e come tanti altri giorni del resto, ho voluto tenere per me parole che avrei dovuto dirti, ma da persona stupida ed insicura quale sono sono stato zitto e non ho detto niente ed ora il rimorso mi divora.

Perché ti piaccio così tanto?

Te lo domandai quella sera che guardavamo le stelle dal mio terrazzo, io come sempre, ero accompagnato da un sigaretta mentre tu invece di guardare le stelle guardavi me.
Non hai ami risposto alla domanda, e ciò mi fa struggere dalla curiosità. Cosa avevo di così speciale per te? Perché io, persona cieca quale sono, non vedo niente di speciale in me.
Ciò che vedo per caso non rispecchia la realtà? Perché io vedo solo un guscio vuoto, o almeno è così da quando non ci se più,sono diventato un ombra, un corpo privato di qualsiasi emozione, fatta eccezione per la tristezza che mi accompagna ovunque.

Ti amo

la prima volta che te lo dissi tu mi saltasti addosso e mi baciasti.
Dio i tuoi baci, così morbidi e dolci, scivolavano sulle mie labbra screpolate dai troppi morsi e tu per far rimanere impresso il tuo sapore continuavi a baciarmi.
Adesso però il tuo sapore non è più sulle mie labbra e io soffro tremendamente per questo, il dolore che ho nel petto non è neanche minimamente paragonabile a tutte le brillanti stelle, che hanno perso la loro lucentezza ormai, cosparse nel cielo.
I tuoi baci erano paragonabili ai fiori, così delicati e belli, le tue labbra erano come petali rosati e che si posavano su di me ed io questi petali non li rifiutavo mai.
Mi ricordano i petali delle amaryllis che tanto amavo metterti tra i capelli, sai cosa significa questo fiore? Timidezza e eleganza, ed è ciò che eri, eri timido, forse una delle persone più timide che io abbia mai conosciuto, eppure nella tua timidezza eri così elegante e bello.

La prima volta che facemmo l’amore eri così docile sotto al mio tocco e il tuo cuore tremava, tremava come le foglie vengono scosse dal vento.
La tua pelle bianca e delicata fremeva sotto di me ed io mi ricordo ancora ogni attimo di quella notte, tutto è impresso nella mia mente e io non voglio lasciarlo andare.
I nostri baci quella sera facevano invidia agli amanti più focosi del mondo, e i tuoi gemiti facevano invidia alle cantanti, perché erano così belli da ammaliare chiunque li sentisse, anche se non volevo che qualcun altro li sentisse, perché quelli erano la mia melodia preferita e lo sarà per sempre.
La tua pelle calda contro la mia, i tuoi occhi lucidi e i tuoi petali socchiusi…

sei bellissimo

ti sussurrai quelle parole in quella notte buia, e le tue guance vellutate diventarono più rosse di quello che erano già, ed eri davvero così bello che il sole e la luna t’invidiavano.
Perché eri la cosa più bella che io avessi mai visto, e lo sei tutt’ora.

Mi manchi.

Non te l’ho mai detto, quindi lo faccio ora, mi manchi, mi manchi, mi manchi.
Vorrei sussurrartelo all’orecchio, con la mia voce roca che ti piaceva tanto, vorrei potertelo dire in tutte le lingue.
Tutto ciò però non è possibile ed io mi sento come se stessi affondando in un mare di lacrime, vedo la luce eppure non voglio raggiungerla, voglio restare qui, col tuo ricordo accanto a me che mi accarezza la schiena e che mi sorride, il tuo sorriso, dio. Non riesco a descriverlo con le parole perché quando i tuoi occhi si chiudevano e le labbra formavano un sorriso il mio cuore esplodeva, so che ciò che ho scritto sembra una di quelle frasi fatte che trovi su quei siti pieni di tristezza e depressione ma non saprei come esprimermi se non in quel modo.

Non puoi cancellare una persona dalla tua mente, se è incisa nel tuo cuore

ecco una di quelle frasi che ho citato prima, queste frasi ormai fanno parte di me e della mia routin perché anche se scontate mi ricordano te, mi ricordano noi e il mio cuore distrutto.
Vorrei smettere di leggerle, perché ogni volta che i miei occhi scorrono quelle parole il mio corpo trema e inizio a piangere, di nuovo, interrottamente.
Le mie lacrime non sono per niente paragonabili alle tue, che quando scorrevano sulle tue guance ti facevano diventare ancora più bello ai miei occhi, perché cazzo gli occhi rossi e le labbra tremolanti ti donavano davvero.
Non come a me.

La discesa all’inferno è facile

è una frase che ho letto in un libro, di cui adesso non ricordo il nome.
Il problema è che è maledettamente vero, perché la mia discesa verso l’inferno che è la tua assenza è stata fin troppo facile e veloce ed io non ho potuto fare niente per impedirla.
Ti chiedo scusa se quel giorno non sono riuscito a fare niente per impedire la tua morte, magari se fossi stato con te sarei morto io e non tu, so che tu non vorresti che io rimanessi a piangere tutto il giorno pensando a te, ma non posso farci niente se mi manchi come l’aria e se il tuo ricordo è diventato un masso sulle mie spalle ricurve che ancora ricordano il tuo dolce tocco mio angelo.
Ti ho amato così tanto, e tu non lo hai mai saputo, perché io e le mie emozioni non siamo mai andati d’accordo, tranne che adesso, perché adesso la mia tristezza mi rende certo che ciò non sia un incubo da cui mi sveglierò presto, perché questa è la realtà.

Ti amo angelo mio aspettami.

Tuo
Yoongi.

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Yoongi posò la lettere ai piedi della tomba di jimin e si asciugò le lacrime che rigavano le sue guance, si sedette e continuò a piangere, finché fece buio.
Buio a cui si abbandonò.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 29, 2020 ⏰

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𝐟𝐚𝐫𝐞𝐰𝐞𝐥𝐥 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫 // YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora