E in quel momento tutto intorno lui iniziò a girare. Il mondo, la testa, le persone.
Eppure dall'esterno nessuno sembrava accorgersene. Lo sguardo del ragazzo si fece dapprima spento dietro gli occhiali, quasi apatico. Poi gli occhi sgranarono.
Si aggrappò con ambedue le mani al tavolo, lasciò cadere la penna.
Si sentiva cadere nel vuoto.
Iniziò a sentire le voci ovattate, e il respiro piano piano bloccarsi in gola, come se fosse faticoso da mandare giù.
Incominciò a sudare, chiazze scure agli angoli della camicia a quadretti si formarono piano piano.
E fu in quel momento che Nelson emise un respiro strozzato che attirò l'attenzione di tutti.
Tonno e Dario, che fino a quel momento stavano discutendo sul nuovo video da scrivere dall'altra parte del tavolo si bloccarono, Nicolas, Frank e Cesare si girarono preoccupati.
"Mi manca l'aria." ebbe modo di sussurrare Nelson.
Cesare lo guardò. E capì.
Era l'inizio di un attacco di panico.《Vai a prendere dell'acqua, Nic. Frank, aiutami a portarlo sul divano, ma non lo stendere, è peggio.》 Disse con calma Cesare mentre si avvicinava all'amico e lo sollevava.
Gli altri sembravano stupiti dall'atteggiamento calmo e tranquillo del ragazzo, ma decisero di seguirlo.
《Tonno, Dario, voi aprite le finestre. E poi uscite tutti.》 Continuò, fermo, severo e apparentemente calmo, anche se un tremolio nella voce lo tradì, mentre Frank lo aiutava a far sedere Nelson sul divano nero.
Nelson era bianco in volto, respirava affannosamente.
Nic arrivò con il bicchiere di acqua che appoggiò al tavolo, Cesare fece un ulteriore cenno di uscire. Gli altri, pur preoccupati, non fecero una piega.
Era lui quello che conosceva da più tempo. Lui sapeva come fare.
La sua famiglia, la sua spalla, il suo punto di riferimento.Cesare levò con dolcezza gli occhiali a Nelson e li appoggiò sul comodino li vicino.
Lo aiutò a slacciarsi piano piano la camicia per farlo respirare per bene.
《Puzzi tantissimo, te lo hanno mai detto che sudi un sacco quando ti viene 'sta roba, mh?》 Disse sorridendo dolcemente, mentre sbottonava.
Nelson a quel punto gli fermò le mani con le sue, proprio mentre era arrivato alla pancia.
《N-no..》sussurrò.
《Perchè?》 Domandò Cesare. 《Lo sai, ti aiuta quando ti manca il respiro. Ti vergogni? Siamo solo io e te.》
In realtà Nelson non voleva farsi vedere così. In realtà Nelson odiava farsi vedere così. Odiava che Cesare potesse vedere il suo corpo, come odiava che Cesare lo potesse vedere in quello stato. Odiava che gli altri lo potessero vedere in quello stato.
Ma l'ansia bastarda non lo abbandonava mai, non lasciava mai il suo corpo.
Il ragazzo intanto aveva finito di togliergli la camicia. Nonostante i gesti calmi e apparentemente fermi, si stava spaventando un bel po'. Non aveva mai visto il petto dell'amico sollevarsi così di prepotenza e riabbassarsi.
Si sedette sul divano, prese il viso tra le mani a Nelson e lo fece appoggiare sulle sue ginocchia, accarezzandolo.
Piano piano il ricciolino iniziò a calmarsi, con la pazienza di Cesare, la sua dolcezza, i gesti giusti.
Sembrò aver trovato la lingua, che non sentiva più nella bocca secca e a fatica provò a dire qualcosa.
《Mi..》
《Non osare dire niente. Dimmi solo cos'è successo stavolta che ti ha provocato ciò.》lo interruppe l'amico, che non voleva sentire una sola parola di scuse, guardandolo seriamente.
Nelson continuava a guardare dinnanzi a sè. La verità è che non lo sapeva nemmeno lui. Sapeva solo che tutte quelle attività gli davano sempre un senso di incertezza. Un senso di terrore. Un senso di niente. Aveva paura di svegliarsi un giorno senza nulla, solo con i suoi pensieri. E senza un Cesare che lo aiutava a fronteggiare gli attacchi di panico.
Non disse niente. Si strinse solo alle gambe dell'amico.
《Non andartene, ti prego.》sussurrò, semplicemente.
Cesare sorrise intenerito. Il senso di abbandono che Nelson aveva da sempre. Lui, la sua unica spalla. La sua famiglia. Il suo punto di riferimento.Piano piano il ricciolino si rialzò. Si riallacciò la camicia sudata. Si rimise gli occhiali. Tutto questo sotto lo sguardo attento di Cesare che non lo perdeva di vista un secondo e osservava tutti i suoi gesti, con cura e attenzione.
Il moro si alzò, per prendere il bicchiere di acqua abbandonato lì da Nic e in quel frammento di allontanamento vide lo sguardo di Nelson impallidire nuovamente.
《Non me ne vado.》 Disse Cesare, girandosi verso di lui, allungandogli il bicchiedere e invitandolo a bere.
Perchè Cesare era la famiglia di Nelson. La sua spalla. Il suo punto di riferimento.
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Attacco di Panico -Celson
FanfictionNelson ha un attacco di panico dei suoi soliti. Cesare è lì con lui. (B)romance