Call Out My Name

2.9K 134 165
                                    

(Fate swipe e ascoltate una delle mie canzoni preferite per entrare nel mood della storia, piangete con me grz e buona lettura)

Jisung si svegliò ansimante nel cuore di una notte d'estate senza luna: un'altro sogno -o per meglio dire "incubo", viste le sue conseguenze- lo aveva irrimediabilmente ridestato dal suo sonno leggero.
Dopo aver ripreso fiato ripensò a quello che aveva visto, come ormai era sua abitudine fare.
Avvertì quindi l'impellente e disperato bisogno di vomitare, strabuzzò gli occhi: non poteva farsi sentire ancora una volta da Minho, che giaceva addormentato accanto a lui.

Ancora angosciato spostò piano le lenzuola di cotone e si mise a sedere, infilò le confortevoli ciabatte ch'erano ai piedi del letto e a passo svelto si diresse il più silenziosamente possibile in bagno, chiudendo poi a chiave la porta in legno laccato.
Aprì freneticamente la tavolozza del water e stavolta non ebbe nemmeno bisogno d'infilare due dita in gola che i conati gli fecero dolorosamente contrarre lo stomaco e lui inizò a vomitare una moltitudine di petali di un tenue bianco panna che sfumava in rosso all'estremità superiore.

Delle lacrime salate iniziarono a scorrere, gli bagnarono le guance paffute fino ad inumidirgli le labbra screpolate, mentre cercava di non gemere troppo forte al solo pensiero del senso d'inadeguatezza, gelosia e disagio che gli attanagliavano le viscere.
Soffriva giornalmente in questo modo crudele, e aveva da tempo imparato a gestire questa sua malattia, in pubblico e nell'intimità della sua casa (Minho non sapeva, Minho non doveva sapere) ma durante la notte, abbassata un po' la guardia, quelle visioni -quegli incubi, che ritraevano scene intime di vita quotidiana tra la persona che amava follemente e il suo compagno- tornavano e gli rubavano il sonno, facendo sì che riempisse il bagno di petali, che piangesse sommessamente e che tornasse poi nel suo letto con sempre meno voglia di vivere.

~

Al contrario di quello che pensava Jisung, Minho faceva solo finta di essere ignaro di tutto quello che stesse attraversando il suo amante: quando il minore aveva degli attacchi di panico che però non sfociavano in lui che si rifugiava in bagno a vomitare, Minho riusciva sempre a calmarlo con qualche carezza, parole rassicuranti e soffici baci agli angoli della bocca.

Il minore non ne aveva mai parlato apertamente -forse per l'imbarazzo? la vergogna? di essere innamorato di qualcuno che chiaramente non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti- ma Minho non era affatto stupido: ipotizzò quale fosse il problema (visti i continui cambi d'umore del minore appena anche solo si accennava all'argomento "Hwang Hyunjin e Kim Seungmin") e ne ebbe la conferma quando una sera, invitati a cena a casa della coppia, Jisung si dovette allontanare immediatamente dalla sala da pranzo quando Hyunjin baciò appassionatamente Seungmin, davanti ai loro -ai suoi- occhi.
Quanto aveva sognato di trovarsi al posto di Seungmin e poggiare le proprie piccole labbra su quelle carnose ed invitanti del ragazzo più alto, lo sapeva solo lui.

Ma Minho faceva finta di non vedere.
D'altronde, era troppo doloroso ammettere di avere un fidanzato che amava un'altra persona -per la quale soffriva anche fisicamente- perciò ignorava la triste realtà e mentiva a sè stesso, mentalmente giustificando i malesseri di Jisung con qualcosa di diverso dall'Hanahaki Disease.
Non poteva però fare a meno di sentirsi usato, come se lui non meritasse di essere completamente amato da qualcuno che aveva sempre sostenuto (e che aveva iniziato ad amare quando lui aveva 18 anni e Jisung 17), come se in realtà fosse solo una distrazione, il rimpiazzo di qualcuno di maledettamente irraggiungibile.

~

Jisung tirò lo sciacquone, si ripulì la bocca e si lavò il viso; con la mano già sulla maniglia della porta ancora chiusa si guardò intorno e controllò velocemente che non fossero rimaste tracce di petali e sospirando, uscì finalmente dal bagno.
Tornò nella stanza da letto che condivideva con il maggiore, si distese accanto a lui ed immobile, si soffermò sui suoi lineamenti delicati: aveva posato lo sguardo vuoto sulle soffici ciocche corvine di Minho, sulle sue lunghe ciglia folte e nere, sul naso appuntito e gli zigomi abbastanza pronunciati, le piccole e sottili labbra rosse; guardò anche il collo dalla pelle soffice, il torso tonico -nudo- e le braccia muscolose.
Minho era davvero un bel ragazzo, non troppo espansivo ma gentile nei toni e nei modi di fare, spesso incline al sarcasmo quando irritato.
Jisung, egoisticamente parlando, non negava di sentirsi costantemente amato, desiderato e protetto dal maggiore ma proprio questo lo faceva sentire peggio.
Per quando si sforzasse di far stare bene colui che si prendeva cura del suo fragile e tormentato essere- lui, lui non era Hyunjin.

Call Out My Name | MINSUNG Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora