🌙 Revelio. 🌙

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Remus era seduto su un angolo della Stamberga Strillante.

Attendeva la luna piena con trepidazione questa volta. Attendeva di trasformarsi nell'essere immondo, bestiale, qual era per poter far cessare il dolore che gli squarciava l'anima.

Da quando Sirius aveva oltrepassato il Velo, il suo cuore aveva cessato di battere.
Qualcuno, un dissennatore molto probabilmente, glielo aveva stretto tra le gelide e scheletriche dita delle morte fino a farlo collassare, a farlo implodere in una pozza di sangue, di dolore, di un buio vorticoso che risucchiava ogni singolo ricordo felice rendendolo un incubo peggiore della luna.

Tutto era iniziato in quella Stamberga. Sirius l'aveva seguito in una notte buia prima che potesse nascondersi da occhi esterni e rivelare la sua vera natura.
Si chiedeva ancora come avesse eluso il Platano Picchiatore, ma al moro tutto riusciva con un colpo di bacchetta.

Aveva atteso che la trasformazione facesse il suo decorso, che Lupin ululasse, si graffiasse e sfogasse l'aggressività animale per la quale era stato condannato a vita.
Solo quando l'alba accarezzò il volto tumefatto di Remus, oramai ritornato umano, Sirius fece la sua comparsa.
Rimasero in silenzio, un ingombrante e assordante silenzio.

Lupin sentiva le tempie pulsare così forte che era sicuro sarebbero esplose da un momento all'altro se il suo amico non avesse proferito parola.

«Sei un lupo mannaro. Non me l'avevi detto.»

«Non credevo fosse importante.»

Scherzò accennando un sorriso, ma la serietà del Black lo terrorizzava: lui, sempre pronto a ridere, ora lo fissava con estrema solennità.

«Infatti non lo è, ma vorrei sapere tutto quel che riguarda il mio migliore amico, anzi, forse dovrei dire del ragazzo per cui provo dei sentimenti.»

Il silenzio scese di nuovo.
Li avvolse in un tepore sconosciuto, dove Remus aveva la bocca spalancata e le gote rosse, mentre Sirius si inginocchiava davanti a lui così da essere alla stessa altezza.
Occhi negli occhi.

Tutte le carte erano stato scoperte, nessun bluff, nessuna finzione.

«Tu provi qualcosa per me? Un lupo mannaro?»

«Dovrebbe interessarmi il tuo piccolo problema mensile? Posso sopravvivere qualche giorno senza la tua presenza, ma non chiedermi di doverti guardare ancora da lontano, di sottecchi, quando in realtà vorrei solo baciarti e scacciare ogni singolo sguardo che si posa su di te.»

«Guardano le mie cicatrici.»

«No, guardano te, la tua bellezza, la tua intelligenza, la tua bontà d'animo. Non te ne rendi conto, ma io sì e ciò mi irrita.»

Quella conversazione era surreale, Remus aveva desiderato più volte, in cuor suo, che Sirius si accorgesse di lui.

«Stai dicendo sul serio? Non ti stai burlando di me?»

«Non scherzo su queste cose. Stai tormentando i miei sogni, i miei pensieri, soprattutto quando non ci sei e mi chiedo chi ti abbia sottratto da me. Sei un po' una scocciatura, devo ammetterlo.»

Entrambi sorrisero all'ultima frase, tuttavia non avevano mai smesso di guardarsi negli occhi.
I raggi del sole si soffermavano sui lineamenti eleganti e reali del moro, il suo sguardo era determinato, seppur un alone di titubanza gli scuriva le iridi color nocciola.

Sirius si era esposto, ma Remus non aveva detto nulla. E se avesse frainteso i sentimenti del migliore amico? E se avesse rovinato il loro rapporto? E se.
No, nessun altro "se" fece capolino nella mente del Black poiché le morbide labbra di Lupin, seppur screpolate a causa della trasformazione, si posarono sulle sue.

Fu un primo bacio timido, pieno di incredulità.
Si chiedevano come fosse successo, quando si erano resi realmente conto dei loro sentimenti e per quanto tempo li avessero tenuti nascosti.

Lentamente il sole sorgeva, Remus sperava che non fosse l'ennesimo sogno in cui il moro gli sfumava fra le mani non appena fosse giunta l'ora di alzarsi.
Strinse con un po' più di forza la divisa di Sirius - non si era nemmeno reso conto di aver poggiato la mano sul suo petto - temendo di perderlo, ma quando l'altro ragazzo posò il palmo sul volto decorato da cicatrici, Lupin ebbe la certezza che quella fosse la realtà.

Ora anche il cielo piangeva la morte dell'uomo che aveva amato fin da adolescente.
Nemmeno il tradimento nei confronti di James e Lily gli aveva fatto cambiare idea e, per questo, si era odiato ancor più del solito.
I dodici anni di lontananza non avevano assopito il sentimento che provava per lui, anzi, perse diversi battiti quando sulla Mappa comparve la scritta "Sirius Black" e al contempo "Peter Minus".

La verità venne alla luce nella stessa Stamberga in cui si erano amati e, proprio nello stesso posto, Lupin stava scrivendo, su una pergamena pregna delle sue lacrime, il definivo addio a colui che deteneva, e sempre avrebbe detenuto, il suo cuore.

«Caro Felpato,
avrei così tante cose da dirti, ma il gufo non saprà trovarti. Non ho nemmeno una tomba su cui piangere. So che finalmente sei in pace, sei con James e te ne sei andato facendo il tuo dovere da padrino: proteggere Harry.
Vorrei averti qui.
Per sempre tuo, Remus.»

La penna gli si spezzò fra le dita, la trasformazione stava cominciando, Lupin per la prima volta era grato alla sua licantropia che avrebbe offuscato i dolori almeno per una notte.

Si sarebbe graffiato, l'indomani nuove ferite sarebbero comparse sul corpo, ma si sarebbero rimarginate tutte, tranne quella della sua anima.

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