Prologo

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Osaka, Giappone - Aprile 2004

La scuola si stagliava tra gli altri edifici. Assomigliava ad una grande scatola in cui era stata incastonata una torre, sulla cui sommità campeggiava un grande orologio. Esattamente alla base della torre vi era una rientranza, anch'essa di forma squadrata, adibita a portico ed ingresso, la quale si poteva raggiungere salendo i cinque gradini che emergevano dal cortile antistante. Quest'ultimo era una piazza piastrellata con mattoni simili a quelli dei marciapiedi e confinava per tre lati con il muro perimetrale, e per un lato con la facciata della scuola. Tra il muro ed il patio vi era una piccola striscia di terra, un'aiuola con alberelli, cespugli e fiori.

La campanella suonò, il cancello si aprì e tutti i bambini corsero verso l'angolo destro della facciata. Lì era appesa una bacheca su cui erano affissi ordinatamente tanti fogli: gli elenchi di assegnazione delle classi. I bambini si accalcarono, quasi spintonandosi, per vedere se i loro compagni di classe sarebbero stati gli stessi dell'anno precedente.

Solo una piccola figura si teneva in disparte: aveva i capelli lunghi castano scuri, leggermente mossi e con una piccola frangetta; occhi grandi molto chiari, quasi color ghiaccio; carnagione lattea e lineamenti che facevano intuire le sue origini occidentali. Era molto carina.

Indossava una camicetta bianca con un grande fiocco ed un gonnellino a pieghe blu. Sulle spalle aveva uno zainetto dai colori pastello. Il suo abbigliamento ricordava le divise delle scuole medie e superiori, nonostante frequentasse ancora le elementari.

Fece un passo verso la bacheca, poi un altro, mentre gli altri bambini sciamavano per chiacchierare più liberamente. La piccola bambina lesse i nomi affissi, finchè non arrivò al suo. Classe E del quarto anno, la sezione più problematica dell'istituto. Da sempre aveva difficoltà ad integrarsi, specialmente da quando, all'età di sei anni, i suoi genitori la portarono con loro nel trasferimento forzato per lavoro dall'Italia.

Sarebbe stato un altro anno d'inferno, avrebbe di nuovo passato pomeriggi interi a studiare per delle misere sufficienze che le avrebbero dato la promozione per il rotto della cuffia. Per non parlare dei compagni di classe che l'avrebbero come sempre ignorata.

《Ciao!》una voce dietro di lei ruppe il filo dei suoi pensieri, ma non si voltò e riprese il monologo interiore. Sicuramente non era rivolto a lei.

Un'ombra la superò e le si parò davanti. Era un bambino minuto, più basso dei suoi coetanei, aveva la classica pettinatura da manga color rame con qualche ciuffo sparato qua e là, un viso tondo che ispirava tenerezza e i tipici lineamenti orientali. I suoi occhi color nocciola e la sua pelle abbronzata emanavano un senso di calore inusuale in chi lo guardava, come se quel bambino stesse portando l'estate con se.

Indossava una maglietta a maniche corte verde brillante senza alcuna stampa, un semplice paio di jeans blu scuro e delle scarpette da ginnastica bianche e arancioni, scolorite dal sole e dai mesi. Il colore originale dello zainetto che teneva per la maniglia era sparito sotto la miriade di termoadesivi e spillette.

《Ehi, dico a te! Ciao!》disse amichevolmente il bambino. Lei rimase un attimo interdetta, nessuno le aveva mai rivolto la parola, in parte perché lei non aveva mai parlato con nessuno, in parte a causa dei suoi lineamenti che la rendevano un'aliena agli occhi degli altri bambini.

《C-Ciao.》rispose la bambina con voce tremolante.

《Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?》Chiese ingenuamente. Lei ebbe un sussulto, ormai sapeva che molta gente la ignorava, ma non credeva di essere invisibile fino a quel punto. La voglia di andarsene era tanta, ma in fondo non sarebbe potuta scappare poi così lontanto.

《N-No, sono al quarto anno.》rispose mestamente, con una punta di riluttanza.

《Che bello, anch'io! Come ti chiami?》

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 16, 2019 ⏰

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Bugie d'amore - 愛の嘘 (Ai no uso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora