𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟜

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Ti direi che sono qua per caso

Ma tanto lo sappiamo tutti e due 

E quando metto il caffè sopra al fuoco

Faccio ancora la moca per due 

-Stanza singola (FRANCO126 feat Tommaso Paradisi)

Il tempo per i due ragazzi era volato, e cosi due settimane erano passate, Jimin però non era ancora riuscito a capire chi girasse intorno a quel misterioso ragazzo che aveva incontrato più di due sera fa, e che da un mesetto aveva preso affitto nella mente del sottoscritto, con questi pensieri si diresse dai suoi alunni e appena entrato decise di leggere una della parti del suo libro preferito, ovvero Amleto <<Oggi volevo leggervi questa frase, che credo voi conosciate già, se vi interessa farete delle domande a cui ovviamente io risponderò e vi aiuterò la dove non abbiate capito il significato>> disse sedendosi sulla cattedra accosciando le gambe, una sua tipica posizione, per poi schiarirsi la gola <<Essere o non essere, questo è il problema. È forse più nobile soffrire, nell'intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna, o imbracciar l'armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient'altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest'è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l'ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni che possan sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dal viluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irrisioni del secolo, i torti dell'oppressore, gli oltraggi dei superbi, le sofferenze dell'amore non corrisposto, gli indugi della legge, l'insolenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?>> finì di recitare le parole e posò il libro sulla cattedra sbattendo le mani <<Allora ragazzi! Direi che il concetto è arrivato, no?>> domandò alla classe che rispose annuendo <<Professore - alzò la mano un ragazzo in prima fila - perché vuole accentuare questa differenza?>> chiese il ragazzo e Jimin ci pensò su <<Quando si parla di Amleto dobbiamo sempre pensare alle due strade che nel testo vengono citate, ovvero continuare a vivere nelle avversità proprie dell'esistenza oppure andare incontro alla morte e abbandonarsi al nulla, però Amleto riflette sul fatto che l'individuo umano si blocca sul suo pensiero portandolo a sopportare e soffrire, quel che non può dire, non dimentichiamoci pure della frase finale, ove lui crede che l'uomo non riuscendo a riflettere rimanendo costretto nei suoi dubbi>> affermò pensieroso e dopo aver guardato l'orologio sul polso esclamò <<Può essere così tardi?!>> e dopo aver fatto l'assegno e aver preso le sue cose uscì velocemente e si diresse verso l'uscita dell'edificio. 

Sospirò appena entrò nella sua auto e mise subito in moto, per poi dirigersi verso il bar dove lavorava lui di solito. Dire che fare due lavori contemporaneamente non è salutare, è dire poco, per non parlare del fatto che svegliarsi alle sei di mattina con nemmeno due ore di sonno, ti fa venire le rughe sotto agli occhi ed è inaccettabile.  Arrivato al bar uscì dall'auto e, dopo aver chiuso e controllato tutto, entrò  per poi andare nei camerini, spogliarsi e mettersi le camicie adatte a quel luogo, uscì e si mise alla cassa aspettando che un cliente entrasse. 

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