il titolo è falso

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Niente in comune possono mai avere uno spirito che sa solo ingozzarsi di rabbia traslucida e frammenti di realtà fasulla, e un corpo vuoto vuotissimo che non ha nemmeno la forza di cercare qualcuno che gli insegni a far scendere qualche lacrima.
niente, niente in comune se non la voglia di dissolversi come cenere sporca.
hoseok non si sarebbe più risvegliato.
il suo sorriso giace in un lavandino rosso di rose e pillole sputacchiate.
alza il capo, la fronte sudata, i capelli incastrati tra le parole che gli vorticano intorno. si guarda allo specchio. si guarda attentamente e spalanca gli occhi che invece vogliono chiudersi.
osserva le sue mani tristi, luccicanti di quel vetro il cui bagliore lo sente tutto nel petto. ossa che puzzano, cuore sospeso tra un attacco e l'altro. ne uscirai mai?
la sua mente balla divertita.
tossisce sangue ma che gli frega, stavolta s'impegna a ingoiare tutto e per bene.
si cuce poi la bocca con fili d'aria.
chiudo gli occhi ed è finita. se mi addormento non mi sveglio più.
chiudo gli occhi ed è finita. se mi addormento non mi sveglio più.
chiudo gli occhi ed è finita. se mi addormento non mi sveglio più.
un mantra, un disco rotto, un treno che passa e gli buca il cervello.
è notte fonda e la vita non sembra più reale. hoseok ha troppo poco tra i palmi tremanti, che non gli basterebbe per le ore a venire.
che poi, che la notte sia composta di ore, lui non c'ha mai creduto.
solchi azzurri. psichedelici. blu elettrico è il sangue che gli cola dalle orbite e che danza sulle guance. si nasconde tra i denti.
un blu che gli strangola le arterie con dolcezza.
sei questo, hoseok. un blu notte che della notte sei terrorizzato.
e di giorno, quando fai saltellare il suo zaino sul culo mentre corri a scuola, cosa sei?
mentre sorridi agli alberi di pesco e conti i passi delle formiche, chi sei?
di giorno, hoseok diventa arancio chiaro.
di giorno disegna le nuvole direttamente nel cielo per non sprecare i fogli e il suo arancio brilla e ci si illude, ci si illude che quello sia il suo vero colore.
passano davanti a lui e ci credono tutti, ma lui non è contento.
nessuno può sapere dello specchio, del sangue blu, della lotta ogni notte per stare svegli.
nessuno lo sa. qualcuno lo sa? qualcuno c'è. nessuno c'è.
quel qualcuno o quel nessuno, fate un po' come vi pare, non guarda hoseok come un raggio di sole delle sei del mattino.
si nasconde tra gli armadietti e la sua ombra. che quest'ultima a volte diventa viva e allora lo strattona fino a farlo cadere in una pozzanghera e ci ride sù.
"guardati, yoongi, tra un po' ti fondi col fumo degli autobus e ti si calpesta senza guardare", gli diceva sua madre, dura come il pane che mangiavano a cena.
yoongi lo sapeva, che era diventato niente da un bel po'. se ne accorgeva quando non sentiva più né caldo né freddo o quando posava gli occhi sulla vita fuori e gli sembrava tutto un film.
se ne accorgeva quando la notte moriva piano piano, senza fare rumore, col sonno che lo aspettava con le fauci spalancate.
che debole del cazzo.
perfino la musica lo aveva abbandonato, quando quel giorno la madre aveva venduto davanti ai suoi occhi quel dannatissimo pianoforte di ciliegio usurato, per pagare parte dei viaggi di trasloco.
da quella volta, yoongi aveva spesso voglia di sputare fuori quei polmoni malati e buttarli sulla faccia di sua madre.
yoongi avrebbe voluto perlomeno sentire il suo cuore bussargli al cervello per svegliarlo.
non fece niente e continuava a non fare niente.
non una goccia di dispiacere nel caffè amaro che si versava nello stomaco la mattina.
passi strascicati verso la scuola.
lasciava impronte bianche che facevano contrasto col sangue lucido sulla punta delle scarpe.
un sorriso urlante e screpolato.
invece di entrare in classe, sfruttava i giorni piovosi per starsene fuori, sotto gli alberi di pesco.
trecentosessantacinque parole, versi, poesie e canzoni all'anno che scriveva al posto di studiare.

di cosa stiamo parlando? di un bel niente, perché yoongi non esiste. esatto. chi se l'è preso? nessuno. forse si è preso da solo. yoongi non esiste, dunque. hoseok, invece, ne aspetta uno come lui. lo aspetta, sì, ma come tutte le anime a metà, non sa come sia fatto. ce lo hai davanti tutti i giorni, scemo. lui non lo sa. come può saperlo? però hoseok, diamine. datti una svegliata, perché se non fai in fretta lui morirà. morirà con un dolore al petto che tu ti porterai dentro e fuori a vita. salvalo e salvati, muoviti. yoongi non esiste, ma non è neanche morto, perciò gli serve una cazzo di svolta mezza arancione e blu che prenda un po' il posto di quel pianoforte scassato che non ha più.

devi essere quel pianoforte, hoseok.
devi lasciare che ti suoni.
ogni nota, una pillola.
ogni accordo, una notte di sogni.
ogni melodia, del sangue risparmiato.
e intanto hoseok cammina nei corridoi della sua testa, rintontito, accecato da una luce che non esiste. non esiste.
esiste, invece. vattela a prendere, hoseok.





non mi piace affatto. però se la leggo so che ho tolto un altro chilo
e mezzo dalla testa e l'ho spostato qua, quindi almeno è utile a qualcosa.

، NIENTE INTINTO NEL BLU, jhs.mygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora