A Timothy quei quattro giorni sembrarono non passare mai, la sera al computer con Niccolò cercava di evitare accuratamente l'argomento Fabio.All'università aveva letto una frase sul libro di sociologia che l'aveva incuriosita "Equilibristi in bilico sul filo del beruf" non aveva chiesto alla docente cosa significasse esattamente quella frase, ma le aveva dato una sua libera interpretazione.
Equilibristi in bilico sul filo del beruf, erano quelli che camminavano bendati su un filo non sapendo cosa c'è sotto, un volo di un paio di centimetri o un abisso di chilometri.
In quel momento Timothy si sentiva così, circondata da molto beruf, avrebbe voluto allentare la tensione confidandosi con Niccolò, ma sapeva che la decisione era sua e l'avrebbe dovuta portare avanti da sola fino all'ultimo.
Ripensava ai discorsi di Niccolò ma per quanto si sforzasse, le trovava solo illazioni senza senso dettate da un eccessivo senso di protezione. Fabio non aveva avuto un comportamento strano era stato semplicemente se stesso e aveva deciso con i suoi tempi e con i suoi modi che a volte non era facile comprendere.
Timothy aveva sempre sognato una svolta in quella storia, perchè mai ora che la svolta c'era stata si doveva lacerare domandandosi per quale motivo le sue preghiere fossero state esaudite?
Anche per Fabio quei quattro giorni sembrarono non passare mai, si domandava se avrebbe avuto veramente il coraggio di fare quello che aveva in mente.
Ormai le possibilità di fare marcia indietro erano veramente poche, la sala per il compleanno di Timothy era stata prenotata, amici e parenti erano stati invitati, tutti sapevano ufficiosamente che avrebbe annunciato che andava a vivere con lei.
Immaginò per un istante la scena, un sorriso comparve sulle sue labbra ma fu subito seguito da un brivido lungo la schiena, suo padre si sarebbe arrabbiato moltissimo, probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola per il resto della sua vita.
"Va beh un altro che non mi parla, pazienza sono abituato" commentò tra se con amarezza.
Il giorno del compleanno di Timothy i suoi amici avrebbero smesso di ridere di lui e lui avrebbe dimostrato a tutti che se voleva sapeva anche mostrare gli attributi.
Della reazione di Timothy non si preoccupava, infondo lei si era disinteressata delle sue reazioni per anni, ora saldavano solo il conto.
Anche a Niccolò quei quattro giorni sembrarono interminabili, implorava il cielo tutti i giorni che qualcosa illuminasse Timothy e le facesse comprendere la follia che stava per compiere.
"Vieni al mio compleanno?" gli chiese la sera prima della fatidica data.
"Non posso mi dispiace, vorrei starti accanto in un giorno così importante, ma mi hanno mandato ad arbitrare a 200 chilometri di distanza." Niccolò mentì.
"Ho capito, ma credo che la festa finirà tardi se riesci, fai un salto" gli rispose Timothy.
Timothy avrebbe voluto supplicarlo di rinunciare alla partita e di starle accanto, ma questo avrebbe significato ammettere che qualcosa in quella vicenda stonava anche a lei e quindi non lo supplicò.
Anche alla signora Patrizia quei quattro giorni sembrarono non passare mai, non le sembrava vero che finalmente Timothy si fosse decisa a compiere un'azione sensata.
Nell'ultimo mese aveva vissuto con il terrore che lasciasse Fabio per mettersi insieme al ragazzo con cui passava ore al computer.
La decisione della figlia la sorprendeva ma le faceva tirare anche un sospiro di sollievo, per una volta aveva evitato di metterla in imbarazzo con i suoi comportamenti.
Fabio era un bravo ragazzo, veniva da un'ottima famiglia e soprattutto aveva la virtù di sopportare le stranezze di Timothy, avrebbe sicuramente trovato il modo di farle tornare la parola, magari con un figlio.
Un nipotino la Signora Patrizia lo desiderava tanto, le sarebbe piaciuto che lo chiamassero Braian, ma lo dovevano chiamare proprio così perchè non le piacevano i nomi scritti in lingua straniera, se era italiano, il nome di un bambino doveva essere scritto in italiano, come si pronunciava, altrimenti poi il bambino faceva confusione.
Anche al Dott. Foglia quei quattro giorni sembrarono non passare mai, non gli sembrava vero di essere stato invitato al compleanno di Timothy, era ansioso di vedere da quale razza di famiglia venisse.
Era sempre più convinto che lo strano comportamento di quella ragazza affondasse le sue radici nella famiglia.
Erano stati sicuramente troppo indulgenti con lei, dovevano essere i classici genitori che riempiono la figlia di giocattoli e cioccolato al primo capriccio, un simile carattere non si poteva spiegare in nessun altro modo.
Fosse stata figlia sua, l'avrebbe rimessa al suo posto in meno di due ore.
Si stupiva che Timothy potesse avere un fidanzato. Come si poteva stare con una persona con non parlava? La trovava una cosa difficile anche se fosse derivata da un handicap fisico, ma così, no così era proprio un affronto.
Mentre tutti attendevano il trascorrere di questi quattro giorni pensando ai propri sentimenti, nessuno, neanche per un momento, s'interrogò sui sentimenti degli altri.
Timothy era concentrata sul suo malessere e sul suo desiderio di riscatto, Fabio sul suo desiderio di vendetta, la Signora Patrizia non vedeva l'ora di non essere più l'unica responsabile di sua figlia, il Dott. Foglia era ansioso di quadrare il suo cerchio.
Impotente spettatore di tutto, Niccolò, che non poteva far nulla per fermare quella che prevedeva essere una giornata disastrosa. Non aveva idea di cosa sarebbe accaduto ma dentro di se sapeva che le cose non sarebbero andate come Timothy pensava.
Quel senso d'impotenza lo faceva impazzire, ma non poteva fare nulla, poteva solo aspettare.
Niccolò non era credente, l'ultima volta che aveva messo piede in una chiesa era stato per la sua comunione, ma la sera prima del compleanno di Timothy provò un irrefrenabile bisogno di parlare con l'unica persona che se esisteva, era in grado di sistemare le cose.
"Io non lo so se esisti e se esisti immagino che io sia l'ultima persona che dovrebbe chiederti un favore, ma se puoi" si fermò un attimo a riflettere "scusa è ovvio che puoi, tu in teoria puoi tutto, ti prego non permettere che le facciano del male di nuovo" concluse con un grazie e si addormentò.
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Volevo chiamarmi Anna
Short StoryLa normalità della sua esistenza era la ragione per cui continuava a rimanere in silenzio, era convinta che parlare fosse inutile tanto nessuno faceva mai attenzione a quello che gli veniva detto. Quando voleva comunicare con qualcuno gli si parava...