𝐂𝐚𝐩. 𝟓𝟎

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Una mattina d'inverno ad Ilsan, in un quartiere modesto, un'abitazione dai colori caldi sembrava quasi rovinare l'atmosfera stagionale.

«Geongmin! Non importunare tuo fratello!»

Periodo natalizio probabilmente, i ricordi sono confusi.
Kim Namjoon, 10 anni, disegnava se stesso come un supereroe.

«Il mio sogno è quello di aiutare le persone, mamma» mostrando orgoglioso il disegno appena finito di colorare

La madre prese tra le mani il foglio, tolse gli occhiali per poterlo osservare meglio e si complimentò con il figlio per l'ottimo lavoro svolto, poi lo ripose sul tavolo ligneo e aggiunse: «Namjoon, nel corso della tua vita capirai che prima di pensare al prossimo bisogna focalizzarsi su se stessi, se non unicamente.»

«Nemmeno il mio migliore amico?»
«Nemmeno lui tesoro. Ma ancora sei piccolo per queste cose, goditi la semplicità della vita.» poi tornò al piano cucina per continuare a preparare il pranzo

Namjoon non capiva cosa intendesse la madre, ma recepì per certo la sua ultima affermazione: "goditi la semplicità della vita", così iniziò a guardare il cielo azzurro al mattino, ad impegnarsi nello studio, ad osservare ed imparare dagli errori altrui.
A 14 anni iniziò ad ammirare il cielo notturno, la luna e le stelle luminose. Iniziava a capire le raccomandazioni della madre, "prima degli altri è ben conoscere se stessi, non scordarlo mai" "solo quando troverai te stesso potrai iniziare a preoccuparti per gli altri".

«Perché nessuno si offre di aiutarmi?»
«Perché ognuno pensa al proprio ego, credi che gli altri non si pongano la stessa domanda in fondo? Nessuno è speciale, nessuno può sfuggire a questo sistema»
«E se non si riesce a cavarsela da soli? Se avessi bisogno di supporto?»
«Non lo avrai, nessuno sarà a tua disposizione»

15 anni, Namjoon inizia a trovare ormai da un anno a questa parte conforto nella musica. Per quanto il supporto da parte degli amici vi fosse, era piuttosto superficiale, come una manifestazione di egoismo, come se avessero il timore di non essere gli unici ad aver trovato la soluzione.
Namjoon la soluzione l'aveva trovata comunque, che vi fosse arrivato da solo o che gli fosse stata suggerita, poco importava, non era di certo il primo ad averla trovata, ma ad ogni modo, era cauto trascriverla per non dimenticarla in futuro.
Pagine su pagine di appunti, che ormai non erano semplici annotazioni, bensì pensieri di ogni tipo, ma prevalentemente negativi.
Frustrazione, rabbia, confusione.

«Namjoon.. sei molto introverso, non mi racconti nulla. Probabilmente non sei predisposto per un interrogatorio, e non voglio intromettermi contro il tuo volere nella tua vita privata, ma ricorda, qualunque cosa accada, mantieni senpre un profilo basso, non farti notare troppo. È la strategia per non avere problemi.»

16 anni, sono passati 6 anni da quando Namjoon ha aperto gli occhi sul mondo, avrebbe preferito non farlo. Non a 10 anni perlomeno.

17 anni, Namjoon ha iniziato ufficialmente a comporre piccole strofe rap e intonare una melodia che le facesse sembrare fighe, ma niente di più, solo un passatempo per imitare i cantanti che lui definiva supereroi.
In fondo lo avevano accompagnato per buona parte della sua adolescenza, anzi, lo accompagnavano ancora.
Namjoon aveva inizialmente sottovalutato i consigli della madre, che stranamente divenivano sempre più arguti e dettagliati, come se sapesse esattamente i problemi che via via si presentavano nella vita del figlio.

Qualcosa non andava, la conclusione venne tirata a 18 anni circa.

«Mamma, cos'ho che non va? Mi hai sempre detto di bastarmi e fare anche a meno degli amici, ma non pensavo che sarei rimasto solo per così a lungo.
Quando mi guardo intorno vedo solo persone sorridenti, ognuno ha il proprio migliore amico, il proprio gruppetto; io non sorrido, non ho nessuno con cui farlo. Non ho un valido motivo per ridere, per uscire il pomeriggio, per andare alle feste. È come se non ci fossi. È come se mi stessero evitando tutti, per quanto io vi provi è tutto inutile. Perciò, cos'ho che non va?» in preda all'ira
Le lacrime calde miste a sudore bagnavano il suo volto, scivolando lentamente, fino ad arrivare al pomo d'Adamo, di certo conciliava con quanto detto dal ragazzo. Conciliare il diavolo con l'acqua santa.

Ancora piangente, con le mani fisse sul tavolo e lo sguardo tutt'altro che stabile poiché offuscato dalle lacrime, aspettava la risposta esplicita della madre seduta al tavolo ligneo dinnanzi a lui.
Lei lo guardava inespressiva, o forse lasciava trasparire tramite gli occhi angoscia, senso di colpa, paura. Non poteva essere determinato non certezza ciò che passava per la mente della donna quel pomeriggio piovoso del 2013. Lei sapeva che sarebbe arrivato quel momento, il fatidico confronto, che a danno del figlio, non riuscì a sostenere. Avrebbe parlato quel pomeriggio, se solo non fosse stato così difficile.

La madre di Namjoon rimase lì, immobile, a guardarlo piangere e crollare su se stesso, assistette inanime allo spettacolo macabro. Così lo avrebbe definito una madre.
Lui piangeva a dirotto, un'infinita riserva di lacrime soffocate insieme alle idee, passioni, aspirazioni evolutesi nel corso di 8 lunghi anni trascorsi a riflettere su se stesso, almeno sotto il cielo stellato.
Una serie di pugni alla parete che a lungo andare si colorava di rosso, fino a che, la quiete.
Lei attese il silenzio, e solo quando l'unica cosa udibile divenne la pioggia, si alzò e andò a preparare la cena.

«Almeno una persona c'è. C'era stata. Una volta. Una persona come me l'avevo conosciuta, poi ho perso di punto in bianco i contatti. Peccato.. credo che stessi bene in sua compagnia.»

Seokjin «Seojoon immagino»
Namjoon «Sì. Un tempo era quello il mio pensiero, ma adesso l'ho ritrovato, e in compenso ho conosciuto pure te»
Seokjin «Perché non disse nulla?»
Namjoon «Non lo so, non ho mai avuto una risposta alla mia domanda del tempo. Oggi sono cambiate molte cose, improvvisamente, ma sono cambiate. Anche se, non del tutto, è stato un processo graduale verso quello che ora definisco "traguardo". Grazie di essere qui.»
Seokjin «Sei la persona più tenace e forte che abbia mai conosciuto, senza dubbio. Grazie a te piuttosto.»

Seokjin si alzò dal proprio letto per andare ad abbracciare Namjoon.

Questa volta piangeva Seokjin però, a causa del racconto di Namjoon.

00:00 o'clock [ɴᴀᴍᴊɪɴ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora