Capitolo 8

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Martina

Mi preparo per la serata che devo passare con quel coglione. Proprio non mi va, ma ha sequestrato il mio braccialetto portafortuna e non posso farne a meno. E' un ricatto bello e buono questo e me la pagherà prima o poi. Indosso le prime cose che trovo, sicuramente non mi faccio bella per lui, opto per un paio di Jeans semplici e un maglione bianco, raccolgo i capelli in modo semplice e mi trucco leggermente il viso, per non dargli la speranza di essermi fatta bella ai suoi occhi. Non ho detto niente alle mie amiche, non mi va di raccontargli questa cosa, so già che inizierebbero a fantasticare su cose inesistenti. Il telefono mi suona e rispondo a mio padre che mi sta chiamando. << Ciao Papi >> gli dico con un sorriso stampato sul volto. << Tesoro come stai? >> mi chiede lui, << Bene, qui è tutto ok >> borbotto, << Bene, cosa fai stasera hai qualche programma? >> domanda curioso, << No, esco a fare un giro con le ragazze niente di che! >> mento anche a lui. Non so perché ma non voglio ammettere di dover uscire con Jorge, proprio per niente anche perché non mi va, ho l'umore sotto ai piedi per questa cosa, non ho voglia di vederlo, di avere a che fare con lui e passare le prossime ore in sua compagnia. Ma non posso farci nulla se rivoglio quel che è mio. << Hai studiato? >> mi chiede, << Si papà, ho studiato >> brontolo alzando gl'occhi al cielo, << Brava la mia bambina >> ribatte. Ridacchio << Non sono più una bambina >> gli rispondo, << Lo so tesoro, ma per me sei sempre la mia splendida Martina >> sento tutto l'amore che prova per me nella sua voce e non può nemmeno capire quanto io desideri averlo qui con me, avere la mia famiglia accanto. Mi mancano sempre, mi mancano quegli abbracci che mi riservano quando siamo insieme, quei sorrisi, quello sguardo di orgoglio che hanno nei miei confronti, mi mancano loro in tutto e per tutto. << Spero di poterti riabbracciare presto >> conclude lui, << Anche io, non vedo l'ora >> ammetto e credo che mio padre capisca dal tono della voce che lo desidero davvero, che questa lontananza mi rattrista. << Tieni duro, so che puoi >> mi sprona lui, << Sempre >> rispondo. Lo saluto e gli dico di dare un bacio enorme alla mamma che si sta facendo un bagno caldo mentre siamo al telefono. Mi guardo allo specchio e mi domando se stia facendo la cosa giusta, odio dare soddisfazione a quel coglione. Ricevo un messaggio da Mechi che mi chiede se domani mattina facciamo colazione insieme e le rispondo di sì, poi mi metto a leggere i messaggi nella chat dove le ragazze stanno sclerando per tutto quello che è successo alla festa. Scuoto il capo incredula di come siano riuscite a farsi in qualche modo abbindolare da quei ragazzi. Preparo la borsa per uscire, ci infilo il portafoglio, le chiavi e aspetto che Jorge arrivi. Mi si mozza il fiato quando leggo il suo messaggio "Sono qui". Ci metto qualche minuto prima di alzarmi dal mio letto e dirigermi fuori in strada. Noto la sua auto parcheggiata difronte al cancello di casa mia. Deglutisco innervosita prima di salirci. Non dico una parole e mi accomodo semplicemente sul sedile allacciandomi la cintura, senza guardarlo mai, nemmeno per un secondo. << Buona sera >> mi sorride lui soddisfatto, << Ciao >> ribatto io e dal tono capisce che non mi fa per niente piacere essere qui. Ridacchia, << Ok... >> borbotta << Hai mangiato? >> mi chiede, << No, ma non mangio con te >> rispondo io continuando a fissare in avanti senza voltarmi mai. << Va bene... quindi che vuoi fare? >> domanda poi picchiettando le dita sul volante in attesa della mia risposta, << Non mi interessa >> rispondo. Ridacchia ancora e mette in moto l'auto, << Allora decido io >> esclama e poi partiamo per una meta a me sconosciuta. Non dico una parola mentre siamo in auto, lui ogni tanto si volta verso di me per osservarmi, ma io non mi smuovo, non gli do le soddisfazioni che vuole. << Pensi di non parlare per tutta la serata? >> domanda e a quel punto lo guardo con l'aria infastidita, parecchio infastidita, << Esatto >> rispondo e torno a guardare davanti a me. Parcheggia l'auto vicino alla spiaggia sul mare e scende dall'auto, sbuffo prima di scendere e seguirlo. Si mette seduto sulla sabbia e io faccio lo stesso, ma lontano da lui. Apre lo zaino e tira fuori una birra e poi un'altra che mi passa, ma io non la afferro e lui rassegnato la rimette via, stappando la sua e iniziando a bere. << Ti piace? >> mi chiede, dopo minuto di silenzio, << No, perché ci sei tu e perché avrai portato qui milioni di ragazze >> gli faccio notare facendogli capire che non sono scema, lui rimane di stucco. << Non capisco perché mi odi >> osserva il mare mentre mi fa quella domanda. << Davvero te lo chiedi? >> lo guardo con una faccia contrariata, << Si me lo chiedo perché non capisco proprio cosa io ti abbia fatto >> si volta a guardarmi e i nostri occhi per la prima volta si incontrano. << Vediamo... sei arrogante, un sacco arrogante, pieno di te stesso, pensi solo a provarci con le ragazze e le tratti male. Hai quell'aria di chi comanda il mondo e pensa di poter conquistare tutte e sei veramente odioso quando ti si dice di no e continui a tormentare le persone. Per non parlare di quell'atteggiamento da ammaliatore con quel sorrisino del cazzo e quegli sguardi maliziosi che lanci >>. Mi ascolta e poi ridacchia, << Non tratto male le ragazze >> ribatte lui, << Invece si >> urlo quasi << Le fai innamorare di te e poi le butti via come se fossero bambole di pezza >> brontolo. << Non è così credimi >> dice in modo serio << Io non le illudo, sanno chi sono, sanno con chi hanno a che fare e metto subito in chiaro che non voglio relazioni o frequentarmi con loro. Non è colpa mia se poi si dimenticano di tutto ciò dopo essere state con me e mi attaccano o ci rimangono male. Sono loro che fanno tutto da sole, sono loro che viaggiano troppo con la loro testa pensando di potermi far innamorare o interessare a loro... io non faccio assolutamente nulla Martina >>. Sbuffo alle sue spiegazioni, sono solo cazzate, scuse stupide che lui si dà e non capisce che ferisce i sentimenti di quelle povere ragazze che ci credono. Ma non glielo dico, sarebbe inutile spiegarglielo. Rimango in silenzio guardando le onde del mare, senza dire più una parola e senza guardarlo. Voglio finire questa conversazione, non mi interessa fargli capire cosa sbaglia e perché. Basta che mi stia alla larga e capisca che io con lui non voglio avere niente a che fare.

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