Appena entrò in cucina, trovo sua madre seduta al tavolo, che lo aspettava per mangiare.
Lui le si sedette davanti.
- Come ti senti ora, pisellino? - gli chiese.
Eddie non seppe perché, ma quel giorno, il nomignolo, non gli diede fastidio.
- Credo meglio - disse solo, giocherellando con il cibo nel piatto.
- Ne vuoi parlare? -
- In realtà, preferirei di no - disse lui.
Ti prego, fai sì che non faccia altre domande. pregò mentalmente Eddie.
Lei lo guardò preoccupata.
- Sei sicuro? Puoi parlarmene lo sai.
Eddie sospirò e si appoggiò allo schienale della sedie. No ma', non posso parlartene.
- Non lo so ma'... sono confuso - disse solo.
- Beh, tesoro, anche io a sentirti così. Se nonvuoi dirmi niente è ok, ma non aspettarti che intuisca tutto -
Eddie la guardò quasi sofferente.
- Fa lo stesso ma', non preoccuparti. Starò bene chiuse la conversazione Eddie, con un sorrisino tirato iniziando a mangiare.
La signora K sbatté gli occhi un paio di volte. Suo figlio si stava comportando in modo davvero strano.
- Eddie, non so cosa ti sia preso oggi, ma qualsiasi cosa ti stia tormentando lo sai che puoi parlarmene - gli ribadì, infine.
Lui la guardò.
- Ok, va bene. Ma facciamo una cosa. Facciamo finta che oggi non sia successo niente -
La signora K annuì, più confusa che mai.Dopo quello strano siparietto in cucina, Eddie tornò in camera sua e aprì il libro di letteratura per provare a studiare qualcosa.
Letteratura gli ricordava Richie.
Richie amava letteratura.
Eddie si ritrovò quindi a fantasticare su Richie, invece di studiare.
Ma appena se ne accorse, scosse la testa, come per svegliarsi.
- Devo studiare - si disse.
Ma era tardi e lui era stanco, troppo stanco di quella giornata.
Così, senza accorgersene, si addormentò sul libro.La mattina dopo, la sveglia suonò e Eddie si alzò di scatto dalla scrivania. Ci mise un momento per capire dove fosse. Si tastò la faccia e sentì il segno che il libro ci aveva lasciato sopra.
Come cavolo era riuscito a dormire una notte intera su un libro?
Si alzò dalla sedia, indolenzito, e si preparò per la scuola.
Non aveva per niente voglia di andarci, ma non aveva nemmeno voglia di rimanere a casa a deprimersi, così uscì di casa, giusto per vedere i suoi amici e non saltare le lezioni.
Prima di uscire, però, si guardò allo specchiò. Aveva gli occhi leggermente gonfi, ma soprattutto due occhiaie viola molto marcate.
Prese un profondo respiro, per mantenere la calma, e salutò sua mamma, per poi uscire.
Camminò svogliato, immerso nei suoi pensieri, fino a scuola dove si sentì chiamare dai suoi amici, come ogni mattina.
- Ciao ragazzi - disse, sorridendo leggermente, una volta che li ebbe raggiunti.
Tutti lo salutarono, e Richie lo abbracciò.
- Stai bene Eds? - gli chiese, piano, mentre gli altri parlavano fra di loro.
Sarebbe una bugia enorme se dicessi di sì, pensò Eddie.
- Sì, sto bene - disse solo, guardando Richie negli occhi.
Inutile dire che quest'ultimo non gli credette nemmeno un secondo.
- Dopo scuola vieni da me - gli disse Richie, facendo suonare la frase più come un'affermazione.
Eddie annuì freneticamente.
La campanella suonò, ed entrarono tutti a scuola.Le lezioni passarono.
Erano tutte così dannatamente noiose.
Uscirono, tutti e 7, insieme, per poi prendere le rispettive biciclette e avviarsi verso casa.
Eddie e Richie camminarono in silenzio.
Quando furono a casa di Richie, quest'ultimo si assicurò che i suoi non fossero a casa.
- C'è qualcuno? - gridò. Nessuna risposta.
Prese la mano di Eddie e lo trascinò in camera sua. Chiuse la porta e ci si appoggiò. Poi lo guardò negli occhi.
- Più ti guardo più mi sembra di stare davanti ad un morto che cammina. Che hai? - gli chiese, forse suonando più acido di come avrebbe voluto.
Eddie, a quel tono, fece una smorfia.
Poi sospirò.
- Ieri sera, dopo che te ne sei andato, ho pianto. Quindi stamattina avevo gli occhi gonfi. E ho anche dormito male. Tutto qui - disse, per farla breve.
- E hai pianto così a caso? O c'è un motivo? - insistette Richie, incrociando le braccia.Eddie non sapeva come spiegarglielo. Non poteva dirgli: "Ho pianto perché vorrei stare con te e essere felicemente fidanzati senza paura del pensiero degli altri, ma allo stesso tempo non posso."
Richie si sarebbe sicuramente arrabbiato: non amava particolarmente l'indecisione.
- Se te lo dico ti arrabbi - ribatté Eddie.
Richie sbuffò: stava iniziando a perdere la pazienza. Perché doveva essere così difficile parlare con quel ragazzino? Non poteva semplicemente confidarsi con il suo migliore amico nonché (quasi) fidanzato?
- Eddie, non provocarmi. - gli disse, serio.
Eddie odiava vederlo serio: non era da Richie.
- Perché non puoi semplicemente raccontarmi cosa ti tormenta, senza che io debba cavartelo dalla bocca con le pinze? - chiese, addolcendo il tono.
- Diciamo che sono confuso. - disse semplicemente Eddie.
Richie lo guardò torvo.
- Ok che sei una persona confusa di tuo, ma per una volta, riesci a dirmi le cose come stanno? Non dico al resto del mondo. Solo al tuo migliore amico. -
Eddie sussultò a quelle due parole.
- Ma Rich...migliore amico? Ancora? Sei stato tu ad avermi detto di piantarla con tutta questa storia del migliore amico! -
- Sì, migliore amico, perché sei tu quello che non vuole che siamo fidanzati per paura del giudizio degli altri! -
Quelle parole pietrificarono Eddie. Era la verità. E Richie aveva capito tutto.
- Richie io...voglio fare qualcosa. Non ce la faccio più a comportarmi come se fossi il tuo fidanzato, per poi non esserlo -
- Ma non dipende da me, Eds! Io vorrei che stessimo insieme più di ogni altra cosa al mondo. Ma devi volerlo anche tu! -
- Io lo voglio! Ma poi, cosa diremo agli altri? Come reagirà mia madre? E i tuoi? Non è facile.
Richie prese un respiro profondo.
Si sedette sul letto e fece sedere anche Eddie.
- Vuoi che non lo sappia che non è facile? Io non sono nemmeno sicuro del mio orientamento sessuale. Ma so cosa voglio. Non mi interessa del giudizio degli altri. A me basta il tuo. Sarà difficile, sì, ma almeno avrò quello che desideravo. -
Le parole di Richie fecero quasi commuovere Eddie. Ci teneva davvero tanto a lui.
- Allora promettimi una cosa - disse Eddie, prendendogli la mano e guardandolo negli occhi.
- Quando dovremmo uscire allo scoperto, mi aiuterai a dirlo a mia madre? -
Perché era quello che spaventava soprattutto Eddie. L'essere rifiutato dalla donna che lo aveva cresciuto.Richie strinse la manina di Eddie tra le sue.
- Certo che te lo prometto Eds. Sarei uno stronzo senza un briciolo di cuore e compassione -
Eddie sorrise e lo abbracciò stretto.
Aveva il cuore più leggero.Ad un certo punto, Richie si staccò dall'abbraccio, tornando serio.
- Eddie. È arrivato il momento -
Ma di che stava parlando?
Scese dal letto e gli si inginocchiò davanti.
- Edward Kaspbrak - iniziò, prendendogli la mano.
- Vuoi avere l'onore di essere il mio fidanzato? -
Eddie non seppe se ridere o piangere.
Doveva essere sempre così teatrale.
Ma era per questo che lo amava.
Un momento, lo amava?Nel dubbio, gli si buttò letteralmente addosso, gettandogli le braccia al collo. Richie lo strinse per la vita.
Poi Eddie lo guardò negli occhi.
- Certo che voglio essere il tuo ragazzo, coglione! - gli disse ridendo, facendo ridere anche Richie.
Poi lo baciò, appassionatamente, con la consapevolezza che finalmente era il suo ragazzo.Ma non sarebbe stato tutto rose e fiori.
questo capitolo è così fottutamente lungo. ma HEY! almeno stanno insieme. sono così carini :,)
enjoy♡
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𝘐 𝘸𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘣𝘦 𝘺𝘰𝘶𝘳𝘴 // 𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦
Fanfiction𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦. 𝘓𝘰𝘴𝘦𝘳𝘴 𝘊𝘭𝘶𝘣. 1993. 𝘸𝘢𝘳𝘯𝘪𝘯𝘨𝘴: •𝘩𝘰𝘮𝘰𝘱𝘩𝘰𝘣𝘪𝘢; •𝘴𝘵𝘳𝘰𝘯𝘨 𝘭𝘢𝘯𝘨𝘶𝘢𝘨𝘦; ❗IN PROGRESS❗ #1 itchapter2 #1 kaspbrak #7 Eddie #1 Reddie