«Okay, Sean. Fammi una stretta sulla Durante tra tre... due...»
«No, Cooper, non ci sto più. Io vado dal responsabile»
L'altro lo afferrò per una spalla, facendolo trasalire. «Che diavolo hai intenzione di fare? Torna al tuo posto!»
Sean oltrepassò la soglia del licenziamento, ringhiando al fonico: «Questa storia deve finire, Cooper. Irina non era carne per gladiatori, cazzo!»
«Non farti prendere dalla "sindrome di Lima", ragazzo...» ma Sean si era già allontanato, sgusciando tra la calca di colleghi rimasti interdetti.
Ray era quello con più fiato nei polmoni per tentare di rianimare August: l'uomo era giunto al collasso per via di tutta l'acqua che gli era calata giù per l'esofago, nonostante fosse riuscito a liberarsi dal principio di soffocamento da fune.
Non capivo se Ray stesse piangendo, aveva cominciato a piovere, ma non era poi tanto male; le onde andavano attenuandosi, appena dopo averci ingoiati tutti. Pessimo tempismo. In quel momento non sentivo niente, me ne stavo appollaiata come un ragno indesiderato, all'angolo della scialuppa, fradicia e fredda più di un flutto ancorato alla scarpata continentale.
«Maera! Dammi il cambio per il massaggio cardiaco! Sono esausto, Dio!» mi implorò.
Io scoppiai letteralmente a ridere, perché la mia umanità era affondata insieme al corpicino di Irina.
«È andato, Ray. Andato» indicai con un cenno del mento quel disgraziato di August, ignorai anche il viso dell'americano, scomposto, quasi destrutturato. «Non chiedermi di fare anche solo un'altra cosa inutile, Ray, ché ne abbiamo fatte fin troppe»
Era davvero uno scenario penoso. L'uomo era rimasto attaccato al corpo del defunto medico inglese come se fosse parte integrante degli appigli di salvataggio. Ray era fradicio come me, dalla testa ai piedi, ma i suoi begli occhi chiari conservavano ancora una scintilla di vita, una speranza superflua.
Io guardavo oltre lui, oltre il mare, l'orizzonte e la paura. Non c'era più niente in me, tutta la mia integrità era rimasta a terra, non era mai partita per quella missione, non era mai salita sulla Salvari. La mia anima l'avevo lasciata sulla terraferma, mi ripetevo.
«Non ci sto più...»
Continuava a ripeterselo come un mantra, mentre ignorava le deboli prese dei colleghi – anche loro, poco convinti di volerlo fermare davvero – e apriva con irruenza la porta del Dirigente, che lo accolse garbatamente.
«Sean, impara a bussare. Cosa c'è, problemi in sala d'azione?»
«La sala d'azione è un pandemonio, signor Johnson. Se lasciamo morire il penultimo della coppia, lo vedranno come un martire! I social e la nostra casella postale sono intasati!»
«Forse hai ragione, e magari dovresti essere proprio tu a comunicarlo alla Nestlé, sempre se non ti spaventa un fatturato da settanta miliardi di euro l'anno» replicò atono il responsabile, passando le dita sul marmo della sua scrivania si accorse in un sottile, fastidioso velo di polvere.
«Facciamola finita, signore! Non siamo stati in grado di prevedere tutto» replicò deciso, anche se il signor Johnson sembrava già, in qualche modo, essere d'accordo. L'imprenditore aveva gli occhi di chi non dormiva da parecchio, probabilmente in casa custodiva lo spettro del senso di colpa, oltre a pomelli in oro massiccio.
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Liberaci dal mare
Misterio / SuspensoSette uomini, sette donne, una nave e il baratro sulla follia. Imbarcati in un viaggio apparentemente senza fine, isolati e in rotta per l'ignoto... Maera Durante è una biologa cinica e adultera. Il suo unico obiettivo è lo stipendio a fine missione...