Capitolo 18

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La notte del quarto giorno sentì uno strano rumore provenire dalla strada. Così mi alzai da letto per guardare dalla finestra. C'erano tre persone incappucciate a cavallo che si fermarono proprio sotto casa mia.

Mio padre uscì preoccupato

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Mio padre uscì preoccupato. Una delle persone gli fece vedere un simbolo e mio padre si inginocchiò. Mi preoccupai e tornai dentro per non farmi vedere da quegli uomini. Bisbigliai qualcosa a mia mamma che stava dormendo: "mamma, mamma...sei sveglia? Ci sono degli uomini giù...sono preoccupato..."

Una delle persone incappucciate mi raggiunse ma io feci in tempo a chiudere la porta della stanza. Uno strano silenzio avvolse la casa. Ero accovacciato con la schiena contro la porta di legno. Il cuore mi batteva a mille. Pensai fosse arrivata la mia fine. Fino a quando una voce soave dietro alla porta si rivolse a me:

"Sei l'eletto Arturo. Sei l'unico rimasto in gioco. Sei stato il solo ad aver dimostrato di volermi per amore e non per la corona ed il blasone. Sei stato l'unico a superare l'undicesima fatica. Ora ti manca la dodicesima fatica: sposarmi, esser Principe e futuro Re. Sei pronto?"

Era Greta.

Aprì la porta e lei era inginocchiata davanti a me con le lacrime agli occhi dalla felicità.

"alzati in piedi Principessa, questa dodicesima prova non sarà per me una fatica ma la mia gioia più grande"




Le dodici fatiche di ArturoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora