Capitolo 2

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Lunedì prossimo devo andare al teatro per il nuovo lavoro, sono un po' in ansia. Mi hanno chiamato questa mattina e mi hanno detto che lunedì mi mostreranno la mia postazione e le schede con tutti i look pensati per i personaggi. Credo che obbligherò mia sorella ad accompagnarmi perché il luogo è molto lontano da casa e visto che i mezzi pubblici arrivano sempre in ritardo, almeno il primo giorno vorrei arrivare in orario ed evitare di fare brutte figure.

Ora sono al Gianicolo e osservo la mia bella città, da qui c'è un panorama meraviglioso, decido di scattare una foto. Oltre alla bellezza di Roma, c'è un cielo spettacolare e io ne sono innamorata, merita di essere immortalato.
Sono qui perché Ilaria finisce il turno in ospedale alle 14:00 e ho deciso di farle una sorpresa e portarle il pranzo, un modo per farmi perdonare per non aver detto nulla, lei ci ha scherzato su, ma è una persona abbastanza permalosa e sotto sotto so che ci è rimasta un po' male.
Mi avvio verso la scalinata che mi porta giù, sulla strada di fronte l'ospedale pediatrico. Entro nell'atrio e attraverso tutti i padiglioni fino ad arrivare a quello di Ematologia e Oncologia, dove Ilaria lavora come infermiera. Ci sono delle panchine vicino l'entrata dell'edificio, alcune sono vuote e mi siedo aspettando di vedere uscire la mia amica.
Questo ospedale è davvero molto grande e anche ben organizzato, durante le ferie sono venuta a fare volontariato, giocando con i bambini. È stato molto bello e purtroppo con gli orari che facevo a lavoro non ho potuto continuare, ma mi dava gioia passare il tempo con loro e distrarli, ogni volta che mi regalavano un sorriso mi si riempiva il cuore. È davvero surreale e ingiusto che bambini, spesso anche neonati, abbiano a che fare con malattie serie e trascorrere la maggior parte del loro tempo in ospedale. In realtà è ingiusto a prescindere, perché non penso che qualcuno meriti tanto dolore, ma quando queste malattie colpiscono i più piccoli fa un po' più rabbia e male. Una delle cose che più mi ha toccata è stato vedere come nonostante la chemioterapia, nonostante la debolezza e tutti gli effetti collaterali di questa cura (che sono davvero tanti) riuscivano a trovare anche solo un piccolo motivo per non scoraggiarsi e continuare a sorridere. Ho imparato molto da loro. Spesso chi soffre, chi si trova in situazioni difficili riesce ad apprezzare le piccole cose perché sa bene che potrebbe andare peggio e non dà nulla per scontato, neanche la gentilezza. E non è cliché, so quello che dico, l'ho visto con i miei occhi. Naturalmente ci sono le eccezioni, ma quelle ci sono ovunque, mi sembra anche inutile specificare. Purtroppo si tendono a dare per scontato tante cose, ci si sente forti e invincibili e invece non è così. Nulla è scontato in questa vita, soprattutto la salute. Siamo solo di passaggio e se riuscissimo a ricordarcelo ogni giorno, a prendere gli avvenimenti in modo più tranquillo, ci renderemmo conto della nostra fortuna. Purtroppo però non riusciamo a mantenere la lucidità e pensare a queste cose, anche perché l'uomo è di base egoista e finché non si sente toccato in prima persona non si pone nessun problema. E ciò può essere esteso ad ogni campo di vita, è un discorso troppo grande.

Ilaria esce e noto la sua stanchezza visibile in volto, ma quando mi vede sembra essere sorpresa e contenta, o almeno spero.

<<Ti ho portato il pranzo!>> esordisco ponendole la busta con il cibo <<andiamo a pranzare nel parco qui di fronte? Così c'è anche il bar e poi posso offrirti anche un bel gelato al pistacchio>> continuo, aspettando una sua risposta.

<<Come posso rifiutare cibo gratis?>> Mi sorride - <<Però sei ruffiana>>- conclude e scoppiamo a ridere insieme.

