Capitolo 17

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17. Sessione invernale

Aver avuto l'appendicite nei giorni del ponte di novembre era stata la cosa peggiore che mi si potesse augurare

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Aver avuto l'appendicite nei giorni del ponte di novembre era stata la cosa peggiore che mi si potesse augurare. Sarei voluta tornare con tutto il cuore a casa per salutare i miei amici e per passare del tempo con loro, mi dispiaceva non poterli vedere per troppo tempo, ma purtroppo non avevo potuto fare sforzi, in più Giuseppe era venuto a Roma proprio per controllare che non facessi movimenti improvvisi e sconsigliati e si era preso cura di me come aveva sempre fatto.

Purtroppo il mese di novembre era volato, tra lezioni e convalescenza sembrava davvero che quel periodo non fosse esistito e, proprio per quel motivo, avevo dovuto iniziare a studiare delle materie di corso importanti per poter affrontare gli esami.

Il mio rapporto con Niccolò era già quello che era, ma se la sessione invernale era alle porte e dovevo dare quattro esami tra cui matematica il mio umore era pessimo e le mie risposte irrequiete sarebbero state all'ordine del giorno. Avrei dato due esami al primo appello e uno al secondo, l'esame con meno crediti lo avrei lasciato per poi farlo alla sessione estiva. Speravo davvero tutto filasse liscio. Ero una persona ambiziosa, ma allo stesso tempo desideravo laurearmi il prima possibile per entrare nel mondo del lavoro a venticinque anni. Ovviamente avevo intenzione di proseguire gli studi durante la magistrale e avrei continuato qui a Roma.

Niccolò era a lavoro e io ne avevo approfittato per sparpagliare i miei libri sul tavolo e iniziare dalla materia più difficile. Avrei approfittato del tempo di pace totale per fare la maggior parte delle cose possibili, sapevo che con Niccolò in casa mi sarei distratta.

Due ore intense di studio che mi avevano portato ad analizzare ben quaranta pagine di libro, ero fiera del lavoro che stavo portando avanti, sarei riuscita a fare l'esame in tempo se avessi continuato a studiare così. Purtroppo il mio ottimismo fu bloccato dal rientro di Niccolò in casa, la pace era terminata.

"Ciao Gioia." Mi salutò appena varcò la porta di casa, nonostante litigassimo giornalmente ci salutavamo sempre, l'educazione, almeno in questo frangente, non mancava a nessuno dei due.

"Ciao Nic, vado in camera mia a studiare." Avevo iniziato a chiamarlo Nic, dopo i miei giorni di sconforto e di convalescenza avevo deciso di essere più gentile almeno nei momenti in cui non litigavamo, ovviamente la mia gentilezza al massimo riguardava un nome abbreviato, nulla di più nulla di meno. Mi fece un semplice cenno di assenso con la testa e io mi fiondai in camera per continuare a studiare.

"Cosa vogliamo preparare per cena?" Niccolò interruppe nuovamente il mio momento di concentrazione e purtroppo la mia pazienza saltò alle stelle.

"Niccolò cosa vuoi che mi importi! Vedi tu che non stai facendo niente, io sto studiando lasciami stare!"

"Volevo solo chiedere cosa ti andasse per cena non essere così scontrosa." Purtroppo aveva ragione ero stata scontrosa senza motivo, ma ero in ansia, soprattutto non mi piaceva essere disturbata proprio in un momento di concentrazione. Avrei risposto a tutti allo stesso modo, sentivo forte la pressione ogni persona che mi capitava a tiro era una mia vittima.

𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora