6 Sparisci!

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5 mesi dopo...

"Levi! Sei in casa?!".
Levi non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe risentito quella voce maledetta, così acuta e stridula alle sue orecchie. All'inizio fece finta di nulla, ma dopo una mezz'ora che sentiva Petra Ral chiamarlo da fuori si stufò e si affacciò dalla porta di casa. Lì vide la sua ex, talmente testarda da non riuscire a capire che la loro relazione si era conclusa da ben due anni, da quando Levi aveva fatto coming out e lei lo aveva tradito con un altro.
"Che vuoi Petroia?", domandò lui seccato.
"Sono qui per te!".
"Tornatene a casa, in autostrada! Insieme a quelle come te!".
"Io sono cambiata! Fammi entrare per favore!".
"Perché dovrei? Ormai sono gay e non mi piaci più".
"È solo una fase vedrai. Se torniamo insieme farò la brava e capirai che le donne sono molto meglio degli uomini".
"Chi è?", domandò Eren, affiancandosi a Levi.
Come vide il bambino, Petra smise di parlare e corse subito da lui con un sorriso da trentadue denti.
"Ma che carino! È tuo?".
"Sì", rispose freddo Levi.
"È proprio un bel bambino" si mise ad accarezzare i capelli di Eren "l'hai adottato?".
Il ventenne le diede una sberla sulla mano con cui stava toccando Eren, facendola ritirare come la testa di un serpente.
"Non provare a toccarlo".
"Perché? Solo perché sono una femmina Alfa non significa che sia un mostro".
"Sei semplicemente la personificazione dello schifo. Ecco tutto".
"Levi" disse Eren, tirando la maglia al più grande "quando andiamo?".
"Uuuh dove andate di bello?".
"Vado in montagna con Hanji ed Erwin".
"E tu Levi? Vieni anche tu?".
"No" rispose lo studente "ho delle cose da sbrigare e avevo già promesso ad Eren che sarebbe andato in montagna".
"Vuoi che ti faccia compagnia? Magari a letto".
Il suo sorriso perverso era talmente ripugnante che spinse Levi a schiaffeggiarle la faccia con un potente man rovescio.
"Mi fai vomitare. Se ti ritrovo di nuovo qua ti faccio pentire di avermi conosciuto".
"Dammi un'altra possibilità".
"Tra noi è finita lo vuoi capire? Ora sparisci".
"Levi...".
"Sparisci!".
Petra si bloccò, indietreggiando a tal punto da scendere tutti i gradini; il sorriso di poco prima venne restituito da uno sguardo assassino.
"Ti faccio solo questa promessa. Se io non ti avrò, non avrai nessun altro".
E se ne andò, così com'era comparsa.
"Chi era lei?", domandò Eren quando fu solo con Levi.
"La mia ex".
"Ex? Ma non vuol dire che eravate fidanzati e non lo siete più?".
"Appunto".
"Perché non lo siete più?".
"Te lo dirò quando sarai più grande".
"Ma io voglio saperlo!".
"Sono cose da adulti. Hai preparato lo zainetto?".
"Sì! Ho tutto".
"Sicuro?".
"Sicurissimo".
Levi annuì. Dopo una decina di minuti parcheggiò davanti casa una Chevrolet nera, da cui uscirono Hanji ed Erwin.
"Ciao Hanji! Ciao Erwin!", li salutò Eren contento.
"Ciao Eren!" disse la donna sorridente "Sei pronto?".
"Sì!" guardò Levi "Ciao Levi!".
"Ciao Eren. Divertiti e fai il bravo".
"Sì sì. Ciao!".
Scese gli scalini e raggiunse l'autovettura, salendoci sopra e chiudendo la portiera. Erwin salutò Levi con un sorriso accompagnato da un cenno con la mano, per poi sgommare via. Lo studente rientrò in casa e sospirò. Ora che Eren non c'era in casa poteva dedicarsi a una delle sue più grandi passioni: fare le faccende domestiche. Da quando non era più solo in casa non puliva regolarmente com'era d'abitudine, quindi di conseguenza doveva esserci più sporco del previsto. Levi prese le armi del mestiere, tra cui diversi tipi di spray e stracci, spolverini con  ragnatori di diverse lunghezze e riempì un secchio con dentro acqua e vari detergenti, pronto a pulire anche il pavimento. Indossò lunghi guanti in gomma e due bendane, una sulla testa e l'altra a coprire il naso e la bocca.
Era pronto per andare in guerra.

Alle sette in punto Levi abbassò le armi. La casa era uno splendore: spolverata e disinfettata, era talmente pulita e traslucida che si poteva mangiare dappertutto, perfino nel cesso. Il giovine si gettò a capofitto sul divano, esausto; l'ultima cosa che gli rimaneva da fare era ordinare le pizze per lui e per Eren ed attendere il suo arrivo, ma come prese il telefono per chiamare la pizzeria esso squillò, mostrando la foto profilo di Hanji.
"Pronto?", chiese lui perplesso, accettando la chiamata.
"Levi! Levi sei a casa?!", urlò lei agitata.
"Sì Hanji. Che succede?".
"Abbiamo fatto un incidente ed Eren è ferito!".
Levi si sentì girare la testa, e per un momento gli mancò l'aria.
"Ferito...?".
"Sì!".
"È tanto grave?".
"Sì cazzo! Siamo all'ospedale, qua in città".
"Arrivo subito".
Levi mise giù la telefonata e corse a perdifiato verso l'ospedale, promettendo a sé stesso che si sarebbe comprato una macchina a breve. Ci mise un po', ma alla fine riuscì a trovare Hanji ed Erwin, seduti su delle sedie di una sala d'aspetto del terzo piano. Avevano i capelli sparati alla cazzo di cane e i vestiti sporchi, ma non presentavano ferite esterne.
"Ehi", li chiamò.
"Levi!" gridò Hanji "Mi dispiace non sapevo cosa fare è colpa mia-".
Parlava talmente velocemente che per calmarla Levi le serrò una sberla su una guancia, facendola zittire all'istante.
"Grazie Levi".
"Ora calmati e ditemi cos'è successo".
"In poche parole" si intromise Erwin "mentre stavamo uscendo da un incrocio un'auto da dietro si è quasi portato via la parte posteriore, schiacciando Eren nel metallo".
"Lui come sta?".
"Stiamo aspettando la risposta. Appena arrivati ce lo hanno portato via".
"Voi invece? Non vi vedo feriti".
"No fortunatamente. Il bastardo che guidava l'auto se ne è andato a gambe levate. Ho tentato di fermarlo ma era troppo veloce".
"Al momento il mio unico problema è la salute di Eren", fu il commento glaciale di Levi.
Dovettero aspettare un'ora buona, ma fortunatamente li raggiunse un dottore.
"Siete voi gli accompagnatori di un certo Eren?".
"Io sono l'uomo che l'ha adottato" rispose Levi "lui come sta?".
"Ci è mancato poco. Ancora un minuto e sarebbe morto".
Levi tirò un sospiro di sollievo.
"Meno male. Posso vederlo?".
"Certo. Mi segua".

La stanza di Eren pareva il risultato finale dello spappolamento di un arcobaleno: le pareti erano adornate da mille colori, con adorabili tendine bluastre a nascondere il vetro delle due finestre presenti. In un angolino c'erano delle scatole di plastica trasparenti con all'interno vari tipi di giocattoli. Eren dormiva in un lettino rialzato, con addosso un piccolo camice di carta; si trovava in mezzo a due macchinari, uno dei quali gli rilevava il battito cardiaco, in quel momento regolare. Era scoperto, per cui Levi poté vedere com'era ridotto: tutta la parte destra del corpo, dalla tempia fino alla caviglia, era fasciata, e sul braccio ferito era fissato un piccolo tubo di plastica che lo collegava al flebo. Udendo la porta chiudersi dolcemente alle spalle, Levi si prese una sedia lì vicino e la mise accanto ad Eren, sedendosi in modo tale da non svegliarlo. Gli prese la mano e la strinse, senza smettere di contemplare il suo sguardo rilassato. Poco dopo vide Eren aprire gli occhi e stroppiccarseli, sbadigliando a bocca aperta.
"Stai bene?", domandò Levi, con nella voce una nota di preoccupazione.
"Ciao Levi. Sì sto bene".
"Che è successo? Voglio saperlo dal tuo punto di vista".
"La macchina veniva da destra, velocissima, mentre stavamo uscendo dall'incrocio".
"Sei riuscito a vedere chi era?".
"Sì. Era un uomo, ma non ho visto altro perché sono svenuto".
"Capisco. Riposati, verrò a trovarti domani mattina".
"Non resti con me?".
"Lo farei, se non fosse lunedì domani. Ricordati che ho anche l'Università".
"Sì...allora ciao...".
Levi sospirò tristemente e gli baciò la testa, accarezzando piano i capelli castani.
"Quando è il tuo compleanno?".
"Il trenta marzo".
"La settimana prossima? Molto bene. Ti prometto che quel giorno sarà il più bello della tua vita".
"Lo giuri?".
"Lo giuro".
Gli concesse un leggero sorriso prima di andarsene.

Mi chiamo Eren! ~Ereri~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora