Sì, si stava specchiando.
Orchidea non riusciva a fissarsi negli occhi, ma ammirava il completo che aveva scelto di indossare: dei jeans a vita alta, che venivano stretti da una cinta di pelle nera e un maglione beige infilato nei pantaloni.
Quegli ultimi li aveva sempre indossati poco, perché le davano claustrofobia. Ma sarà stato il cambio città o il freddo dei due giorni prima a farle venire il pallino di indossarli... Chissà.
Era tutto strano, ma fortunatamente la madre gliene aveva comprati un paio.
Si era vestita ed era pronta e finita, ma non si mosse minimamente dalla sua stanza. Nessuno l'aveva contattata e lei aveva fatto lo stesso. Non sapeva nemmeno dove sarebbe stato l'incontro e non voleva, neanche, ammetterlo a se stessa, ma il suo io interiore era emozionato all'idea di essere stato invitato da qualcuno.
Eppure allo stesso tempo... si sentiva titubante a riguardo.
D'un tratto Diana entrò nella sua stanza senza bussare. «Tesoro. È arrivato il tuo amico».
«Chi?» esortò lei. Si voltò e vide, accanto alla madre, il ragazzo con i capelli biondo cenere. «Florian», disse sorpresa.
«Ciao Orchidea», ricambiò lui con un sorriso lucente. «Non avevamo il tuo numero e Elenì ha provato a scriverti con il tablet di scuola, ma non eri raggiungibile. Così siamo venuti a prenderti».
«S...Siamo...?» balbettò fiorellino bianco.
«Sì, sono tutti qui fuori».
«Come sono qui fuori?» intervenne la madre con fare stupito. «Li facciamo entrare... Dai! Non sono dei randagi». Si allontanò e i due ragazzi la seguirono. Diana aprì la porta principale e uscì, trovando quel piccolo gruppo che osservava la loro grande casa dalle finestre.
L'invitò ad entrare con la sua solita enfasi da mamma affettuosa e disse: «Ragazzi, potevate entrare subito».
«Diana, non volevamo essere invadenti», mormorò Elenì, mostrandosi un po' restia.
«Voi non lo siete affatto!» esclamò fingendosi offesa la donna. «E, tu, dovresti essere Cristoph. Ci siamo visti due giorni fa, ma non ci siamo presentati come si deve. Orchidea mi ha parlato di te...»
«Sì. Buongiorno», restituì il giovane dagli occhi chiari. «Spero che le abbia riferito solo cose positive», aggiunse cercando con lo sguardo il piccolo fiorellino bianco, che si trovava poco più indietro della donna.
Diana era piena di gioia: non vedeva la figlia con dei suoi coetanei dall'inizio delle superiori ed era speranzosa. Stava davvero provando a ricominciare?
Allo stesso tempo, però, provava paura: e se accadesse di nuovo?
Scosse il capo, cancellando il brutto ricordo di quella sera di Halloween del 2015 e così rimandò: «Che ne dite... se dopo la vostra uscita, venite qua a cena?»
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La Ragazza che Pretendeva Troppo
Novela JuvenilUna ragazza, il cui nome sembrava un gioco di parole, viveva ormai senza speranza e non ci provava nemmeno più a capire cosa ci fosse di bello nel provare a far funzionare la propria vita. Tutto le fa pensare e niente la fa cambiare, finché un qualc...