If the world was ending

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Alec sapeva cosa stesse per succedere. La vita di tutti era appesa ad un unico filo invisibile e combattere per essa, avevano imparato, era ormai inutile. La guerra era finita, perché non c'erano più soldati per vincere. La fame era sempre più efferata, ogni secondo che passava. L'odio, la tristezza e il rancore  erano gli unici vincitori e nel mondo anche l'ultima fiamma d'amore si stava affievolendo. 

Non si sarebbe stupito se una delle ultime fosse la sua e quella di Magnus, l'unica persona che gli aveva tenuto la mano sempre, senza mai lanciarsi nel dolore, come la maggior parte aveva fatto. 

Erano rimasti da soli, totalmente. Erano scappati ormai due mesi prima che la situazione generasse. Che codardo, starete pensando, gli shadowhunters non scappavano. eppure, scappare era l'unica opzione per non impazzire, per non diventare come gli altri.

Il suo cuore sprofondava ogni volta, ogni volta che pensava a cosa avesse lasciato indietro.

Clary e Jace erano morti, furono i primi a farlo. Cercarono di scappare anche loro, ma non ce la fecero, furono bloccati e, per quanto combattessero, furono sopraffatti. L'ultima cosa che il suo parabatai gli aveva detto fu <Stai tranquillo, sono sopravvissuto fino ad ora. Continuerò a farlo. Ricordi? L'unica cosa che potrebbe mai farmi fuori è un branco inferocito di anatre. Per il resto, sarà una passeggiata> e aveva sorriso. Il tipico sorriso di Jace, quello sarcastico e menefreghista, che sotto nascondeva un grande cuore. Alec gli aveva creduto, l'aveva lasciato con la consapevolezza che ci fosse anche solo una remota possibilità che, un giorno lontano, si sarebbero rivisti. Lo credeva, fino a quando non aveva sentito il filo che lo legava a lui spezzarsi e portarsi via una parte di sè. Jace non c'era più. Il suo parabatai era morto, così la sua ragazza. Non avrebbe mai ammesso, all'inizio, che voleva un bene immenso alla pel di carota e che, alla notizia che anche lei non ce l'aveva fatta, era scoppiato in lacrime.

Anche allora, insieme a lui c'era solo Magnus.

Izzy, la sua sorellina, la sua responsabilità, era rimasta, impavida come sempre, con il suo ragazzo Simon, ammalato da anni, pronta a combattere ad ogni occasione. Anche loro due si amavano da morire, ma la malattia di Simon ha portato entrambi alla quasi pazzia, quando Alec scappò. Non aveva la più pallida idea di che fine avessero fatto. Sperava, in cuor suo, che la sua forte sorellina non si fosse arresa e stesse combattendo per una morte dignitosa. Ma non ne era così tanto sicuro. La pazzia era qualcosa di difficile da combattere e, anche se fosse, non che avrebbe avuto l'occasione di vedere i suoi miglioramenti.

Anche allora, Magnus gli era rimasto accanto.

I suoi genitori? Un argomento che Alec avrebbe volentieri evitato ma che, quella calda, piovosa e buia ultima mattina, gli saltò in mente, inevitabilmente. Loro, beh, loro furono tra i primi responsabili della guerra del mondo delle ombre. I loro rancori erano immensi, il loro vuoto era incolmabile. Anche loro, andati per sempre. Sapeva che in loro di umanità non ne era rimasto nemmeno un briciolo. Il loro odio li aveva consumati, li aveva resi simili ai demoni. Il loro odio, fu una delle cause della fine.

La sua mente vagò nei ricordi di tanti anni, dove era felice. Lo era davvero. Ricordò quando era bambino, quando giocava con Izzy nel giardino dell'Instituto, arrampicandosi sugli alberi più alti. Ricordò il primo incontro con Jace, come fosse stato brusco, ma come alla fine fossero diventati parabatai, compagni inseparabili. Ricordò quando Clary e il suo amico mondano si impossessarono del suo mondo, odiandoli per questo, per poi rendersi solo conto che l'avevano salvato, a modo loro. Ricordò la guerra oscura, di cui ne uscirono vincitori. Ricordò quando aveva incrociato per la prima volta gli occhi di Magnus. Ricordò come l'aveva baciato davanti a tutti. Ricordò come tutto fosse perfetto. Ricordare quei momenti era come respirare aria pulita. Lo faceva sentire vivo, cosa che non era più da tanto tempo.

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