Ci vuole cuore

17 0 0
                                    

Chiara mi ha convinto. Mi ha convinto il suo consiglio, lo seguirò, andrò in quella cazzo di sala, farò finta di essere un coglione che studia psicologia e vuole prendere due appunti su come quattro o cinque ragazzi che non hanno un cazzo da fare (e che fanno per questo volontariato), aiutano i malcapitati del giorno. Mi ha convinto anche perché viene da lei. Perché mi ha teso una mano e mi ha detto : "Alzati, fai un po' meno la testa di cazzo, vah". Questo messaggio lo seguirò perché viene da lei, lei che mi ha dimostrato affetto e preoccupazione nei miei confronti, lei che ha accettato tutto il mio inferno, lei che mi accetta così. È la mia sorellina, le voglio tanto bene. No non ci credo, ho giudicato 'male' mia sorella si per, oh cazzo, per... Per... 17 anni. Non conoscevo mia sorella. Ora è mia sorella perché me l'ha dimostrato. Forse avevo bisogno paradossalmente di questa discesa per rialzarmi e per svegliarmi. Vorrei scusarmi con lei per tutte le volte che l'ho presa in giro davanti ai miei amici, davanti alle sue amiche, davanti a mamma e papà. Vorrei essere punito per quelle volte che l'ho trattata male, quelle volte che mi sono permesso anche di tirarle due ceffoni. Questo perché? Perché mi sentivo il "maggiore". Senza il "fratello". Sono stato sempre un "maggiore" con lei e infatti si è visto. Non mi sono mai dimostrato fratello. E non riesco a smettere di pensarci. Non dovrei chiederle scusa, non ha senso, sono 17 anni che la ignoro o la tratto come un sacchetto della differenziata.

C'è un fioraio davanti al mio appartamento. Ho deciso, le compro 10 rose.

"50€?"

Cosa? 50€ per delle rose? Ma vaffanculo! Facciamo 5 e non se ne parla più. Scusa Chiara, ma capisci che 50€ per dieci rose sono troppi, eh. Oooh. Va beh dai vada per 7. 7 è un numero che mi piace. Lei è nata il 7 luglio, più precisamente il 7 luglio 1997. Quando giocava a pallavolo, aveva il 7 sulla maglia. Dai, può andare così, il 7 è ricco di significati.
Ma le scrivo un biglietto. Sono bravo con i numeri, ma con le parole sono davvero una frana, un disastro. Ricordo che quando ci davano 3 ore per fare un tema, io passavo sempre la prima ora a fissare il vuoto, il foglio, cercando un'ispirazione divina. Che non arrivava. Infatti, nei temi il mio voto era un 6 o un 7. Massimo 8, ma non di più. Mi ricordo i voti ma non quello che ho scritto. Questo perché mi piacciono i numeri.
Però, boh, mi sento strano oggi. 7 rose... E continuo a fissarle, lì, tutte insieme, sul tavolo. E ci sono. Le spiego la motivazione delle 7 rose. Ogni rosa ha un motivo. Ok, ci sono. È una sensazione davvero diversa dal solito, mi sembra di avere già in mente cosa scriverle. La mano scrive e non si ferma. Sopra il biglietto le scrivo "Chiara. La mia.". E nient'altro. Quando aprirà il biglietto, leggerà :

Ti chiedi perché 7 rose? E allora ti rispondo.
- 1 Rosa perché sei la mia unica sorellina e ti voglio tanto tanto bene.
-2 Rose perché noi "siamo due", fratello e sorella.
-3 Rose perché non ci può essere un terzo oltre a noi.
-4 Rose perché vorrei scusarmi per quattro motivi ; 1) Non esserti stato accanto 2) Non averti dimostrato che ti voglio bene 3) per tutte le volte che ti ho maltrattata, ferita 4) perché ti ho delusa.
-5 Rose perché... Boh ahahah, i numeri pari non mi piacciono.
-6 Rose perché 'sei' la 'mia' sorellina.
-7 Rose perché il 7 è il tuo numero fortunato.

Speriamo accetti. Accendo la macchina e vado a casa. Sì, sono pronto. Voglio vedere i miei genitori. Voglio vederli con il sorriso. Voglio essere loro figlio. Voglio avere cuore, voglio essere Diego per una volta. Da adesso per sempre. Odio il 'per sempre', odio quando la gente dice 'ti starò accanto, per sempre'. E vai giù di cuoricini. Bah, io preferisco il 'a domani' piuttosto che il 'per sempre'. Quindi sarò Diego per tutti i domani della mia vita, ecco, così va bene. Ho parcheggiato in quello che era il mio garage, l'ho trovato aperto, c'era il mio 'ex-vicino' che è entrato pochi minuti fa. Lo saluto. Che strano, sembra felice di vedermi. Scendo, prendo le rose e vado davanti al citofono. Prima mi tiro giù i vestiti, cerco di essere uno normale. Mi gira la testa, ho ancora le palpitazioni e mi sento debole perché ho appena smesso di uccidermi, ma sono davanti a casa mia con un mazzo di fiori in mano, senza cappellino, tuta, felpona largha e occhiali da sole. Maglioncino, con sotto la camicia. Mocassini, sembro uno normale, sembro il Diego che vorrei tanto essere. Mi specchio nel telefono un'ultima volta per essere sicuro di stare bene. Schiaccio? No, non lo so. Sei qua , che cazzo vuoi fare? Ok schiaccio. Se poi non mi vogliono? Ehi, ahahah, sono i tuoi genitori, dai, spiegherai tutto. Tranquillo.

Quando tu non c'eriWhere stories live. Discover now