Epilogo

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Tre anni dopo.

Alessandro uscì dalla doccia sentendosi rigenerato: si frizionò i corti capelli con un asciugamano, per poi volgere lo sguardo al mobile-specchio posto sopra al lavandino. Con una mano tolse un po' di condensa dal vetro appannato – a causa dei fumi scaturiti dall'acqua calda, mentre si lavava – trovandosi a fissare parte del proprio riflesso sulla superficie. Diede uno sguardo veloce ai capelli, maledicendo i primi fili grigi che erano iniziati a spuntargli qua e là, soprattutto vicino alle tempie.

"Sono sinonimo di saggezza. Almeno potrai dire che, a trentotto anni, hai incominciato a ragionare come si deve" lo prendeva, spesso, in giro Valentino e lui, puntualmente, faceva finta di offendersi per le parole del compagno. Era diventato uno dei loro giochetti, quello: una scusa, buona come un'altra, per punzecchiarsi e poi fare pace, e fare l'amore.

Cercò di non impiegare troppo tempo nel prepararsi, ma si concesse lo stesso qualche minuto per scegliere con attenzione cosa indossare: dopo anni che stavano insieme, gli piaceva ancora curarsi per Valentino, cercare di apparire al meglio al suo fianco, seducendolo ogni giorno, senza mai risparmiare uno solo degli assi che aveva ancora a sua disposizione. Passava la maggior parte del proprio tempo con addosso tute sporche di olio per motori e, ogni tanto, gli piaceva potere sfoggiare qualcosa di diverso.

Nel giro di mezz'ora, nonostante tutto, era già pronto: si assicurò di avere chiuso serrande e finestre, afferrò il giaccone e poi uscì di casa, pronto a raggiungere l'altro.

Quel sabato sera Bologna si presentava come la perfetta trasposizione nella realtà dell'immagine di una cartolina. Il cielo era plumbeo, carico di nuvole, ma dietro di quelle arrivavano gli ultimi, flebili raggi solari del giorno, che illuminavano tutti quei morbidi sbuffi di incredibili giochi di luce dorata e rosa, in netto contrasto con i grigi e i blu e i neri che sembravano annunciare l'imminente arrivo di un acquazzone. L'aria era umida e appesantiva gli abiti. Le festività natalizie si erano da poco concluse e molti dei portici, che caratterizzavano le strade della città custodita dall'abbraccio delle Mura, erano ancora addobbati con luminarie di ogni tipo. Grandi pozzanghere si aprivano sulla pavimentazione, riflettendo i profili di palazzi, negozi, chiese e luci, ritagliando scorci di una Bologna bagnata dalla pioggia di quel pomeriggio, ma incantevole.

Alessandro, com'era solito fare, si decise di muoversi a piedi: era un'abitudine che aveva acquisito poco dopo essersi trasferito nel capoluogo emiliano. All'epoca, aveva trovato che la nuova città che lo ospitava fosse piccola, troppo in confronto a quella che si era lasciato alle spalle in suo favore: nato e cresciuto nella grande Roma, gli era sembrato di essere finito all'interno di un piccolo paese, ma dal sapore moderno. E, nonostante tutto, presto se ne era innamorato; Bologna era diventata la sua casa.

Sorrise, ricordando i suoi primi mesi in città e si trovò proprio in quel momento a varcare la soglia del pub gestito da Caterina.

-L'amore non segue le logiche / Ti toglie il respiro e la sete*-

Sentì cantare e il suo sorriso si allargò, mentre riconosceva la voce di Valentino. C'era ancora poca gente nel locale, a quell'ora, eppure il suo compagno fu in grado di scaldare il pubblico con il suo incantevole canto. Lo ascoltò in religioso silenzio, sino alla fine della sua esibizione, trovandosi presto vicino al palco. A Valentino era bastato intravedere la sua figura stagliarsi tra la piccola folla di avventori per sentirsi sopraffare dall'emozione. Concluse la sua esibizione e scese dal palco di corsa, gettendo le braccia al collo dell'altro, con entusiasmo.

-Ciao- mormorò Alessandro sulle sue labbra, prima di baciarlo.
-Ciao, amore- rispose Valentino, senza riuscire a smettere di ridire. -Credevo che saresti arrivato dopo cena- gli disse, prendendogli una mano e conducendolo verso il bancone del bar. Alessandro si sfilò il cappotto, passandolo al compagno e l'altro lo allungò a Tommaso, che lo prese per posarlo da qualche parte insieme agli altri effetti personali dei dipendenti che teneva in custodia lì, a portata di mano.

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora