Amarti m'affatica
mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia
a ridere nel pianto
~CCCP- Fedeli alla Linea, Amandoti
Una sensazione viscosa di cupa, muta angoscia impregnava l'ambiente, insinuandosi subdolamente negli angoli umidi, alla stregua di un'invisibile muffa corrosiva. La luce lunare, d'un pallore quasi febbricitante, irradiava obliqua l'angusto tinello, svelando impietosamente i contorni deteriorati, lisi delle cose. Un'aura indefinibile eppure incredibilmente avvolgente di incuria e squallore permeava invariabilmente ogni singola superficie, palesandosi nella forma di uno spesso strato di polvere. Sebbene sembrasse non mancare più che una mezz'ora all'alba, come aveva constatato con suo sommo sollievo misto a una punta di pura trepidazione, l'oscurità regnava ancora, egemone incontrastata di un impero di baluginii flebili di candele e ombre tremanti. A sovrastare il titanico silenzio che altrimenti si sarebbe detto assordante, solo un gocciolìo dal ritmo inesorabile, che segnalava l'inconfutabile presenza di una perdita nel tetto deteriorato, ormai corredato da non più che un paio di tegole stinte, che in lontani tempi gloriosi dovevano essere state tinte d'un vivido scarlatto.
Se non avesse avuto l'assoluta certezza del contrario, avrebbe indubitabilmente creduto che quel luogo fosse disabitato da decenni.
Altrettanto solida si sarebbe detta la sua certezza che in nessun caso, per nessuna ragione contemplabile al mondo, l'avrebbe voluta lì, costretta ad apprendere quanto miserabile fosse l'esistenza in cui a stento si trascinava. Era indubbio che, una volta rincasato, seppur pervaso da quell'estenuazione totalizzante, primordiale, che pareva consumarlo, famelica e spietata, dall'interno sino a ridurlo a meno che un sanguinante involucro vuoto, avrebbe certamente fatto appello alle poche forze che avrebbe avuto ancora in corpo, le avrebbe concentrate sull'obiettivo che avrebbe ritenuto primario: portarla fuori da lì, preservare la sua rigogliosa vitalità dall'abiezione immonda che inevitabilmente lo accompagnava, che avrebbe in effetti potuto dirsi parte di lui in alcun modo estirpabile.
Ma Dora non se ne preoccupava. Un senso di lucida determinazione l'invadeva, ne assorbiva le membra e ne acuiva la risolutezza; la disperazione assoluta e annichilente che nei mesi precedenti pareva averla consumata, fagocitata nella sua interezza, s'era dissipata d'improvviso, sostituita in fretta da un rinnovato ardire, che pareva immune a qualsiasi prospettiva d'insuccesso. Poichè Dora ora sapeva che in alcun modo avrebbe potuto fallire, si percepiva, in una qualche indicibile maniera, pervasa dal rifulgere di una vittoria che d'improvviso le era stata promessa con assoluta, infallibile certezza.
Estrasse la bacchetta dalla tasca, con fare nervoso, di mal celata impazienza, e l'agitò in un gesto fluido: pareva sinceramente assorbita dalla naturale meccanicità con cui il tè aveva preso a sobbollire sulla sfolgorante fiamma azzurra, e solo un occhio ben ammaestrato, ormai familiarmente uso all'interpretazione di lei, avrebbe saputo affermare che in effetti contemplava la scena senza vederla.
La pervadeva un insolito senso d'apprensione quasi materno, che le si sarebbe detto in effetti estraneo: si domandava, inquieta, se lui stesse già arrancando con andatura tremante sulla via del ritorno, se non avrebbe contratto il raffreddore, un'intera notte a vagabondare in solitudine nel gelo di una tempesta che mal si accostava all'incombere di luglio. Per quanto a fondo perlustrasse i fondali della propria memoria, Dora non ricordava d'aver mai avvertito una tale impellenza, una tale urgenza quasi primaria di sapere qualcuno al sicuro.
Solo in seguito a un'autoindotta ispezione del proprio corpo, s'accorse di essere scossa da leggeri tremiti, che quasi avrebbero potuto essere circoscritti a specifiche, isolate regioni. Scelse di non indagarne più approfonditamente la natura, certa che il farlo l'avrebbe indotta a brancolare in un baratro di cupe, orride congetture, e si avvolse più stretta nel proprio mantello, portando le ginocchia al petto e cingendole con le braccia.
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When The Daylight Comes
FanfictionUn breve spaccato su uno degli amori forse più drammatici e appassionati della saga di Harry Potter: Remus Lupin e Nymphadora Tonks.