Knee Touching #1

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Avevano cominciato a bere con il sole ancora alto, era sicuro di aver calcolato bene ogni cosa eppure, nonostante i consigli di Molly qualcosa era andato storto.
Sherlock e John si erano senza alcun dubbio ubriacati.
Le immagini dei numerosi locali risultavano confuse fra le musiche sempre più alte e i colori sparati da una parte all'altra.
Erano tornati a Baker Street e non si ricordava neppure come fosse successo ma si ritrovarono a giocare a uno strano gioco che aveva proposto John, ognuno dei due aveva attaccato sulla fronte un pezzetto di carta con su scritto il nome di una persona o una cosa.
Non gli erano ben chiare le regole, aveva sfogliato qualche rivista alla ricerca di un nome conosciuto, ma parlavano tutti di inutili gossip, così ne scelse uno a caso e lo scrisse in velocità.
Aveva la vista appannata ma provò a sporgersi verso John nel tentativo di riuscire a vedere riflessa nei suoi occhi la parola che aveva scritto.
Niente, riusciva solo a intravedere vagamente la propria sagoma.
Si perse a osservare i lineamenti dell'uomo, la forma del naso e le labbra sottili...
  "Sono un vegetale?" chiese stancamente John.
  "Tu... o... la cosa?" biascicò Sherlock cominciando a ridere, non sapeva perché ma l'idea che l'amico si trasformasse di colpo in un vegetale risultò molto spiritosa.
  "Divertente." ammise John continuando a guardarlo.
  "Grazie."
  "Dai..."
  "No, non sei un vegetale."
  "Tocca a te." disse il dottore alzando le mani verso il soffitto.
  "Ahm... sono umano?"
  "Certe volte." si limitò a rispondere John
  "Così non vale." protestò l'investigatore cercando di mettersi dritto sulla poltrona "O è sì o è no."
  "Sì, sei umano." ammise l'altro appoggiandosi scompostamente allo schienale.
  "Sì lo so. Va bene sono un uomo?"
  "Sì"
  "Alto?"
  "Non quanto pensa la gente."
  "Uhm... simpatico?"
  "Un po."
  "Intelligente?"
  "Direi di sì"
  "Diresti... Sono importante?"
  "Sì, per qualcuno." disse John incrociando le braccia al petto.
  "Le persone... mi amano?" chiese alzando gli occhi al cielo per qualche secondo .
  "No, direi di no. Le affronti nel modo sbagliato." le labbra si arricciarono verso l'alto.
  "Va bene."
Si lasciò ricadere verso lo schienale della poltrona ma un'idea gli balenò in mente.
  "Sono il re della Gran Bretagna!" disse con convinzione sporgendosi in avanti
John non riuscì a trattenersi e cominciò a ridere di gusto scoprendo i denti. "Non abbiamo un re."
  "Ah no?" Quante informazioni inutili, che differenza faceva?
  "No."
Passò il turno all'amico prima di portarsi il bicchiere alle labbra. "Tocca a te."
John si sporse in avanti, fino a oltrepassare il bordo della poltrona, appoggiò la mano sul ginocchio di Sherlock per non cadere a terra. L'investigatore restò immobile per qualche secondo con il bicchiere in mano.
Era strano sentire quella leggera pressione sulla sua gamba, la mano di John era calda, riusciva a sentirlo anche attraverso la stoffa dei pantaloni.
  "Non... non mi dispiace." biascicò lentamente John prima di togliere la mano.
  "Neanche a me." si lasciò sfuggire Sherlock.
  "Sono una donna?"
Sherlock scoppiò a ridere, John una donna... no decisamente non lo era ma il nome che aveva scelto al contrario... "Sì." si rimise dritto a fatica sulla poltrona, continuava a scivolare verso il basso, non si era mai reso conto di quanto fosse pesante il suo corpo, quasi appoggiò la testa sul bracciolo nel tentativo di cambiare posizione.
  "Sono... carina?" chiese John indicando il foglio che aveva in fronte.
  "La bellezza è un concetto basato su giudizi infantili stereotipati e modelli esterni."
  "Sì, ma sono bella?" Insistette allargando gli occhi.
L'investigatore si avvicinò stringendo gli occhi nel tentativo di leggere il nome che aveva scritto. Doveva essere un nome d'arte o qualcosa di simile, era formato da una sola parola: M... A... non riusciva neanche a leggere la sua scrittura... Mad... enno, no Madonna.
Il nome continuava a non dirgli assolutamente nulla. "Non so chi sei, non so chi dovresti essere." ammise restando in quella posizione.
  "Tu hai scelto il nome!" Si lamento John.
  "Ma io l'ho scelto a caso sui giornali!" provò a difendersi puntando il dito verso i fogli sparsi sul pavimento.
  "Non ti stai applicando a questo gioco Sherlock."
Quasi non sentì le parole dell'amico, perso com'era a riflettere sugli indizi che gli aveva dato.
  "Sono un umano, non sono alto quanto si crede, sono..." si appoggiò alla poltrona ragionando ad alta voce. "sono belloccio, intelligente, importante per qualche persona ma tendo a trattarla nel modo sbagliato." una breve risata gli uscì dalle labbra "Ho capito!"
  "Spara allora."
  "Sono te! Vero?" disse puntando il dito verso l'amico.
John restò immobile per qualche secondo prima di sporgersi nuovamente in avanti.
  "Pensi che io sia intelligente?" chiese stupito.
  "Non lavorerei con te se non ti reputassi intelligente." spiegò in tono ovvio.
  "Non me lo avevi mai detto."
  "Bhe l'ho fatto ora." disse muovendo con disinteresse la mano sinistra.
  "Sei uno stronzo." biascicò il dottore osservandolo con gli occhi appannati.
  "Cosa? Perché?" Staccò rapidamente la schiena dalla poltrona offeso. "Ti ho appena detto che sei intelligente... e anche bello."
  "Non me lo hai detto." si lamentò l'altro.
  "Sì invece."
  "No."
Restarono in quella strana posizione come se si stessero studiando a vicenda ma avevano entrambi lo sguardo stanco .

Immagina JohnlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora