«Raccontami un po' di te».
«Non c'è molto di cui parlare... non ho mai avuto una vita così attiva».
«Può sembrare una domanda indiscreta... Io sto solo cercando di capire... sei sempre stata così?» mormorò lui prendendo una sua ciocca di capelli tra le mani.
A primo impatto, lei schiuse la bocca. Nessuno si era mai dimostrato interessato a capirla, se non i dottori. Le persone si limitavano a deriderla, ignorarla, evitarla e ferirla. Poi, sorrise. «Ci sono nata così».
«Se non vuoi rispondere, non sei tenuta a farlo», incespicò Cristoph in imbarazzo.
«Parlo se prometti di non prendermi in giro».
«Perché dovrei farlo?» rimandò lui stranito. Non era mai stata nella sua indole prendere in giro qualcuno. Sì, alle volte era scontroso e leggermente maleducato, ma tentava di migliorarsi ogni secondo.
«Io sono affetta da albinismo totale».
«E che cosa significa?»
«Significa che non ho melanina nel mio corpo e, di conseguenza, sono tutta bianca».
«E ci sono dei problemi in seguito a questa mancanza?»
Quel suo interesse quasi la commuoveva. «Non molti e, soprattutto, non gravi», mormorò Orchidea. «Questo posto è fantastico, comunque...» cambiò argomento.
«Dovresti vederlo quando c'è la neve».
«E come sarebbe?» rimandò lei.
«Praticamente tutto bianco. Ovviamente, anche ghiacciato e quindi più pericoloso, ma non c'è nulla di più bello in confronto a questo panorama con la neve... Beh, forse tu!» dichiarò il giovane bruno, osservandola da sotto le folte ciglia. «Perché a Firenze non c'è mai stata la neve?»
«Solo acqua mista ghiaccio».
«Quindi mi stai dicendo che non hai mai visto la neve vera?»
«No solo in tv o nelle descrizioni dei libri».
«Allora ti ci porterò».
«È una promessa?»
«È una promessa», ribadì Cristoph. «A tal punto che riuscirai a sentire con le tue orecchie il sareureuk».
«Il che?» rise lei.
«È una parola coreana che descrive il suono e l'azione dei fiocchi di neve che si sciolgono lentamente a una temperatura più calda o sotto il sole del mattino».
«Mi sorprendi ogni giorno di più. Da grande vuoi diventare una specie di dottore delle parole?»
«No, in realtà mi piacerebbe diventare uno psicologo», rispose il ragazzo.
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La Ragazza che Pretendeva Troppo
JugendliteraturUna ragazza, il cui nome sembrava un gioco di parole, viveva ormai senza speranza e non ci provava nemmeno più a capire cosa ci fosse di bello nel provare a far funzionare la propria vita. Tutto le fa pensare e niente la fa cambiare, finché un qualc...