Ci avviamo verso la nostra destinazione
<<Come è andata oggi?>>
<<Per fortuna è stata una mattinata abbastanza tranquilla, sono stati dimessi anche due bambini oggi. Devono tornare tra qualche settimana per i controlli, ma almeno possono prendersi una pausa dall'ospedale>>
<<Ne sono molto felice!>>
Ci sediamo, apriamo la busta contenente il cibo e iniziamo a mangiare

<<Tu piuttosto, che racconti?>> mi domanda
<<Oggi mi hanno fatto sapere che devo recarmi da loro lunedì, sono molto contenta, ma anche in ansia>>
<<Beh sì immagino, ma spero che sia un'ansia costruttiva che carica e non distruttiva>>
<<Mi sento molto carica, spero solo che vada tutto bene. Comunque, sei la prima a cui ho detto questa cosa!>> esclamo con gioia, tra un morso e l'altro.
<<Te l'ho detto e lo ripeto: sei ruffiana>>

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È stato bello passare quest'oretta con la mia amica, le ha fatto piacere anche se non me l'ha detto per non darmi soddisfazioni, ormai so come è fatta.

Quando lei è andata via mi ha chiesto se volevo un passaggio, ma ho deciso di andare a sbirciare il teatro in cui dovrò recarmi settimana prossima, non posso fare troppo affidamento su mia sorella, e non volevo rubare altro tempo ad Ilaria anche perché deve riposare e quindi ora sono appena scesa dall'autobus che ha fatto i suoi soliti minuti di ritardo, ma poteva andare peggio.

Cammino sul marciapiede verso il teatro, che è a pochi passi e sento suonare il clacson di una macchina con dentro un deficiente che mi manda un bacio volante per poi continuare il viaggio tranquillamente.
<<Ma come ti permetti? Cretino, cafone che non sei altro!>> urlo, ma ovviamente non può sentirmi ma è anche giusto che io mi sfoghi.
Mi giro per continuare a camminare e vedo un ragazzo molto alto che si dirige verso di me con un espressione preoccupata
<<Scusa, tutto bene? Ero appena entrato lì dentro - indica il teatro appena dietro di lui- e ho sentito gridare, eri tu? >>

<<Sì sì, tutto bene, circa. Un imbecille mi ha suonato con la macchina mentre passava e io l'ho insultato>>

Il ragazzo, oltre ad essere molto alto, ha dei lineamenti dolci in viso, ha i capelli e gli occhi marroni, la barbetta e le labbra piene.

<<Incredibile che ci sia gente così irrispettosa in giro. Guarda, per quanto possa valere, mi scuso io per lui>>
Sorrido <<Grazie mille->> lascio la frase in sospeso e alzo le sopracciglia, lui coglie e si affretta a rispondere <<Lorenzo>>
<< Grazie mille Lorenzo >> questa volta pronuncio con più decisione. <<Figurati! >> Mi fa un cenno con il capo, si gira e torna in teatro.
È stato molto gentile.

Nel frattempo, molte altre persone sono entrate lì dentro, ma io non avevo messo in conto che sarebbe potuto essere occupato.
Recupero il telefono dalla tasca e mando un messaggio a Lucia chiedendole se può venirmi a prendere.
Vabbè almeno ho visto il tragitto che bisogna fare per arrivare qui.

Ciao!
Non ho idea del perché l'ispirazione mi sia arrivata in questo periodo, ma non mi lamento. Il problema è che se ho un capitolo pronto non riesco a tenerlo, voglio pubblicarlo subito perché per qualche motivo a me sconosciuto mi sento abbastanza coraggiosa da mettermi in gioco.
È anche vero che l'ho appena finito e non sono lucida, quindi probabilmente domani mi farà schifo.

Non so neanche come definirlo questo capitolo, ho toccato un argomento che mi sta a cuore ma non so se sono riuscita ad esprimere tutto ciò che volevo dire e soprattutto non so se l'ho fatto nel modo giusto.

Comunque sia,
grazie e buona serata ❤️

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