Il laboratorio per le autopsie della centrale di polizia di Seoul si trovava al livello -1 di un'ascensore i cui pulsanti - vagamente retro illuminati - e le pareti grigie e lucide erano in grado di trasmettere solo uno strano senso di ansia e spaesamento misti ad una malsana forma di claustrofobia. Un luogo cupo, freddo e dall'atmosfera non certo calorosa ed accogliente, la cui unica fonte di chiarore sembrava provenire solo ed esclusivamente da una serie di fastidiosissime luci a neon che, di tanto in tanto, sfarfallavano in maniera convulsa.
Kim Jieun si sfilò un paio di guanti in lattice bianco, entrambi sporchi di sangue ormai raffermo di un cadavere su cui lei e Seokjin avevano da poco terminato di eseguire la loro accurata analisi. Si accasciò così su una delle poche sedie presenti nella stanza, lasciando poi che la propria testa iniziasse a ciondolare pesantemente da una parte all'altra di quello schienale non particolarmente comodo.— Non me ne vogliano gli psicologi, ma penso che anche un cieco capirebbe che in questi giorni tu sia un pò giù di morale, —
Seokjin la interpellò da lontano, la voce bassa come se non volesse dare fastidio o causare disturbo, dandole comunque le spalle perchè ancora concentrato a sistemare quel cadavere all'interno della cella frigorifera che portava il suo codice identificativo, composto da una lunga e amara lista di lettere e numeri. La sentì sospirare più forte del previsto e quel rumore molesto emesso dalle sue labbra lo convinsero presto a lasciare da parte il suo dovere di medico per indossare invece le sue vesti migliori in qualità di amico. Seokjin decise quindi di voltarsi nella sua direzione solo per rimanere sbigottito ad osservare la sua più giovane collega accasciare la testa pesante contro la superficie dell'ampia scrivania del laboratorio, dove a vigere vi era il caos più totale, tra pratiche e altre documentazioni sparse alla rinfusa un pò ovunque.
Dopo quell'unico sospiro stanco, un rinnovato silenzio calò nuovamente tra loro, interrotto solamente da un intenso getto d'acqua tiepida di cui Seokjin si servì per lavare le proprie mani e disinfettarle dopo essersi preso cura del suo ultimo, defunto paziente. Un compito forse un pò ingrato il suo, che però - nel corso degli anni - aveva permesso alla centrale di polizia di Seoul di portare a termine una miriade di casi altrimenti irrisolvibili. Si avvicinò quindi a Jieun asciugandosi le mani nel suo stesso camice, iniziando poi a sfiorarle delicatamente la schiena con il palmo per tentare di offrirle un qualsiasi tipo di sostegno.
— Se è per il comportamento di Namjoon sai che posso-, —
— No Seokjin, mio fratello stavolta non c'entra, sono io l'unico problema qui dentro, — non lasciò nemmeno che Jin finisse di pronunciare la propria frase, non tanto per maleducazione, quanto perchè non voleva che lui sprecasse fiato a proporre soluzioni che - con ogni probabilità - avrebbero portato solamente ad altri litigi e battibecchi inutili che Jieun si sarebbe invece risparmiata più che volentieri.
Sollevò quindi il proprio sguardo affaticato, indirizzandolo verso quello dolce e premuroso del ragazzo accanto a lei che, per tutta risposta, si limitò a sorriderle per poi avvolgerla in un amichevole e confortante abbraccio, aggiungendo poi qualche parola di incoraggiamento: dal suo punto di vista alla fine ogni cosa si sarebbe risolta per il meglio, per tutti quanti.
Stretti in quell'incoraggiante scambio di reciproche forze i due medici si ritrovarono quasi a sobbalzare sulle proprie sedie quando udirono le porte del loro laboratorio spalancarsi all'improvviso, cogliendo entrambi completamente alla sprovvista. Davanti agli sguardi ora increduli di Seokjin e Jieun si materializzò infatti un trafelato Hoseok che, insieme ad un altro paio di agenti, si permise di fare il suo ingresso nella zona più fredda ed ostica di tutta la centrale senza alcun preavviso, portando però con sé un lettino di metallo sotto il quale, coperto da un candido lenzuolo bianco, vi era probabilmente nascosto l'ennesimo corpo senza vita.
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BLACK INK [BTS]
Fanfiction«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me» © bridgetvonblanche