Capitolo 13

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Passavano le ore e i giorni, ma solo una cosa sembrava non passasse mai: il silenzio di Nicolas. Affrontava le giornate zitto, senza mai proferire una parola, fatta eccezione per esigenze lavorative. 

Provarono tutti a farlo sbloccare, con risultati decisamente negativi. Solo Nelson era a conoscenza del motivo del suo silenzio, o meglio, più che il motivo conosceva direttamente la persona che ne era la causa.

Era con lui mentre ascoltava le parole di Dario, aveva visto i suoi occhi riempirsi di lacrime e svuotarsi di tutto il resto. Era stato l'ultimo a sentirlo parlare liberamente, e dalla sua bocca uscivano solo parole per Dario.

Nonostante questo nemmeno Nelson risultò d'aiuto. Quello invece che meno di tutti provò ad aiutare fu Dario stesso. Sapeva di aver combinato qualcosa, ma non era pronto a sapere cosa. Sperava che tutto passasse in maniera naturale, tanto ormai aveva perso qualunque speranza nel conquistarlo.

Nic intanto passava le giornate sempre allo stesso modo: Sveglia, colazione che spesso saltava, lavoro in studio, pranzo fuori in modo da non rimanere in studio con Dario, e altro lavoro in studio. 

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Era l'alba di una nuova giornata, e Nic, come accadeva spesso, si mise in malattia. Non aveva per niente voglia di andare in studio. Era un forte sostenitore della spontaneità e registrare dei video con l'umore a terra non gli sembrava la cosa più giusta da fare.

Decise quindi di mandare un messaggio nel gruppo con i ragazzi di Space Valley.

Nic:<Scusate ragazzi, non mi sento per niente bene. Oggi non vengo in studio. Se volete mandatemi qualche video da montare che lo faccio da casa.>

Tonno:<Signor Bic, ma una visitina dal medico? Stai costantemente male.>

Cesu:<Davvero vuoi lasciare la seconda camera in mano a Tonno?>

Nic:< Lo so ragazzi, scusatemi tanto. Mi rimetterò in men che non si dica, promesso.>

Frank:<Tranquillo Bic, rimettiti presto.>

Nel frattempo gli arrivò un altro messaggio in privato.

Nels:<Non ti sei stancato di mentire?>

Nic:<Non sto mentendo affatto.>

E in un certo senso era vero. Stava davvero male. Non dormiva bene la notte. Spesso saltava i pasti. Non stava per niente bene.

Nels:<Allora visto che stai male sul serio lascia la chiave di casa sotto lo zerbino. Ti vengo a portare il pranzo oggi, senza se e senza ma.>

Nic:<Fai come ti pare.>

Già molte volte Nelson si era offerto di portargli il pranzo, e Nic aveva sempre rifiutato queste attenzioni. Non voleva essere un peso. Questa volta però non potè far a meno di accettare. Alla lunga questo suo non voler essere un peso si sarebbe potuto trasformare in maleducazione, e voleva troppo bene a Nelson per far si che accadesse. 

Non sapeva nemmeno lui il motivo del suo stare così male. Sapeva solo che quelle frasi uscite dalla bocca di Dario lo avevano destabilizzato. Non era pronto a delle dichiarazioni di quel tipo. A suo tempo c'era già rimasto abbastanza male e non voleva questo accadesse di nuovo.

Vedeva in Dario quel suo sogno proibito. Come quando ci si innamora di una celebrità, si sa che non si sarà ricambiati, ma la cotta persiste comunque. Non aveva mai immaginato una concretizzazione di lui e Dario insieme come coppia. 

Quando quest'ultimo affermava  'Lui non si immagina il mondo insieme a me.' in parte aveva ragione. Per Nic immaginare il mondo insieme a Dario sarebbe stato troppo. Qualcosa di troppo stupido da fare, si sarebbe fatto del male da solo sapendo che non sarebbe mai potuto succedere sul serio.

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Intanto in studio si lavorava normalmente cercando di svolgere anche il lavoro di Nicolas. Arrivati alla pausa pranzo Cesare fece una proposta a Nelson:

"Nelsino, andiamo al sushino?" chiese abbracciandolo da dietro senza preoccuparsi troppo degli occhi di Tonno e Frank che incredulo lo fissavano.

