Nuovo messaggio
L.: Sarai lì?
L'atmosfera era elettrica, ma lei ancora non lo sapeva.
Non sapeva dove scegliere le parole per spiegare quel desiderio disturbante. Tra tutti i desideri, quello era il meno adatto a tenerle compagnia, il più inappropriato, quello che non avrebbe mai potuto aiutarla. Eppure, passandoli attentamente in rassegna, lei si soffermava sempre lì davanti: era la sua stessa forza a venirle meno, i suoi capricci, la sua voglia di proseguire con il mento poco sopra le aspettative tirate a freno. Non c'era niente che valesse quanto un ricordo, quanto quei numeri contati tre volte per darsi il tempo di raggiungersi, quanto i nascondigli e la sorpresa di ritrovarsi nel momento che si era riusciti a prevedere. Niente contava di più. Erano passati anni ed era ancora tutto raggruppato lì, nella porzione tra le due lentiggini finali, quelle appena sotto il mento dritto – il sangue che scorre più veloce, la giugulare che strepita per attirare l'attenzione, il morso di un vampiro che nella sua immaginazione non era più affamato, e la mordeva con una soddisfazione calante, quella di chi sta per addentare un boccone molto più succulento. In quelle volte si sentiva come il tempo che si addensava nello stomaco in attesa di qualcosa di molto di più, a lei completamente precluso. La vista in quei casi le si offuscava senza che potesse farci granché, ed era lì che figure immaginarie prendevano il posto di quello che succedeva realmente. Non poteva impedirselo. Nemmeno quella sera poté.
Cacciò in malo modo la sagoma di una mano volta a sfiorarle una spalla di proposito, e si concentrò sul messaggio che le era appena arrivato. Louis era sempre stato così: di poche parole, e la maggior parte non le sprecava in sua presenza. Le piaceva pensare che le usasse per rivolgersi unicamente a sé stesso e che in quei casi non le contasse, né le soppesasse come era solito fare. Accanto ai suoi sogni a volte c'era anche lui, Louis, ritirato in un angolo a sussurrare qualche soliloquio inventato sul momento. Il Louis che conosceva non inventava, però, non sul momento, nemmeno con giorni, settimane, vite di preavviso. Mai. Quando se ne ricordava si accontentava di sognare, quindi, di prendere quelle poche parole muovendo le dita come chi pensa di trovarne a manciate e di non rassegnarsi nemmeno di fronte al senno di poi. Fece scorrere gli occhi appannati su quelle due parole numerose volte, soffermandovisi più del dovuto. Stonavano, e capiva il perché. Louis prendeva la scusa di essere francese per non mostrare apertamente la sua ostilità, il suo distacco, la sua voglia di correre via e di non mostrare apertamente. Est-ce que tu seras là ?: un mantra che gli risuonava in testa, e lei lo sapeva. Conosceva la ragione per cui si riferiva alla sua stessa casa con «lì» e non con «qui». Non era una svista, non era un caso: Louis era a casa, ma non era solo.
Lei lo sospettò e non se lo fece ripetere due volte, cercando di farsi forza in questo esatto modo: stando attenta.
Non c'era niente che odiasse di più delle parole sprecate.
Nuovo messaggio
G.: Verrò.
Garnet...
La sua voce le sfiorò la giugulare come l'ultima volta, ma non voleva più che esistesse, di conseguenza non esisteva. Si era ripromessa di legare i suoi desideri più sani e la realtà con un doppio nodo di lana grezza, la stessa dei suoi maglioni da bambina, quelli che indossava nelle sue corse a perdifiato e che macchiava d'erba quando finiva inevitabilmente a terra alla fine di certe discese troppo ripide per la sua infanzia. Verrò, gli aveva risposto, abbandonando per una volta il francese a favore di una schiettezza unica, che le permetteva di andare incontro al suo amico di sempre, quello che l'aveva aiutata a rialzarsi semplicemente ricorrendo a uno strattone.
«Me ne vado». Lo disse e si disse che era più per abitudine, per avvertire i suoi, come faceva di solito. Non era vero: sapeva che i suoi erano usciti più di un'ora prima e che conoscevano perfettamente i suoi programmi per la serata. Non aveva nemmeno faticato a convincerli, trattandosi di un semplice ritrovo a casa del suo amico d'infanzia. Quella sera si erano anche accidentalmente dimenticati di ricordarle l'esistenza del coprifuoco. Forse erano convinti che i genitori di Louis sarebbero stati presenti; o forse, più semplicemente, perché sapevano che non avrebbero tardato a sentire il rumore inconfondibile dei suoi passi ben prima dell'orario in cui sarebbe potuta rientrare. Aveva delle possibilità che non sfruttava: glielo dicevano sempre tutti e, mentre si specchiava per l'ennesima volta, Garnet Vinsant decise che poteva essere vero solo ed esclusivamente qualora anche lei lo avesse ritenuto tale.
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of all the Things a Tomboy Enjoys/of all the Fiendish Tricky Males
Short StoryA mano a mano che si avvicinava, Garnet notò un mare di particolari - i jeans scuri evidenziavano le gambe toniche, i bracciali di acciaio richiamavano i muscoli più accennati, gli occhi erano così chiari da essere visibili anche a distanza di metri...