Capitolo 14

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Quando qualcuno le faceva un complimento, Mina sorrideva sempre con un po' di imbarazzo, cercando di spostare il discorso su altro pur di non farsi vedere in difficoltà. Razionalmente, sapeva di essere bellissima. Glielo avevano sempre detto, fin da quando era una bambina un po' paffuta e sorridente. Glielo diceva chiunque, e non pensava che tutti mentissero. Sapeva di piacere, e i messaggi che ogni giorno riceveva sui social era solo una conferma. Eppure il suo rapporto con gli specchi continuava ad essere burrascoso e altalenante. Dopo giornate più faticose del solito, passava ore a guardarsi nell'enorme specchio della sua stanza, analizzando ogni centimetro del suo corpo e scovando ogni imperfezione. Imperfezioni di cui, tuttavia, si accorgeva soltanto lei. L'immagine che vedeva riflessa era quella di una ragazza triste, annoiata, impaurita, con qualche chilo di troppo che non riusciva a perdere. Una ragazza sola e insoddisfatta. Esattamente l'opposto di ciò che mostrava al mondo, di ciò che il mondo percepiva.

Mentre i morsi della fame la infastidivano, i suoi occhi erano fissi su un rigonfiamento inesistente al ventre. Mina continuava a massaggiarselo, sperando che la fame scomparisse insieme alla nausea. Quella era stata una settimana faticosa: il diverbio con Micol, i problemi con la Burke, la strafottenza di Colin, le pressioni costanti di Eva. Non sapeva come uscirne e l'ansia accumulata non la faceva dormire serenamente ormai da giorni.

Distolse lo sguardo dalla sua immagine riflessa, poggiandolo su Arya, accoccolata assonnata nella sua cuccia. Era ancora presto e la ragazza aspettava trepidante Andrew. Erano giorni, ormai, che non passavano da soli un po' di tempo e, secondo lei, quello sarebbe stato un modo perfetto per superare i problemi evidenti che ormai campeggiavano da mesi indisturbati in quella relazione. Mina aveva bisogno di una valvola di sfogo, qualcuno che la ascoltasse e la capisse, e sperava di trovare aiuto in quel fidanzato che ormai le stava accanto da anni. In un qualsiasi altro momento della sua vita non se ne sarebbe preoccupata. Era sempre stata Micol la sua roccia, ma nell'ultimo periodo il rapporto tra le due si era inspiegabilmente incrinato, nonostante non fosse apparentemente successo nulla. Mina attribuiva ogni colpa a Colin: Micol era cambiata, da quando frequentava il ragazzo. O, almeno, così sembrava a lei.

Sentendo l'inconfondibile rombo della moto di Andrew, Mina sorrise quasi involontariamente, appollaiandosi sul letto e aspettando che il ragazzo la raggiungesse in camera. Non si preoccupò nemmeno di farsi trovare acconciata di tutto punto, ormai avevano una confidenza tale che riusciva a sentirsi a suo agio anche struccata e con una tuta. Sentì distintamente la voce profonda di Andrew salutare calorosamente Eva e Carlos, prima che un rumore di scarpe da ginnastica sul marmo la avvisasse che il ragazzo sarebbe arrivato dopo poco. E infatti eccolo lì, entrare con passo svelto nella sua stanza senza nemmeno bussare, e buttarsi senza troppa grazia sul letto per salutarla. Un dolce bacio le fece abbassare totalmente le difese, mentre un pensiero ricorrente si fece spazio nella sua mente: spesso Mina aveva la sensazione di vivere due relazioni distinte, con due persone differenti. C'era l'Andrew dolce, romantico e apparentemente innamorato, e quello annoiato, disinteressato e poco preso. La ragazza non sapeva da cosa scaturisse quel cambiamento, e aveva recentemente smesso di indagare, dopo una brutta litigata fuori dal Mirror qualche mese prima. Aveva semplicemente deciso di prenderlo per com'era, non volendo in alcun modo lasciarlo.

«Io e Wilma stiamo organizzando una cosa» sussurrò mentre lui si sistemò meglio sul materasso, un braccio sotto il collo di Mina e l'altro che le accarezzava la pancia da sotto la maglia rosa pesca.

«Una festa?» chiese lui di rimando, fingendo interesse. Mina ridacchiò a quella sciocca supposizione, scrollando le spalle nel constatare che le feste erano certamente il primo interesse, e forse l'unico, di quel ragazzo tanto bello quanto superficiale.

«No, vogliamo far fuori la Burke. Mandarla via da scuola» spiegò distrattamente, come se parlasse del tempo. Andrew, visibilmente agitato, si scostò leggermente da lei, alzandosi sul gomito. La guardò in cagnesco, chiedendo conferma. Che avesse capito male? La ragazza ridacchiò vedendo la sua preoccupazione. Appariva forte, sfrontato, impavido. La verità, che in pochi conoscevano, era che era soltanto un insicuro, paranoico. Non aveva problemi nel fronteggiare e bullizzare gli studenti del Moonlight High School, ma quando si parlava di insegnanti, genitori, o generalmente di adulti, era sempre il primo a tirarsi indietro.

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