Drammi quotidiani

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Martedì 9 settembre 2014 – ore 20.40

Titolo: Drammi quotidiani

Testo:

Hamish è un bambino abbastanza tranquillo per essere figlio di un sociopatico iperattivo come mio marito, devo ammettere che la cosa mi stupisce abbastanza. Ieri pomeriggio, Greg e Molly sono venuti a trovarci per un the ed è stato adorabile, a differenza di suo padre non si è chiuso nella nostra camera per riflettere su un caso e anzi, ha giocato con loro tutto il tempo. Hamish e Sherlock non hanno un vero e proprio rapporto padre-figlio, mio marito passa un sacco di tempo in isolamento tra i casi e le sue fissazioni scientifiche e ho il forte sospetto che il bambino ne risenta. Sta sempre con me o con la nostra padrona di casa, la signora Hudson, ma Sherlock proprio non vuole capire quanto sia importante la presenza di entrambi i genitori per un bambino, specialmente in una coppia non convenzionale come la nostra…

Ma veniamo a cosa è successo oggi, o per meglio dire questa mattina.

Oggi non avevamo casi di cui occuparci e la giornata si prospettava abbastanza noiosa, appena sveglio mi sono premurato di preparare la colazione per Hamish – non sia mai che Sherlock prenda un’iniziativa del genere, potrebbe esplodere il Big Ben – e ho trovato Sherlock in cucina, seminascosto dal microscopio e circondato da provette colorate.

-Buongiorno.- gli ho detto, anche se naturalmente non si sarebbe mai sforzato di rispondermi. Hamish ha invece fatto il giro del tavolo ed è corso ad abbracciarmi, ho dovuto tenerlo allacciato al collo persino mentre preparavo il the. Fortunatamente, Hamish sa che deve rimanere in silenzio quando si trova nella stessa stanza con suo padre e non ha proferito parola; quando ci siamo sistemati sul divano del salotto per guardare la tv si è seduto accanto a me e ha cercato il canale dei cartoni animati, l’ho guardato ridere per un po’, divertito da quelle scene assurde. Si prospettava un martedì tranquillo, insomma, ma ovviamente mi sbagliavo. Per combattere la noia, mi ero messo a fare compagnia ad Hamish che guardava i cartoni, finchè dalla cucina non mi sono sentito chiamare da Sherlock, con un evidente nervosismo.

-John?

-Hmm?

Se ne stava incorniciato dall’arco della cucina, gli occhiali plastificati in mezzo ai riccioli scuri e scomposti, una provetta in mano e un becker nell’altra, mi scrutava con aria indagatrice dall’alto della sua vestaglia color pulce.

-Dove sono le dita?

-Quali dita?

-Erano nel frigo, dove sono?

-Se intendi le dita che hai carbonizzato nel forno, ti avviso che le hai gettate dalla finestra ieri sera. Spero che qualcuno abbia avuto la gentilezza di buttarle in un cassonetto, trovandole in strada.

Dopo la mia frase, Sherlock assunse un’aria decisamente terrorizzata per qualche secondo, poi tornò imperscrutabile e si eclissò in cucina. Riapparve poco dopo completamente vestito, si infilò il cappotto nero con l’immancabile sciarpa blu e iniziò a scendere le scale.

-Dove vai?- gli ho gridato dietro. Era quasi ora di pranzo, doveva uscire proprio a mezzogiorno?

-Al Bart’s!- mi ha risposto, prima di sbattere la porta con poca grazia. Hamish mi ha guardato confuso e gli ho sorriso per circostanza, Sherlock era proprio un caso perso. Doveva essere andato da Molly per farsi dare un altro sacchetto di dita utili a qualche suo esperimento…

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