Per oggi, è tutto

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L'odore di gel per capelli appestava l'aria ma nessuno, tra gli artisti o i membri dello staff, osava storcere il naso. Il risultato aveva fatto brillare gli occhi del direttore artistico e questo bastava perché nessuno si lamentasse. 

I ragazzi posavano su uno sfondo nero e si confondevano tra piume corvine e pelle sintetica per l'ultimo set della giornata, volti marmorei e sguardi lascivi tutti per la fotocamera. Benché ogni scatto fosse uno spicchio di paradiso, non c'era l'ombra di un commento e il silenzio era interrotto solo dal rumore dei flash e dalle indicazioni dei fotografi. 

<<Okay gente, per oggi abbiamo finito>>  il regista non vedeva l'ora di pronunciare quelle parole dalla fine della pausa pranzo. 

Un coro di "ottimo lavoro" e "a domani ragazzi" accompagnò il sospiro dei componenti del gruppo, che sciolsero le pose plastiche e dettero sollievo alle spalle, tenute rigide fino a quel momento per farsi immortalare. 

Jimin fu il primo a lasciare la stanza, cercando di schivare i grovigli di fili e l'attrezzatura che aspettava di essere smontata. Stupido, da parte sua, pensare che si sarebbe cambiato in solitudine. 

Si era chinato per recuperare il proprio borsone da terra quando sentì una stretta al polso. 

Nel giro di un secondo, venne tirato verso la stanza accanto senza fatica. Poco gli importava dove fosse, probabilmente un ripostiglio per luci e cavalletti, i suoi occhi erano tutti per la figura possente che lo aveva fatto arretrare fino alla parete e che sembrava volerselo mangiare vivo. 

Fu investito dal suo profumo e dal suo respiro caldo nell'orecchio ma, ancora una volta, non osò respingerlo. 

<< Questo corsetto mi fa impazzire. Non sono riuscito a staccarti gli occhi di dosso per tutto il tempo. E' stata una cazzo di tortura>>. 

Jimin avrebbe accennato un sorriso malizioso se le mani dell'altro non gli avessero arpionato subito i fianchi, facendogli scappare un suono a metà tra sospiro e gemito. Sapeva perfettamente di fare un certo effetto in quel momento, ma sentirselo dire con una voce così suadente gli provocò un brivido. 

<<Ti sta proprio bene, cazzo. Il più bello di tutti>>  Jimin chiuse gli occhi, sentendo le dita dell'altro affondare nel tessuto. Non c'erano vestiti che lo fasciassero bene come quelle mani. Neanche quel corsetto.  

Per quanto volesse davvero staccare il cervello e lasciarsi andare, pensò che non gli sarebbe dispiaciuto giocare un po'. Un ripostiglio con la chiave inserita, d'altra parte, era un invito che non si poteva rifiutare. 

Un'occasione da cogliere al volo. 

Spinse leggermente il corpo dell'altro all'indietro e sentì il sangue defluire verso il basso di fronte al suo sguardo concentrato e famelico. Gli mise le mani sul petto e le fece scorrere fino alla vita, anch'essa stretta dallo stesso corsetto di pelle. 

Gli venne voglia di ansimare senza ritegno. 

<<E' perché ancora non ti sei visto allo specchio, Jungkook.>>

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<<Okay gente, per oggi abbiamo finito>> 

La fine dell'ultimo servizio fotografico coincideva con la fine delle levatacce e di gran parte del lavoro, almeno per quella settimana. Normalmente Yoongi avrebbe raccolto le sue cose e quello che rimaneva di lui per trascinarsi subito verso l'appartamento, ma quel giorno la sua attenzione venne catturata da qualcuno che, se possibile, emanava un'aura peggiore della sua. 

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