Symphony -Fack-

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I sogni...beh, sono un qualcosa di stupendo non trovate?
Tutti sognamo, sin da bambini, purtroppo però...c'è chi smette di farlo.

Si smette magari perche un sogno o si crede impossibile, o perché non ci sentiamo abbastanza o magari per paura di fallire.

Altre volte però si smette di inseguire un sogno solo perché la vita ti dice di smettere...

Io suono il violino da quando avevo 5 anni, ora ne ho quasi 18 ma non suono da ben 2 anni...perché? Beh perché la vita ha detto che non dovevo continuare.

Il mio sogno era quello di suonare nelle più grandi orchestre, come primo violino magari, e avevo talento quindi avrei anche potuto farcela, credevo in me, e non avevo paura di fallire, è impossibile fallire quando il tuo talento diventa un estensione di te stesso e della tua anima. Il violino per me era diventato una parte del mio corpo se non la mia anima stessa.

Ma purtroppo, 2 anni fa, ebbi un incidente in auto, e per una qualche botta presa nel posto sbagliato...ora non sento più nulla.

Beh, direte, ci sono molti sordi che suonano attraverso le vibrazioni o cazzate simili.
Quello che mi è successo l'ho preso come un segno. Ho capito che non è il mio destino. Non potrei mai stare al passo con gli altri, con un'orchestra intera...ora il mio sogno era impossibile, io non mi sentivo abbastanza, avevo paura di fallire ed era come se mi avessero amputato un braccio e anche l'anima...

Quindi presi il mio sogno, aprii il cassetto e ll lascia lì, chiuso a prendere la polvere. Era lì il suo posto ormai, quello non era più un sogno che mi apparteneva, ne avrei dovuto trovare di nuovi...

Ma solo 3 anni dopo, all'università...una luce illuminò quel cassetto e lo riaprì. Quella luce si chiamava Jack.

Lo incontrai in una delle aule da studio dell'università, avevo bisogno di indicazioni essendo io arrivato da poco, solo che per mia sfortuna non tutti conoscono il linguaggio dei segni.

Presi carta e penna e scrissi su un foglietto "scusa, sai dirmi dove si trova l'aula di sociologia?"

Lui mi sorrise e iniziò a parlare con il linguaggio dei segni, cosa che mi stupì molto.

Ci perdemmo quindi a parlare per un po' e ci scambiammo i numeri di telefono per vederci qualche volta.

I giorni successivi imparai a conoscerlo sempre meglio, e tutto di lui mi affascinava. Pensate che stava studiando psicologia e per mia sorpresa prendeva anche lezioni private di flauto traverso per praticare la musicoterapia.

In pratica serve per curare disturbi psicologici come stress, ansia, panico o più gravi attraverso la musica, a quanto pare alcune note messe in un certo ordine stimolano nel cervello le emozioni giuste per calmare i pazienti.

Passavamo ore a parlare, sia dal vivo che tramite messaggi, eravamo sempre più presi l'uno dall'altro tanto che un giorno ci ritrovammo ad un appuntamento senza nemmeno rendercene conto.

Lo spacciano per un'uscita tra amici, ma parliamoci chiaro, un ristorante di lusso con cena al lume di candela, seguita da un giro in centro, pieno di luci e vetrine non penso sia "un'uscita tra amici".

Comunque, tornando a noi, durante quella serata vedemmo un violinista per strada e devo ammettere che mi incupii un po' ripensare al mio passato, cioè oramai erano 5 anni che non toccavo un violino, tantomeno ne vedevo uno...anche solo l'odore della cera passata sulle corde dell'archetto o l'odore delle corde nuove o del legno di un violino appena comprato, avrebbero potuto farmi crollare nuovamente.

Jack sembrò accorgersene e utilizzando ovviamente il linguaggio dei segni mi chiese: "Oi, Finn, tutto ok? Mi sei sembrato giù, i violinisti non ti piacciono?"

"Oh...si tranquillo, solo che...ho brutti ricordi." Risposi.

"Ti va di parlarne?" Chiese ancora.

Io, titubante annuì e gli raccontai del mio passato, del mio...sogno, dell'incidente e delle decisioni che presi. Alla fine lui mi guardò con un misto tra tristezza e rabbia.

"Perché?! Perché hai rinunciato?!" Chiese.

"Non ti pare ovvio? In realtà l'ho detto, eh..." risposi.

"Non è una motivazione! Avresti dovuto lottare e non trovare stupide scuse sul fatto che la vita ha voluto così!" Alza leggermente la voce.
"Tu hai buttato all'aria il tuo sogno per paura! Avevi paura di non riuscirci, di non arrivare dove volevi! E hai iniziato a raccontarti un mucchio di minchiate sulla vita e a farti paranoie e ad assecondare le ansie degli altri che quasi sicuramente ti dicevano "adesso sarà tutto più difficile" o cagate simili. Io non lo accetto. Assolutamente no."
Disse per poi prendermi per il polso e trascinarmi da qualche parte.

Poco dopo scoprì che mi portò a casa sua. Non pensate male, voleva soltanto suonare per me. Infatti prese il flauto, prese la testata e ci montò il corpo, controllo al millimetro che fosse messo bene e montò il piede, impugnò per bene lo strumento e iniziò a suonare. Nella mia testa quasi potevo sentirlo...chiusi gli occhi e davvero mi sembrò di poter sentire qualcosa...tutta una mera illusione.

Aprì gli occhi di scatto e lo fermai.
"Fermo. Non ho intenzione di illudermi. Di pensare di poter ascoltare una sinfonia o di poter tornare a suonare...non darmi questa speranza, mi faresti solo del male." Dissi.

A quel punto non so perché ma posò il flauto e mi baciò, un bacio a stampo, casto, senza malizia. Ma poi fui io a metterci quel tocco che mancava. Approfondì il bacio spingendolo poi sul divano...

(Continua...)

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