Capitolo 10

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Martina

Apro lentamente gl'occhi dopo un lunga e rigenerante dormita. Rimango in mobile quando vedo Jorge davanti a me che dorme beato e tranquillo. Non so come ho potuto rimanere qui, so solo che ero talmente scossa ieri che non volevo rimanere sola e mi sono aggrappata all'unica persona che era con me. Anche se non lo sopporto, non mi andava di rimanere sola con me stessa, di deprimermi ancora, ero troppo sconvolta da tutte quelle sensazioni negative che mi stavano assillando la testa. Deglutisco osservandolo. Sembra così diverso in questo modo, sembra un ragazzo normale, tranquillo e non quel coglione che conosco. Ieri è stato gentile con me e non me lo sarei mai aspettato. Non ha fatto l'arrogante, non ha approfittato di questa mia situazione per avvicinarmi. Però ora mi maledico per essere rimasta qui a dormire, cosa avevo in mente in quel momento? Dovevo andarmene, anche se dentro di me desideravo non rimanere sola in quella casa. E' voltato verso di me e io rimango qui come una stupida a guardarlo e a domandarmi cosa fare. Forse dovrei scappare, correre via e fare finta di nulla. Si muove leggermente prima di aprire lentamente gl'occhi. E' spaesato alza piano la testa e sbatte gl'occhi cercando di mettere a fuoco ciò che ha difronte, cioè me. Mi manca l'aria nei polmoni quando i suoi occhi verdi incontrano i miei. E' vero che l'ho sempre preso in giro per i suoi occhi, ma non posso negare che sono belli, sono rari e posso capire come con un semplice sguardo riesca ad abbindolare le ragazze. Si stiracchia leggermente nel letto e poi fa un piccolo e quasi invisibile sorriso che percepisco. Non so che fare, sono paralizzata in questo letto e mi sento anche in imbarazzo, mi ha vista nel mio momento più fragile, nel mio momento peggiore. Un lato che tengo nascosto anche alle mie amiche per non farle preoccupare e l'ho mostrato a lui. Non è stata una mia volontà era semplicemente lì mentre mi sono disperata nelle lacrime. Continua a guardarmi e sembra tremendamente serio quando lo fa, come se fossi una visione e nemmeno lui ci credesse al fatto che sono qui nel suo letto. Devo andarmene, al più presto, tutto questo sta diventando troppo strano. Muove piano un braccio e poi sento il contatto della sua mano sul mio volto, mi sposta una ciocca di capelli dal viso e poi lascia scivolare delicatamente la sua mano sulla mia guancia, sfiorandola delicatamente. Non so come ma il mio corpo è scosso da brividi che mi partono dal midollo osseo e attraversano tutto il mio corpo. << Sei bellissima >> dice poi in un modo così vero che non respiro più. Quelle parole le ho sentite dentro di me, mi hanno fatto tremare il cuore, le ho sentite trafiggermi lo stomaco. Le ho percepite tremendamente sincere. Inizio ad agitarmi e poi presa dall'imbarazzo mi alzo di scatto a sedere sul letto, sposto le coperte e mi metto in piedi. << Devo andare >> dico nervosa, lui mi guarda confuso mentre raccolgo le mie cose in quella camere, i vestiti che ormai sono asciutti, le mie scarpe e lo zaino. << Non fai colazione? >> mi chiede lui tirandosi su a sedere, appoggia le mani dietro di se per reggersi e ha un aria sexy con quei capelli scompigliati e il viso ancora assonnato. << No >> ribatto solamente. Esco velocemente dalla sua camera e lo sento rincorrermi mentre scendo le scale. << Ehi che ti prende? >> mi chiede fermandomi, afferrando il mio braccio, quando ormai sono difronte alla porta di casa. Quel contatto è come fuoco sulla mia pelle. << Niente devo andare >> dico semplicemente cercando di non guardarlo. Lui molla la presa su di me, << Ok >> dice solamente e mi stupisco del fatto che non insista o non mi voglia trattenere qui con lui. Poi punto il mio sguardo nel suo, << Non dirlo a nessuno... io e te non ci siamo mai visti e non sono rimasta qui a dormire >> lo prego con gli occhi. Lui alza le mani come segno di resa, << Tranquilla Martina, terrò la bocca chiusa non devi preoccuparti di questo >> dice sinceramente, << Ti riporterò i vestiti appena li lavo >> farfuglio nervosa, << Ok, non c'è fretta >> fa un piccolo sorriso. Mi volto per uscire da questa casa e appena poggio la mano sulla maniglia faccio un sospiro, mi volto un'ultima volta, << Grazie >> dico quasi come un bisbiglio e poi me ne vado. Percepisco che mi sta guardando dalla vetrata mentre cammino lontano da lui e da tutto quello che è successo. Appena metto piede in casa mia tiro un sospiro di sollievo e tutto il nervosismo che mi ha accompagnato da quando mi sono svegliata se ne va in un'istante. Appoggio il mio zaino a terra e mi osservo nello specchio che c'è appena vicino all'ingresso, con addosso i suoi vestiti, con addosso il suo profumo. Decido di correre in bagno per farmi una doccia calda, oggi non credo proprio che andrò a scuola, ho bisogno di rimanere qui e sbollire ciò che è successo. "Tini dove sei?" leggo un messaggio nel gruppo delle ragazze da parte di Alba, "Oggi non vengo a scuola non sto molto bene, devo aver preso freddo" rispondo io. "Allora dopo scuola ti portiamo qualcosa di buono per rigenerarti" scrive Mechi e sorrido per il modo che hanno di prendersi cura di me. Sanno che mi sento sola anche se non lo ammetto mai, che mi mancano i miei genitori, che mi manca quel senso di protezione che solo mamma e papà riescono a darti e loro fanno sempre di tutto per non farmi sentire abbandonata a me stessa, cercano sempre di comportarsi con me come se fossero la mia famiglia e in realtà lo sono a tutti gli effetti. Avverto i miei genitori che oggi non sono andata a scuola, mia madre preoccupata mi chiama e io le dico che semplicemente mi sono raffreddata e che poi sarà anche tutto lo stress accumulato per via dell'accademia, di non preoccuparsi per me, anche se lei come una qualsiasi mamma chioccia vuole chiamare il dottore per farlo venire a visitarmi, per mia fortuna riesco a convincerla a non farlo, che lo chiamerò se anche domani mi sento così. Mi metto sul divano e ripenso a tutto quello che è successo ieri e questa mattina. E' stato tutto così strano, e poi ripenso al fatto che anche Jorge come me è solo in una casa enorme e mai l'avrei detto, mai avrei pensato che un ragazzo così possa in qualche modo soffrire la solitudine in casa proprio come me.

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