Il 31 di Dicembre cazzo, nient'altro che una giornata normale, come le altre. Non riuscivo davvero a capire come potesse essere così importante festeggiare un anno andato via, un anno che nella mia vita ,come in quelle di tutti i miei "amici", non aveva portato alcun cambiamento.
Il mio nome era Margo Toms. Avevo 17 anni, 17 anni e poca voglia di vivere.
Ero definita, etichettata come adolescente, ma di sintomi indicanti questo periodo ne avevo pochi, o almeno credevo. Vivevo a New York, dove il mondo cammina, e tu devi crescere per stare al suo passo. Ero ricca, si non ho problemi a dirlo. Mio padre era il proprietario della "Toms' Hotel", una grande impresa alberghiera per cui anche mia mamma lavorava. Onestamente vivevo una vita apparentemente felice, avevo una sorella, una villa e un cane. Non mi mancava nulla, e non sbranavo domande esistenziali per colazione. Non ero la ragazza da John Green, ma non amavo distinguermi.
Avevo un ragazzo, Luke Hemmings. È più uno stronzo che credevo mi piacesse, mentre adesso sono convinta a lasciarlo.
Due migliori amiche, non so se a loro tenevo veramente, ma erano a posto: Taylor e Eleanor.
Loro due erano le classiche fighe da liceo, molto diverse da me, ma mi accontentavo della loro compagnia e, onestamente, non avevo compiuto sforzi per cercarne di migliori. Non ero all'apparenza complicata da capire, ma nessuno mi conosceva veramente. Ero un enigma persino per me stessa, e mi stava bene: volevo scoprirmi passo per passo, fibra per fibra.
Mia madre e mio padre erano sposati da 2 anni quando nacqui, e mi chiedo se almeno a quel tempo si amassero veramente o convenzionalmente come adesso. Si tradiscono a vicenda da 5 anni, lo scoprii vedendo mio padre che si scopava una donna nella mia camera per poi fingere, quella stessa sera, un platonico e intoccabile amore verso mia madre. Lei, povera donna, cerca in tutti i modi di contenersi, come se ogni gesto indesiderato che mio padre compie non fosse la goccia che fa traboccare il vaso. Anche lei si vede con alcuni impiegati di papà, ma mi sta bene, sono contro la sofferenza delle donne. Mia sorella Kay, è una ragazzina di 10 anni che cerca di scoprire il mondo e pensa che nelle stelle sia racchiuso qualcosa di più grande di semplice polvere e gas. Non la biasimo, a volte anche io vorrei poter guardare il mondo con quegli occhi. Tornando a me, stavo aspettando con ansia una chiamata, una
chiamata che avrei voluto non generasse in me agitazione, ma non potevo fare a meno di autoconvincermi della realtà. Era appunto il 31 di dicembre, e non avevo intenzione di andare ad una festa. Preferivo aspettare sul mio letto che Luke mi chiamasse per spiegarmi tutto. Per convincermi che non era vero, che non mi aveva tradito. Non mi dava fastidio il tradimento, ma uno con chi aveva compito il tutto (Lilian Haul, la mia più grande nemica per sconosciute ragioni), e due il fatto che mi avesse preso in giro per oramai 4 mesi. Non stavo lì a contare le ore dal nostro fidanzamento, ma a lui tenevo e, per quanto cercassi di reagire, l'unica emozione che riuscivo a distinguere in quel momento era la delusione.
Qualche momento dopo, decisi di prendere coraggio e premere quel fottutissimo tasto verde.
"Margo, sono le 9 del 31 dicembre dove cazzo sei?"
"È un piacere sentirti anche per me Luke."
"Ci vediamo al Clies Street 12/34 alle 11, vieni e smettila di fare la morbosa dentro casa tua, cristo!"
Ero stanca di tutta quella merda, davvero. Ne era abbastanza. Cercai di ragionare senza lasciarmi sopraffare dalla rabbia e risposi.
"El e Tay vengono?"
"Si, la tua amata amica Eleanor sta già qui, e non credo rimarrà qui per molto. Fra poco starà nel bagno a scoparsi Louis Tomlinson, quindi sbrigati."
"Fanculo Luke."
Richiusi.
Mi sentivo tradita da Eleonor e Taylor perché solitamente, anche se non sono propensa ad andare a quel genere di feste, chiedono sempre la mia partecipazione.
Avevo deciso di andare, cacciare fuori le palle e smerdarlo davanti ai suoi fantastici amichetti del cazzo, tra cui Louis Tomlinson, uno dei ragazzi più sexy che conoscessi, ma uno dei pochi a cui non lo avrei mai ammesso.
Mi preparai senza prestare troppa attenzione ai particolari. Indossavo un vestito completamente nero e non attillato comprato con mia madre da Forever21 e delle semplicissime creepers nere. Mi sentivo a mio agio, e non avrei indossato dei tacchi per uno stronzo che se la faceva con una stronza, mentre io mi innamoravo di lui.
Arrivai all'indirizzo alle dieci e mezza, chiamai Taylor, che mi trascinó letteralmente dentro la casa. Si sentiva odore di erba, come se fosse una novità. La prima cosa che notai fu Lilian. Mi staccai da Tay e la raggiunsi, sfornando uno dei miei più falsi sorrisi.
"Che piacere, Margo." Mi schernì.
"Piacere tutto mio, stronza." Risposi a tutto tono.
"Che problemi hai? Non sarà il fatto che mi scopo il tuo fidanzato mentre tu dormi?"
"Sei una puttana Lilian, una lurida puttana. Non sto neppure qui a sprecare le mie parole verso di te. Sai che c'è? Con Luke puoi fare tutto ciò che vuoi, non è più il mio ragazzo, quindi fanculo tutti e due!". Purtroppo, successe l'inevitabile. La mia voce si spezzó davanti a tutta la stanza che si era bloccata al suono delle mie parole.
"Che cazzo? Tu non mi lasci stronza, vuoi sempre fare la difficile e sono quattro fottuti mesi che sopporto le tue stronzate, quindi sono io a dirti di andare via!"
Stavamo urlando, dando spettacolo. Con le lacrime che mi rigavano il viso scappai via dalla stanza, che in quel momento era una metafora. Stavo scappando dalle mie fragilità, dai miei errori. Dietro di me sentii risatine e schiamazzi, ma in quel momento non mi interessava.
"Margo, dove vai?" Urló Tay.
"Via da qui, tranquilla staró bene." Risposi cercando di iniettare sicurezza nella mia affermazione. Camminai per sei isolati, da sola, per le strade di New York, a guardare il mondo andare avanti nonostante il mio dolore. La cosa che amavo della mia città era la dimensione. Dentro New York c'è sempre un posto in cui scappare, una zona adatta a te. Ti puoi perdere in tutto ciò
che è stato costruito nel corso di un millennio, da delle mani umane. New York profuma di diverso, profuma di realtà. Quando tornai indietro decisi di sedermi per terra, nella strada dietro la casa dove poche ore prima avevo agito istintivamente. Non so cosa mi spinse a stare lì, forse la stanchezza o forse il fatto che quel posto così insicuro, stranamente mi trasmetteva sicurezza. Fatto stà che, quando mi girai, trovai la persona che mi avrebbe per sempre stravolto la vita. Un angelo con la sigaretta in bocca, credo si chiamasse Niall, Niall Horan.
STAI LEGGENDO
Wonderwall.||Niall James Horan.
Fiksi Penggemar«Cosa sono per te adesso Margo?» Mi chiese con una strana inquietudine negli occhi azzurri. «Il mio paradiso Niall, il mio paradiso.»