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Il foglio scivolò fuori dal libro, volteggiò compiendo qualche piroetta e finì la sua danza posandosi sul pavimento. Mi sedetti e la vecchia poltrona cigolò nel silenzio della stanza. Lo guardai come ipnotizzata da un ricordo tornato improvviso. Per lunghi secondi il respiro restò chiuso, intrappolato nei polmoni. Il foglio era caduto così vicino al mio piede che dovevo solo chinarmi per prenderlo. Lo raccolsi. Lessi la frase, scritta in un corsivo piccolo e stretto, una grafia inconfondibile che riconobbi subito. Lo strinsi tra le dita. Tremavo.

Il libro che lo custodiva me lo aveva lasciato Luca, il giorno del nostro ultimo incontro. Erano passati poco più di due mesi. Lo aprii per la prima volta in quel momento, mentre svuotavo alcuni scatoloni appoggiati in soffitta dal recente trasloco nella vecchia casa che era appartenuta ai miei nonni. Avevo ammucchiato tutto senza un ordine preciso e ora mi ritrovavo con una soffitta da svuotare e una casa intera da riordinare. Foto, cartoline, vecchi diari di scuola, tutti i miei libri che quel pomeriggio volevo sistemare nella nuova libreria, carovana disordinata tra cui mi muovevo impaziente, per aprire un nuovo capitolo della mia vita.

Trovai così il libro che Luca mi aveva dato, l'ultima volta in cui ci eravamo incontrati. Rivederne la copertina me lo fece ricordare. Passato dalle sue mani alle mie, in un momento di quell'estate che ora mi pare lontana di secoli. Ma in quell'istante il vortice di dolore e rammarico, di rabbia e rancore irrisolto era ancora lì, intenso, vivo e presente.

Non avevo intenzione di leggerlo, ma lo aprii per sfogliarlo velocemente e così spuntò il foglietto, leggerissimo, quasi trasparente, scritto in corsivo, una grafia piccola di lettere allungate, la sua:

"Ci siamo amati anche se non ce lo siamo detti.

Me ne vado Marta, così ho scelto. Non ho il coraggio di affrontare te e tutto quel che comporterebbe svuotarmi il cuore. Ho bisogno di una vita nuova.

Se vorrai potrai cercarmi, chiedi il numero e l'indirizzo ai miei. Perdonami se puoi."

Leggendo provai la stessa fitta di dolore che, qualche mese prima, avevo sentito attraversare ogni parte di me.

Rimisi il foglietto nel libro per non cedere alla tentazione di leggerlo ancora. Non volevo più immaginarmi la sua voce. Non mi occorrevano più le sue parole, ma sapevo che ignorarle ormai sarebbe stato impossibile. Ero più fragile di quanto volessi ammettere.
Seduta davanti alla piccola finestra aperta sul cortile ripensai al pomeriggio in cui vidi Luca per l'ultima volta. Ricordo ancora quel momento nei minimi dettagli.

Il vento si era alzato in folate forti e improvvise, che non potevi indovinare da dove venissero o dove andassero. Nuvole scure all'orizzonte annunciavano un temporale, uno di quelli che in estate si preparano e si abbattono in poco tempo. Alzavo lo sguardo ogni tanto verso l'orologio appeso alla parete, rendendomi conto che avrei fatto tardi anche quella sera. Al lavoro, finire oltre l'orario di chiusura era una consuetudine.

Erano le cinque e il telefono prese a squillare. Lo cercai tra l'ordinaria confusione della mia scrivania, lasciando perdere per un attimo i biglietti di auguri ancora da scrivere e aggiungere ai mazzi di fiori da consegnare.

Risposi:
«Pronto.»
«Marta, sono io. Posso passare da te? È questione di pochi minuti.»

Sembrava sapere che gli avrei detto di no visto che ero al lavoro.

«Ho mille cose da fare, adesso non ho proprio tempo. Possiamo fare stasera?»

«Ti prego. Ci vorrà pochissimo, promesso!»

Ogni volta che Luca chiamava, io correvo. Non riuscivo mai a dirgli di no e a maggior ragione in quell'occasione, dopo aver sentito il tono della sua voce e aver intuito nella sua richiesta una specie di supplica. Lo conoscevo così bene da avvertire chiaramente che qualcosa non andava. Fu per quel motivo che, nonostante avessi poco tempo, scelsi di incontrarlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2023 ⏰

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