"Vorrei tanto, davvero. E' che devo andare a casa di Nic a portargli il pranzo e assicurarmi che lo mangi." rispose Nelson intristito.

"Non c'è nessun problema! Ci va Dario no?" chiese Cesare facendo un occhiolino a Dario sperando accettasse.

"Non mi va a genio l'idea, ma per voi mi sacrificherei. Il problema è che non mi aprirebbe la porta di casa mai e poi mai." Sussurrò Dario l'ultima parte della frase cercando di non farsi sentire da tutti gli altri.

"Beh in realtà non deve aprirti per forza... Ha lasciato le chiavi sotto lo zerbino." disse Nels.

"Dario, è il momento. Vai. Non può cacciarti di casa con la forza, è risaputo che tu sia più forte. Andrà bene." lo convinse Cesare.

Uscirono insieme tutti e 3 dallo studio e si divisero nelle 2 macchine: Dario diretto verso casa Paruolo e gli altri due diretti al sushi.

"L'ho fatto per loro 2. Devono chiarire e questa è la giusta occasione." affermò Cesare chiudendo la portiera dell'auto.

"E quindi non vuoi andare sul serio con me al sushi?" chiese Nelson imbronciato.

"Stupido, certo che voglio. Solo che dirlo apertamente mi mette a disagio, dovevo trovare una scusa nobile." rispose l'altro. E dopo essersi accertato di non essere visto da nessuno gli diede un bacio.

"Dopo questo bacio ci credo un po' di più." affermò Nels sorridendo. E detto questo partirono verso il sushi.

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Durante il viaggio Dario continuava a chiedersi cosa avrebbe dovuto dire a Nic appena arrivato a casa. Doveva dirgli di essere venuto fin lì di sua spontanea volontà? Si sarebbe esposto troppo. Doveva dire di aver fatto un favore a Nelson e Cesare? Avrebbe potuto intendere però che lui in realtà non voleva vederlo.

Non sapeva cosa dire e forse questo era il segno che non avrebbe dovuto aprir bocca. Si limitò a prendere la chiave sotto lo zerbino, aprire la porta e sperare che anche l'altro avrebbe mantenuto questo silenzio.

Sentendo rumori in cucina Nic si precipitò cercando di far finire il prima possibile la discussione che quasi sicuramente avrebbe avuto con Nelson. Vedendo la figura alta e magra di Dario girato di spalle che sistemava il cibo sul tavolo, il suo cuore ebbe un sussulto. 

Per la prima volta riuscì ad immaginarsi un ipotetico futuro con lui. Un futuro con lui che gli prepara il pranzo, un futuro in cui la sua figura dentro casa sua sarebbe stata normale. Rendendosi conto di quei pensieri così tanto irraggiungibili, non potè fare a meno di piangere.

Dario sentendolo si girò e vedendolo piangere si sentì morire dentro, un'altra volta.

"Perché quando sono nei paraggi, tu piangi? Sei così carino quando sorridi..."

"E' allergia, lascia perdere. Comunque immaginavo che Nelson ti avrebbe mandato qui per farci parlare. Sai com'è fatto. Mi dispiace del disturbo." rispose Nic.

"Quindi il muro del silenzio è crollato finalmente?"

"Non lo so, credo di si."

Detto questo mangiarono come i vecchi tempi in studio, solo loro e la loro bottiglia di vino. Nic irrimediabilmente pensò a quei giorni. 

"Mi piacevi tanto quando ti lasciavi andare con me. Quando durante i nostri pranzetti abbassavi la guardia. Non eri più il Dario diffidente e silenzioso, diventavi allegro e socievole. Sorridevi. Mi piacevi tanto quando eri con me, e mi piacevi anche quando eri con gli altri. Insomma, mi piacevi." ammise Nicolas.

"Parli al passato." notò con amarezza Dario.

"Ho motivi per parlare al presente? Non credo."

"Perché sei corso via quel giorno? E perché mi hai scritto in quel modo subito dopo?"

"Ho sentito cosa dicevi a Cesare..."

E lì l'unico che in quel momento avrebbe voluto scappare, stranamente, era Dario.

Lasciarsi prendere la mano (Space Valley)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora